Pride |
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Un film di Matthew Warchus.
Con Bill Nighy, Imelda Staunton, Dominic West, Paddy Considine.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 120 min.
- Gran Bretagna 2014.
- Teodora Film
uscita giovedì 11 dicembre 2014.
MYMONETRO
Pride
valutazione media:
3,37
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Corretto e dinamico, punta al cuore del problema.di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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domenica 23 agosto 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
PRIDE (UK, 2014) diretto da MATTHEW WARCHUS. Interpretato da BILL NIGHY, IMELDA STAUNTON, DOMINIC WEST, ANDREW SCOTT, GEORGE MACKAY, BEN SCHNETZER, JOSEPH GILGUN, FREDDIE FOX, PADDY CONSIDINE, FAYE MARSAY, JESSIE CAVE, LIZ WHITE
Tratto sostanzialmente da vicende accadute sul serio. In occasione del Gay Pride del 1984, il giovane attivista omosessuale Mark Ashton ha l’idea di raccogliere fondi per sostenere lo sciopero incondizionato dei minatori che protestano contro le ristrettezze economiche in cui riversano per le rigorosissime scelte politiche della premier Margaret Thatcher. Coadiuvato dai suoi amici, Ashton capisce che i minatori e gli omosessuali sono entrambi vittime del sistema ed entrambi vessati dalla società britannica, per cui prende la decisione di unire le forze per appoggiare le lotte dei lavoratori. Formato il legame di solidarietà, viene fondato il LGSM (Lesbiche e Gay Sostengono i Minatori), i cui soci promotori sono cinque uomini e una donna, e il gruppo comincia subito a darsi da fare per conquistare il consenso popolare e superare le discriminazioni. Sarà un percorso lungo e faticoso, dal momento che i sindacati dei minatori respingeranno frequentemente i loro tentativi, mostrando di non gradire le loro iniziative. Fra attacchi omofobi, concerti di beneficienza, incursioni in Galles e donazioni protratte a destra e a manca, le organizzazioni britanniche finiranno per includere i diritti delle persone LGBT negli statuti nazionali, proprio in concomitanza con l’esplosione del virus HIV e la diffusione nel mondo di una malattia fino a quel momento sconosciuta e dall’enorme potenziale fatale: l’AIDS. Non è facile realizzare un film sugli omosessuali senza cadere nel rischio delle banalità, delle ripetizioni o dell’autoparodia involontaria. Pride riesce incredibilmente nell’esperimento non tanto perché si schiera a favore di queste persone che vengono etichettate e stigmatizzate dalla notte dei tempi, ma piuttosto perché sa inquadrare un problema squisitamente sociale e legale adoperando una prospettiva di carità, benevolenza, accettazione e tolleranza che costruisce attorno a sé il desiderio di comprendere esigenze naturali e di avvicinarsi a tematiche che pochi cineasti han saputo trattare senza manicheismi. Il regista M. Warchus, dalla longeva esperienza teatrale, sembra aver fatto propri gli insegnamenti di un maestro indiscutibile del cinema britannico, vale a dire Ken Loach (questo film è inserito nello stesso contesto di Riff Raff e Paul, Mick e gli altri), e la lezione non l’ha imparata imitando semplicemente il contesto. Da Loach ha preso in prestito, senza scimmiottature e ampliando considerevolmente il campo visivo e la tecnica narrativa, l’amore per gli "ultimi" della comunità, il racconto della voglia di riscatto e la concentrazione sulla vita quotidiana di chi si fa il mazzo pur di portare a casa pochi ma essenziali spiccioli. Una sceneggiatura accorta (scritta da Stephen Beresford), che inserisce quasi immediatamente il pilota automatico e pigia i tasti giusti a livello emotivo, senza scivolare in colpi di scena assurdi e lasciando sullo sfondo lo scenario politico per avvalorare maggiormente un contesto sociopolitico che viene descritto con un’efficacia straordinaria. Numerose battute azzeccate e piazzate con tempi comici eccezionali, e i meriti del divertimento vanno soprattutto ad un’eccellente I. Staunton (la Dolores Umbridge della saga di Harry Potter), al bravo B. Nighy (il Davy Jones di Pirati dei Caraibi) e in particolar modo a B. Schnetzer, che assume il ruolo di protagonista della vicenda sobbarcandosi il carico esilarante ma anche tragicomico di uno street fighting man ("combattente di strada", come direbbero i Rolling Stones) che persegue gli obiettivi autonomamente prefissati con la forza e il coraggio di chi entra nell’arena a testa alta ed è convinto di poter trionfare, pur senza stringere la vittoria in pugno fin dal principio. Queer Palm al Festival di Cannes 2014 e Premio BAFTA 2015 per il miglior esordio britannico da regista, produttore o sceneggiatore, conquistato da David Livingstone (che ha prodotto la pellicola per conto di Calamity Films) e dallo sceneggiatore S. Beresford.
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