donni romani
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martedì 1 maggio 2012
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il lato oscuro dei supereroi
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Tre giovani reduci da un rave trovano un cratere in un bosco al cui interno si trova una pietra che emette strani bagliori. Sembrerebbe solo un' avventura notturna, ma i tre giovani dal giorno successivo al ritrovamento scopriranno di avere strani poteri fisici legati alla telecinesi e man mano si dovranno confrontare con la loro nuova condizione. Apparentemente la trama è quella di tanti altri film in cui un gruppo di giovani ha a che fare con esperienze fisiche e psicologiche disturbanti, ma l'ottica del film di Trank (sceneggiato con Max Landis) non è quella epica e avventurosa di altre pellicole simili, ma quella dell'approfondimento delle psicologie dei tre giovani, soprattutto Andrew, il più fragile dei tre, emarginato e solitario, che conosciamo all'inizio del film attraverso le riprese della sua telecamera, una sorta di coperta di Linus con cui si difende dalla cattiveria dei compagni di scuola che lo prendono in giro e non lo considerano.
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Tre giovani reduci da un rave trovano un cratere in un bosco al cui interno si trova una pietra che emette strani bagliori. Sembrerebbe solo un' avventura notturna, ma i tre giovani dal giorno successivo al ritrovamento scopriranno di avere strani poteri fisici legati alla telecinesi e man mano si dovranno confrontare con la loro nuova condizione. Apparentemente la trama è quella di tanti altri film in cui un gruppo di giovani ha a che fare con esperienze fisiche e psicologiche disturbanti, ma l'ottica del film di Trank (sceneggiato con Max Landis) non è quella epica e avventurosa di altre pellicole simili, ma quella dell'approfondimento delle psicologie dei tre giovani, soprattutto Andrew, il più fragile dei tre, emarginato e solitario, che conosciamo all'inizio del film attraverso le riprese della sua telecamera, una sorta di coperta di Linus con cui si difende dalla cattiveria dei compagni di scuola che lo prendono in giro e non lo considerano. La reazione iniziale di euforia e di invincibilità (tipica fra l'altro di ogni ragazzo di diciotto anni indipendentemente dai superpoteri) lascerà presto lo spazio alla voglia di vendicarsi di chi lo ha fatto soffrire, di prendersi la rivincita su chi ha osato criticarlo e qui il film diventa interessante e solido, perchè in quella furia distruttrice di Andrew, così caotica e e disordinata, così incapace di giusta misura e buon senso, ritroviamo tutta la fragilità degli adolescenti di fronte alla vita, i comportamenti eccessivi del branco, le esplosioni incontrollate di violenza, la mancanza di autocontrollo ed obiettività di giudizio. e ritroviamo la solitudine di chi non trova nella famiglia e nella scuola un punto di riferimento, un "adultità" cui chiedere consiglio o anche solo da cui prendere esempio. C'è molta società contemporanea in questa realtà fantascientifica, c'è l'inquietudine di chi si trova ad affontare un cambiamento improvviso (i poteri di telecinesi che trasformano i ragazzi in altro dal loro status abituale sono metafora dei cambiamenti devastanti e destabilizzanti che l'adolescenza in quanto passaggio dall'infanzia all'età adulta porta con sè) e la sofferenza che Andrew nasconde dietro la telecamera è quella stessa che tanti giovani provano nel confronto con coetanei e che tentano di scacciare magari spacciandosi per altro da ciò che sono nel mondo virtuale delle chat e dei social networks. Film di effetti e di azione ad una prima lettura, ma di profonda analisi e di riflessione man mano che ci avventura nella mente sempre più alienata di Andrew, film che lascia allo spettatore la sensazione che crescere significhi soprattutto imparare a controllare i propri istinti, a gestire le emozioni, ad ascoltare gli altri, cosa che, la cronaca ci insegna, è sempre un'avventura oscura e spesso fallimentare, proprio perchè troppo spesso gli adolescenti si trovano di fronte quasi infinite possibilità (qui rappresentati dai superpoteri ma facilmente riconoscibili nelle tante libertà che un giovane si trova a poter avere, da quella sessuale a quella comportamentale a quella estetica) ma che poi non è quasi mai in grado di gestire adeguatamente perchè gli mancano l'esperienza e il supporto di chi dovrebbe fornirli (il padre quasi sempre ubriaco di Andrew e la madre morente sono metafora profonda dell'assenza di ogni figura autoriale). Perfettamente in parte i tre giovani interpreti, survoltati e adrenalinici quanto basta per farci partecipi della loro euforia e profondamente segnati nel finale, quando la spensieratezza dell'adolescenza è solo un ricordo lontano e la rabbia di Andrew l'unica emozione rimasta. Peccato solo aver lasciato ampio spazio alla fase di gioco e di sperimentazione dei superpoteri, far scivolare il film nel ritmo scatenato di un film adolescenziale, cosa di cui una così sensibile analisi della gioventù avrebbe potuto tranquillamente fare a meno, ma si sa, sono gli adolescenti che frequentano le sale cinematografiche e una ventina di minuti di scene scatenate e a ritmo vertiginoso sono un bell'appeal. Speriamo che la successiva amara riflessione sull'adolescenza li coinvolga ugualmente.
