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martedì 24 settembre 2019
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sono completamente d'accordo
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critica puntuale e perfetta. una storia dal potenziale straordinario mortificata da una sequenza di banalissimi cliché cinematografici. regia hollywoodiana.
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rampante
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venerdì 11 settembre 2015
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sciopero
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Trascinante commedia inglese che rievoca la sorprendente alleanza tra due mondi lontanissimi: gli allegri, colorati gay ed i rozzi, tradizionalisti minatori.
Giugno 1984 l'irlandese Mark Ashton, giovane militate per i diritti gay ebbe l'idea di avviare una sorte di alleanza con un gruppo sociale in rivolta contro la politica repressiva della Thatcher e le angherie della polizia e decide di raccogliere fondi per sostenere le famiglie dei minatori in sciopero ormai ridotti alla fame.
Gli attivisti gay riuscirono a raccogliere e a donare ventimila sterline ai minatori che superata l'iniziale ritrosia accettarono l'aiuto e tra loro nacque una sincera amicizia ed un'incrollabile solidarietà umana.
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Trascinante commedia inglese che rievoca la sorprendente alleanza tra due mondi lontanissimi: gli allegri, colorati gay ed i rozzi, tradizionalisti minatori.
Giugno 1984 l'irlandese Mark Ashton, giovane militate per i diritti gay ebbe l'idea di avviare una sorte di alleanza con un gruppo sociale in rivolta contro la politica repressiva della Thatcher e le angherie della polizia e decide di raccogliere fondi per sostenere le famiglie dei minatori in sciopero ormai ridotti alla fame.
Gli attivisti gay riuscirono a raccogliere e a donare ventimila sterline ai minatori che superata l'iniziale ritrosia accettarono l'aiuto e tra loro nacque una sincera amicizia ed un'incrollabile solidarietà umana.
Il regista racconta una storia vera con personaggi veri. In Gran Bretagna i Gruppi Lesbiche e Gay sostennero i minatori durante il drammatico sciopero di tren'anni fa.
Un episodio di solidarietà nell'Inghilterra della Thatcher, la lady di ferro ma astutamente tiene in secondo piano la disfatta finale dei minatori.
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great steven
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domenica 23 agosto 2015
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corretto e dinamico, punta al cuore del problema.
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PRIDE (UK, 2014) diretto da MATTHEW WARCHUS. Interpretato da BILL NIGHY, IMELDA STAUNTON, DOMINIC WEST, ANDREW SCOTT, GEORGE MACKAY, BEN SCHNETZER, JOSEPH GILGUN, FREDDIE FOX, PADDY CONSIDINE, FAYE MARSAY, JESSIE CAVE, LIZ WHITE
Tratto sostanzialmente da vicende accadute sul serio. In occasione del Gay Pride del 1984, il giovane attivista omosessuale Mark Ashton ha l’idea di raccogliere fondi per sostenere lo sciopero incondizionato dei minatori che protestano contro le ristrettezze economiche in cui riversano per le rigorosissime scelte politiche della premier Margaret Thatcher. Coadiuvato dai suoi amici, Ashton capisce che i minatori e gli omosessuali sono entrambi vittime del sistema ed entrambi vessati dalla società britannica, per cui prende la decisione di unire le forze per appoggiare le lotte dei lavoratori.
