veritasxxx
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martedì 12 gennaio 2016
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l'ultima tentazione di laura morante
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Laura Morante ha sempre dato buone prove da attrice, mostrandosi più completa e ricca di sfaccettature nelle sue interpretazioni delle sue colleghe italiane specializzate in ruoli da donna matura e inquieta che naviga senza pilota automatico nelle incertezze quotidiane (vedi Buy, Ferilli, etc.) E guardando il trailer del film, scaltramente montato da sembrare una commedia leggera con protagonista la cinquantenne di turno che ispira simpatia e strizza l'occhio a tante donne sue coetanee che hanno perso la spinta ideale nelle loro esistenze, tutto ci si aspetta tranne una pellicola con un tema tanto delicato ed ambizioso.
Perchè Laura (Flavia nel film), ci racconta in maniera molto poco ironica cosa significa raggiungere la sua età quando si entra nella seconda metà dell'esistenza (e lei è bella e in forma e ancora molto attraente, figuriamoci le donne "normali"): ex mariti che la trattano come una suola da scarpe, le mogli degli ex che fanno gara a chi la umilia di più, il datore di lavoro che non la apprezza, i figli borgatari che la considerano una debosciata, e approcci di maschi senza stile che affermano senza peli sulla lingua "tu in fondo non sei proprio da buttar via".
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Laura Morante ha sempre dato buone prove da attrice, mostrandosi più completa e ricca di sfaccettature nelle sue interpretazioni delle sue colleghe italiane specializzate in ruoli da donna matura e inquieta che naviga senza pilota automatico nelle incertezze quotidiane (vedi Buy, Ferilli, etc.) E guardando il trailer del film, scaltramente montato da sembrare una commedia leggera con protagonista la cinquantenne di turno che ispira simpatia e strizza l'occhio a tante donne sue coetanee che hanno perso la spinta ideale nelle loro esistenze, tutto ci si aspetta tranne una pellicola con un tema tanto delicato ed ambizioso.
Perchè Laura (Flavia nel film), ci racconta in maniera molto poco ironica cosa significa raggiungere la sua età quando si entra nella seconda metà dell'esistenza (e lei è bella e in forma e ancora molto attraente, figuriamoci le donne "normali"): ex mariti che la trattano come una suola da scarpe, le mogli degli ex che fanno gara a chi la umilia di più, il datore di lavoro che non la apprezza, i figli borgatari che la considerano una debosciata, e approcci di maschi senza stile che affermano senza peli sulla lingua "tu in fondo non sei proprio da buttar via". In queste condizioni, qualunque persona con un minimo di amor proprio solitamente: interrompe i rapporti con gli ex mariti e relative compagne, tiene a distanza i figli almeno fino a che non imparano i rudimenti delle buone maniere, prende a calci ipotetici amanti con sensibilità zero e frequenta una scuola di tango con 10 ballerini maschi e 3 femmine invece del contrario. Invece Flavia, forte del suo stipendio da concierge d'albergo, va dall'analista, una vecchia decrepita che le propone astruse riflessioni su solitudine, isolamento, sesso solitario e liberazione del corpo, in un crescendo (o sarebbe meglio dire decrescendo) deprimente, insensato, senza capo ne' coda e decisamente noioso e irritante anche per i fans più sfegatati della protagonista.
Il problema non è neanche la regia, scarna e con inquadrature banali, che competono a stento con quelle di una fiction di bassa lega; non è la recitazione approssimativa dei coprotagonisti (e mi chiedo come Pannofino possa essere credibile anche solo per un attimo nella parte dell'ex marito della Morante, con tutta la licenza poetica concessa alle opere di finzione); quello che mette a disagio il pubblico è la poca chiarezza dei contenuti, la sceneggiatura confusa, la totale mancanza di struttura della storia e la presunzione di pensare che la propria infelicità personale possa essere un buon soggetto per un film.