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(di deja55)
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babis
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martedì 15 maggio 2012
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il fragile superpredatore
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La storia è quella di tre liceali, uno dei quali vive in famiglia una situazione di profondo disagio a causa della madre ammalata e del padre alcolizzato, che, durante un rave party, trovano, nel sottosuolo, un materiale particolare, che ocnferisce loro poteri da supereroi: possono spostare gli oggetti e le persone, ed, ovviamente, loro stessi possono andare dovunque. Questi superpoteri, nelle loro mani, però, vengono usati non certo per salvare o aiutare il prossimo, ma con altri scopi. Ed Andrew, il più fragile di loro, finirà per soccombere ai superpoteri, nel tentativo di risolvere la sua angoscia interiore.
A parer mio la storia è davvero straordinaria, perchè, per una volta, il protagonista principale è un personaggio estremamente negativo, interpretato da un attore sconosciuto, ma molto bravo nel calarsi nella parte; le riprese, poi, trasmettono questo pesante senso di angoscia, che culmina nella scena finale, un vero capolavoro cinematorgrafico e di effetti speciali.
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La storia è quella di tre liceali, uno dei quali vive in famiglia una situazione di profondo disagio a causa della madre ammalata e del padre alcolizzato, che, durante un rave party, trovano, nel sottosuolo, un materiale particolare, che ocnferisce loro poteri da supereroi: possono spostare gli oggetti e le persone, ed, ovviamente, loro stessi possono andare dovunque. Questi superpoteri, nelle loro mani, però, vengono usati non certo per salvare o aiutare il prossimo, ma con altri scopi. Ed Andrew, il più fragile di loro, finirà per soccombere ai superpoteri, nel tentativo di risolvere la sua angoscia interiore.
A parer mio la storia è davvero straordinaria, perchè, per una volta, il protagonista principale è un personaggio estremamente negativo, interpretato da un attore sconosciuto, ma molto bravo nel calarsi nella parte; le riprese, poi, trasmettono questo pesante senso di angoscia, che culmina nella scena finale, un vero capolavoro cinematorgrafico e di effetti speciali. Inoltre, al termine, lo spettatore si pone, almeno io mi sono posta, tante domande del tipo "E se toccasse a me?". Sinceramente, uno dei film più belli che ho visto in questa stagione.
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blacky
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sabato 19 maggio 2012
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bella sorpresa
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Tre stelle piene fino all'orlo per la creatura di Josh Trank che ieri sera mi ha divertito e appassionato moltissimo. Laddove parecchi registi sfornano film con eroi dotati di abilità e poteri che vanno al di là della propria immaginazione, ecco un film in cui troviamo personaggi dotati di suddette capacità, ma che con l'eroismo non c'entrano nulla. E' il caso di Andrew, Matt e Steve tre ragazzi completamente diversi fra loro, che tutto ad un tratto scoprono di essere diventati come i personaggi di un fumetto. Ma se per Peter Parker da un grande potere derivano grandi responsabilità, per il nostro trio deriva solo una fonte di divertimento, sballo e per uno di loro anche di più. La scelta del "found footage" o "mockumentary" se si vuole, è stata davvero azzeccata per introdurre in un contesto realistico ciò che prima era esistente per lo più in ambito fumettistico.