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PRIDE (UK, 2014) diretto da MATTHEW WARCHUS. Interpretato da BILL NIGHY, IMELDA STAUNTON, DOMINIC WEST, ANDREW SCOTT, GEORGE MACKAY, BEN SCHNETZER, JOSEPH GILGUN, FREDDIE FOX, PADDY CONSIDINE, FAYE MARSAY, JESSIE CAVE, LIZ WHITE
Tratto sostanzialmente da vicende accadute sul serio. In occasione del Gay Pride del 1984, il giovane attivista omosessuale Mark Ashton ha l’idea di raccogliere fondi per sostenere lo sciopero incondizionato dei minatori che protestano contro le ristrettezze economiche in cui riversano per le rigorosissime scelte politiche della premier Margaret Thatcher. Coadiuvato dai suoi amici, Ashton capisce che i minatori e gli omosessuali sono entrambi vittime del sistema ed entrambi vessati dalla società britannica, per cui prende la decisione di unire le forze per appoggiare le lotte dei lavoratori. Formato il legame di solidarietà, viene fondato il LGSM (Lesbiche e Gay Sostengono i Minatori), i cui soci promotori sono cinque uomini e una donna, e il gruppo comincia subito a darsi da fare per conquistare il consenso popolare e superare le discriminazioni. Sarà un percorso lungo e faticoso, dal momento che i sindacati dei minatori respingeranno frequentemente i loro tentativi, mostrando di non gradire le loro iniziative. Fra attacchi omofobi, concerti di beneficienza, incursioni in Galles e donazioni protratte a destra e a manca, le organizzazioni britanniche finiranno per includere i diritti delle persone LGBT negli statuti nazionali, proprio in concomitanza con l’esplosione del virus HIV e la diffusione nel mondo di una malattia fino a quel momento sconosciuta e dall’enorme potenziale fatale: l’AIDS. Non è facile realizzare un film sugli omosessuali senza cadere nel rischio delle banalità, delle ripetizioni o dell’autoparodia involontaria. Pride riesce incredibilmente nell’esperimento non tanto perché si schiera a favore di queste persone che vengono etichettate e stigmatizzate dalla notte dei tempi, ma piuttosto perché sa inquadrare un problema squisitamente sociale e legale adoperando una prospettiva di carità, benevolenza, accettazione e tolleranza che costruisce attorno a sé il desiderio di comprendere esigenze naturali e di avvicinarsi a tematiche che pochi cineasti han saputo trattare senza manicheismi. Il regista M. Warchus, dalla longeva esperienza teatrale, sembra aver fatto propri gli insegnamenti di un maestro indiscutibile del cinema britannico, vale a dire Ken Loach (questo film è inserito nello stesso contesto di Riff Raff e Paul, Mick e gli altri), e la lezione non l’ha imparata imitando semplicemente il contesto. Da Loach ha preso in prestito, senza scimmiottature e ampliando considerevolmente il campo visivo e la tecnica narrativa, l’amore per gli "ultimi" della comunità, il racconto della voglia di riscatto e la concentrazione sulla vita quotidiana di chi si fa il mazzo pur di portare a casa pochi ma essenziali spiccioli. Una sceneggiatura accorta (scritta da Stephen Beresford), che inserisce quasi immediatamente il pilota automatico e pigia i tasti giusti a livello emotivo, senza scivolare in colpi di scena assurdi e lasciando sullo sfondo lo scenario politico per avvalorare maggiormente un contesto sociopolitico che viene descritto con un’efficacia straordinaria. Numerose battute azzeccate e piazzate con tempi comici eccezionali, e i meriti del divertimento vanno soprattutto ad un’eccellente I. Staunton (la Dolores Umbridge della saga di Harry Potter), al bravo B. Nighy (il Davy Jones di Pirati dei Caraibi) e in particolar modo a B. Schnetzer, che assume il ruolo di protagonista della vicenda sobbarcandosi il carico esilarante ma anche tragicomico di uno street fighting man ("combattente di strada", come direbbero i Rolling Stones) che persegue gli obiettivi autonomamente prefissati con la forza e il coraggio di chi entra nell’arena a testa alta ed è convinto di poter trionfare, pur senza stringere la vittoria in pugno fin dal principio. Queer Palm al Festival di Cannes 2014 e Premio BAFTA 2015 per il miglior esordio britannico da regista, produttore o sceneggiatore, conquistato da David Livingstone (che ha prodotto la pellicola per conto di Calamity Films) e dallo sceneggiatore S. Beresford.
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aristoteles
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lunedì 27 luglio 2015
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against tatcher
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Due gruppi,molto diversi tra loro ,solidarizzano contro il governo inglese nella lotta per i propri diritti,
Minatori e gay appartengono a due mondi completamente diversi e non mancheranno ,sopratutto nella fase iniziale di conoscenza, momenti difficili di convivenza e rispetto reciproco, poi piano piano la matassa si sbroglierà.
A me è piaciuto molto,per il concetto che insieme si può e che in fondo (tema attualissimo) siamo tutti sullo stesso barcone.