Ma altre questioni ben più toccanti emergono nella testa dello spettatore al passaggio dei titoli di coda. Perchè gente come Pannofino recita al cinema? Non gli basta lo stipendio di doppiatore e aver libero accesso a qualsiasi canale RAI nonostante il suo aspetto? Perchè la Morante si è convinta di poter fare la regista? Chi le dà i soldi per realizzare e distribuire i suoi film? Perchè non va semplicemente in terapia risparmiandoci le conclusioni sterili delle sue sedute a 100 euro all'ora?
A queste domande, purtroppo, Flavia non dà risposta. RIP Flavia.
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(di robertols)
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(di parpignol)
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giampituo
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sabato 9 gennaio 2016
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alla ricerca di un'anima
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Assolo di Laura Morante. Stavolta ho una certa difficoltà. Il tema affrontato non è facile. Quello della solitudine. Della donna. Della donna cinquantenne. E non solo. E potrei dire della donna matura. Della donna che si prepara alla vecchiaia. Rimasta sola dopo uno o più "matrimoni" falliti. Con la tristezza delle famiglie allargate. Con la voglia di ripartire. Dalle cose semplici. Prendere la patente. Guidare la macchina. Cosa c'é di più semplice? Eppure anche questo le risulta difficile se non impossibile. L'ansia l'assale e anche svoltare o arrestare il moto risulta un'impresa. Come nella vita senza volante tra le mani.
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Assolo di Laura Morante. Stavolta ho una certa difficoltà. Il tema affrontato non è facile. Quello della solitudine. Della donna. Della donna cinquantenne. E non solo. E potrei dire della donna matura. Della donna che si prepara alla vecchiaia. Rimasta sola dopo uno o più "matrimoni" falliti. Con la tristezza delle famiglie allargate. Con la voglia di ripartire. Dalle cose semplici. Prendere la patente. Guidare la macchina. Cosa c'é di più semplice? Eppure anche questo le risulta difficile se non impossibile. L'ansia l'assale e anche svoltare o arrestare il moto risulta un'impresa. Come nella vita senza volante tra le mani. Svoltare o arrestare il moto. Per Laura "cinquantenne" un'impresa senza via d'uscita. Diciamo la verità. Il tema è sicuramente attuale. La solitudine introspettiva e la solitudine di coppia. Il rapporto, oggi più facile, tra uomini arrivati e donne giovanissime. Quando l'agio e la carriera glielo consentono. Mentre la donna rimasta sola magari trova tante più difficoltà. Che tenerezza vederla correre nel parco dietro al cagnolino dei vicini al quale si attacca come fosse un figlioletto suo. Con quel corpo sfiorito. Un po' appesantito. Il bacino largo. La corsa goffa. E poi gli sguardi alla ricerca di un sentimento nel locale del tango. Lei però non cerca un uomo lei cerca un'anima. Non cerca un progetto d'uomo. Lei si guarda intorno. Guarda le altre donne. Quelle più giovani. Cercate dagli uomini. Poi attraverso un passaggio sulle figure orrende di uomini che la contornano, il sogno. Il finale. Radioso, luminoso nelle scene. A bordo di una spider fiammante. Fiammante anche il suo volto. Affronta la vita capace di fermare il moto dell' auto con sicurezza. Di affrontare salite e discesa in una campagna coloratissima, ideale.
Il film può risultare un pò lento in alcuni momenti. Troppo ripetitive forse le scene dedicate col racconto esterno dalla psicologa. Un po caricaturali i personaggi maschili. Giallini su tutti. A me pare un buon film davvero.
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parpignol
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mercoledì 20 gennaio 2016
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piacerà solo alle donne (e nemmeno a tutte)
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La bella e brava Laura Morante tira fuori un film dai tempi troppo teatrali e dall'indirizzo eccessivamente monotematico; sembra in effetti un monologo teatrale che potrebbe durare al massimo una quarantina di minuti. Un monologo che vorrebbe fare dell'ironia e dipingere il personaggio principale, interpretato dalla Morante, come una donna goffamente buffa (o buffamente goffa) ma, almeno secondo me, il bersaglio è stato ampiamente mancato. E' vero che in sala ho sentito molte donne, specie quelle della fascia d'età della Morante, ridere alle varie situazioni del film, ma è pur vero che a noi uomini al massimo è scappato qualche ghignetto sghembo, e nulla più.