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Tre stelle piene fino all'orlo per la creatura di Josh Trank che ieri sera mi ha divertito e appassionato moltissimo. Laddove parecchi registi sfornano film con eroi dotati di abilità e poteri che vanno al di là della propria immaginazione, ecco un film in cui troviamo personaggi dotati di suddette capacità, ma che con l'eroismo non c'entrano nulla. E' il caso di Andrew, Matt e Steve tre ragazzi completamente diversi fra loro, che tutto ad un tratto scoprono di essere diventati come i personaggi di un fumetto. Ma se per Peter Parker da un grande potere derivano grandi responsabilità, per il nostro trio deriva solo una fonte di divertimento, sballo e per uno di loro anche di più. La scelta del "found footage" o "mockumentary" se si vuole, è stata davvero azzeccata per introdurre in un contesto realistico ciò che prima era esistente per lo più in ambito fumettistico. Il film appassiona perchè i tre giovani sono analizzati molto bene nel loro carattere e soprattutto nei loro desideri: Steve è senza dubbio il più fortunato, ha una vita fatta di feste e vuole perfino intraprendere una carriera politica, aggiungendo che ora diventa anhce un telecineta, ecchecavolo vuoi di più? Matt rifacendosi ai filosofi Schopenhauer e Jung pensa che nella vita non esista una dimensione nella quale si possa trovare la felicità, anche se lui sa bene chi potrebbe portarlo ad un bellissimo equilibrio. Andrew invece essendo un emarginato di prima categoria vede nei suoi nuovi poteri un punto d'appoggio al quale tenersi saldo per non cadere nell'abbisso di squallore che è la sua vita. Non sarà sufficiente, i poteri uniti alla sua incontrollabile voglia di riscatto porteranno la situazione ad un caos finale diretto da Trank in maniera esemplare.
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magpbi
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sabato 2 giugno 2012
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filosofico, esistenziale. fa pensare. attualissimo
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A me è piaciuto e, nell’apparente banalità del racconto, mi ha fatto riflettere. Provo a dire perché.
La grandezza del film – a mio avviso – sta nella domanda di fondo e la conseguente risposta del regista: Tutti noi vorremmo avere (sogniamo a occhi aperti) dei poteri eccezionali, speciali (sovrumani, soprannaturali?) per poter salvare il mondo, ma ogni potere, proprio perché potere (e non servizio, ma se è servizio non è potere!) non può che distruggere sia chi lo porta, sia chi ne è il destinatario. La tesi di fondo insomma è che il potere ha in sé dinamiche proprie che distruggerebbero (distruggono), sia il salvatore che il salvato! Alla faccia delle battute furbe di Andreotti: il potere logora sempre e comunque!
La prova? ci facciamo del male quotidianamente con quei piccoli poteri (normali) che già possediamo.
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A me è piaciuto e, nell’apparente banalità del racconto, mi ha fatto riflettere. Provo a dire perché.
La grandezza del film – a mio avviso – sta nella domanda di fondo e la conseguente risposta del regista: Tutti noi vorremmo avere (sogniamo a occhi aperti) dei poteri eccezionali, speciali (sovrumani, soprannaturali?) per poter salvare il mondo, ma ogni potere, proprio perché potere (e non servizio, ma se è servizio non è potere!) non può che distruggere sia chi lo porta, sia chi ne è il destinatario. La tesi di fondo insomma è che il potere ha in sé dinamiche proprie che distruggerebbero (distruggono), sia il salvatore che il salvato! Alla faccia delle battute furbe di Andreotti: il potere logora sempre e comunque!
La prova? ci facciamo del male quotidianamente con quei piccoli poteri (normali) che già possediamo.
Questo film insomma smonta la logica che presiede alla creazione del "Supereroe", di ogni supereroe… di ogni idea di un dio che usi il suo potere per cambiare il corso malvagio della storia: La renderebbe peggiore!