La pellicola è effervescente e colorata come il gruppo dei gay e semplice e gentile come quello dei minatori.
Ottima la fotografia.
Nulla che faccia gridare al capolavoro ,ma davvero un prodotto ben fatto sopratutto nel ricordo di una storia vera.
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Due gruppi,molto diversi tra loro ,solidarizzano contro il governo inglese nella lotta per i propri diritti,
Minatori e gay appartengono a due mondi completamente diversi e non mancheranno ,sopratutto nella fase iniziale di conoscenza, momenti difficili di convivenza e rispetto reciproco, poi piano piano la matassa si sbroglierà.
A me è piaciuto molto,per il concetto che insieme si può e che in fondo (tema attualissimo) siamo tutti sullo stesso barcone.
La pellicola è effervescente e colorata come il gruppo dei gay e semplice e gentile come quello dei minatori.
Ottima la fotografia.
Nulla che faccia gridare al capolavoro ,ma davvero un prodotto ben fatto sopratutto nel ricordo di una storia vera.
Da vedere.
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una voce
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lunedì 27 luglio 2015
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film da vedere, non ve ne pentirete!
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Raramente scrivo recensioni, ma questo film se la merita, anche perché come ha già giustamente fatto notare un altro utente, è stato scarsamente pubblicizzato. Invece è una chicca da non perdersi. Un certo tipo di commedie le sanno fare solo i francesi, un altro tipo solo gli inglesi. Questa ne è una. Divertente e intelligente, leggera senza essere superficiale e mai stupida o volgare. Regala due ore spese bene. Scivolano via che è un piacere e ricorda una cosa non da poco: che tutti i pregiudizi si possono superare!
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alessandro vanin
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sabato 18 luglio 2015
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bellissimo film
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"Pride" ha l'ottima idea di usare una vicenda relmente avvenuta (il sostegno di gay e lesbiche ai minatori in sciopero) per focalizzare l'attenzione su un punto molto imporatnte: anche due mondi distanti tra di loro anni luce, se lo vogliono, possono non solo convivere, ma addirittura allearsi. Non c'è nulla di più diverso tra gli omosessuali della metropoli Londra e i rudi minatori gallesi portotipo dell'uomo virile di uno sperduto villaggio del Galles. Eppure questi due mondi che non sembrano avere alcun punto in comune, alla fine riescono a caprisi e ad avere un'intesa che andrà ben oltre la lotta politica contro il loro avversario comune: la "Lady dui ferro" Margareth Tatcher.
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"Pride" ha l'ottima idea di usare una vicenda relmente avvenuta (il sostegno di gay e lesbiche ai minatori in sciopero) per focalizzare l'attenzione su un punto molto imporatnte: anche due mondi distanti tra di loro anni luce, se lo vogliono, possono non solo convivere, ma addirittura allearsi. Non c'è nulla di più diverso tra gli omosessuali della metropoli Londra e i rudi minatori gallesi portotipo dell'uomo virile di uno sperduto villaggio del Galles. Eppure questi due mondi che non sembrano avere alcun punto in comune, alla fine riescono a caprisi e ad avere un'intesa che andrà ben oltre la lotta politica contro il loro avversario comune: la "Lady dui ferro" Margareth Tatcher. E che persone che conosci da poco possono capirti meglio della tua famiglia. Se la sceneggiatura fosse stata il frutto della fantasia di qualche sceneggiatore, e non l'elaborazione di fatti realmente accaduti, il sarebbe stato giudicato come irrealistico e invece, come diceva Prirandello, la realtà spesso supera la fantasia.Il film ha anche il pregio di descrivere i gay non come "macchiette" (tipo il vizietto per intenderci) ma di descriverli come semplici persone, con i loro pregi e anche i loro difetti, esattamente come hanno pregi e difetti gli eterosessuali.