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La bella e brava Laura Morante tira fuori un film dai tempi troppo teatrali e dall'indirizzo eccessivamente monotematico; sembra in effetti un monologo teatrale che potrebbe durare al massimo una quarantina di minuti. Un monologo che vorrebbe fare dell'ironia e dipingere il personaggio principale, interpretato dalla Morante, come una donna goffamente buffa (o buffamente goffa) ma, almeno secondo me, il bersaglio è stato ampiamente mancato. E' vero che in sala ho sentito molte donne, specie quelle della fascia d'età della Morante, ridere alle varie situazioni del film, ma è pur vero che a noi uomini al massimo è scappato qualche ghignetto sghembo, e nulla più. In effetti, incentrare un film intero sulle paturnie e i madornali fallimenti di una donna (di nome Flavia) di cui non ce ne può fregare di meno, è stato quantomeno velleitario: in primis perché Laura Morante, nonostante si sforzi di interpretare una donna con la faccia da cane bastonato, resta una donna troppo bella per vestire i panni di una che dovrebbe sentirsi inferiore e invidiare tutte le altre donne, le quali tra l'altro sono interpretate da attrici che, pur brave, sono oggettivamente più vecchie e malandate, e interpretano personaggi femminili balordi e grotteschi. A proposito di personaggi femminili, devo purtroppo rilevare, con la solita estrema amarezza in questi casi, che l'unica donna che avrebbe potuto avere un reale spessore emozionale-passionale nella trama è una bella e sconosciuta bionda che appare per nemmeno un minuto del film e che dovrebbe aver avuto addirittura una relazione sentimentale con Flavia! E' un personaggio che sembra messo lì per caso, non ha senso, e non viene approfondito quando forse sarebbe quello che più dovrebbe essere analizzato! Quasi che non si voglia turbare la sensibilità delle spettatrici. In effetti, per tutto il disvolgersi della trama, non mi è stato infrequente l'interrogativo che Flavia non dovesse rivolgere le proprie attenzioni sessuali alle altre donne, e se questo dubbio poteva essere contenuto dalla presenza di personaggi femminili ancora più grotteschi di lei (e quindi indesiderabili), così non è stato invece per il brevissimo cameo di quella sconosciuta ma sensualissima bionda! I personaggi maschili, d'altro canto, sono abbastanza penosi (ma interpretati comunque molto bene), pieni di vizi e privi di virtù: non se ne salva uno. Altro odioso personaggio (e vi assicuro che lo odierete visceralmente) è il cane Keira: inopportuno, fastidioso, inutile. Dovrebbe forse integrarsi con le situazioni comiche, ma il problema è che le situazioni comiche non ci sono! Il fatto che Flavia non riesca mai a conseguire la patente di guida (in realtà questo mi ricordava Spongebob) NON fa ridere; che l'istruttore di guida si prenda un pugno in faccia per colpa di Flavia NON fa ridere; che Flavia tenti di scoprire l'autoerotismo con un libro e mentre il cane la infastidisce NON fa ridere; che Flavia vada a comprare le sigarette per una brutta salumiera NON fa ridere. Tuttavia, nonostante ciò, qualche risatina muliebre in sala si è sentita, per cui alla fine dei conti non si può dire per certo che questo sia un film dimenticabile. Di sicuro c'è che molto di meglio poteva essere fatto, mettendoci quel po' di "cazzimma" in più, approfondendo i rapporti di Flavia con le donne e -perché no- optando per una bella e intensa relazione sentimentale della stessa con un'altra donna, di fronte alla mediocrità del parco uomini offerto, e, infine, l'eliminazione di tante scene inutili e leziose.
