enzo70
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mercoledì 27 gennaio 2021
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una commedia che non è né carne né pesce
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Un ladro di arte sacra ed un sacerdote con la mania del presepe vivente si trovano catapultati in Palestina nell’anno della nascita di Gesù. L’incipit è un classico della commedia degli equivoci che tutto sommato è stata ben interpretata dal cinema italiano. I gusti sono gusti, ma personalmente non trovo Ficarra e Picone divertenti, eppure sono evidentemente due comici. In questo film provano ad allargare l’orizzonte con una storia, chiaramente, incredibile che provano a rendere credibile. Ma con esiti, oggettivamente, incerti. Il problema è che questa commedia, perché è una commedia, non è né carne, né pesce, non riesce a trovare un vero senso che le dia una dignità di genere.
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Un ladro di arte sacra ed un sacerdote con la mania del presepe vivente si trovano catapultati in Palestina nell’anno della nascita di Gesù. L’incipit è un classico della commedia degli equivoci che tutto sommato è stata ben interpretata dal cinema italiano. I gusti sono gusti, ma personalmente non trovo Ficarra e Picone divertenti, eppure sono evidentemente due comici. In questo film provano ad allargare l’orizzonte con una storia, chiaramente, incredibile che provano a rendere credibile. Ma con esiti, oggettivamente, incerti. Il problema è che questa commedia, perché è una commedia, non è né carne, né pesce, non riesce a trovare un vero senso che le dia una dignità di genere. Per carità può anche andare bene per passare una serata, ma onestamente c’è molto ma molto di meglio.
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felicity
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mercoledì 30 dicembre 2020
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commedia all''acqua di rose un po'' zoppicante
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Si ride poco ne il Primo Natale.
I due comici accennano, senza mai andare fino in fondo, temi importanti come l’immigrazione, l’amicizia, l’altruismo e l’egoismo, la fede religiosa e l’ateismo.
Danno poco spazio alla critica sociale e rivelano una morale un po’ troppo facile: sono gli uomini a fare i miracoli.
Ficarra e Picone non fanno di certo un film miracoloso, sebbene abbiano il merito di riportarci alle origini della natività.
Di certo non era una sfida semplice per i due comici.
Il primo Natale sembra decisamente più debole rispetto i loro ultimi film proprio a livello di ritmo, di dialoghi, di sketch comici tra i due protagonisti.
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Si ride poco ne il Primo Natale.
I due comici accennano, senza mai andare fino in fondo, temi importanti come l’immigrazione, l’amicizia, l’altruismo e l’egoismo, la fede religiosa e l’ateismo.
Danno poco spazio alla critica sociale e rivelano una morale un po’ troppo facile: sono gli uomini a fare i miracoli.
Ficarra e Picone non fanno di certo un film miracoloso, sebbene abbiano il merito di riportarci alle origini della natività.
Di certo non era una sfida semplice per i due comici.
Il primo Natale sembra decisamente più debole rispetto i loro ultimi film proprio a livello di ritmo, di dialoghi, di sketch comici tra i due protagonisti. E stavolta sembrano aver bisogno di una scrittura più costruita mentre in passato gli bastava anche uno sguardo fugace di uno verso l’altro, un movimento, un dettaglio.
Il primo Natale poteva essere una nuova scommessa verso una dimensione più fantastica.
L’idea sembra simile a quella di Benigni e Troisi in Non ci resta che piangere. Ma in Il primo Natale manca la meraviglia e anche lo stupore del risveglio in un altro luogo e in un altro tempo. Si, forse il progetto è più ambizioso. Il tentativo di un cinema nel cinema. Il casting per il presepe, la Palestina in cui i due comici sembrano entrare come estranei dentro una storia che si sta già svolgendo e ne diventano, loro malgrado, protagonisti. Forse l’assolata Palestina di Il primo Natale è un altro schermo gigante. Da dove si passa dal presente al passato. Dalla realtà alla finzione. Che si può attraversare, avanti e indietro, come in La rosa purpurea del Cairo. E il cinema di Ficarra & Picone, non solo da questo ultimo film, sembrano rincorrere i propri sogni come nel cinema di Woody Allen.
