Titolo originale | Pieta |
Anno | 2012 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 104 minuti |
Regia di | Kim Ki-Duk |
Attori | Jung-Jin Lee, Jo Min-Su . |
Uscita | venerdì 14 settembre 2012 |
Tag | Da vedere 2012 |
Distribuzione | Good Films |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 |
MYmonetro | 3,67 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 26 settembre 2012
Il ritorno di Kim Ki-Duk con una storia di violenza e di scoperte inaspettate. Il film è stato premiato al Festival di Venezia, In Italia al Box Office Pietà ha incassato 483 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Assunto da uno strozzino per ottenere il pagamento dei debiti dai clienti in ritardo, Kang-do si comporta come un macellaio, storpiando orribilmente le sue vittime e seminando la morte. Fino a quando non si presenta alla sua porta una donna che dice di essere la madre e si addossa la colpa di ogni suo crimine, pentita di averlo abbandonato alla nascita e lasciato crescere senza amore. Dopo averla sottoposta alle prove più terribili per accertarsi che dica la verità, Kang-do accetta finalmente la donna ma la paura di perderla lo mette, per contrappasso, nella posizione di scacco in cui ha sempre tenuto le sue vittime.
La vita, la morte, il denaro. Per Kim Ki-duk c'è un termine di troppo, un intruso fatale. La pietà non è un trittico ma una figura sacra, che prevede solo due attanti. Il denaro non dovrebbe avere un posto tra questi temi, ma l'ha acquisito, ed è un errore che domanda giustizia, o meglio, un giustiziere.
Non c'è dubbio che Pietà sia un film sulla sproporzione. Lo dice in un sol colpo (d'occhio) l'immagine della coppia protagonista: un ragazzo gigantesco e una piccola signora, e lo ribadisce ogni scena, ogni sfumatura. La crudeltà di Kang-do è fuori misura, così come la stupidità di alcuni debitori. Lo sono la capacità di sopportazione dell'una, l'ingenuità dell'altro, l'architettura della vendetta. Lo sono, dunque, le scelte in sede di racconto e di regia: le scene di sesso dichiaratamente eccessive, l'enfasi musicale, l'utilizzo di un'attrice, Min-soo Cho, dalla bravura fuori dell'ordinario.
Eppure, non si può fare a meno di avvertire anche un eccesso di sicurezza, da parte del regista sudcoreano, uno sfoggio di sé, che qualche volta toglie forza a ciò che avviene dentro l'inquadratura, o più semplicemente le impedisce di sorprenderci. È un genere, questo, che Kim ha già cavalcato e nel quale eccelle, ma non incanta più. Se non fosse per la massiccia dose di ironia che ha calato in questo diciottesimo film, probabilmente più che in ogni altro lavoro precedente, il rischio sarebbe quello della predica morale leggermente ridondante, come lo è il kyrie eleison finale. "Signore, pietà".
Salvato dall'ironia, Kim regala allora, nonostante tutto, un film circoscritto e alto, in parte ispirato dal connazionale Park Chan-wook, ma intimo e sporco, meno lirico e più radicato nelle "passioni" di questo tempo buio.
Senza speranza? Se trasferissimo questa storia nella frenetica, paranoica cornice sociale dell’alta finanza della City di una qualunque metropoli del Pianeta (nell’economia globale non esiste più Oriente e Occidente) avremmo personaggi sostanzialmente identici a quelli del film di Kim Ki-Duk, con uguali dinamiche e meccanismi mentali: indifferenza, disprezzo, egoismo, [...] Vai alla recensione »
Di Kim ki-duk avevo visto, anni fa, Ferro3: la casa vuota, un'opera che sprigionava una levità quasi soprannaturale, la storia di un giovane uomo che si muove con tanta discrezione da diventare praticamente invisibile. "Pieta" invece, è un'opera a tinte forti, quasi espressionista,che narra una vicenda di crudeltà e vendetta. Kang-do, il protagonista del film, è un sicario che opera per conto di una [...] Vai alla recensione »
Kang-do è uno spietato trentenne alle dipendenze del boss dell’usura del quartiere. A chi non restituisce le somme pattuite riserva trattamenti di una violenza inaudita, ma non uccide le sue vittime, le storpia, per poi incassare i soldi dell’assicurazione. Non ha mai conosciuto i genitori e nonostante i guadagni conduce un’esistenza parca e solitaria.