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vanessa zarastro
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domenica 10 gennaio 2016
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commedia dal taglio femminile
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“Assolo” è un film abbastanza divertente di gusto un po’ francese sia nelle fattezze sia e nel genere di humour. La Morante regista e autrice del film, assieme a Daniele Costantini, presenta il ritratto di una cinquantenne, single nonostante varie storie e mariti, incapace a spiccare il volo e fare uscire la propria personalità nel lavoro come nella vita privata. Per questo impiega quasi cento minuti tra il realismo e l’onirico, forse qualcuno di troppo.
Flavia, interpretata dalla stessa Morante, diventa amica delle mogli degli ex-mariti che sente come donne realizzate, a tutto tondo, mentre lei si sente inadeguata in quasi tutti i ruoli e situazioni nella vita.
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“Assolo” è un film abbastanza divertente di gusto un po’ francese sia nelle fattezze sia e nel genere di humour. La Morante regista e autrice del film, assieme a Daniele Costantini, presenta il ritratto di una cinquantenne, single nonostante varie storie e mariti, incapace a spiccare il volo e fare uscire la propria personalità nel lavoro come nella vita privata. Per questo impiega quasi cento minuti tra il realismo e l’onirico, forse qualcuno di troppo.
Flavia, interpretata dalla stessa Morante, diventa amica delle mogli degli ex-mariti che sente come donne realizzate, a tutto tondo, mentre lei si sente inadeguata in quasi tutti i ruoli e situazioni nella vita. Forse solo con l’amica Valeria (Angela Finocchiaro) succube e gelosa dell’ex compagno, trova la forza di reagire cercando di contenerne l’eccessiva invadenza e dipendenza (c’è pure chi è peggiore di te….).
La protagonista è schiacciata dai “dover essere” ne è un caso emblematico quello della patente che non riesce a prendere nonostante le numerose lezioni di guida. Condurre l’automobile è simbolo di autonomia, è da donne emancipate ed è metafora di controllo e di comando: tutte cose che non riesce a fronteggiare. Flavia vorrebbe vivere a Paperopoli, dichiara nel film, perché non ci sono genitori né figli, solo nonne che si prendono cura di te.
Flavia è seguita in terapia dalla dott.ssa Grünewald, interpretata da Piera degli Esposti, alla quale racconta i suoi sogni e le sue incertezze. La psicoteraupeta la seguirà con costanza e pazienza prima di decretare la fine della terapia.
C’è nella vita di Flavia un momento di conforto e di affetto con l’affettuosissima cagnolina trascurata dalla giovane coppia del piano di sotto, che lei accudisce in tutto e per tutto. Sarà così che nel finale la salverà e la prenderà con sé facendoci pensare a quella famosa frase attribuita, come al solito a Bernard Show, che recita così: «Più conosco gli uomini e più amo gli animali».
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frasator
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martedì 12 gennaio 2016
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ho visto assolo,voi no se siete qui a leggere.
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Di rado mi accade di uscire da una sala con le stesse piacevoli sensazioni provate dopo Assolo. Credo che il pregio più evidente di questa produzione sia l’equilibrio felice tra le varie componenti dell’Opera. La nota di regia è ferma e incisiva ma mai sopraffacente la storia o il racconto che ne fanno i personaggi. La scenografia è puntuale, precisa, ma mai didascalica. Il montaggio appare eccellente, frutto di una evidente fatica post-produzione. E sul punto lasciatemi condividere con gli appassionati come me del cinema questa considerazione : nei cambi di scena o anche semplicemente di inquadratura, gli ‘stacchi’ sono lievi in continuum di azione e decisi a significare invece un mutamento di registro o anche solo di prospettiva.
