elgatoloco
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lunedì 12 ottobre 2020
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argo film antidocumentario
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Dopo la visione di"Argo"(Ben Affleck, tratto da un libro dell'ex-agente segreto USA Tony Mendez , sceneggiatura di Chris Terrio, 2012)siamo decisamente affascinati, sia dal ritmo straordinario, sia dal"golpe"(la volpe, ho citato il lemma machiavelliano)del controspionaggio dell'imperialismo USA(beninteso nella giusta visione si Affleck, sempre critico rispetto all'imperialismo USA), che, per liberare i membri dell'ambasciata USA a Teheran che sono ostaggio (parliamo di fine anni 1970.inizio anni 1980)del regime khomeinista, s'inventano un film(inutile qui, o quasi, ribadire che il playing the play è qui onnipresnete, ovviamente o meglio ancora è proprio quintessenzialmente nel film, lo"domina"in qualche modo, essendone ragione costitutiva)per poter sottrarre i "presos"alle grinfie di un'altra(piccola)potenza, quella appunto iranaina, da poco sottrattasi all'imperialismo yankee.
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Dopo la visione di"Argo"(Ben Affleck, tratto da un libro dell'ex-agente segreto USA Tony Mendez , sceneggiatura di Chris Terrio, 2012)siamo decisamente affascinati, sia dal ritmo straordinario, sia dal"golpe"(la volpe, ho citato il lemma machiavelliano)del controspionaggio dell'imperialismo USA(beninteso nella giusta visione si Affleck, sempre critico rispetto all'imperialismo USA), che, per liberare i membri dell'ambasciata USA a Teheran che sono ostaggio (parliamo di fine anni 1970.inizio anni 1980)del regime khomeinista, s'inventano un film(inutile qui, o quasi, ribadire che il playing the play è qui onnipresnete, ovviamente o meglio ancora è proprio quintessenzialmente nel film, lo"domina"in qualche modo, essendone ragione costitutiva)per poter sottrarre i "presos"alle grinfie di un'altra(piccola)potenza, quella appunto iranaina, da poco sottrattasi all'imperialismo yankee. Siamo in un vero e proprio"antidocumentario", in quanto dei fatti(anzi, potremmo dire, degli eventi reali, appunto documentati, a partire dall'esperienza di Mendez, che è protagonista del fim, precisamente interpretato da Affleck, che qui si"sdoppia"molto efficacemente quale regista)reali vengono narrati in una fiction che è solo nominalmente tale. Risorge, dunque, il dubbio su che cosa sia realtà e che cosa finzione, senza escludere il"tertium"(che qui, dunque, datur)per cui una dicotomia così netta, almeno nel nostro tempo, non abbia più senso... Oppure?Certo rimane la doppia considerazione sul valore simbolico della presa in ostaggio e della lbierazione(qui non vorrei entrare nel dettaglio delle scelte, che ognuno fa anche a partire anche e soprattutto a partire dalla propria Weltanschauung, come dalle propre scale valoriali, dove naturalmente l'apppartenenza a una concezione./visione politica gioca un ruolo detemrinante, ineliminabile, ma anche eelementi legati alla sensibilità, al gusto, fondamento di ogni concezione estetica . Ma rimane la possibilità, anche, "semplicemente"(le virgolette non sono per nulla casuali, peraltro)che si voglia rileggere una pagina di storia che abbiamo in qualche modo"vissuto di lato"(ossia dal TG, senza prestarvi grande attenzione)che abbiamo letto o altro, in una maniera realmente"nuova". E ciò, non si dica che non è vero, è una,possibilità del tutto insperata, ricca di sviluppi importanti, per cui una volta tanto il cinema diventa un tramite conosctivo notevolissmo: Occasione più unica che solamente"rara", purtroppo. El Gato
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elgatoloco
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lunedì 12 ottobre 2020
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argo film antidocumentario
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Dopo la visione di"Argo"(Ben Affleck, tratto da un libro dell'ex-agente segreto USA Tony Mendez , sceneggiatura di Chris Terrio, 2012)siamo decisamente affascinati, sia dal ritmo straordinario, sia dal"golpe"(la volpe, ho citato il lemma machiavelliano)del controspionaggio dell'imperialismo USA(beninteso nella giusta visione si Affleck, sempre critico rispetto all'imperialismo USA), che, per liberare i membri dell'ambasciata USA a Teheran che sono ostaggio (parliamo di fine anni 1970.inizio anni 1980)del regime khomeinista, s'inventano un film(inutile qui, o quasi, ribadire che il playing the play è qui onnipresnete, ovviamente o meglio ancora è proprio quintessenzialmente nel film, lo"domina"in qualche modo, essendone ragione costitutiva)per poter sottrarre i "presos"alle grinfie di un'altra(piccola)potenza, quella appunto iranaina, da poco sottrattasi all'imperialismo yankee.
