Magic in the Moonlight |
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Un film di Woody Allen.
Con Eileen Atkins, Colin Firth, Marcia Gay Harden, Hamish Linklater, Simon McBurney.
continua»
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 98 min.
- Francia, USA 2014.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 4 dicembre 2014.
MYMONETRO
Magic in the Moonlight
valutazione media:
2,96
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Tra sogno e disincanto: la magia di Allendi SamueleMeiFeedback: 1225 | altri commenti e recensioni di SamueleMei |
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sabato 20 dicembre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ogni anno durante le feste natalizie il grande pubblico affolla le sale cinematografiche per assistere ai blockbuster hollywoodiani o ai cinepanettoni nostrani. Ma ogni dicembre c’è anche una ristretta cerchia di appassionati che, con sentita devozione, in una sala semideserta si gode l’ennesimo film di Woody Allen. Dalle grandi sale proviene un brusio continuo e un meccanico cric-croc di popcorn. Nella saletta “newyorkese”, il silenzio invernale è rotto soltanto dal canto dei fonografi, dal ritmo del jazz e da scritte bianche su sfondo nero: così ha inizio la magia... “Magic in the Moonlight” è una commedia divertente e raffinata in pieno stile Woody Allen. Costa Azzurra, 1928: un prestigiatore di fama internazionale, Stanley, (un istrionico Colin Firth), viene ingaggiato con lo scopo di smascherare una medium, Sophie Baker (la graziosa e magnetica Emma Stone) che imperversa nelle case delle ricche famiglie del sud della Francia. Il cinico e razionale Stanley rimane subito molto colpito quando vede all’opera la sensitiva e, dopo numerose prove “spiritiche”, vibrazioni positive e avventure nella campagna provenzale, si trova costretto ad ammettere la “genuinità” dei poteri della bella “americana vagabonda”. Eppure, proprio al vertice della sua conversione, quando sua zia è in pericolo di vita, Stanley ricade nel suo consueto scetticismo raziocinante e, con un magistrale gioco di prestigio, smaschera l’intero complotto di cui è stato vittima. A questo punto, crollate tutte le illusioni in un mondo trascendente, solo l’amore può salvarlo dall’infelicità che attenaglia l’intero genere umano... In “Magic in the Moonlight” Allen riprende l’usuale canovaccio della screwball comedy anni ’30 e di molti suoi film classici: un inguaribile misogino (se non misantropo) alla fine si innamora di una fanciulla che gli mostra il lato positivo dell’esistenza (penso in particolare a “Basta che funzioni” e in parte a “Manatthan”). Ma forse il film più vicino a “Magic in the Moonlight” è “La maledizione dello scorpione di giada”, per il rocambolesco intreccio tra “guerra dei sessi”, magia e innamoramento improbabile. L’originalità della pellicola sta forse nella profondità “filosofica” che pervade la vicenda, nella capacità del regista newyorkese di riflettere in modo non scontato e ironico sui grandi temi dell’umanità come la morte, l’aldilà, il destino, la felicità. Paradigmatica a questo proposito risulta la parabola interiore di Stanley (si può parlare quasi di “romanzo di formazione”) che oscilla tra materialismo disincantato e slancio mistico, tra razionalismo scientifico e spiritualismo religioso. Se da un lato prevale il pessimismo cosmico, dall’altro l’amore offre quell’illusione consolatoria capace di scaldare, come una fiaccola, il gelo dell’infelicità a cui la “stupida ragione” ci condannerebbe. Nel personaggio di Stanley Allen ha sprigionato tutta l’ambigua polisemia del termine “magia”. Tuttavia, come spesso accade, è la stessa atmosfera del film ad essere magica, con ambientazioni mozzafiato tra roccia e mare (oltre a romantici orti fioriti e splendidi giardini) accarezzati da una languida luce crepuscolare, ma anche la solida interpretazione dei due attori protagonisti, senza parlare dell’immancabile colonna sonora vintage. Con un’altra piccola perla Woody Allen ci mostra l’ineluttabile necessità delle illusioni. E’ la sua stessa idea di cinema una “magia al chiaro di luna”, lucida sublimazione magnifica del sogno e del disincanto.
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