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Di rado mi accade di uscire da una sala con le stesse piacevoli sensazioni provate dopo Assolo. Credo che il pregio più evidente di questa produzione sia l’equilibrio felice tra le varie componenti dell’Opera. La nota di regia è ferma e incisiva ma mai sopraffacente la storia o il racconto che ne fanno i personaggi. La scenografia è puntuale, precisa, ma mai didascalica. Il montaggio appare eccellente, frutto di una evidente fatica post-produzione. E sul punto lasciatemi condividere con gli appassionati come me del cinema questa considerazione : nei cambi di scena o anche semplicemente di inquadratura, gli ‘stacchi’ sono lievi in continuum di azione e decisi a significare invece un mutamento di registro o anche solo di prospettiva. Il commento musicale, sigla d’apertura compresa, non è mai invadente e sempre assolutamente adeguato. La storia è buona, assolutamente credibile, cosa che rafforza il processo di identificazione dello spettatore nella vicenda; ed è addirittura originale, circostanza che diventa sempre più una rarità nelle produzioni degli ultimi anni.
La recitazione. Lasciatemi saltare in rapido volo d’uccello quella della Morante. Dire che la Signora Laura è magnifica interprete della Flavia di Assolo è di una tale ovvietà che non merita ulteriori approfondimenti. La Morante, e sono in buona compagnia nel parere, è la più capace attrice italiana ed offre uno standard interpretativo di costante eccellenza. E nemmeno mi sono meravigliato della prova fornita dal resto del cast che da Giallini alla Finocchiaro, a Pannofino e alla Degli Esposti è di primissimo rilievo. Mi ha invece piacevolmente stupito la prova degli altri attori, anche se interpreti di personaggi minori, che hanno dato evidentemente ciascuno il meglio di sé. Merito anche della cura della sceneggiatura che a evitato che qualche personaggio rimanesse ‘sullo sfondo’ fornendo a ciascuno spessore e dignità. Non mi piace dir molto sulla storia per non privare lo spettatore del piacere di gustarsi il film ma la fragilità della nostra Flavia,le sue inquietudini,la sua paura di essere incapace di suonare la sua partitura nella sinfonia della vita, hanno una carattere di tale universalità ch non faranno fatica ad essere riconosciuti dallo spettatore,uomo donna che sia. Non vi dirò se Flavia riuscirà ad improvvisare il suo ‘assolo’ per sentirsi finalmente la donna che in cuor suo sa di meritare d’essere, ma ci proverà,con tutte le sue forze.
Uscendo dalla sala mi sono chiesto,ma che film ho visto?Una commedia, un dramma esistenziale, un social di tematica, un….. Vivaddio però non sono riuscito ad inquadrarlo in un’genere’.
Ho visto proprio un bel film.
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no_data
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lunedì 25 aprile 2016
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il nuovo film della morante non esce dal mucchio..
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Ho visto da poco il nuovo film della Morante e... Mi ha stupito in un certo senso: la prima cosa che si coglie del film è la sua freschezza, nonostante la storia non sia l'apoteosi dell'originalità, si sente che il film è "originale", diciamo... Il problema è che non basta a farlo uscire dal mucchio dei soliti filmettini italiani: è mi fa strano questa cosa perché il film non è neanche diretto male! La regia di sente, la fotografia è molto buona, il cast è stato scelto con accuratezza e la storia è stata narrata benino: peccato che, beh, il cast è sprecato: Pannofino (il Renè Ferretti di Boris, nonché OTTIMO doppiatore), Marco Giallini (la nuova promessa della commedia italiana insieme ad Edoardo Leo), Carolina Crescentini (Corinna di Boris, la famosa "cagna maledetta!"), Angela Finocchiaro.