Pietà è un film imperdibile per gli amanti del cinema: ha pienamente meritato un premio prestigioso come il Leon d’oro. Tuttavia è un film durissimo, cui è bene giungere preparati. Anzi, da sconsigliare alle persone sensibili nelle ore che precedono il sonno. E’ una storia sotto il segno di una violenza raccapricciante, per quanto non esibita, ma piuttosto [...] Vai alla recensione »
La Pietà, non riguarda tanto il film, quanto il regista. Kim Ki Duk, negli anni passati, aveva costruito il suo cinema su un trittico magico: Sesso-Violenza-Crudeltà. In questo film li ritroviamo tutti...ma cos è cambiato? La storia prometteva bene sulla carta: un sicario sanguinario che scopre il Bene attraverso una donna misteriosa, la Madre, il cui arrivo sovverte i principi [...] Vai alla recensione »
Alla fine della proiezione vorresti che qualcuno avesse pietà di te ed il primo impulso è quello di considerare volutamente esagerato tutto quel campionario di violenze per far passare un messaggio semplice ed antico: il vendicarsi si rivela, per chi vuole provarne il gusto estremo, meno soddisfacente di quanto si pensi. In questo caso è una sorta di “humana pietas” [...] Vai alla recensione »
Per me, il filo conduttore del film è “l’impero del dio denaro” con gli effetti nefasti qualora questo dominio diventa estremo. La squallida Seul dove si svolge la storia può essere sì qualsiasi sobborgo sparso sul pianeta. Dove domina il “denaro” si perverte per esso ogni altro valore, si supera ogni limite e si può fare di tutto, compreso lo strozzino cinico e malvagio impersonato dal protagonista. Qu [...] Vai alla recensione »
Tostissima fulminea educazione sentimentale di un giovane delinquente anafettivo, al servizio della lobby cravattara coreana, e di una madre che, sconvolta dal dolore sceglie di vendicarsi in modo grottesco e, se si vuole, con fine implacabile intuizione psicologica . Lo spettatore immerso nei maleodoranti vicoli di un’anonima infernale città, tra reiterate scene di inaudita [...] Vai alla recensione »
Un giovane sudcoreano violento, satiriasico e ridicolo. Cresciuto senza la madre, cioè senza amore, e per questo violento e satiriasico. E' uno strozzino che invalida i debitori per riscuotere i soldi dell'assicurazione e così appianare i debiti (contratti stupidamente) con un interesse pari al mille per mille. La madre di un giovane debitore suicida si fa passare per la [...] Vai alla recensione »
Il linguaggio cinematrografico al quale è avvezzo il pubblico italiano è lontato da qui, anche se il coreano Kim Ki Duk è già riuscito a farsi largo in occidente con il poetico Ferro 3, (Leone d’Argento 2004), La sararitana, Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera, Time, per arrivare fino a Pietà, il suo diciottesimo (Leone d’oro [...] Vai alla recensione »
Non è uno dei migliori film del regista, la narrazione simbolica lascia un po' spiazzati, ma col passare del tempo i difetti vengono a galla, tra cui un certo uso smodato di stereotipi. Ottima la prova attoriale dei protagosnisti.
Un film molto duro, non solo per le scene di violenza e di sesso sgradevoli, ma soprattutto nelle ambientazioni. Tutto si svolge in una baraccopoli, con strade sporche e rifiuti ovunque, e buona parte del film in botteghe di artigiani al limite della vivibilità. La fotografia inoltre è perfettamente in sintonia con i rimanenti elementi del film.
E' un film duro da digerire. Abbiamo un giovane trentenne, spietato usuraio, che incarna il male nella sua forma più cruda e impunita; senza il minimo scrupolo chiede interessi altissimi ai poveri fabbri e operai che pur di mantenere la propria famiglia sono disposti a fare un patto col diavolo. Se però non salderanno i debiti ecco che Kang-Do, così si chiama lo strozzino, [...] Vai alla recensione »
Kang-do è un giovane solitario che come lavoro fa l'estorsore per conto di uno strozzino. Utilizza però dei metodi eccessivamente violenti, spingendo i debitori ad auto-infliggersi delle menomazioni per incassare i premi delle assicurazioni contro gli infortuni e così poter ripagare i debiti. Si tratta principalmente di operai, persone che vivono già una vita modesta.