Assolutamente da non perdere. Da cineforum. Per far riflettere – ad esempio – su come l’impotenza di Dio che si manifesta in Gesù Cristo sia l’unico vero modo (anche per Dio) di sradicare alla radice ogni Potere. Compreso il proprio (o meglio quello che gli attribuiamo e che invece non ha e non vuole avere!).
Solo per questo, le 5 stelle se le merita tutte!
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giacomogabrielli
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venerdì 15 giugno 2012
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cronaca di un mezzo capolavoro. ****1/2
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Un orgasmo di azione, thriller, fantascienza e horror, per questo quasi-capolavoro prodotto senza tantissimi soldi e che a mio parere ha creato un ulteriore modo di girare ed interpretare i reality movie (o mokumentary). Il figlio di John Landis, Max, si cimenta nella scrittura di un grande film, dalle stupende trovate e dai risvolti geniali. Un film morboso sin dall'inizio, quando entriamo nella vita di Andrew Detmer, il protagonista infine cattivo, martoriato dal violento comportamento del padre e dai problemi adolescenziali. Poi abbiamo i due co-protagonisti che non mancano di altrettanta bellezza e potenza, grazie ad un mix di colpi di scena che accompagnano lo sviluppo dei loro personaggi con grande capacità.
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Un orgasmo di azione, thriller, fantascienza e horror, per questo quasi-capolavoro prodotto senza tantissimi soldi e che a mio parere ha creato un ulteriore modo di girare ed interpretare i reality movie (o mokumentary). Il figlio di John Landis, Max, si cimenta nella scrittura di un grande film, dalle stupende trovate e dai risvolti geniali. Un film morboso sin dall'inizio, quando entriamo nella vita di Andrew Detmer, il protagonista infine cattivo, martoriato dal violento comportamento del padre e dai problemi adolescenziali. Poi abbiamo i due co-protagonisti che non mancano di altrettanta bellezza e potenza, grazie ad un mix di colpi di scena che accompagnano lo sviluppo dei loro personaggi con grande capacità. La regia di un giovanissimo Trank è a dir poco geniale, che appunto quasi reinventa un nuovo stile di film-realtà. Le vicende che pian piano si susseguono prendono sempre di più incollando lo spettatore di minuto in minuto sempre più alla poltrona. Violento, pazzesco ed infine fantastico, grazie anche ad effetti speciali sfruttati con intelligenza senza mai sforare nell'esagerato, rendendo il tutto ancor più vero. Bellissima la scena della scoperta del 'buco misterioso'. La degenerazione del personaggio interpretato da Dane DeHaan, reduce dalla serie 'True Blood', è portata sullo schermo in una maniera così ben studiata e reale da far accapponare la pelle. L'ultima parte è secondo me il pezzo forte di tutto, sorprendendo ancor di più grazie a sequenze inimmaginabili fino a qualche istante prima. Il finale in parte aperto fa sorgere il dubbio di un possibile futuro (speriamo non troppo) sequel. CRONACA DI UN MEZZO CAPOLAVORO ****1/2
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cinestabe
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domenica 13 marzo 2016
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chronicle _ un film sui supereroi?
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La vita di Andrew Detmer non è certo tra le più invidiabili: viene
continuamente maltrattato a casa, a scuola e nel suo vicinato; suo
padre è costantemente ubriaco ed aggressivo; sua madre è
gravemente malata. E' un ragazzo solo, che trova un "rifugio"
mentale e fisico in una videocamera, con la quale riprende
ogni singolo momento delle sue giornate. Il suo unico amico è suo
cugino Matt Garetty, che preferisce di gran lunga il divertimento
allo studio. Una sera, Matt, invita Andrew ad un Rave Party.
Detmer, durante la festa, dopo essere stato preso di mira
da un bullo per aver filmato la ragazza di quest'ultimo, si ritrova
in lacrime per la sua vita indiscutibilmente disastrosa e per la sua
totale incapacità di difendersi.
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La vita di Andrew Detmer non è certo tra le più invidiabili: viene
continuamente maltrattato a casa, a scuola e nel suo vicinato; suo
padre è costantemente ubriaco ed aggressivo; sua madre è
gravemente malata. E' un ragazzo solo, che trova un "rifugio"
mentale e fisico in una videocamera, con la quale riprende
ogni singolo momento delle sue giornate. Il suo unico amico è suo
cugino Matt Garetty, che preferisce di gran lunga il divertimento
allo studio. Una sera, Matt, invita Andrew ad un Rave Party.