Soltanto che questa volta i tempi morti sono troppi. La scena del furto della statuina del Bambino Gesù è quasi esclusivamente affidata alla loro comicità. E stavolta non è in sintonia soprattutto con le scene d’azione del film, in particolare in quelle dell’inseguimento degli uomini di Erode. E anche certe battute potevano funzionare meglio nelle situazioni dei film precedenti rispetto a questi.
Quel loro attraente pessimismo di fondo in Il primo Natale si congela in un film forse troppo conciliante. Il loro tentativo di non fermare il corso della Storia sembra solo una corsa affannata e un po’ zoppicante. Quella di Benigni/Troisi di stravolgente invece aveva una gioia innata. Qui il gioco c’è. Ma si accende e si spegne. Proprio come le luci di Natale.
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alle
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lunedì 28 dicembre 2020
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deludente
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L’idea è carina, ma il film nel suo insieme è delude. Le qualità attoriali dei protagonisti come sempre sono gradevoli, ma non eccelse. Forse in questa occasione sono un po’ troppo caricaturali del solito. Il vero limite del film è nel suo svolgimento: lento, al punto di divenire noioso e troppo prevedibile. La coppia siciliana ha fatto di meglio.
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spuenza
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martedì 8 dicembre 2020
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fantastico!
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Finalmente uno splendido film di Natale. Si ripercorrono le tappe della nascita di Gesù con emozione e non manca la geniale comicità di Ficarra e Picone. Un film per tutti che narra il significato del Natale!
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jonnylogan
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giovedì 25 giugno 2020
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non ci resta che ridere
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Salvatore, un ladro specializzato in furti di opere religiose, decide di derubare la parrocchia di Padre Valentino, parroco di un piccolo comune in provincia di Palermo che come ogni anno, in occasione del Natale, sta organizzando un presepe vivente assieme ai suoi parrocchiani. Quando Valentino si accorge che Salvo lo sta derubando inizia a inseguirlo fino a quando, dopo aver attraversato un canneto, i due si ritroveranno catapultati in un lontano passato poco prima della nascita di Cristo.
Sfruttando il salto nel tempo, tema caro al cinema Italiano che nella sua migliore espressione produsse nel 1984 Non ci resta che piangere, Ficarra e Picone confezionano la loro sesta fatica cinematografica capace, in occasione delle ultime feste natalizie, di divenire il loro miglior incasso di sempre.
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Salvatore, un ladro specializzato in furti di opere religiose, decide di derubare la parrocchia di Padre Valentino, parroco di un piccolo comune in provincia di Palermo che come ogni anno, in occasione del Natale, sta organizzando un presepe vivente assieme ai suoi parrocchiani. Quando Valentino si accorge che Salvo lo sta derubando inizia a inseguirlo fino a quando, dopo aver attraversato un canneto, i due si ritroveranno catapultati in un lontano passato poco prima della nascita di Cristo.
Sfruttando il salto nel tempo, tema caro al cinema Italiano che nella sua migliore espressione produsse nel 1984 Non ci resta che piangere, Ficarra e Picone confezionano la loro sesta fatica cinematografica capace, in occasione delle ultime feste natalizie, di divenire il loro miglior incasso di sempre. Il duo comico riesce sfruttando stereotipi comici rodati e aggiungendovi una sceneggiatura solida e scritta a quattro mani assieme ai soliti sodali Guaglianone e Testini a sfornare la loro prima pellicola non solamente natalizia ma che partendo da questo argomento cerca di trattare numerosi temi tutti declinati con i prodromi della commedia, a cominciare da cosa sia il Natale e cosa la religione e come questa vada unita alla voglia di agire. Come il singolo desideri credere in qualche cosa di soprannaturale al quale affidarsi e al quale aggiungere anche una critica nei confronti del mondo dell’accoglienza. Declinando il tutto in termini fiabeschi e con una ricostruzione d’ambienti e di costumi perfette e curiosamente affidate a colui che grazie alla pellicola di Benigni e Troisi, del quale i due siciliani da sempre si sono professati grandi appassionati, deve la sua affermazione definitiva, ovvero il pluripremiato Francesco Frigeri. Film che quindi seppur possa essere banalmente scambiato per una fiaba per famiglie diviene, grazie ai continui cambi di registro dettati dell’onnipresente azione fisica comune a tutte le pellicole del duo siciliano, un modo per trattare diversi argomenti declinati in maniera molto intelligente.