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Ho visto da poco il nuovo film della Morante e... Mi ha stupito in un certo senso: la prima cosa che si coglie del film è la sua freschezza, nonostante la storia non sia l'apoteosi dell'originalità, si sente che il film è "originale", diciamo... Il problema è che non basta a farlo uscire dal mucchio dei soliti filmettini italiani: è mi fa strano questa cosa perché il film non è neanche diretto male! La regia di sente, la fotografia è molto buona, il cast è stato scelto con accuratezza e la storia è stata narrata benino: peccato che, beh, il cast è sprecato: Pannofino (il Renè Ferretti di Boris, nonché OTTIMO doppiatore), Marco Giallini (la nuova promessa della commedia italiana insieme ad Edoardo Leo), Carolina Crescentini (Corinna di Boris, la famosa "cagna maledetta!"), Angela Finocchiaro... Sono delle semplici comparse, se tiriamo le somme, non servono a niente per la trama, la Morante ha voluto focalizzare l'attenzione sul suo personaggio... Che non è un male, per carità ma un'opera risulta completa solo se ti occupi di ogni singolo dettaglio, non solo di quelli che a te piacciono di più! Il focus profondamente femminista del film potrebbe infastidire ma stranamente risulta non solo gradevole ma immersivo; tecnicamente questo film non ha una trama vera e propria, il film ruota attorno al personaggio della Morante, i suoi amici, ex mariti, le sue vicende sentimentali, le sue visite dalla psichiatra... Diciamo che il film offre ben pochi spunti di riflessione, a distanza di settimane sicuramente il film mi scivolerà via dalla mente: non stiamo parlando di un brutto film, ripeto, e neanche di un filmettino che ti dimentichi dopo due secondi (tipo Immaturi, OMMIODDIO quel film!), stiamo parlando di un film un po' sfortunato, si piazza tra i filmettini mediocri e i film interessanti che fanno fatica ad uscire dal mucchio (tipo Gli ultimi saranno ultimi);
voto: 6+ (e non è 6,5 eh!), sicuramente non un film da vedere a tutti i costi, ecco.
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angelo umana
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lunedì 18 gennaio 2016
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assolo con cagnetta
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Film interessante delle riflessioni di una donna alla sua mezza età. Due matrimoni chiusi alle spalle, ma sempre aperti in qualche modo perché le restano due figli e perché comunque conosce le nuove partner degli ex, che occasionalmente rivede. Le riflessioni sono della regista e protagonista Laura Morante, Flavia. Resta il sapore di un film tutto al femminile, gli uomini – mariti o amanti e altri – sono figure macchiettistiche e irrilevanti: femmina è la psicologa presso cui si siede (o distende), Piera degli Esposti, femmina è l’amica che la utilizza per consolarsi, Angela Finocchiaro. Gli uomini sono figure che hanno sempre emarginato il personaggio di Flavia (Amati, cazzo!), lei è qualcuno di cui si dà per scontata la presenza, per sua scarsa affettività e autostima o per timore del giudizio inibitorio o repressa sessualità (tutte espressioni della psicologa).
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Film interessante delle riflessioni di una donna alla sua mezza età. Due matrimoni chiusi alle spalle, ma sempre aperti in qualche modo perché le restano due figli e perché comunque conosce le nuove partner degli ex, che occasionalmente rivede. Le riflessioni sono della regista e protagonista Laura Morante, Flavia. Resta il sapore di un film tutto al femminile, gli uomini – mariti o amanti e altri – sono figure macchiettistiche e irrilevanti: femmina è la psicologa presso cui si siede (o distende), Piera degli Esposti, femmina è l’amica che la utilizza per consolarsi, Angela Finocchiaro. Gli uomini sono figure che hanno sempre emarginato il personaggio di Flavia (Amati, cazzo!), lei è qualcuno di cui si dà per scontata la presenza, per sua scarsa affettività e autostima o per timore del giudizio inibitorio o repressa sessualità (tutte espressioni della psicologa). Sembra votata a una vita di sopportazione, pronta a prendersi cura dei guai altrui, innamorata per dedizione, incapace di star sola e non sentirsi sola e, infine, vittima per mestiere.