Forse non è il miglior film di kim ki duk. Forse non era da leone d'oro. Manierismo e autocompiacimento a volte stupiscono lo spettatore che ha visto la disarmante crudele purezza di "primavera, estate.." o "ferro 3". Tuttavia: la storia di questa redenzione sacrificale (il figlio) attraverso la rigida attuazione di un piano di vendetta (la madre) è una delle denunce più forti del cinema contemporaneo [...] Vai alla recensione »
Gang Do (Jung.jin) fa il riscossore per un usuraio in Corea. Quelli che non restituiscono i soldi con un interesse del 1000% vengono stuprati e mutilati. Un giorno una donna (Min-soo) che dice di essere sua madre gli si para davanti e gli chiede perdono per averlo abbandonato. Inizia e finisce con un suicidio il film scritto e diretto dal regista coreano più conosciuto nel mondo.
Una storia zen: “guarda che carino, un amico che si è ricordato di te” (dice la madre sulla tomba del figlio morto e ucciso proprio dal visitatore sconosciuto che era venuto pensandolo vivo per estorcergli i soldi o amputarlo). Seconda storia zen: la sedicente madre dice al presunto figlio: “piantami un albero e quando sarò morta seppelliscimi accanto a un pino in riva al mare”.
"Pietà" segna il ritorno sulla scena cinematografica di Kim Ki Duk, scomparso per tre anni in seguito all'incidente sul set di "Draem". Quelle di Kim Ki Duk non sono semplici pellicole, e "Pietà" colpisce senz'altro per il suo significato più intimo. E' una metafora a schiaffo nei confronti del denaro, metafora che intende rivelarne [...] Vai alla recensione »
Per apprezzare il senso di un film realizzato da un regista orientale, si dovrebbe poter conoscere profondamente quella cultura : troppo distanti da noi, ne raccogliamo solo aspetti marginali senza saper ricreare le connessioni. Il mio parere da occidentale non può non prescindere da questa consapevolezza. Tutto il film è saturo di un grigio che fa miseria, ma la miseria orientale, [...] Vai alla recensione »
Kang-do è un feroce teppista che riscuote i debiti per conto di uno strozzino. Vive da solo nello squallido appartamento di una casa in decadimento. Il quartiere in cui si muove è in attesa di essere demolito, isola di povertà e degrado circondata dai palazzi pomposi di cemento e cristallo della metropoli aliena che dilaga.
Ultima opera del regista coreano Kim Ki Duk, vincitore quest'anno del Leone d'Oro al Festival del Cinema di Venezia, in cui viene narrata la vendetta portata avanti da una donna nei confronti di un crudele, ma solitario, strozzino. Senza dubbio è un film crudo ed in certi momenti anche provvisto di scene raccapriccianti ma a mio modesto parere Kim Ki Duk qui, riprendendo un pò [...] Vai alla recensione »
Se questa è la realtà della Corea, è davvero drammatica. kim ci porta a comprendere i nostri giudizi immediati rispetto a quelli più meditati: lo strozzino è davvero un carnefice gratuito? Oppure è la risposta perfetta a ciò che pensa della vita ogni uomo coinvolto? Infatti il neopapà con la chitarra viene risparmiato, è lui stesso che [...] Vai alla recensione »
Kang-do è un "esattore": si guadagna da vivere, nella più totale solitudine, riscuotendo debiti per conto di uno strozzino, il "boss". Durante il lavoro non mostra il minimo scrupolo, invita i debitori a suicidarsi per riscuoterne poi l'assicurazione sulla vita, mutila e sfregia senza ritegno. Un giorno a casa sua si presenta una minuscola signora che afferma di [...] Vai alla recensione »
Kang-do è un ragazzone tutto istinti e faccia cattiva che fa il sicario per uno strozzino di Seul. Passa a ritirare il denaro e storpia chi non riesce a pagare, in modo da potersi rifare con i soldi dell'assicurazione: un malvivente crudele e cinico, che non ama nessuno e che da nessuno è amato, quindi senza punti deboli. Ma quando all'improvviso compare una donna che gli chiede [...] Vai alla recensione »
Il cinema migliore rimanda sempre a qualcosa di altro e di oltre perché rappresentare la realtà significa fotografarla mettendosi dalla parte dei soggetti ripresi, che in questo caso sono i lavoratori. Ki-Duk ha fatto molti lavori nella sua vita e quindi ha sperimentato sulla sua pelle che cosa significa la fatica del lavoro quotidiano ed il suo rischio, nella duplice e speculare veste del rischio [...] Vai alla recensione »
Pietà, film (2012 Leone d’Oro a Venezia) del coreano Kim Ki-Duk con Lee Jung-jin e Jo Min-soo Potente film drammatico ambientato in una brutta e degradata metropoli orientale che presenta la spietata vita degli schiavi contemporanei, vittime dei ricatti di usurai che estorcono il danaro prestato con interessi del 1000%, impossibile da pagare con gli introiti [...] Vai alla recensione »
La sensazione che provi quando hai finito di vedere pietà e quel senso di entusiasmo,di gioia che si prova solo dopo aver visto un capolavoro. E kim-ki-Duk è un esperto di capolavori.Dopo averci deliziato con la poesia, la drammacità di film totali come "L'isola", "Ferro 3","Primavera,estate,autunno inverno e.
