barone di firenze
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lunedì 23 novembre 2015
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la minestra riscaldata
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Avete un'idea di com'è una minestra riscaldata? Se siete affamati è ancora buona, ma se siete satolli, vi da un senso di fastidio.
Il film è ben costruito, carico di pathos, attori bravi quindi all'altezza del ruolo, buona la fotografia, ma la storia anche se è tratta da un romanzo e frutto di un doppio plagio e mi spiego:
1) Un amore cullato negli anni e mai consumato con tanto di rimpianti "Quando finisce il giorno" Anthony Hopkins e Emma Thompson;
2)L'assasino, incarcerato dai genitori e dalla genitrice con tanto di tortura psicologica e/o fisica "Il borghese piccolo piccolo" Alberto Sor di e Shelley Winters.
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Avete un'idea di com'è una minestra riscaldata? Se siete affamati è ancora buona, ma se siete satolli, vi da un senso di fastidio.
Il film è ben costruito, carico di pathos, attori bravi quindi all'altezza del ruolo, buona la fotografia, ma la storia anche se è tratta da un romanzo e frutto di un doppio plagio e mi spiego:
1) Un amore cullato negli anni e mai consumato con tanto di rimpianti "Quando finisce il giorno" Anthony Hopkins e Emma Thompson;
2)L'assasino, incarcerato dai genitori e dalla genitrice con tanto di tortura psicologica e/o fisica "Il borghese piccolo piccolo" Alberto Sor di e Shelley Winters.
La mia metafora iniziale voleva dire se si è cinfeli, questo film fa rutteggere, mentre allo spettatore occasionale e periodico potrà piacere, in quanto tutto sommato il film scorre e non ha grosse pecche.
Allora chi mi legge si chiederà, ma se la critica scrive "CONSIGLIATO NI" Perchè sei andato a vederlo? Semlice perchè molto spesso mi trovo in contrasto con la critica ufficiale e quindi un loro NI' a volte potrà essere per me ASSOLUTAMENTE SI'.
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miguel angel tarditti
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sabato 21 novembre 2015
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un film que perdió su “aura”
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EL SECRETO DE SUOS OJOS
En la remake norteamericana, 2015, regia di Billy Ray
El interesante filósofo alemán Walter Benjamín (1892/1940), hebreo, amigo di Bertolt Brecht, escribió un ensayo sobre “La obra de arte en la época de su reproductibilidad técnica”, en el que sostiene que si bien los medios de comunicación, medios técnicos por cierto, hoy tienen la bondad de llevar a cualquier geografía, o espacio, o cultura, o sociedad, la obra de arte.
Esto, en alguna manera favorece que el arte no quede circunscripto a un museo, o a un medio determinado, permitiendo en este modo que todos puedan conocerla, nivelando diferencias sociales, o eliminando distancias. Por ejemplo el “David” hoy es conocido por miles y miles de personas que no han visto nunca, y que probablemente no verán jamás, la obra de Michelangelo.
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EL SECRETO DE SUOS OJOS
En la remake norteamericana, 2015, regia di Billy Ray
El interesante filósofo alemán Walter Benjamín (1892/1940), hebreo, amigo di Bertolt Brecht, escribió un ensayo sobre “La obra de arte en la época de su reproductibilidad técnica”, en el que sostiene que si bien los medios de comunicación, medios técnicos por cierto, hoy tienen la bondad de llevar a cualquier geografía, o espacio, o cultura, o sociedad, la obra de arte.
Esto, en alguna manera favorece que el arte no quede circunscripto a un museo, o a un medio determinado, permitiendo en este modo que todos puedan conocerla, nivelando diferencias sociales, o eliminando distancias. Por ejemplo el “David” hoy es conocido por miles y miles de personas que no han visto nunca, y que probablemente no verán jamás, la obra de Michelangelo.
Esta especie de duplicación artificial del original, dice Benjamín, pierde lamentable e inevitablemente lo que él define como “aura”, o sea, esa vibración que nos produce la obra original en el momento emocionante y simbiótico, de captarla con nuestros sentimientos. “Sentir” la obra en un presente de íntima y máxima comunicación. Una manifestación casi divina.