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Dopo la visione di"Argo"(Ben Affleck, tratto da un libro dell'ex-agente segreto USA Tony Mendez , sceneggiatura di Chris Terrio, 2012)siamo decisamente affascinati, sia dal ritmo straordinario, sia dal"golpe"(la volpe, ho citato il lemma machiavelliano)del controspionaggio dell'imperialismo USA(beninteso nella giusta visione si Affleck, sempre critico rispetto all'imperialismo USA), che, per liberare i membri dell'ambasciata USA a Teheran che sono ostaggio (parliamo di fine anni 1970.inizio anni 1980)del regime khomeinista, s'inventano un film(inutile qui, o quasi, ribadire che il playing the play è qui onnipresnete, ovviamente o meglio ancora è proprio quintessenzialmente nel film, lo"domina"in qualche modo, essendone ragione costitutiva)per poter sottrarre i "presos"alle grinfie di un'altra(piccola)potenza, quella appunto iranaina, da poco sottrattasi all'imperialismo yankee. Siamo in un vero e proprio"antidocumentario", in quanto dei fatti(anzi, potremmo dire, degli eventi reali, appunto documentati, a partire dall'esperienza di Mendez, che è protagonista del fim, precisamente interpretato da Affleck, che qui si"sdoppia"molto efficacemente quale regista)reali vengono narrati in una fiction che è solo nominalmente tale. Risorge, dunque, il dubbio su che cosa sia realtà e che cosa finzione, senza escludere il"tertium"(che qui, dunque, datur)per cui una dicotomia così netta, almeno nel nostro tempo, non abbia più senso... Oppure?Certo rimane la doppia considerazione sul valore simbolico della presa in ostaggio e della lbierazione(qui non vorrei entrare nel dettaglio delle scelte, che ognuno fa anche a partire anche e soprattutto a partire dalla propria Weltanschauung, come dalle propre scale valoriali, dove naturalmente l'apppartenenza a una concezione./visione politica gioca un ruolo detemrinante, ineliminabile, ma anche eelementi legati alla sensibilità, al gusto, fondamento di ogni concezione estetica . Ma rimane la possibilità, anche, "semplicemente"(le virgolette non sono per nulla casuali, peraltro)che si voglia rileggere una pagina di storia che abbiamo in qualche modo"vissuto di lato"(ossia dal TG, senza prestarvi grande attenzione)che abbiamo letto o altro, in una maniera realmente"nuova". E ciò, non si dica che non è vero, è una,possibilità del tutto insperata, ricca di sviluppi importanti, per cui una volta tanto il cinema diventa un tramite conosctivo notevolissmo: Occasione più unica che solamente"rara", purtroppo. El Gato
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fabio
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sabato 16 febbraio 2019
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quando la realtà supera la finzione
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Meritato oscar per questo film. Solido e ben fatto. Suspense assicurata per tutte le due ore che sembrano volare. Bravi interpreti e maestria tutta Hollywoodiana. La storia quando si ripete volge se stessa da tragedia in farsa. Qui invece una farsa si presenta come tragedia. Una finzione per raccontare la storia "vera" di una finzione inscenata dentro una tragedia.
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samanta
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martedì 8 maggio 2018
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argo e via ...
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Il fim è del 2012 e l'ho rivisto in TV confemando, in meglio, il giudizio positivo. Ben Affleck che aveva ricevuto l'Oscar nel 1998 per la migliore sceneggiatura originale (Genio ribelle), ricevette nel 2013 l'Oscar per il miglior film per Argo in qualità di produttore di un film di cui era anche attore e regista (alla sua terza esperienza dopo Gone Baby Gone e The Town). Il film è tratto da una storia vera la fuga di 6 diplomatici USA da Teheran nel 1980 dopo che l'ambasciata era stata occupata dai miliziani con circ 50 ostaggi ed abbastanza fedele alla realtà. La trama: la CIA cerca di fare progetti per far fuggire i 6 diplomatici che si sono rifugiati nella dimora privata dell'ambasciatore canadese, ma sono progetti irrealizzabili, un agente Tony Mendez (Ben Affleck) propone di spacciarli per una troupe cinematografica canadese che si trova per studiare la location di un film.