Nell’ultimo film di Kim Ki-duk,Leone d’oro a Venezia 2012, tante riflessioni sul dramma della umanità oggi, nella società globalizzata,del profitto ad ogni costo. Pur svolgendosi in Corea è un tema universale quello trattato dal geniale regista sudcoreano. La storia si svolge a Seul. Alla grandiosità dei grattacieli,spesso sullo sfondo delle inquadrature, [...] Vai alla recensione »
Film che, seppur realizzato con stile da un maestro come Kim Ki-duk, esprime un deserto interiore dove l'amore non compare mai, dove le sbandierate metafore sono blindate all'interno di un universo autistico, prive di un aggancio confortante ad una riflessione propositiva sul potere delle relazioni umane. L'ultima scena è rappresentativa di un contesto&nb [...] Vai alla recensione »
La realizzazione e' inferiore all'aspettativa espressa dal regista. La filosofia e' semplicista, della tragedia greca il film non ha nulla. La ripetizione pesante delle scene di violenza e' gratuita (anzi ci e' costata € 8!!!) ed eccessiva. La critica del capitalismo e' talmente infantile che non convince.
Un film pessimo, violenza gratuita, ossessioni malate del regista che gioca con le angosce della gente. Messaggio scontato: chi fa del male, è perché nella vita ha sofferto dei traumi. Con amarezza mi chiedo, dove siano finiti i critici, pecìrché un film del genere non può essere premiato con il premio più importante a Venezia.
Marianna Cappi afferma che il film si salva grazie a “una massiccia dose di ironia”. Per Gynt parla di “immagini iperrealiste e dotate di graffiante ironia”. La definizione di ironia secondo il dizionario della lingua italiana è “modo di dissimulare il proprio pensiero o di esprimerlo più efficacemente per mezzo di parole che hanno significato opposto a quello reale”.
In una bindonville, fatta di casupole, lamiere e rottami di tutti i generi, si consuma la vita dei poverissimi. Non c'è spazio per i sentimenti e la pietà. Hai bisogno di soldi? Puoi assicurarti una mano, un piede e zacchete, senza fiatare e senza morire altrimenti l'assicuratore non riscuote. Così, senza pietà. L'unica risorsa è dunque il corpo umano e su quello i mercificatori hanno organizzato [...] Vai alla recensione »
Nella scena finale la madre, inizialmente mossa dal desiderio di vendetta, sente nel suo cuore pietà e per un momento si pensa che potrebbe perdonare Kang-do e tenerlo come un vero figlio al posto del suo che è morto. L'immagine di Kang-do, la madre e il vero figlio stesi sulla nuda terra è di una potenza espressiva sui sentimenti più di mille parole.
Premetto che a me piacciono molto i films di Kim Ki Duk,sono artistici,lirici.Come non ricordare,ad esempio,"La samaritana","Il soffio" ed altri.....poesia pura|"Pietà" è pero' diverso,ci sono scene di violenza eccessiva,secondo me non necessaria a quei livelli,che mi hanno molto disturbato,anche nella seconda parte del film ,dominata dalla vendetta,ci sono morbidezze illusorie,la presunta mamma cova [...] Vai alla recensione »
"Pietà" è certamente un buon film, ma decisamente inferiore a ciò che mi aspettavo, soprattutto dopo il Leone D'Oro a Venezia. Di buono c'è che finalmente Kim Ki-Duk è tornato a fare del cinema come si deve, con una storia interessante e degli sviluppi non banali; non mi sono piaciuti, invece, l'uso della camera a spalla e dello zoom, l'attenzion [...] Vai alla recensione »
Neorasmo si, neorealismo no? Il cinema è attrazione fantasia tematica. Di tutto di più. Il leone d'0ro ? Ma boh forse. Dei film visti fino ad ora e in concorso non meritavano nessuno riconoscimenti di merito. L'unico che forse meritava un poco più di considerazione era INTERVALLO. Ma come ben si sa i critici hanno la decisione finale.