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salvatoregal91
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venerdì 29 maggio 2015
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una storia di lotta , orgoglio e libertà
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Un dolce spaccato della società britannica di quel decennio . Così possiamo definire un film , di chiaro stile documentaristico , che ritrae un'insolita alleanza tra il sindacato dei minatori e le associazioni dei diritti civili per i gay . Una storia dal forte impatto emotivo , tra musica e documenti storici unendo la lotta delle classi sociali medio-basse con la straordinaria lezione di stile dei giovani definiti "pervertiti" . La più grande vittoria , è stata nel portare al grande pubblico una storia completamente attuale , con il sorriso di chi vuol raccontare una vicenda storica dal contorno folcroristico . Tutti ne possono uscire vincitori , ed orgogliosamente liberi .
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Un dolce spaccato della società britannica di quel decennio . Così possiamo definire un film , di chiaro stile documentaristico , che ritrae un'insolita alleanza tra il sindacato dei minatori e le associazioni dei diritti civili per i gay . Una storia dal forte impatto emotivo , tra musica e documenti storici unendo la lotta delle classi sociali medio-basse con la straordinaria lezione di stile dei giovani definiti "pervertiti" . La più grande vittoria , è stata nel portare al grande pubblico una storia completamente attuale , con il sorriso di chi vuol raccontare una vicenda storica dal contorno folcroristico . Tutti ne possono uscire vincitori , ed orgogliosamente liberi .
Salvatore Galizia
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miguel angel tarditti
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venerdì 27 marzo 2015
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gay che sostienen una huelga de mineros??!!
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GAY CHE SOSTIENEN UNA HUELGA DE MINEROS??!!
Si, eso es un pejuicio.
Y porque no? Que diferencia hay entre un gay y un minero? Entre un minero y un enfermero? Ninguna!
“El hombre es medida de todas las cosas”,decia Protagora, o sea que cada hombre tiene su verdad, o (digo yo), tiene su libertad potencial para Ser ese individuo ùnico de su especie.
El tema es liberar nuestra libertad. No?
Bueno, todo esto para decirles que he visto un filme que habla de un hecho real, acontecido en 1984, en Inglaterra: la Uniòn nacional de Mineros hizo una huelga que durò un año, gracias a la insensibilidad de la señora Margaret Thatcher.
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GAY CHE SOSTIENEN UNA HUELGA DE MINEROS??!!
Si, eso es un pejuicio.
Y porque no? Que diferencia hay entre un gay y un minero? Entre un minero y un enfermero? Ninguna!
“El hombre es medida de todas las cosas”,decia Protagora, o sea que cada hombre tiene su verdad, o (digo yo), tiene su libertad potencial para Ser ese individuo ùnico de su especie.
El tema es liberar nuestra libertad. No?
Bueno, todo esto para decirles que he visto un filme que habla de un hecho real, acontecido en 1984, en Inglaterra: la Uniòn nacional de Mineros hizo una huelga que durò un año, gracias a la insensibilidad de la señora Margaret Thatcher. (Disgustante ella para nosotros argentinos).
Un grupo de gays y lesbicas se organizan en Londres para recaudar fondos a favor de las las familias maltratadas por la larga huelga.
Obviamente aparecen los prejuicios: de los mineros, del pueblo de Gales, de la gran Londres, en fin, ese càncer (el prejuicio) que censura, que no puede razonar, que no quiere razonar, por causas de diverso òrden que apartienen seguramente al estudio de la psicologia.
Y el resultado fuè que unidos, despuès de ser comprendidos (no sin luchas) gays, lesbicas y recios mineros lograron el triunfo.
Un paso tan pequeño, tan facil de dar si se lo propone, es el de comprender las diferencias, que en realidad no sè si son diferencias, o son solo formas, modos; seres humanos con iguales problematicas humanas, con iguales y no diferentes, sensibilidades tambien humanas.
Entonces donde està el problema?
Creo que no es un problema, los problemas sempre tiene una soluciòn, y la solucion aqui està en el simple hecho de no juzgar al otro.
El problema està en liberar nuestra libertad, para que combata los prejuicios. No?
IMPERDIBLE EL FILM, se titula “PRIDE”, es de origen inglès, y su direccion es de Matthew Warchus. Es intelligente, emocionante, divertido, sensibile en lo humano, y en lo social-laborativo.