Bueno, justamente eso fue lo que sentí cuando vi esta versión norteamericana del fantástico film original del argentino Juan Josè Campanella.
El film originario argentino podría ser definido como un film de corte psicológico y también filosófico. Por algo el sorprendente final termina con aquel “Dígale que me hable, por favor!”, poniendo en evidencia la importancia de la palabra, de ese signo de comunicación que nos diferencia de los otros animales. Importancia de la comunicación para entender, y entendernos.
La elección de Billy Ray y equipo, produce un material de corte policial, un thriller, con esa estampa fílmica tan característica de encuadres, planos generales de la magnífica Los Ángeles de noche, y donde todo parece tan, pero tan prolijo, tan de “set”, que parece, como diríamos?, de plástico? inauténtico? (La copia que pierde el “aura” siempre es inauténtica, según Benjamín)
La antológica escena de Campanella en el estadio de fútbol, que quita la respiración al espectador, con esa secuencia que parte desde lo alto, es similarmente propuesta en el film de los Estados Unidos,( bella estéticamente, pero de una excesiva prolijidad para un evento deportivo masivo) que no quita el aliento.
Obviamente que desparece en esta versión el trasfondo político argentino en el que se desarrollaba la trama original, cosa que era muy importante para el argumento original. Pero bueno, aceptémoslo, es otro escenario.
Y así con todo, esta remake, resulta igualmente un film de consumo de esos que, cotidianamente vemos en las pantallas televisivas argentinas que proyectan productos exportados del norte.
Pero el film, copia, replica, o duplicado de la obra original, como decía Walter Benjamín, no transmite esa sensación que él llama aura, y que es lo que nos produce un cierto cosquilleo en el alma, eso que logra emocionarnos, y que además de tenernos entretenidos, nos deja algo mas…una reflexión? un amar la justicia? un identificarnos con aquello que nos propone una verdad.
Pero la técnica (bienvenida sea de todos modos!)no nos provocará la vibración que solo produce el hombre, ese imperfecto ser, que cuando vuela con la intuición, agudiza la creatividad, y suelta su imaginación, se vuelve casi divino.
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flyanto
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venerdì 20 novembre 2015
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qnd catturare un killer diventa quasi un'ossession
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Fare un remake, si sa, comporta l' assumersi grossi rischi poichè non sempre il risultato è positivo ed è ciò che si può dire della produzione statunitense de "Il Segreto dei Suoi Occhi", rifacimento, appunto, dell'omonimo film argentino del 2009.
La trama, con qualche notevole variante adattata alla realtà statunitense, in generale è la stessa della pellicola precedente: un agente dell'FBI, dopo 13 anni dalla chiusura di un caso, pensa di essere vicinissimo alla sua definitiva risoluzione e ne riapre le indagini, quanto mai serrate, al fine di catturare ed imprigionare definitivamente lo psicopatico che all'epoca aveva rapito, stuprato ed infine barbaramente ucciso la giovane figlia di una collega.
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Fare un remake, si sa, comporta l' assumersi grossi rischi poichè non sempre il risultato è positivo ed è ciò che si può dire della produzione statunitense de "Il Segreto dei Suoi Occhi", rifacimento, appunto, dell'omonimo film argentino del 2009.
La trama, con qualche notevole variante adattata alla realtà statunitense, in generale è la stessa della pellicola precedente: un agente dell'FBI, dopo 13 anni dalla chiusura di un caso, pensa di essere vicinissimo alla sua definitiva risoluzione e ne riapre le indagini, quanto mai serrate, al fine di catturare ed imprigionare definitivamente lo psicopatico che all'epoca aveva rapito, stuprato ed infine barbaramente ucciso la giovane figlia di una collega. Tra numerosi ostacoli ed avvenimenti contrari riuscirà finalmente a risolvere brillantemente il caso, riuscendo ad ottenere la tanto sospirata giustizia.