Provo a raccontare "Pietà" dalla mia sensazione finale... quell'annientamento che mi ha lasciato sprofondare sulla poltrona impietrito e sconvolto.. quella sensazione di sofferenza che cresce, cresce, cresce per tutto il film, quella violenza raccontata e avvertita che ti sconvolge più di quella mostrata... La disperazione degli occhi di madri e mogli, la mancanza di speranza, l'assenza di prospettive [...] Vai alla recensione »
non dò stelle perchè il film si presta a una doppia lettura,realistico ma con crudeltà,pone lo spettatore di fronte a una dura prova visiva,come del resto tutta la cinematografia orientale ne è satura,i gusti sono gusti comunque,ma di certo la narrazione rispetta il contesto,ci si impegna alla visione proprio per rendersi conto di quanti sono i modi di vivere taluni distanti anni luce,ma nel contempo [...] Vai alla recensione »
Per quanto sia un ottimo film, non solo non lo guarderei mai più, ma penso anche, sinceramente, che sia dimenticabile. Eccessivo in tutto, fin dalla prima scena, sconvolge a tal punto lo spettatore, che dopo puoi mostragli qualsiasi cosa ( cannibalismo, violenza su uomini e animali, stupro,.. e chi più ne ha più ne metta) lasciandolo impassibile.
Sono andato a Venezia apposta. Ho incontrato anche lui. La paura di perdere questo regista, causa la forte depressione, era tanta. Con Arirang dette una speranza, con Amen (che non si vedrà mai perchè ritirato da lui stesso) altra paura. Poi esce Pieta. Non sono un critico, ma solo un amante del cinema e soprattutto d Kim Ki Duk. Credo che questo film sia molto simile come intensità [...] Vai alla recensione »
Sono andato a Venezia apposta. Ho incontrato anche lui. La paura di perdere questo regista, causa la forte depressione, era tanta. Con Arirang dette una speranza, con Amen (che non si vedrà mai perchè ritirato da lui stesso) altra paura. Poi esce Pieta. Non sono un critico, ma solo un amante del cinema e soprattutto d Kim Ki Duk. Credo che questo film sia molto simile come intensità [...] Vai alla recensione »
La trama di Pietà è indubbiamente affascinante, con il protagonista tetro e violentissimo nel suo lavoro di 'riscossione crediti'. Il film in sé racchiude anche alcuni colpi di scena non indifferenti, che rendono come piacevole la visione. Un piccolo appunto però occorre farlo: alcune scene sono francamente poco comprensibili anche alla luce dell'intenzione dell'a [...] Vai alla recensione »
Kang-do è un uomo di 30 anni che lavora per uno strozzino. Il suo compito è di ottenere il pagamento dei debiti contratti da poveri artigiani in crisi. Lo fa con metodi da macellaio, attirando su di sé il desiderio di vendetta delle vittime e dei loro parenti. E’ un uomo profondamente solo, incapace di provare emozioni. Un giorno bussa alla sua porta una donna che dice di [...] Vai alla recensione »
Ha bisogno di una seconda visione il diciottesimo film di Kim Ki-duk per essere apprezzato fino in fondo. "Pietà" ha il grigiore delle lacrime della vendetta che si sviluppa nella sua forma più estrema e gioca crudelmente con il legame madre / figlio. L'affetto indissolubile viene manipolato per gridare la rabbia del torto estremo subito.
Pietà è un film con trama lineare che tiene col fiato sospeso fino alla fine. La crudezza del film tocca in alcuni punti apici insopportabili che rendono la storia angosciante ma tremendamente reale. Gli attori sono molto bravi e intensi e la fotografia molto suggestiva. Un film denso, cupo e impegnativo, ma consiglio di vederlo.