Detmer, durante la festa, dopo essere stato preso di mira
da un bullo per aver filmato la ragazza di quest'ultimo, si ritrova
in lacrime per la sua vita indiscutibilmente disastrosa e per la sua
totale incapacità di difendersi. Quand'ecco che viene raggiunto da
Steve Montgomery, uno tra gli studenti più popolari di tutto il
liceo, che lo invita ad andare a vedere e filmare, insieme a lui e a
Matt, una cosa "incredibile" che hanno trovato nella foresta.
Girato con un budget non particolarmente alto, CHRONICLE è un film
strepitoso, capace di dare profondità non solo ai temi che tratta, ma anche ai
protagonisti della vicenda che narra. Trank ha fatto un lavoro davvero grandioso
come regista, soprattutto perché è stato capace di passare da un genere ad un
altro in maniera fluida, per nulla scontata, riuscendo ad assemblare perfettamente il
Dramma e la Commedia con la Fantascienza ed il Fantasy. Max Landis (figlio dello
storico cineasta John Landis), invece, scrivendo (insieme al giovane regista) e sceneggiando
il suddetto film, è riuscito a fare un lavoro letteralmente ineccepibile. E' stato capace di rendere
plausibile l'elemento che scatena i "poteri" nei tre protagonisti, senza dare inutili spiegazioni
al riguardo; e ha creato tre personaggi reali e più attuali che mai, con i quali è
facile entrare in empatia e facili, dunque, da comprendere (o, nelle parti più dure della
Pellicola, da commiserare): Andrew, Dane Dehaan, è il classico ragazzo problematico;
Matt, Alex Russell, piace a tutti, adora la filosofia ed è innamorato di una ragazza;
Steve, Michael B. Jordan, è un giocatore di football ed è un buonissimo ragazzo.
Il lavoro migliore, secondo me, è stato fatto sugli effetti che hanno avuto i "Superpoteri" sui
ragazzi che se ne sono impossessati, elemento che ha reso il film ancor più realistico e
coinvolgente, dimostrando quanto sarebbe difficile, per non dire impossibile, mantenere
il controllo di un potere come la Telecinesi. La prima domanda che mi è balenata nella
mente, è stata "come può, un ragazzo normale, controllare alla perfezione un potere
così forte?", mentre la seconda è stata "e se quel potere venisse utilizzato per scopi
discutibili?". Ebbene, le risposte a quelle due domande vengono date proprio dal film
stesso, con una maturità ed una crudezza tali da far dimenticare persino i Supereroi più
controversi tra quelli più celebri. Ma non bisogna dimenticare che CHRONICLE non è
un film che parla di Supereroi. Anzi, parla di ragazzi normalissimi che si vedono costretti
ad affrontare (ognuno a proprio modo) qualcosa che va ben oltre quelle che erano, in
precedenza, le loro capacità psicofisiche.
In conclusione, si tratta di una Pellicola destinata a divenire
un Cult, senza se e senza ma. Accostabile solamente
all'Anime di culto degli anni '80 AKIRA (che viene citato
in più scene) e al recente Capolavoro Italiano LO
CHIAMAVANO JEEG ROBOT (per via della crudezza
con cui vengono trattati i "Superpoteri" in un contesto realistico).
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blackredblues
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martedì 31 luglio 2012
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epistassi e superomistica sintassi.
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C'era bisogno della mia recensione?! No. Però mi va di farla ugualmente o almeno di provarci ;-)
Come al solito (tranne alcune eccezioni) nè grido al miracolo nè parlo di questo film come se mi avesse rovinato la vita in modo irrimediabile.
La trama è molto lineare e basic: tre ragazzi si ficcano nel sottuosuolo e li trovano e toccano materia con buona probabilità aliena. L'esposizione a ciò darà loro dei superpoteri di stampo telecinetico. Rispetto allo stesso evento significativo, nel dipanarsi della storia, vedremo delle reazioni diverse nella gestione dei superpoteri (coerentemente con le diverse personalità dei tre ragazzi).
