giugy3000
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venerdì 26 ottobre 2012
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noi e bertolucci.
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Il grande regista di Parma ritorna dopo anni di silenzio con il suo sedicesimo lungometraggio ispirato al romanzo omonimo di Ammaniti del 2010, trascinando nel suo nuovo progetto due nuovi nomi nel cinema contemporaneo: Jacopo Olmo Antinori e Tea Falco. Bertolucci decide di rendere sul grande schermo un libricino di sole centododici pagine ma densissime di emozioni, cogliendo l'occasione di parlare nuovamente del binomio che lo ha da sempre più interessato nel corso della sua carriera: quello fra anime di sesso opposto e dei tanti tipi d'amore che li possono legare, famigliare e non. L'"Io e te" di Lorenzo (il giovane protagonista quattordicenne) si forma e muta nel corso della vicenda, rendendo questo percorso di crescita il filo rosso della trama: da l'io-te che legava l'adolescente in modo morboso alla figura materna si passa ad un io singolo che decide di chiudersi nel bozzolo della sua solitudine ad un io che riscopre l'altro con l'arrivo della sua sorellastra più grande.
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Il grande regista di Parma ritorna dopo anni di silenzio con il suo sedicesimo lungometraggio ispirato al romanzo omonimo di Ammaniti del 2010, trascinando nel suo nuovo progetto due nuovi nomi nel cinema contemporaneo: Jacopo Olmo Antinori e Tea Falco. Bertolucci decide di rendere sul grande schermo un libricino di sole centododici pagine ma densissime di emozioni, cogliendo l'occasione di parlare nuovamente del binomio che lo ha da sempre più interessato nel corso della sua carriera: quello fra anime di sesso opposto e dei tanti tipi d'amore che li possono legare, famigliare e non. L'"Io e te" di Lorenzo (il giovane protagonista quattordicenne) si forma e muta nel corso della vicenda, rendendo questo percorso di crescita il filo rosso della trama: da l'io-te che legava l'adolescente in modo morboso alla figura materna si passa ad un io singolo che decide di chiudersi nel bozzolo della sua solitudine ad un io che riscopre l'altro con l'arrivo della sua sorellastra più grande. Tu cerchi di nasconderti al mondo e anche nel buio di una cantina il mondo ti viene a scovare, tu tenti di isolarti costruendoti una realtà ideale in cui stare sette giorni e la vita ti bussa nonostante tutto alla porta, in tutto il suo bisogno d'amore, in tutta la sua struggente fragilità e brutalità. La carne sul fuoco anche in romanzo breve come questo è decisamente tanta ed è assolutamente lodevole che in essa un regista ritrovi la sua voglia di fare film dopo una brutta malattia e l'assenza dalla scene, anche perchè forse nessuno meglio di Bertolucci è mai stato tanto attratto dalla claustrophilia (ovvero l'amore per il chiuso). Quasi tutti i film del cineasta, da "Il piccolo Buddha" a "The Dreamers" esplorano un ambiente circoscritto in cui i protagonisti paiono vivere meglio che all'esterno, nella vita esposta, reale; poi però ecco che un personaggio ( o una cosa come la famosa pietra che infrange il vetro dell'appartamento di Theo, Isabelle e Matthew) irrompe in questo spazio chiuso per dar modo a quest'ultimi di ritrovarsi, o forse di perdersi nuovamente. Il periodo dell'età umana che fa da sfondo a questi cambiamenti è sempre l'adolescenza, che nel suo imperscrutabile modo di farci diventare adulti non ci fa più essere nè tanto piccoli nè troppo grandi. Se dovessi dunque fermarmi alla tematica presa in esame e alle tantissime similitudini che legano il modo di fare della scrittura di Ammaniti e del lavoro filmico di Bertolucci probabilmente non avrei altro da dire se non Chapeau! Se dovessi fermarmi alla resa filmica di un personaggio femminile davvero riuscito e vero, talmente vero che Bertolucci chiede a Tea Falco di prestare alla figura di Olivia tutti i suoi tratti della sua vita reale, lavori da fotografa inclusi e citazioni di mostre realmente avvenute per meglio calarsi nella parte, non direi davvero niente