Eppure questo personaggio, che s’impegna senza riuscirci a far pratica per l’esame di patente e rendersi più autonoma, che resta spesso seduta nel corso di tango perché gli uomini scarseggiano e quei pochi disponibili preferiscono donne meno remissive, questa Flavia spera sempre nell’arrivo di un nuovo principe azzurro, un altro a cui inevitabilmente dedicarsi o a cui dar piacere, Flavia come Estia, dea greca del focolare. Nella conclusione il film pare offrirglielo questo principe azzurro, un nuovo ammaliatore di donne capace però di rivolgersi ad esse in caso d’emergenza, ma sarebbe un altro disastro. Finalmente forse ha capito che non sarà un uomo la sua àncora, quanto piuttosto, e meglio, l’amore per la cagnetta dei suoi vicini, che aspetta appunto dedizione.
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flyanto
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venerdì 15 gennaio 2016
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il ritratto di una 50enne assai insicura e un po'
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Laura Morante alla sua seconda prova come regista ancora una volta non sbaglia un colpo e con "Assolo" confeziona un prodotto molto ben fatto e quanto mai gradevole.
In "Assolo", ella è la protagonista principale ed incarna una donna di cinquant'anni molto insicura, con due matrimoni falliti alle spalle e due figli avuti dai due differenti consorti, che crede nell'amore sincero e contraccambiato ma che si invischia invece in relazioni poco soddisfacenti e mal corrisposte. Nel corso delle sue giornate la donna partecipa anche a delle sedute di analisi che non sembrano affatto giovarle dal momento che ogni qual volta incappa negli stessi errori.
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Laura Morante alla sua seconda prova come regista ancora una volta non sbaglia un colpo e con "Assolo" confeziona un prodotto molto ben fatto e quanto mai gradevole.
In "Assolo", ella è la protagonista principale ed incarna una donna di cinquant'anni molto insicura, con due matrimoni falliti alle spalle e due figli avuti dai due differenti consorti, che crede nell'amore sincero e contraccambiato ma che si invischia invece in relazioni poco soddisfacenti e mal corrisposte. Nel corso delle sue giornate la donna partecipa anche a delle sedute di analisi che non sembrano affatto giovarle dal momento che ogni qual volta incappa negli stessi errori. Insomma, una donna completamente fragile, troppo sottomessa psicologicamente per ribellarsi a tutti coloro che la maltrattano, sia verbalmente che con le proprie azioni che esplicitamente denunciano disinteresse e noncuranza nei suoi confronti, che arriva alla fine dei suoi giorni sognando e fantasticando su una vita realizzata e pienamente appagata.
Una sorta di autobiografia molto ironica ma alquanto efficiente che, appunto, ritrae una donna comune di mezz'età, in cui molte del suo sesso si possono riscontrare, piena di insicurezze e paure ma dotata di un ottimismo e di una forza interiore da non abbattersi mai completamente. Se ciò succede, subito si rialza e dunque dura poco. Insomma, Laura Morante conosce bene se stessa e le donne in generale e la rappresentazione che fa di sè e di quelle donne strutturate un pò come lei viene da lei proposta in forma leggera, autoironica, come si è già detto, ma ben precisa e dettagliata. E così tutta l'atmosfera armoniosa e quasi "spensierata", ma anche un poco malinconica, che si respira nel guardare "Assolo" (anche il titolo è fortemente evocativo) induce lo spettatore a sorridere ed in alcune spettatrici anche a rispecchiarsi ed accertasi con benevolenza. La regia è nitida, ben scandita e pertanto ancora una volta, oltre come brava attrice, Laura Morante si riconferma un'ottima regista.
Consigliabile.
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no_data
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giovedì 14 gennaio 2016
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opinioni di uno psicoterapeuta
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Il film è piacevole, merita di essere visto per la bravura del cast e per il coraggio e la capacità della regista di portare sullo schermo l’intimità di una donna, la sua anima “nuda”, che è molto più complesso del mostrare quell'altro tipo di nudità a cui siamo più abituati.