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C'era bisogno della mia recensione?! No. Però mi va di farla ugualmente o almeno di provarci ;-)
Come al solito (tranne alcune eccezioni) nè grido al miracolo nè parlo di questo film come se mi avesse rovinato la vita in modo irrimediabile.
La trama è molto lineare e basic: tre ragazzi si ficcano nel sottuosuolo e li trovano e toccano materia con buona probabilità aliena. L'esposizione a ciò darà loro dei superpoteri di stampo telecinetico. Rispetto allo stesso evento significativo, nel dipanarsi della storia, vedremo delle reazioni diverse nella gestione dei superpoteri (coerentemente con le diverse personalità dei tre ragazzi). La sostanza è sempre la stessa, quella sintetizzata molto bene nella frase dello zio Ben (vedi Spider-Man) ovvero: "Ricordati che da grandi poteri derivano grandi resppnsabilità".
Alcuni sembrano aver letto e imparato molto bene la lezione dell'Uomo Ragno, altri invece pur avendo letto hanno assimilato con più efficacia la lezione di Goblin (mi sarebbe piaciuto dire di Magneto ma non centrerebbe molto col fumetto di Spider-Man).
Tutto girato fingendo un collage di riprese di diversa origine (sempre amatoriali) come camera a mano (usata da uno dei protagonisti), riprese televisive e camere a circuito chiuso...non ricordo più ciò che volevo dire. Cambio argomento.
Che cosa mi è piaciuto? Mi è piaciuta la prima parte (quella meno apocalittica e più di relazione), quella in cui vedi tre ragazzi molto diversi stringere un forte amicizia e senso di "communion" prorpio grazie alla condivisione di un segreto (quello dei superpoteri). Altra cosa che ho apprezzato è il non uso di calzamglie e armature. Fiuuuuu! Il problema è che sono fighissime subito ma dopo un anno sono vecchie e ridicole.
Che cosa non mi è piaciuto? Forse il fatto che è sempre il più nerd e il più sfigato (additato dalle filmografie spesso come quello più rabbioso e rancoroso verso la società) che alla fine sbiocca. Queste sono semplificazioni ma spesso piace pensarla così. Io personalmente conosco persone che hanno avuto molto dalla vita (bellezza, soldi, potere) eppure amano fare del male comunque, anzi...
Per quanto riguarda il titolo da me dato alla recensione capirete...se avete visto il film. :-)
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electricant
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domenica 2 febbraio 2014
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sottovalutatissimo, da non perdere.
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Credo che non sia stata colta una differenza fondamentale tra l'utilizzo del found footage fatto da quella schiera di film horror molto di moda in questi ultimi anni e l'utilizzo che della stessa tecnica viene fatto in chronicle: da una parte abbiamo un mero espediente finalizzato a dare un maggior senso di realismo alla pellicola, illudere lo spettatore sul fatto che potrebbe trattarsi di un qualcosa di realmente accaduto e quindi, in definitiva, cercare di "spaventarlo di più"; nel film in questione invece credo ci sia del vero genio. In Chronicle il confine tra regista e personaggio viene ridotto al minimo: chiunque tenga in mano una telecamera diventa colui che racconta la storia dal suo punto di vista, e questo vale in particolare, naturalmente, per Andrew, la cui solitudine e frustrazione viene raccontata proprio attraverso la sua ferrea volontà di introdurre una telecamera all'interno della sua vita, come se questa rappresentasse una possibilità di venire ascoltato nonostante la sua mancanza di amici o di una figura familiare stabile.