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Il fim è del 2012 e l'ho rivisto in TV confemando, in meglio, il giudizio positivo. Ben Affleck che aveva ricevuto l'Oscar nel 1998 per la migliore sceneggiatura originale (Genio ribelle), ricevette nel 2013 l'Oscar per il miglior film per Argo in qualità di produttore di un film di cui era anche attore e regista (alla sua terza esperienza dopo Gone Baby Gone e The Town). Il film è tratto da una storia vera la fuga di 6 diplomatici USA da Teheran nel 1980 dopo che l'ambasciata era stata occupata dai miliziani con circ 50 ostaggi ed abbastanza fedele alla realtà. La trama: la CIA cerca di fare progetti per far fuggire i 6 diplomatici che si sono rifugiati nella dimora privata dell'ambasciatore canadese, ma sono progetti irrealizzabili, un agente Tony Mendez (Ben Affleck) propone di spacciarli per una troupe cinematografica canadese che si trova per studiare la location di un film. Accettata l'idea, con l'aiuto di John Chambers (Oscar come truccatore de Il Pianeta delle scimmie) interpretatp da John Goodman e con l'aiuto di un vecchio produttore Lester Siegel (Alan Arkin) viene messa in piedi una casa di produzione (che ovviamente non farà alcun film anche se nella realtà riceverà una ventina di sceneggiature tra cui una di Steven Spielberg) con tanto di ufficio e telefono, nel film questa parte è l'occasione per prendere in giro i miti e la realtà di Hollywood.. Mendez con un passaporto canadese falso ma datogli dalle autorità canadesi va a Teheran, contatta i sei rifugiati a cui assegna false identità e professioni cinematografiche (regista, sceneggiatore, fotografo ecc.) e che l'ambasciatore del Canadà dota di 6 passaporti. Il trucco riesce e dopo una serie di peripezie sempre con il pericolo di essere smascherati, i sei fuggono dall'aeroporto di Teheran. Il film non solo è ben diretto ma scorre bene avvicendo lo spettatore, la suspence è assicurata senza ricorrere ad effettacci, all'aeroporto si susseguono gli intoppi risolti all'aultimo momento, sembra che Affleck abbia imparato la lezione di Hitchcock, che bastano pochi accorgimenti per attirare l'attenzione dello spettatore. Per di più è una storia vera e spesso la realtà supera l'immaginazione della più scatenata fantasia.Buona la recitazione, anche di Ben Affleck che di solito non è un mostro di espressività, veramente ottima l'interpretazione di John Goodman e Alan Arkin (che ebbe una nomination all'Oscar per migliore attore n.p.). Per la cronaca Tony Mendez ebbe la massima decorazione della CIA ed insieme a lui John Chambers.
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busso195
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mercoledì 4 gennaio 2017
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banalità all'americana
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Se sono questi i film da 4 stelle , io sono Stanley Kubrick . Non scherziamo , un conto sono i gusti, un conto è avere la presunzione di capire e scrivere di cinema. Lo dico senza offesa o cattiveria a chi ritiene capolavori queste americanate che neppure i bambini apprezzerebbero più di tanto.
In questo sito ho visto liquidare con 2 o 3 stelle film eccellenti di registi come Almodovar , Weir o Bergman , dei quali il film peggiore è abissalmente al di sopra di film come questo. Non scrivo l'ennesima descrizione della trama perchè è stata già pubblicata da diversi commentatori , ma ritengo questo film una "confezione" hollywoodiana senza arte ne parte, scontata e con clichè in ogni momento e situazione.
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Se sono questi i film da 4 stelle , io sono Stanley Kubrick . Non scherziamo , un conto sono i gusti, un conto è avere la presunzione di capire e scrivere di cinema. Lo dico senza offesa o cattiveria a chi ritiene capolavori queste americanate che neppure i bambini apprezzerebbero più di tanto.
In questo sito ho visto liquidare con 2 o 3 stelle film eccellenti di registi come Almodovar , Weir o Bergman , dei quali il film peggiore è abissalmente al di sopra di film come questo. Non scrivo l'ennesima descrizione della trama perchè è stata già pubblicata da diversi commentatori , ma ritengo questo film una "confezione" hollywoodiana senza arte ne parte, scontata e con clichè in ogni momento e situazione. Dialoghi di uno spessore psicologico pressochè inesistente , un tale clima di banalità e luoghi comuni e privo di emozioni autentiche non può che generare noia e disappunto, nonostante il ritmo e il montaggio siano di ottimo livello. Film inutile perchè scontato , non aggiunge o toglie nulla a quello che già sappiamo e , per le ragioni addotte, non è neppure un prodotto artistico e anche dal punto di vista dello spettacolo non stupisce . Negativo.