Obiettivamente non si può negare che il remake di Billy Ray non risulti ben diretto, con un ritmo incalzante che sicuramente gioca a suo favore, interessando e coinvolgendo sempre di più lo spettatore alla vicenda, e che sia ben recitato da bravi attori: Chiwetel Ejiofor nella parte dell'agente dell' FBI, Julia Roberts, notevolmente imbruttita in quanto segnata dal dolore, nella parte della collega a cui è stata uccisa anni prima la figlia, e Nicole Kidman, affascinante vice procuratore distrettuale, che aiuta il detective nelle indagini e a cui spettano maggiori commenti positivi in quanto migliore interprete rispetto agli altri. Ma al di là di tutti questi elementi positivi, il film non raggiunge assolutamente la grandezza ed il pathos dell'originale di produzione argentina, a cui valse, peraltro, il meritatissimo Oscar come miglior film straniero nel 2010. Nel precedente, la trama, oltre ad essere quanto mai originale ed avvincente (mentre qui più o meno se ne conoscono già gli sviluppi), era intrisa di un'atmosfera del tutto particolare e propria della realtà di quel paese, e pertanto la malinconica nostalgia per un tempo ormai passato e non più uguale, il dolore profondo per la realtà ancora soffocante dei desaparecidos costituivano gli elementi di distinzione e di singolare verità della pellicola. Inoltre, il film risultava più crudo e più spietato sia nelle immagini che nelle situazioni e dunque più confacente alla condizione di profonda aberrazione e di squilibrio mentale di cui era affetto il colpevole. Ed infine, ma non ultimo come importanza, la recitazione di Ricardo Darin nel ruolo dell' agente era semplicemente perfetta all'insegna di un profondo dolore interiore e di uno stato malinconico in lui intrinsechi per una serie di motivi, sia personali che professionali, che riguardavano la persona del suo personaggio.
Pertanto, pur consigliando questo remake statunitense in quanto avvincente, consiglio invece vivamente, a chi ovviamente non l'ha ancora visto, l'originale argentino.
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giajr
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domenica 15 novembre 2015
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un discreto gioco psicologico in un poliziesco
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Alla fine è un buon film poliziesco che si intreccia in modo assai lieve con l'attualità dell'11 settembre. La sete della vendetta che possa sopire il dolore personale di chi vede morire con atrocia un proprio caro, è anche questo il sentimento su cui il film si muove. Le due attrici protagoniste, pur brave e certamente "care", rivestono i panni di personaggi di non particolare spessore. Il film merita di essere visto ed alla fine qualche riflessione scaturisce...
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gpistoia39
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domenica 15 novembre 2015
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se è una storia vera è terrificante!
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Va bene, io non ho visto il film omonimo di Juan Josè Campostela, Premio Oscar 2010, nè ho letto il romanzo dal quale il film è tratto. Però devo dire che siamo alle solite, ci si "avventa" contro il film USA, dicendo che quello fatto dall'argentino è meglio. Sarà meglio non so, ma se Billy Ray ha voluto rifare un film dopo solo 5 anni dal primo, un motivo ci sarà. Non sono d'accordo nel dire che la Kidman e la Roberts, sono "ingessate", anzi, sono le sole protagoniste che reggno tutto il film, meno male che ci sono loro. Due grandi attrici, specialmente la Roberts, quella i Pratty Woman, non dimentichiamolo, che ha avutoil coraggio di recitare per tutto il film senza trucco, magari l'hanno anche "invecchiata"; In quanto alla posizione "Ingessata" di cui tanto si riempiono la bocca tutti, voglio spiegare a quelli che non lo sanno che la postura della Roberts è perfetta perchè rappresenta una persona ferita a morte, e chi non lo sarebbe in un caso del genere! Bay Bay mascherine.
