La Gomera - L'isola dei fischi

Nel canto degli uccelli c'è un romanzo criminale

In anni recenti il cinema romeno si è rivelato uno tra i più interessanti, grazie a registi come Christian Mungiu e Cristi Puiu. Ne fa parte Corneliu Porumboiu, già premiato in sezioni parallele a Cannes ma arrivato al Concorso solo con La Gomera. Più che al collega Mungiu, il suo stile fa pensare a Tarantino, in questa farsa drammatica all' incrocio dei generi: poliziesco, adventurer, commedia, satira, spionaggio... Cristi, corruttibile poliziotto di Bucarest, sbarca su un'isola delle Canarie, la Gomera, per incontrare la sensuale Gilda (nome caro al noir) e apprendere il Silbo, idioma primitivo di fischi ispirato al canto degli uccelli. Il linguaggio segreto servirà a liberare Zsolt, mafioso detenuto in Romania, e a recuperare un malloppo milionario. Segue un racconto astuto, che sfida la cronologia in una catena di flashback "a cassetti" confondendo i piani come una macchina delle bugie. Mentre rivisita il cinema altrui (Psyco), il regista tesse intorno a Cristi una trama da thriller paranoico, in cui il poliziotto è di continuo sotto sorveglianza di microfoni e telecamere; sospettato, insieme, da una procuratrice e dai malfattori, che non si fidano di lui. Tra un mix musicale da Strauss e Iggy Pop, il film ti trascina in un vortice di sorprese divertenti. Intanto sfiora argomenti di maggior peso. Porumboiu non apprezza molto le virtù socio- politiche del proprio Paese. Accosta, per esempio, la corruzione con l'eredità del comunismo: quando Cristi dice alla madre di dichiarare che 50.000 euro ritrovati dalla polizia sono i risparmi del padre, un tempo "quadro" del Partito. Suggestiva l'idea dell'idioma musicale come lingua franca. C'è anche spazio per un'allusione alla pervasività dei mezzi tecnologici che ci spiano. E alla loro fallibilità.
Da La Repubblica, 27 febbraio 2020


di Roberto Nepoti, 27 febbraio 2020