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onufrio
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martedì 14 aprile 2020
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tra sacro e profano
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Il duo comico siciliano si cimenta in qualcosa di nuovo, lasciando il sentiero facile della classica commedia ormai collaudata e di successo per avventurarsi in un racconto complesso ed importante come la natività del Signore. Il brand ormai affermato gli consente di ottenere un meritato successo, ma analizzando nell'insieme la storia molte pecche e qualche interrogativo si pone su di una sceneggiatura a tratti claudicante e rimediata con scene archiviate in maniera sin troppo frettolosa e superficiale senza andare oltre ed impegnarsi nell'escogitare delle situazioni certamente migliori (Il passaggio all'Anno Zero, il ritorno al 2019 da "migranti"), piacevoli senza dubbio, ma senza un filo logico narrativo.
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Il duo comico siciliano si cimenta in qualcosa di nuovo, lasciando il sentiero facile della classica commedia ormai collaudata e di successo per avventurarsi in un racconto complesso ed importante come la natività del Signore. Il brand ormai affermato gli consente di ottenere un meritato successo, ma analizzando nell'insieme la storia molte pecche e qualche interrogativo si pone su di una sceneggiatura a tratti claudicante e rimediata con scene archiviate in maniera sin troppo frettolosa e superficiale senza andare oltre ed impegnarsi nell'escogitare delle situazioni certamente migliori (Il passaggio all'Anno Zero, il ritorno al 2019 da "migranti"), piacevoli senza dubbio, ma senza un filo logico narrativo.
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lizzy
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sabato 11 aprile 2020
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un altra occasione mancata...
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...per fare un ottimo film.
Eppure le premesse c'erano tutte...un bel impegno economico, un idea carina da sfruttare comicamente, delle location convincenti.
Ma tutto si arena li.
Non si tratta di "risate grasse a tutti i costi", ma vedere un film del genere e ridere solo a una, massimo due, battute...beh...
Come ha sottolineato qualcuno, benchè giocoforza il lavoro debba essere improntato su una certa surrealità, molto, troppo, era completamente fuori dal contesto.
Erode, il commerciante siracusano con i suoi cannoli, la doppia coppia in arrivo per partorire, gli zeloti che vorrebbero fare la rivolta e che si presentano in manco una decina contro l'esercito di Erode e tante altre fesserie.
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...per fare un ottimo film.
Eppure le premesse c'erano tutte...un bel impegno economico, un idea carina da sfruttare comicamente, delle location convincenti.
Ma tutto si arena li.
Non si tratta di "risate grasse a tutti i costi", ma vedere un film del genere e ridere solo a una, massimo due, battute...beh...
Come ha sottolineato qualcuno, benchè giocoforza il lavoro debba essere improntato su una certa surrealità, molto, troppo, era completamente fuori dal contesto.
Erode, il commerciante siracusano con i suoi cannoli, la doppia coppia in arrivo per partorire, gli zeloti che vorrebbero fare la rivolta e che si presentano in manco una decina contro l'esercito di Erode e tante altre fesserie...Per non parlare del fatto che Giuseppe e Maria sembrano partire dopo solo qualche ora dal parto come se niente fosse...
Insomma: in questo film l' unica ricostruzione sensata era la capanna: niente bue ed asinello, come giustamente dev'essere.
Per il resto battute scialbe, situazioni tiepide, e tutto, onestamente, troppo telefonato.
Per dire: appena i nostri "eroi" vengono imbarcati dal siracusano, sapendo che prima o poi avrebbero dovuto tornare al futuro, mi ci ero giocata tutto quel che possiedo che si sarebbe finiti nella scenetta che poi si è vista: presi per extracomunitari che sbarcano in Sicilia.
E nel mezzo l' impressione che chi ha sceneggiato il tutto o si è perso qualcosa per strada o ha fatto tutto troppo in fretta: che fine ha fatto la guerriera che voleva concupire il nostro prete? Di tutta Betlemme come mai scappano circa una ventina di persone?