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Credo che non sia stata colta una differenza fondamentale tra l'utilizzo del found footage fatto da quella schiera di film horror molto di moda in questi ultimi anni e l'utilizzo che della stessa tecnica viene fatto in chronicle: da una parte abbiamo un mero espediente finalizzato a dare un maggior senso di realismo alla pellicola, illudere lo spettatore sul fatto che potrebbe trattarsi di un qualcosa di realmente accaduto e quindi, in definitiva, cercare di "spaventarlo di più"; nel film in questione invece credo ci sia del vero genio. In Chronicle il confine tra regista e personaggio viene ridotto al minimo: chiunque tenga in mano una telecamera diventa colui che racconta la storia dal suo punto di vista, e questo vale in particolare, naturalmente, per Andrew, la cui solitudine e frustrazione viene raccontata proprio attraverso la sua ferrea volontà di introdurre una telecamera all'interno della sua vita, come se questa rappresentasse una possibilità di venire ascoltato nonostante la sua mancanza di amici o di una figura familiare stabile. Il modo in cui Andrew gestisce le inquadrature tramite la sua telecinesi è eccezionale, come è eccezionale la naturalezza e la genialità con la quale la tecnica del found-footage viene sposata alle esigenze narrative (notate nella parte centrale, in cui i tre amici sperimentano i loro poteri, come la telecamera di Andrew diventi un elemento essenziale della loro amicizia, e quindi importante tanto come elemento interno al film quanto, naturalmente, mezzo per girarlo). La trama è semplicissima e riprende molto da vicino le opere apocalittiche di Otomo (cito Akira e Steamboy), con un incipit molto tranquillo che volge verso la tragedia e la devastazione nel giro di un'ora e mezza, con il protagonista che perde il controllo sulle sue capacità sovrumane e distrugge tutto. Una storia vecchia come il mondo, ma che su di me ha esercitato sempre un grande fascino, e che raccontata in questo modo incredibile è riuscita a meravigliarmi ed emozionarmi per tutta la durata del lungometraggio. L'unica pecca a parer mio è la storia d'amore tra Matt e la ragazza bionda, piuttosto inutile e mal sviluppata, ma che comunque ruba pochi minuti all'interno del film, che resta una perla da non perdere. SOttovalutatissimo.
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ilaria pasqua
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lunedì 13 ottobre 2014
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una sorpresa
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Mat, Andrew e Steve sono tre adolescenti dai caratteri molto diversi. Ognuno di loro affronta le sue giornate scolastiche e tutto il mondo di amicizie che li circonda diversamente, chi è più chiuso, chi molto aperto, fino al giorno in cui si ritrovano coinvolti in una situazione che ha degli sviluppi incredibili: di colpo sviluppano capacità telecinetiche, possono spostare oggetti, sono forti, e possono persino volare. Dicendola con gergo fumettistico: hanno i superpoteri!
Ma le cose si complicano in maniera quasi irreparabile.
Chronicle è stato una gran sorpresa. Non è facile catalogarlo perché non è un film di supereroi, non ci sono costumi, né riferimenti al mondo fumettistico, ma non è nemmeno solo un film di formazione di adolescenti e per adolescenti.
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Mat, Andrew e Steve sono tre adolescenti dai caratteri molto diversi. Ognuno di loro affronta le sue giornate scolastiche e tutto il mondo di amicizie che li circonda diversamente, chi è più chiuso, chi molto aperto, fino al giorno in cui si ritrovano coinvolti in una situazione che ha degli sviluppi incredibili: di colpo sviluppano capacità telecinetiche, possono spostare oggetti, sono forti, e possono persino volare. Dicendola con gergo fumettistico: hanno i superpoteri!
Ma le cose si complicano in maniera quasi irreparabile.
Chronicle è stato una gran sorpresa. Non è facile catalogarlo perché non è un film di supereroi, non ci sono costumi, né riferimenti al mondo fumettistico, ma non è nemmeno solo un film di formazione di adolescenti e per adolescenti.
È qualcosa di meglio di tutto questo. Parla di diversità, di emarginazione. Il vero protagonista è Andrew, interpretato splendidamente da Dane DeHaan (ultimamente visto un po’ dappertutto, soprattutto nel ruolo di Harry in The Amazing Spider Man 2), un ragazzo brillante e solitario, tenuto lontano dai suoi coetanei, ma non solo, ha anche una situazione familiare complessa e molto triste.