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busso195
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mercoledì 4 gennaio 2017
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americanata e non delle migliori
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Ribadisco la mia opinione che viene confermata ancora una volta che chi scrive le recensioni principali su questo sito quasi sempre è un dilettante in fatto di critica cinematografica . Saper decentemente scrivere non significa capire il linguaggio, l'arte e la cultura cinematografica. Direi che definire capolavoro e premiare con 4 stelle un film del genere , quando vedo spesso attribuire 2 o 3 stelle a film di valore assoluto come quelli di registi del nome di Almodovar o Weir o Bergman e altri .
E veniamo al film di cui non riporto la trama , ampiamente descritta in molte altre recensioni.
Trattasi di film hollywoodiano, neppure tanto originale e riuscito, buon ritmo , montaggio più che professionale .
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Ribadisco la mia opinione che viene confermata ancora una volta che chi scrive le recensioni principali su questo sito quasi sempre è un dilettante in fatto di critica cinematografica . Saper decentemente scrivere non significa capire il linguaggio, l'arte e la cultura cinematografica. Direi che definire capolavoro e premiare con 4 stelle un film del genere , quando vedo spesso attribuire 2 o 3 stelle a film di valore assoluto come quelli di registi del nome di Almodovar o Weir o Bergman e altri .
E veniamo al film di cui non riporto la trama , ampiamente descritta in molte altre recensioni.
Trattasi di film hollywoodiano, neppure tanto originale e riuscito, buon ritmo , montaggio più che professionale . I dialoghi e le situazioni, le sequenze narrative con estratti di notiziari tv e quant'altro sono quanto di più banale e scontato , con clichè uno dopo l'altro , che il cinema commerciale di hollywood possa aver prodotto.
Quasi piatto il livello introspettivo della psicologia dei personaggi , il livello emotivo non può decollare con una simile simulazione costruita, non c'è pathos , ritmo a iosa ma senza sentimento.
Film inutile,non reca nulla di nuovo della letteratura cinematografica . Non c'è spessore, non c'è vera vibrazione , immedesimazione, tutto "videogiocato "nella maniera più prevedibile. Un film che forse neppure i bambini credo possa apprezzare davvero.
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renato c.
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sabato 29 ottobre 2016
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da un fatto realmente accaduto!
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Non sempre films tratti da fatti realmente accaduti riescono a tenerti così incollato allo schermo con tanta suspance! Questo anche perchè ricordavo il fallito tentativo di un blitz a Teheran da parte degli Americani per liberare gli ostaggi! Ma non ricordavo minimamente di questi sei rifugiati nell'ambasciata canadese, per cui non sapevo com'era andata a finire, e la suspance c'è stata davvero! Molto in gamba Ben Affleck come regista, produttore e protagonista; l'idea di fingere di andare a Teheran a girare un film è stata fantastica! Lasciamo stare gli sfondi politici; il film non difendeva minimamente lo scià, semmai il contrario! Comunque era giusto difendere queste sei persone che avevano l'unica copla di essere cittadini am
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Non sempre films tratti da fatti realmente accaduti riescono a tenerti così incollato allo schermo con tanta suspance! Questo anche perchè ricordavo il fallito tentativo di un blitz a Teheran da parte degli Americani per liberare gli ostaggi! Ma non ricordavo minimamente di questi sei rifugiati nell'ambasciata canadese, per cui non sapevo com'era andata a finire, e la suspance c'è stata davvero! Molto in gamba Ben Affleck come regista, produttore e protagonista; l'idea di fingere di andare a Teheran a girare un film è stata fantastica! Lasciamo stare gli sfondi politici; il film non difendeva minimamente lo scià, semmai il contrario! Comunque era giusto difendere queste sei persone che avevano l'unica copla di essere cittadini americani e che con le torture dello scià non c'entravano niente e quindi è un gran sollievo vederli felicemente tornati a casa! Per gli altri sarebbe stata un po' più lunga perchè sono potuti ritornare a casa solo con la fine della presidenza Carter! Evidentemente gli Iraniani non gli hanno mai perdonato l'asilo politico allo scià ed il tentativo di blitz!
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dario
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martedì 5 gennaio 2016
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corretto
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Buoni dialoghi, regia svelta, attori in forma, Arkin su tutti. La storia è così così, condotta correttamente. Non poche superficialità. Robusto tuttavia l'insieme.