Se qualcuno che legge non ha visto il film e vorrebbe andare a vederlo consiglio di rimandare la lettura di questo articolo perché racconterò alcuni fatti chiave che forse non è piacevole che siano rivelati prima del tempo.
Tutto il film, ad una prima impressione, è il ritratto caleidoscopico di questa donna matura che si ritrova a vivere da sola dopo una serie di relazioni sentimentali fallite. Flavia è una donna insicura, fragile, sottomessa, vittima del mondo, incapace di prendere l’iniziativa su qualsiasi fronte, disposta a tutto pur di non stare sola, persino a diventare amica delle nuove compagne dei suoi ex-mariti.
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Il film è piacevole, merita di essere visto per la bravura del cast e per il coraggio e la capacità della regista di portare sullo schermo l’intimità di una donna, la sua anima “nuda”, che è molto più complesso del mostrare quell'altro tipo di nudità a cui siamo più abituati.
Se qualcuno che legge non ha visto il film e vorrebbe andare a vederlo consiglio di rimandare la lettura di questo articolo perché racconterò alcuni fatti chiave che forse non è piacevole che siano rivelati prima del tempo.
Tutto il film, ad una prima impressione, è il ritratto caleidoscopico di questa donna matura che si ritrova a vivere da sola dopo una serie di relazioni sentimentali fallite. Flavia è una donna insicura, fragile, sottomessa, vittima del mondo, incapace di prendere l’iniziativa su qualsiasi fronte, disposta a tutto pur di non stare sola, persino a diventare amica delle nuove compagne dei suoi ex-mariti.
Ad un analisi più attenta, a me sembra che il film racconti una precisa condizione psicologica in tutte le sue accezioni: Il film racconta un’impasse, un’immobilità in cui, nonostante tutti i tentativi della protagonista Flavia, compresa la psicoterapia, ci si ritrova sempre al punto di partenza e non sembra esserci mai nessuna evoluzione. Se l’intenzione del film era fotografare questa condizione, a mio parare ci è riuscito magistralmente. In qualche modo la regista è riuscita a presentarci i personaggi dal punto di vista della protagonista, dando rilievo a quei dettagli che confermano le sue rappresentazioni. Faccio un esempio: la nuova compagna dell’ex-marito (Carolina Crescentini) e percepita da Flavia come una donna bella e di successo, nel film, le inquadrature, quello che viene raccontato di questa donna, sembra aderire perfettamente e confermare quest’idea. Come se il film e tutti i suoi personaggi non fossero reali ma fossero la rappresentazione del mondo di Flavia. Protagonista e regista se la intendono alla grande.
La cosa che invece non mi è piaciuta di questo film e che, ad un certo punto, ma veramente all’improvviso, pretende di raccontare un cambiamento, di non essere più una fotografia ma una storia. Perché? Perché osare? Perché addentrarsi in questo territorio che non si conosce, raccontando qualcosa che non si possiede? In questo senso il film è “sporco”, cioè non si capisce se sia la prima cosa o la seconda.
Se non ci fosse quest’aspetto, la mia valutazione sarebbe stata esclusivamente positiva.
Ci sono dei salti logici non giustificati dalla narrazione. Nel film la psicoterapeuta “abbandona” Flavia sostenendo che la psicoterapia è finita. Questa psicoterapeuta che per tutto il tempo non fa quasi niente se non fare interpretazioni, fare il capello in quattro (, come sbucciare una cipolla strato dopo strato alla ricerca dell’essenza della cipolla, all'improvviso fa questo gesto enorme di interrompere il rapporto terapeutico senza spiegarne neanche i motivi. Se l’intento del film era rappresentare il mondo di Flavia, il suo immaginario, le sue paure, questa scena ha un senso, perché viene rappresentata esattamente la paura nucleare della protagonista, quella su cui ruota tutto il film, la paura di essere abbandonata (dalla madre) per aver fatto qualcosa di sbagliato (pedinarla in questo caso).
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