L’unica cosa con cui riempie le sue giornate è la sua videocamera che lo aiuta a sopravvivere ponendo quasi una barriera tra lui e il mondo. Quando acquisterà quei poteri arriverà il riscatto. Carico di una rabbia repressa accumulata nel corso degli anni finirà per perdere il controllo, con coscienza, rendendosi perfettamente conto della portata di questa cosa, del male che può fare. Al contrario i suoi due nuovi amici, colpiti dallo stesso straordinario avvenimento, sin da subito prendono la cosa seriamente, con responsabilità, cercando di riportare indietro Andrew. Il ragazzo però si scontra ancora una volta con l’incomprensione, non riesce a entrare in contatto con chi lo circonda, accecato com’è e niente riuscirà a fargli cambiare idea.
La scelta della videocamera a spalla, quindi dello stile mockumentary è a dir poco azzeccata. Il basso budget della produzione non si nota affatto, il risultato è notevole e raggiunge una profondità che manca ai film di supereroi solitamente dal tono leggero o almeno più spensierato. Qui c’è molta introspezione, il rapporto di Andrew con il mondo prima e dopo il suo nuovo potere è reso benissimo, c’è una bella evoluzione e il film non manca di ritmo. Da menzionare la scena di combattimento notturna al centro di Seattle.
In conclusione Chronicle è, e non con poca sorpresa, un piccolo gioiello che merita una visione.
Recensione pubblicata originariamente su: www.ilariapasqua.net
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dave san
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mercoledì 23 settembre 2015
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the blair heroes project
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Sembrerebbe che i Fantastici 4 non abbia fatto breccia nei cuori di critica e pubblico. Nondimeno lo stesso regista confezionò nel 2012, un altro super-hero movie e quella volta aveva fatto centro. Per questa ragione mi limiterei a lodare il primo genito. Appena rivisto e nuovamente apprezzato. Tre ragazzotti, amici e parenti, s’incontrano ad una festa e si dirigono nel bosco verso una fossa misteriosa. Ognuno di loro risponde a una tipologia sociale e caratteristica delle classi medie (americana in questo specifico caso). Dopo avere avuto un incontro ravvicinato con la strana cosa all’interno della cavità, i tre si ritrovano super speciali. Immaginatevi tre compari: non astronauti, non inquirenti o malvagi di turno.
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Sembrerebbe che i Fantastici 4 non abbia fatto breccia nei cuori di critica e pubblico. Nondimeno lo stesso regista confezionò nel 2012, un altro super-hero movie e quella volta aveva fatto centro. Per questa ragione mi limiterei a lodare il primo genito. Appena rivisto e nuovamente apprezzato. Tre ragazzotti, amici e parenti, s’incontrano ad una festa e si dirigono nel bosco verso una fossa misteriosa. Ognuno di loro risponde a una tipologia sociale e caratteristica delle classi medie (americana in questo specifico caso). Dopo avere avuto un incontro ravvicinato con la strana cosa all’interno della cavità, i tre si ritrovano super speciali. Immaginatevi tre compari: non astronauti, non inquirenti o malvagi di turno. Tre tizi tra i 16 e i 20 circa che acquisissero super poteri. Che cosa potrebbero fare? Anche loro per un pò si divertiranno. Non trascorrerà molto però perché siano costretti a riflettere seriamente sulla situazione. Affrontando inoltre pressanti effetti collaterali. Il tutto è costruito con realismo indovinato: una veste da teen-movie, ma con tinte più viscerali. La sigla di chiusura del film è fortemente “shoegaze”. I film di super eroi hanno sempre qualcosa di epico, nell’accezione più solare (e corale) del termine. Persino la Gotham del Cavaliere Oscuro ha un che di fastoso; seppure con personaggi e atmosfere notturni. Il film di Josh Trank, invece, non segue quelle regole. Strizza l’occhio a Cloverfield e The Blair Witch Project. Che sia per motivi di budget o estetici, la scelta del cineasta non differenzia il valore del lavoro. Descrive con naturalismo e spettacolarità credibili, tre giovani “smiths” con poteri distruttivi per le mani. I super eroi di Chronicle saltano, volano e colpiscono senza costumi, apparecchi tecnologici, aure di luce o raggi fluorescenti (tranne nell'epilogo effettivamente). Avrebbe potuto uscirne una pellicola 'trash' e invece il film è autosufficiente, come opera artistica e insieme come prodotto d’intrattenimento. Ciò in questo caso basta per rendere originale il lungometraggio e differenziarlo dai format tradizionali, riusciti e non.
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