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epassp
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giovedì 19 febbraio 2015
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abbandonate i luoghi comuni
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Film che fa emergere la diffidenza, la realtà delle persone e cancella i pregiudizi. Fa riflettere
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antonietta dambrosio
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giovedì 5 febbraio 2015
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storia di un'amicizia ripulita da pregiudizi
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Pride - recensione
Pride è solidarietà ed unione, amicizia ripulita da ogni pregiudizio, coesione di forze distanti solo se guardate attraverso la lente deformante degli automatismi che chiudono ed allontanano categorie, generazioni, posizioni politiche e religiose ed ogni tipo di gabbia sociale nella quale l'umanità si identifica privandosi della libertà di muoversi su diverse prospettive, di ascoltare ed osservare chi è alla distanza di un passo, di uno sguardo, del suono della voce, di un sorriso o di una stretta di mano. Mondi che si incontrano e si mescolano lasciando che l'amore rompa i muri di quelle gabbie unendo tutti attraverso il filo del diritto per ognuno di non essere lasciato ai margini senza voce e senza dignità.
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Pride - recensione
Pride è solidarietà ed unione, amicizia ripulita da ogni pregiudizio, coesione di forze distanti solo se guardate attraverso la lente deformante degli automatismi che chiudono ed allontanano categorie, generazioni, posizioni politiche e religiose ed ogni tipo di gabbia sociale nella quale l'umanità si identifica privandosi della libertà di muoversi su diverse prospettive, di ascoltare ed osservare chi è alla distanza di un passo, di uno sguardo, del suono della voce, di un sorriso o di una stretta di mano. Mondi che si incontrano e si mescolano lasciando che l'amore rompa i muri di quelle gabbie unendo tutti attraverso il filo del diritto per ognuno di non essere lasciato ai margini senza voce e senza dignità. E la vita offre il suo fianco migliore nel momento in cui le diverse identità si esprimono nel rispetto di ognuna, lasciandosi cogliere dallo stupore mentre la ricchezza di ogni singolo mondo scivola nell'altro. Siamo ancora nell'Inghilterra che sacrifica la scomoda verità in nome di un ottuso perbenismo, e così come Tyldum ha posato il suo sguardo sul martirio di Alan Turing, Matthew Warchus mette in luce la storia di lesbiche e gay armati di secchi che nel 1984 sostennero con una raccolta fondi la causa dei minatori uniti in sciopero contro la decisione della Thatcher di chiudere venti miniere di carbone nel Galles del sud. La scena si apre con il Gay Pride di Londra del 1984 dove il giovane Joe (George MacKay) si immerge timidamente lontano dallo sguardo miope ed ostile della famiglia e si unisce al piccolo gruppo di gay e lesbiche guidati dalla tenacia e dalla forza travolgente di Mark (Ben Schnetzer) che andando ben oltre lo sdegno della società e della comunità di minatori verso i quali si muove in soccorso, mette in moto una autentica battaglia contro la Thatcher, la polizia e gli organi di stampa. Al loro fianco ci sono la lesbica Steph, Mike (Joseph Gilgun), il libraio Gethin (Andrew Scott) ed il suo compagno Jonathan (Dominic West) ed insieme formano la Lgsm (Lebiche e Gay Supportano i Minatori) che dalla libreria Gay's the Word partono verso il Sud di un Galles, visto attraverso una fotografia dai toni tenui, non ancora pronto a ricevere il sostegno di un gruppo tanto diverso e la cui assonanza è data solo dagli stessi nemici. La comunità di minatori guidata da Dai (Paddy Considine) li accoglie sulle prime con estrema riluttanza, ma è la tenacia di Mark, la fragilità di Gethin, il fresco entusiasmo di Joe ed il ballo travolgente di Jonathan che spazzano via il pregiudizio lasciando spazio alla solidarietà sostenuta dall'intelligenza di Cliff (Bill Nighy), di Hefina (una vulcanica Imelada Staunton) e di Sian e dalla curiosità dell'anziana Gwen. Si toccano momenti di estrema dolcezza e mentre sul fondo aleggia la minaccia dell'Aids trionfa il sentimento dell'amicizia capace di abbattere pregiudizi e barriere sociali. Giusta la colonna sonora in accordo con i tempi che supporta interpreti eccellenti guidati da un grande Matthew Warchus che ha meritato la Queer Palm al Festival di Cannes 2014 e la nostra autentica emozione.
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