anche qui se non Chapeau! Purtroppo però debbo anche analizzare l'opera d'insieme di una storia che è tratta da un romanzo che mi è dalla prima lettura entrato nel cuore e nella mente, per la sua dolcissima volontà nel cullarmi in un mondo drammatico, in cui spesso il lieto fine non è permesso, o per meglio dire...non è per tutti. Bertolucci assimila il succo di "Io e te" ma non coglie lo spessore dei dettagli, delle mille sfaccettature di Lorenzo e di tutta una serie di personaggi di contorno (madre, portiere di casa e nonna) che anche se nel libro sono protagonisti di brevi episodi, non è ammissibile vengano tagliati o ridotti a poche battute. Il mondo di fuori ha determinato cosa e perchè Olivia e Lorenzo sono e nell'opera filmica tutto questo non viene minimamente preso in considerazione. Sono davvero troppe le "storpiature" (passatemi il termine!) alla vicenda scritta e nonostante sia conscia del difficilissimo compito che ha un regista mentre attua una trasposizione filmica da un'opera così conosciuta e letta, tralasciare i flashback della vita di Lorenzo, permettere ad un altro personaggio di invadere la cantina (cosa che non libro non è minimamente accettata) e non soffermarsi sulla fuga di Lorenzo mentre va a trovare (forse per l'ultima volta) la nonna malata non credo sia ammissibile e non credo sia giustificabile da esigenze di ritmo di copione. Lorenzo non salta una settimana bianca come gita scolastica, salta un invito mai avvenuto da parte della ragazza più bella della scuola ad andare a Cortina: questo particolare ha un'importanza cardine del quadro psicologico del giovane ed è riduttivo al massimo farla passare come "marachella" per disobbedire ai genitori. Quanto più possibile è sempre bene attenersi alla storia, al contesto e ai dialoghi che legano un film a un libro, a meno che ovvio non ci si ritrovi dinanzi al portar sullo schemo un'opera densa come "Guerra e pace". Un unico stravolgimento è stato invece molto apprezzato e a mio avviso necessario: la colonna sonora. Nel libro Ammaniti cita pezzi azzeccati ma fuori moda rispetto alla modernità che il regista vuol narrare (come "Ancora tu" di Battisti o "Montagne verdi" di Marcella Bella). La sequenza migliore della pellicola resta dunque a mio avviso questo ballo emozionante fra Olivia e Lorenzo sulle note di "Ragazzo solo, ragazza sola", versione italiana cantata da Mogol che riprende le note di "Space Oddity" di Bowie. Mette i brividi vedere che dall'irritazione/odio che Lorenzo prova per la sorella si arrivi a provare per lei un bene e un senso di protezione tale da non volerla più sfuggire dalla sue braccia. Un film cauto quindi, che osa solo raramente e mette la pelle d'oca solo raramente. Delusa?No. Estasiata?No.
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(di cillina)
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(di antonio montefalcone)
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flyanto
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martedì 30 ottobre 2012
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quando un elemento esterno aiuta a crescere
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Tratto dall'omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti questo film parla di un voluto distacco ed isolamento dal resto dal mondo esterno nonchè dai propri coetani da parte di due fratellastri da parte di padre. Ancora una volta Bernardo Bertolucci tratta il solito tema, a lui tanto caro, dei giovani o adolescenti e della loro difficoltà a crescere e qui lo fa, più che nelle altre sue precedenti pellicole (vedi "La Luna" o "Io ballo da sola" o "The Dreamers"), con una dolcezza ed una sensibilità molto più profonde, forse, dovute anche al fatto che il protagonista è un ragazzino di appena quattordici anni. La sua maturazione e crescita avverrà attraverso l'esperienza, peraltro coatta, di una breve convivenza con la sorellastra più grande (anch'ella lontana e distaccata dal resto del mondo, sia pure per motivi differenti) e tutto sembra, se non risolto, per lo meno superato positivamente per ciò che riguarda lui.
