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domenica 12 gennaio 2020
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grazie.
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Marzia cara e struggente, Come si fa a scrivere qualunque cosa dopo le tue pagine epiche? Sei Omero che tratteggia il carattere del divino e mitico Moretti, nei confronti del quale tutti gli aggettivi crollano o miseramente evaporano al cospetto della propria irrimediabile insufficienza. Cara Marzia, ti sono debitrice di emozioni rare, io amo il nostro Nanni da sempre, da quando lui pensava di non essere un anarchico e tuttavia ha improntato la sua vita e quella di molti di noi alla mobilitazione sempre, alla rivoluzione perché è giusta, perché serve, perché se no si muore di asfissia. Grazie, Marzia, ricevi la mia commozione perché leggerti è come avere una malattia in meno, oggi mi sento davvero più forte.
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Marzia cara e struggente, Come si fa a scrivere qualunque cosa dopo le tue pagine epiche? Sei Omero che tratteggia il carattere del divino e mitico Moretti, nei confronti del quale tutti gli aggettivi crollano o miseramente evaporano al cospetto della propria irrimediabile insufficienza. Cara Marzia, ti sono debitrice di emozioni rare, io amo il nostro Nanni da sempre, da quando lui pensava di non essere un anarchico e tuttavia ha improntato la sua vita e quella di molti di noi alla mobilitazione sempre, alla rivoluzione perché è giusta, perché serve, perché se no si muore di asfissia. Grazie, Marzia, ricevi la mia commozione perché leggerti è come avere una malattia in meno, oggi mi sento davvero più forte. Liliana Melis.
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venerdì 12 luglio 2019
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film santiago. italia
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e' possibile trovare in dvd il film di moretti Santiago, Italia? grazie
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lbavassano
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mercoledì 10 aprile 2019
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lucidamente emozionante
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Ed ancora mi vengono i brividi, rivedendo quelle immagini che hanno segnato la nostra giovinezza, le nostre scelte. Ciò che non ricordavo è di essere vissuto in Paese del quale si poteva essere fieri. Di questo soprattutto ringrazio Nanni Moretti
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nadia meden
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sabato 16 marzo 2019
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moretti doc !
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Un grandissimo Nanni Moretti che ci riporta negli anni 70 durante il colpo di Stato in Cile. Un docu- film intenso, coinvolgente, commovente e sincero. Grazie Nanni !!!
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zarar
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giovedì 31 gennaio 2019
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l'età dell'accoglienza
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L’understatement è la cifra di questo che non chiamerei documentario sul colpo di Stato in Cile e sui profughi politici cileni, quanto piuttosto rievocazione tramite testimonianze, nello stile di un servizio televisivo, che Moretti sviluppa con quel tratto stilistico che gli è consueto, un po’ trasandato, un pizzico artigianale, un filo improvvisato, quasi a sottolineare che il regista è presente là non come un demiurgo, ma come un uomo profondamente coinvolto con tutte le sue domande aperte e i suoi dubbi. La forza che hanno sempre le testimonianze dirette di eventi eccezionali e la capacità di Moretti di renderle con grande efficacia grazie ad una gestione sapiente dei tagli, dei piani, in particolare dei tempi, cattura lo spettatore e di per sé sola rende questo film qualcosa da vedere e su cui riflettere.
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L’understatement è la cifra di questo che non chiamerei documentario sul colpo di Stato in Cile e sui profughi politici cileni, quanto piuttosto rievocazione tramite testimonianze, nello stile di un servizio televisivo, che Moretti sviluppa con quel tratto stilistico che gli è consueto, un po’ trasandato, un pizzico artigianale, un filo improvvisato, quasi a sottolineare che il regista è presente là non come un demiurgo, ma come un uomo profondamente coinvolto con tutte le sue domande aperte e i suoi dubbi. La forza che hanno sempre le testimonianze dirette di eventi eccezionali e la capacità di Moretti di renderle con grande efficacia grazie ad una gestione sapiente dei tagli, dei piani, in particolare dei tempi, cattura lo spettatore e di per sé sola rende questo film qualcosa da vedere e su cui riflettere. E proprio riflettendoci su, alla fine abbiamo la sensazione di avere avuto qualcosa in più e qualcosa in meno rispetto alle aspettative. Il qualcosa in più è il punto di vista dei protagonisti in una deimensione di storia orale, un tipo di memoria – si sa – che va soprattutto letta tra le righe. Per quanto il regista possa aver condizionato le interviste e selezionato i materiali, le testimonianze suonano autentiche e hanno qualcosa di inedito, che ci sorprende e incuriosisce: non tanto la mitizzazione di un’epoca di speranze, quando il grande cambiamento sembrava possibile, non la riconoscenza per chi ha aiutato, sempre commossa e commovente, ma piuttosto – per esempio - la memoria della sorpresa prima ancora della disperazione rispetto al colpo di stato, la rimozione o quasi delle cause e responsabilità interne oltre che esterne che hanno portato alla dittatura, la lievità con cui si