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rorschach77
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sabato 26 settembre 2015
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non un capolavoro ma.....
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non è un capolavoro ma davvero un bel film. Realista e credibile al punto giusto, tecnicamente ben fatto e ben recitato e soprattutto senza le solite esagerazioni americane che rovinano il finale. Avrei messo anche mezza stella in più....
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giorpost
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martedì 8 settembre 2015
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godibile tranne l'affleck attore e il patriottismo
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Argo (USA, 2012) racconta le vicende del rocambolesco quanto bizzarro recupero di 6 diplomatici statunitensi rifugiatisi, in Iran, presso la residenza privata del console canadese a seguito dell' assalto all' ambasciata americana di Teheran da parte dei "ribelli" nel 1979. I fatti sono reali e rappresentano la diretta conseguenza della rivoluzione iraniana.
Il film ha una sua scorrevolezza e un buon impatto visivo con discreti interpreti secondari, oltre alla caratteristica, di non poco conto, di essere tecnicamente ben diretto. E quì finiscono le note positive, in quanto proprio il regista Ben Affleck avrebbe dovuto limitarsi soltanto a dirigere questo lungometraggio, resistendo alla tentazione di interpretarlo in prima persona.
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Argo (USA, 2012) racconta le vicende del rocambolesco quanto bizzarro recupero di 6 diplomatici statunitensi rifugiatisi, in Iran, presso la residenza privata del console canadese a seguito dell' assalto all' ambasciata americana di Teheran da parte dei "ribelli" nel 1979. I fatti sono reali e rappresentano la diretta conseguenza della rivoluzione iraniana.
Il film ha una sua scorrevolezza e un buon impatto visivo con discreti interpreti secondari, oltre alla caratteristica, di non poco conto, di essere tecnicamente ben diretto. E quì finiscono le note positive, in quanto proprio il regista Ben Affleck avrebbe dovuto limitarsi soltanto a dirigere questo lungometraggio, resistendo alla tentazione di interpretarlo in prima persona. Nelle vesti dell' agente segreto Tony Mendez, Affleck offre lungo tutta la durata del film la stessa identica espressione afflitta, con soli tre accenni di sorriso, tra l' altro mal riusciti, nella parte finale; il tutto sotto una parrucca posticcia in pieno stile anni '70 ed una barba tipica di chi sa di esser bello ma che vuole a tutti i costi apparire solitario e sofferente sapendo di trovare estimatrici a vario titolo. Lasciando da parte inutili diatribe tra difensori e detrattori, credo di non offendere nessuno nel dire che Affleck è un buon sceneggiatore (insieme all' amico Damon) e un attento regista ma ha una discutibile impronta in termini di recitazione, almeno secondo miei personali quanto discutibilissimi gusti. Inoltre, essendo questa un' opera di stampo semi-patriottico, occorrono doverose precisazioni sul contesto socio-politico nel quale si muove la storia: ho chiamato "ribelli" gli studenti iraniani che, inviperiti, fecero irruzione nell' ambasciata USA dopo la nascita del movimento islamista rivoluzionario, ed il virgolettato non è casuale in quanto c'è chi li ritiene tali, ma anche chi li considera legittimi difensori del sacrosanto diritto dell' Iran di quei tempi all' autodeterminazione ed alla propria sovranità, aspetti che sono sono stati messi in discussione dalle amministrazioni americane succedutesi in quei decenni che spinsero al colpo di stato del '53 modificando l' assetto politico del Paese, offrendo anche appoggio ed aasilo politico allo Scià Mohammad Reza Pahlavi che fece disastri di ogni tipo. Nutro perplessità anche sulla rappresentazione dei militari aeroportuali di Teheran (quelli che cadono goffamente nella beffa dei fumetti scambiando i 6 fuggiaschi per appartenenti al cast di un ipotetico film fantasy da girare sul suolo iraniano), sulla colonna sonora (cosa c' entra il riff di Sultans of Swing dei Dire Straits?) e di tutto il contorno del plot perché risulta evidente l' operazione di marketing, chiusa in modo anche peggiore con un finale romanzato tra i classici festeggiamenti nella sede della CIA e il ricongiungimento coniugale del protagonista.
Si salvano dal calvario Goodman e Arkin, quest' ultimo in particolare vena sarcastica.Riflettendo, se vogliamo restare in tema di film nel film, consiglio caldamente di guardare Tropic Thunder: ci si diverte e si riflette molto di più.
Voto complessivo: 5.
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