Perchè non sfruttare la "conversione" del ladro magari lasciandolo nel tempo passato ad amoreggiare con la vedova per poi ritrovarne traccia oggi, perchè no, magari nella Bibbia stessa?
Dopo l'exploit del fantastico "Il 7 e l'8" onestamente non ho più visto niente di veramente papabile eccetto il penultimo "L'ora legale" dove sembrava che il duo stesse ritrovando lo smalto corroso nel tempo di quell' opera divertentissima seguita da filmetti dove la noia era il vero filo conduttore ("La Matassa" su tutti) e speravo tanto in questo "Primo Natale".
Peccato.
Un occasione...forse più "sprecata" che mancata...
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autocrator
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mercoledì 8 aprile 2020
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il primo? speriamo sia l'ultimo!
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Film indigeribile e indigesto. Dura poco più di un'ora e mezza, tuttavia il tempo non sembra passare mai.
Vorrebbe essere "Brian di Nazareth" dei Monty Python? Non ne riproduce neppure lontanamente il sarcasmo iconoclasta.
Vorrebbe essere il nuovo "Attila", quello con Abatantuono? Partita persa, poiché si prende sul serio e non sfodera una sola battuta che resti nella memoria.
Vorrebbe essere una specie di fantasy italiano? Di italiano ha soltanto l'imbarazzante recitazione, i dialogni puerili, il pressapochismo della regia e l'atmosfera da fiction Rai.
In sostanza, si tratta di un cinepanettone (perche allora non intitolarlo "Natale in Palestina"?), nel quale, spiace ammetterlo, Boldi e De Sica farebbero una figura migliore, da mattatori quali sono, col loro campionario di lazzi, rumori corporali e oscenità assortite: almeno il pubblico riderebbe (per non piangere), piuttosto che aspettare invano che accada qualcosa di divertente, e i maschi, in particolare, si godrebbero la vista di belle figliole discinte.
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Film indigeribile e indigesto. Dura poco più di un'ora e mezza, tuttavia il tempo non sembra passare mai.
Vorrebbe essere "Brian di Nazareth" dei Monty Python? Non ne riproduce neppure lontanamente il sarcasmo iconoclasta.
Vorrebbe essere il nuovo "Attila", quello con Abatantuono? Partita persa, poiché si prende sul serio e non sfodera una sola battuta che resti nella memoria.
Vorrebbe essere una specie di fantasy italiano? Di italiano ha soltanto l'imbarazzante recitazione, i dialogni puerili, il pressapochismo della regia e l'atmosfera da fiction Rai.
In sostanza, si tratta di un cinepanettone (perche allora non intitolarlo "Natale in Palestina"?), nel quale, spiace ammetterlo, Boldi e De Sica farebbero una figura migliore, da mattatori quali sono, col loro campionario di lazzi, rumori corporali e oscenità assortite: almeno il pubblico riderebbe (per non piangere), piuttosto che aspettare invano che accada qualcosa di divertente, e i maschi, in particolare, si godrebbero la vista di belle figliole discinte.
Purtroppo, neppure la coppia stavolta funziona: Ficarra si atteggia a cinico senza alcuna convinzione e ripete se stesso stancamente; Picone pare Forrest Gump dell'omonimo film o Raymond di "Rain Man", senza la bravura di Tom Hanks e Dustin Hoffman, ma con un'espressività e una parte insignificanti.
Probabilmente, questa pellicola è rivolta ad un target preciso, vale a dire una platea di adulti "di bocca buona" , un pubblico che accetta qualsiasi spettacolo infarcito di buonismo ed è rimasto fermo a Don Camillo e Peppone, e di bambini in età prescolare, i quali per fortuna non sono affatto sciocchi e, abituati a ben altre produzioni, rimarranno perplessi quanto me di fronte a Italiani, Romani e Palestinesi che parlano tutti la stessa lingua. Si salvano le stupende location in Marocco.
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kalm
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venerdì 31 gennaio 2020
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godibile
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Un film godibile che si lascia guardare. Non si ride molto è vero ma il film scorre e si lascia guardare. Voto 3 stelle
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