toccano argomenti terribili (la tortura) accanto ad argomenti leggeri, persino comici; la sensazione di una totale anormalità che può diventare normalità; la semplicità ‘eroica’ con cui si dichiara che si può capire una confessione sotto tortura, anche se ti riguarda; ancora una certa sorpresa, prima ancora che gratitudine, che la vicenda cilena avesse suscitato tanta solidarietà in Italia. A questo proposito, il focus del film, non perfettamente dimensionato nell’insieme, vorrebbe essere la sottolineatura amara della differenza tra un’Italia che negli anni ’70 accoglieva i profughi cileni con partecipazione umana e disponibilità e quella che oggi respinge nuovi profughi con la cattiveria di chi guarda torvo ogni nuovo commensale a una mensa troppo povera. Il confronto ha una presa immediata, che dovrebbe fare i conti (ma non li fa abbastanza) con la storia. E qui vengo al qualcosa di meno: possiamo condividere emotivamente, e lo facciamo con tutto il cuore, l’approccio di Moretti che è dichiaratamente di parte, ma non è di altre emozioni applicate alla politica che sentiamo il bisogno oggi. In un docufilm vorremmo approfondimenti, distinguo, scavo nelle fables convenues, giudizi fortemente motivati, documenti, documenti, documenti. Su uno sfondo più solido, anche le belle ed emozionanti interviste avrebbero avuto un peso diverso. Tre stelle e mezzo.
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aldot
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giovedì 3 gennaio 2019
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da vedere assolutamente
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Un racconto documentato in modo onesto e partecipato. Una riflessione profonda sul presente del nostro paese attraverso i fatti accaduti negli anni 70 in Cile.
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xmassss62
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mercoledì 2 gennaio 2019
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emozionante e ricco di contenuti
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Autentica passerella di protagonisti che con la loro toccante testimonianza e la sapiente regia di moretti, rendono il film interessante e fruibile senza lasiare nemmeno 1 minuto alla noia. Un capolavoro e una ricostruzione storica memorabile.
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lunedì 31 dicembre 2018
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conoscere
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Ottimo commento! Complimenti, consente di conoscere il film senza svelare la sensazione della proiezione Lc
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lucaluga
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martedì 25 dicembre 2018
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zucchero filato
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Qualunque sia l’opinione che uno può avere dei fatti di Santiago e di Allende, è certo che essi costituiscono una solida base narrativa di fatti da cui ricavare una trasposizione cinematografica altrettanto intensa, coinvolgente e drammatica.
anzi,se ben fatta,non è raro che il racconto cinematografico inclini l’animo degli spettatori a favore della parte che sentono politicamente e socialmente più distante da loro. Cosi succede quando certi accadimenti sono raccontati da registi come il Pontecorvo della “battaglia di Algeri “. Fatti simili messi in mano a Nanni Moretti diventano una fabbrica di zucchero filato, una elegia stanca e ripetitiva in cui vengono raccontati come eroi i funzionari dell’ambasciata italiana di Santiago: manco fosse un prodotto di film luce promosso dal minculpop.
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Qualunque sia l’opinione che uno può avere dei fatti di Santiago e di Allende, è certo che essi costituiscono una solida base narrativa di fatti da cui ricavare una trasposizione cinematografica altrettanto intensa, coinvolgente e drammatica.
anzi,se ben fatta,non è raro che il racconto cinematografico inclini l’animo degli spettatori a favore della parte che sentono politicamente e socialmente più distante da loro. Cosi succede quando certi accadimenti sono raccontati da registi come il Pontecorvo della “battaglia di Algeri “. Fatti simili messi in mano a Nanni Moretti diventano una fabbrica di zucchero filato, una elegia stanca e ripetitiva in cui vengono raccontati come eroi i funzionari dell’ambasciata italiana di Santiago: manco fosse un prodotto di film luce promosso dal minculpop.
in questo modo il film si trascina per 80 minuti attraverso banali sequenze di interviste a quelli che vengono individuati come i protagonisti di quei fatti: una continua atmosfera di “come eravamo”senza il genio e l’arte di Ettore Scola, una straboccante quantità di zucchero filato che dopo pochi minuti vi avrà avvolto completamente senza speranza. La verità alla fine nell’ultima frase pronunciata da una signora Cilena ormai dal 1973 in italia :
” gli italiani sono diventati tutti individualisti: nessuno pensa più agli altri”.
E’vero lo diceva sempre anche mia nonna.
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no_data
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domenica 23 dicembre 2018
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un ...amarcord storico ...
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... non mediato dalla dolcezza letteraria presente nel felliniano. Un bel film-documentario, dove la "documentazione" è talmente ben partecipata emotivamente, perchè realmente vissuta, dai testimoni (anche due militari del regime di Pinochet) che può sembrare una sceneggiatura. Amaramente bello, poi, ...per quello che si era e quello che si è.
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