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Tratto dall'omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti questo film parla di un voluto distacco ed isolamento dal resto dal mondo esterno nonchè dai propri coetani da parte di due fratellastri da parte di padre. Ancora una volta Bernardo Bertolucci tratta il solito tema, a lui tanto caro, dei giovani o adolescenti e della loro difficoltà a crescere e qui lo fa, più che nelle altre sue precedenti pellicole (vedi "La Luna" o "Io ballo da sola" o "The Dreamers"), con una dolcezza ed una sensibilità molto più profonde, forse, dovute anche al fatto che il protagonista è un ragazzino di appena quattordici anni. La sua maturazione e crescita avverrà attraverso l'esperienza, peraltro coatta, di una breve convivenza con la sorellastra più grande (anch'ella lontana e distaccata dal resto del mondo, sia pure per motivi differenti) e tutto sembra, se non risolto, per lo meno superato positivamente per ciò che riguarda lui. Resta il dubbio a questo punto, o quasi, se sarà uguale per la sorella per la quale la strada senbra ormai segnata negativamente. Da menzionareed evidenziare la bravura dei due giovani attori protagonisti ed i brani squisitamente scelti che compongono la colonna sonora.
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moulinsky
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martedì 30 ottobre 2012
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la cantina che non c'é
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Prendi un libro superficiale di Ammanniti che cannibalizza per l'ennesima presunti adolescenti con presunti problemi psicologici e fanne un film di cassetta ancora più superficiale (più brufoli che paranoie) ma con pretese autoriali (certe riprese tirate via, la canzoncina di Bowie-Mogol, lo psicologo in carrozzina, l'Edipo, il sogno dei genitori). Perciò lascia stare la psiche, la droga al cinema è più facile da sceneggiare, e inverti l'importanza dei due personaggi. Col ragazzino che diventa spalla alla sorellona tossica e lei che si ricicla da foto-artista (che snob la figlia della parrucchiera!) e si prende tutta la scena: una cantina very shabby chic come il casale di "Io ballo da sola" con cani in porcellana, divani all'occorrenza, gabinetto alla turca finto sporco e defilé di vecchi abiti pronti per allungare il brodo nella seconda parte.
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Prendi un libro superficiale di Ammanniti che cannibalizza per l'ennesima presunti adolescenti con presunti problemi psicologici e fanne un film di cassetta ancora più superficiale (più brufoli che paranoie) ma con pretese autoriali (certe riprese tirate via, la canzoncina di Bowie-Mogol, lo psicologo in carrozzina, l'Edipo, il sogno dei genitori). Perciò lascia stare la psiche, la droga al cinema è più facile da sceneggiare, e inverti l'importanza dei due personaggi. Col ragazzino che diventa spalla alla sorellona tossica e lei che si ricicla da foto-artista (che snob la figlia della parrucchiera!) e si prende tutta la scena: una cantina very shabby chic come il casale di "Io ballo da sola" con cani in porcellana, divani all'occorrenza, gabinetto alla turca finto sporco e defilé di vecchi abiti pronti per allungare il brodo nella seconda parte. Talmente spaziosa da farci stare una troupe e linda, la cantina, che le formiche ce le devi portare dal negozio di veterinario. E così distruggere l'unica buona intenzione del libro, quella che assumendo i comportamenti dell'individuo socialmente pericoloso certi insetti riescano a costruirsi una corazza per sopravvivere in natura, riconducendo tutto alla triste morale comunitaria delle formichine che si aiutano a vicenda. Che il mondo è fuori anche se è cattivo, mica più tempo per i dreamers, siamo noi quelli sbagliati e tocca accettarlo così com'è. Trovatemi piuttosto una mamma che al giorno d'oggi non ha in rubrica il cellulare della maestra che accompagna gli alunni in gita scolastica (al Cadore poi?).