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Va bene, io non ho visto il film omonimo di Juan Josè Campostela, Premio Oscar 2010, nè ho letto il romanzo dal quale il film è tratto. Però devo dire che siamo alle solite, ci si "avventa" contro il film USA, dicendo che quello fatto dall'argentino è meglio. Sarà meglio non so, ma se Billy Ray ha voluto rifare un film dopo solo 5 anni dal primo, un motivo ci sarà. Non sono d'accordo nel dire che la Kidman e la Roberts, sono "ingessate", anzi, sono le sole protagoniste che reggno tutto il film, meno male che ci sono loro. Due grandi attrici, specialmente la Roberts, quella i Pratty Woman, non dimentichiamolo, che ha avutoil coraggio di recitare per tutto il film senza trucco, magari l'hanno anche "invecchiata"; In quanto alla posizione "Ingessata" di cui tanto si riempiono la bocca tutti, voglio spiegare a quelli che non lo sanno che la postura della Roberts è perfetta perchè rappresenta una persona ferita a morte, e chi non lo sarebbe in un caso del genere! Bay Bay mascherine.
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flaw54
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domenica 15 novembre 2015
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non è poi così male
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Si tratta pur sempre di un remake e come tale va visto. Ambientato nella realtà americana post 11 settembre fonde insieme le paure del terrorismo con le sofferenze personali del protagonista Ray drammaticamente legato alle due donne della sua vita, il ptocuratore, interpretato da una gelida e lunard Nicole Kidman, e l' ispettrice che ha il volto irriconoscibile di Julia Roberts. Film di una lentezza esasperante, ma necessaria in rapporto all'argomento e forse proprio nella lentezza sta un certo fascino che indubbiamente emana. Imbustate e incapaci di dare qualsiasi sfumatura psicologica ai personaggi sono le due protagoniste e proprio qui sta il limite del film. Il finale indubbiamente inaspettato ricalca però in modo sospetto " Un borghese piccolo piccolo" con uno spettacolare Alberto Sordi in un ruolo altamente drammatico.
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vanessa zarastro
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sabato 14 novembre 2015
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il procuratore e il filo di perle
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Come sempre i remake americani di film europei o sudamericani non riescono a essere al livello dell’originale così come per IL SEGRETO DEI SUOI OCCHI di Juan José Campanella, premio Oscar 2009 per il migliore fil straniero (Argentina e Spagna).
Bill Ray deve aver speso molto per il cast avendo messo insieme - oltre al film origibnale - i premi Oscar Nicole Kidman e la Julia Roberts.
La figlia di Jess (Julia Roberts appunto) poliziotta di Los Angeles, viene stuprata, uccisa, e sparsa di candeggina (per far sparire tracce di DNA); Ray (Chiwetel Ejiofor) è un collega di Jess si prende la vicenda molto a cuore fine a farne un’ossessione che gli dura anche dopo aver lasciato il servizio.
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Come sempre i remake americani di film europei o sudamericani non riescono a essere al livello dell’originale così come per IL SEGRETO DEI SUOI OCCHI di Juan José Campanella, premio Oscar 2009 per il migliore fil straniero (Argentina e Spagna).
Bill Ray deve aver speso molto per il cast avendo messo insieme - oltre al film origibnale - i premi Oscar Nicole Kidman e la Julia Roberts.
La figlia di Jess (Julia Roberts appunto) poliziotta di Los Angeles, viene stuprata, uccisa, e sparsa di candeggina (per far sparire tracce di DNA); Ray (Chiwetel Ejiofor) è un collega di Jess si prende la vicenda molto a cuore fine a farne un’ossessione che gli dura anche dopo aver lasciato il servizio. Una delle ragioni delle indagini infinite di Ray è da ritrovare nel fatto che la polizia trascura l’evento perché troppo presa dalla pista antiterrorista nella Los Angeles post 11 settembre dove il presunto assassino è un informatore della polizia sugli ipotetici attentati alla moschea. Considerato politicamente un episodio secondario, il presunto colpevole viene rilasciato nonostante Ray e Claire riescono a catturarlo e a farlo confessare. Non racconto di più perché è comunque un thriller e va apprezzato nello svolgimento. La Kidman interpreta Claire il procuratore - in filo di perle e con la faccia gonfia da botulino - molto poco credibile con un debole (ricambiato) per l’ormai ex-poliziotto Ray.