Il necessario ordito di una vendetta. Ecco cos'è PIETA', un tuono che fa rimbombare la trilogia della vendetta di Park Chan-Wook, un fulmine che abbaglia e scuote un cielo tutto suo, scatenando l' incubo di una tempesta morale. PIETA' è necessario per scaraventarci in un mondo nero, illusione di un mondo futuristico, fantascienza povera, in realtà, vita indegna [...] Vai alla recensione »
senza dubbio un ottimo film ma sinceramente troppo violento,alcune scene ho fatto fatica a guardale!
ho una forte sensazione che sarà il grande kim ki duk a vincere il leone d'oro.......non vedo l'ora......."Ferro 3", "l'isola" e "primavera,estate,autunno inverno e.....ancora primavera" erano dei capolavori quindi......spero!!!
I premi servono a fare polemiche piuttosto che a segnalare un artista. Ma sarebbe bello se il meritatissimo Leone d' Oro assegnato dalla giuria di Michael Mann a Pietà riuscisse ad avvicinare il pubblico a uno dei più originali artisti della scena mondiale. Chi è Kim Ki-duk? Una specie di Van Gogh coreano che ha scelto con la propria biografia e con l' arte di rompere tutte le convenzioni, nell' urgenza [...] Vai alla recensione »
Quella di Kim Ki-duk, Leone d’oro della Mostra veneziana, è Pietà nel senso originario del termine: non commiserazione quindi, ma compartecipazione. Ed è il punto di arrivo di una storia che parte sul registro di una brutalità indfferente alle sofferenze altrui. Kang-do è un tipo chiuso e solitario che si addentra quotidianamente negli antri più miseri di una fatiscente periferia di Seni, storpiando [...] Vai alla recensione »
È il film coreano che ha avuto di recente il Leone d’oro alla Mostra di Venezia. Lo firma Kim Ki-duk, l’esponente più celebrato del cinema del suo Paese cui, da anni, ha regalato film di qualità sempre saldissime dove la rabbia, la violenza, l’aggressività sapevano abilmente accompagnarsi alle analisi attente dei personaggi cui si rivolgevano, studiando spesso, dall’interno, le lacerazioni brucianti [...] Vai alla recensione »
Un Leone cinefilo ed annunciato. Pieta del coreano Kim Ki-duk, trionfatore alla Mostra di Venezia, s'inserisce a pieno titolo nel filone dei «film da festival». Quelli che nonostante le medaglie raccolte difficilmente riescono poi ad incontrare il pubblico. Esemplari in questo senso le più recenti palme d'oro: Zio Bonmee del thailandese Apichatpong Weerasethakul (2010) o lo stesso acclamato The Tree [...] Vai alla recensione »
L'ho realizzato con il proposito che fosse per le masse, giura Kim Ki-duk. Infatti c'è molto pop, nella vicenda del suo "Pietà" (Corea del Sud, 2012, 104'), Leone d'oro a Venezia. Non a caso, per dirla alla napoletana, al centro del film c'è 'o malamente, anzi c'è 'o malamente cu'mmammà. Nella parte del primo la sceneggiatura prevede tale Kang-do, un tipaccio che dorme vestito e la mattina se ne va [...] Vai alla recensione »
Dopo un lungo girovagare Kim Ki-duk torna a casa e a un cinema per lui più familiare. E anche se Pietà è uno di quei film asiatici caratterizzati da una violenza brutale (dallo stupro all'ingestione di oggetti disgustosi o allo squartamento di animali domestici) è quasi banale per gli standard stabiliti in passato dal regista coreano. Comunque questo thriller nitido e in ultima analisi commovente su [...] Vai alla recensione »
Una società vittima del denaro, in rapida e incontrollata evoluzione espansionistica, come quei grattacieli che divorano sempre più le fatiscenti case dei bottegai. Chi non paga, è finito. La guerra degli usurai è senza pietà ("pieta" nell'originale, idea nata da una visione michelangiolesca del regista). Kim Ki-duk fa suo il Leone d'oro a Venezia con una storia di rara crudeltà: non è il suo film [...] Vai alla recensione »
Da Venezia con Leone. Del resto pochi registi come il coreano Kim Ki-duk sono in grado di definire un universo-mondo con immagini così scabre e pregnanti e un senso della crudeltà e del dolore così lancinante. «Pietà» è, però, un teorema sull’orrido potere «fisico» del denaro e come tutti i teoremi lascia intravedere dettagli e colpi di scena lungamente e orgogliosamente premeditati.