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[+] che meraviglia la banalità
(di leo grimaldi)
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cara93
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domenica 28 ottobre 2012
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pessimo
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ispirato al romanzo omonimo di Ammaniti del 2010, trascinando nel suo nuovo progetto due nuovi nomi nel cinema contemporaneo: Jacopo Olmo Antinori e Tea Falco. Lorenzo è un quattordicenne con problemi nel relazionarsi con i suoi coetanei e per questo va da uno psicologo che dovrebbe "curarlo". Olivia è invece la sorellastra di Lorenzo, venticinquenne, tossicodipendente, che cerca di ripulirsi ed è in piena crisi d'astinenza.
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ispirato al romanzo omonimo di Ammaniti del 2010, trascinando nel suo nuovo progetto due nuovi nomi nel cinema contemporaneo: Jacopo Olmo Antinori e Tea Falco. Lorenzo è un quattordicenne con problemi nel relazionarsi con i suoi coetanei e per questo va da uno psicologo che dovrebbe "curarlo". Olivia è invece la sorellastra di Lorenzo, venticinquenne, tossicodipendente, che cerca di ripulirsi ed è in piena crisi d'astinenza. Si ritrovano insieme, in una cantina, a convivere col loro "mal di mondo"; entrambi infatti, rifiutano la società : Lorenzo scappa da essa, preferendo la solitudine, Olivia, dopo essersi fatta distruggere, cerca di rinascere da sola. Entrambi cercano la guarigione nella solitudine. Eppure ecco la sorpresa : ambedue trovano la propria cura non nella solitudine, come credevano, ma nell'aiutarsi reciproco, nella "coppia". Raccontata un po qual'è la trama , non mi rimane che dire che le aspettative di questo film (avendo letto il libro) mi hanno davvero davvero illusa. Nel complesso un film molto pesante.
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funambolo
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giovedì 1 novembre 2012
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il ritorno al cinema, e il ritorno a casa.
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Tutte le critiche e i commenti al nuovo film di Bertolucci partono con la sua situazione attuale: costretto su una sedia a rotelle. Noi italiani, popolo di sentimentalisti e romanticoni, siamo sempre i primi a zuccherare il normale corso della vita di un uomo come tanti e non credo che al maestro importi così tanto leggere sulla sua malattia e situazione: anche perchè ci sono registi che fanno il cinema e dirigono gli attori senza mai alzare un dito.
Ma parlando del film "IO E TE" annoia e delude le aspettative di un pubblico affezionato ai lavori di Bertolucci. Una storia ridotta all'osso, attori macchiette che fanno il verso alla drogata e al bambino solitario.
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Tutte le critiche e i commenti al nuovo film di Bertolucci partono con la sua situazione attuale: costretto su una sedia a rotelle. Noi italiani, popolo di sentimentalisti e romanticoni, siamo sempre i primi a zuccherare il normale corso della vita di un uomo come tanti e non credo che al maestro importi così tanto leggere sulla sua malattia e situazione: anche perchè ci sono registi che fanno il cinema e dirigono gli attori senza mai alzare un dito.
Ma parlando del film "IO E TE" annoia e delude le aspettative di un pubblico affezionato ai lavori di Bertolucci. Una storia ridotta all'osso, attori macchiette che fanno il verso alla drogata e al bambino solitario. Personaggi senza spessore: una siciliana che è quasi contenta di drogarsi mentre barcolla e vomita in una cantina, e un ragazzo brufoloso - ma con un fisico quasi da palestrato - ricco da far schifo con una bella casa al centro dei Parioli che decide di chiudersi in una graziosissima cantina - che a Roma affitterebbero come casa da studenti a 1500 euro - non perchè senta il disagio del mondo etc etc, ma semplicemente perché così gli va. L'avrà rinchiuso Bertolucci per farne un film? Mah!
Se Bertolucci ritorna al cinema, la gente ritorna a casa pensando di non tornarci mai più al cinema, stanca di vedere lavori totalmente mediocri di un Cinema Italiano che non ci rappresenta e non rappresenta più niente. Voce ai giovani e al loro cinema!!!
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