Purtroppo tutto ciò che nel film originale era sfumato, qui diventa palese, così come gli innamoramenti, i rancori e le rivalità. La trama è avvincente anche se si fa fatica a passare continuamente tra il presente e il passato di 13 anni. Per fortuna la Kidman nel frattempo si è tagliata i capelli e Ejiofor ha qualche capello bianco. Né l’ambientazione né i vestiti danno uno stacco particolare (nel film originale erano passati 25 anni). Insomma un film da suggerire solo a chi non conosce la storia e non ha visto l’originale.
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[+] passione e tormento nel plumbeo film di ray
(di tom87)
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gaiart
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lunedì 9 novembre 2015
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« la spada della giustizia non ha fodero. »
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« La spada della giustizia non ha fodero. »
Joseph de Maistre
Chi conosce l’area dorsolaterale della corteccia prefrontale (DLPFC), sa che il senso di giustizia e il desiderio, solo umano, di punire l’imbroglione, nascono proprio in questa porzione di cervello. Purtroppo quest'area non funziona sempre bene a tutti e pare lobotomizzata a molti.
Per dirla come il giornalista e critico cinematografico francese, Robert Brasillach, “La Giustizia è seimila anni di errori giudiziari”. A cui se ne possono tranquillamente aggiungere altri seimila, di accordi politici e corruzione, che non rispettano affatto la giustizia intesa in senso biblico.
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« La spada della giustizia non ha fodero. »
Joseph de Maistre
Chi conosce l’area dorsolaterale della corteccia prefrontale (DLPFC), sa che il senso di giustizia e il desiderio, solo umano, di punire l’imbroglione, nascono proprio in questa porzione di cervello. Purtroppo quest'area non funziona sempre bene a tutti e pare lobotomizzata a molti.
Per dirla come il giornalista e critico cinematografico francese, Robert Brasillach, “La Giustizia è seimila anni di errori giudiziari”. A cui se ne possono tranquillamente aggiungere altri seimila, di accordi politici e corruzione, che non rispettano affatto la giustizia intesa in senso biblico.
Parte forse da questo assunto la riflessione del regista Billy Ray, in uscita il 12 novembre con: Il segreto dei suoi occhi, tratto dall’omonimo romanzo di Eduardo A. Sacheri, che presenta uno scenario hollywoodiano di un dream team da Oscar, tutto focalizzato su indagini frettolose, approssimative e tutt'altro che legali.
Infatti, il remake del film Oscar del 2009, vede Ray, un ottimo e a suo agio Chiwetel Ejofor, nei panni di un investigatore dell'Fbi che lavora in team con Jess, la convincente Julia Roberts che, in questo ruolo, oltre a parlare con gli occhi, si spoglia della sua bellezza aqua e sapone, per venire imbruttita moltissimo e resa quasi irriconoscibile, dal dolore di aver brutalmente perso una figlia.
Oltre a loro, il supervisore Claire, è interpretato dalla sempre meno plastica, ma sempre più Barbie di plastica, Nicole Kidman in un ruolo poco idoneo di austera assistente del procuratore distrettuale di Los Angeles. A lei, restia a riaprire il caso della morte di Carolyn, figlia di Jess, violentata, trucidata e lasciata in un cassonetto dell'immondizia, tredici anni dopo i fatti, ci pensa Ray, con una sorta d’innamoramento non vissuto, combattuto tra il lavoro, con la consapevolezza di indagini mal fatte, sensi di colpa, la giustizia e lealtà verso l'amica Jess, e la trabordante attrazione per Barbie.
Seppur la tematica sia interessante oltre che attuale, il film passa dal legal thriller, al noir, al sentimentale non avendo un vero e proprio genere e forse rimane un pò un calderone che include anche mussulmani, moschea, lotta al terrorismo, spionaggio, corse ai cavalli, e chi più ne ha più ne metta.
In conclusione non sempre tre premi Oscar bastano a generarne un altro.
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fight_club
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lunedì 26 ottobre 2015
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un segreto all'americana
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per uno che ama il film originale questo rifacimento americano ha il sapore del più puro sfruttamento marketing, auguro lo stesso di avere un grande successo ma al cinema non andrò mai a vederlo.
firmato:
Comando tattico rivoluzionario
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