Silvio Forever

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Un film di Roberto Faenza, Filippo Macelloni. Documentario, durata 85 min. - Italia 2011. - Lucky Red uscita venerdì 25 marzo 2011. MYMONETRO Silvio Forever * * - - - valutazione media: 2,46 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

ottimo cattivo venditore ma lungi dalla politica Valutazione 3 stelle su cinque

di angelo umana


Feedback: 110710 | altri commenti e recensioni di angelo umana
domenica 27 marzo 2011

Come si può essere il maggior perseguitato dai giudici e il miglior presidente del consiglio degli ultimi 150 anni? Deve esserci qualcosa che non quadra. Sarà che ci sono troppe persone gelose del suo successo. Il lavoro fatto dai registi Faenza e Macelloni, nel film scritto da G.A. Stella e S. Rizzo, è onesto e intelligente, obiettivo, un documentario: hanno messo insieme filmati d’epoca e recenti, dichiarazioni autentiche del nostro “eroe” e di chi lo ha conosciuto (quando la registrazione non era originale è stato Neri Parenti a imitarne la voce riportando fedelmente il testo). Silvio sarà davvero for ever, perché ha creato tanti cloni e perché è un carattere che attecchisce bene alle nostre latitudini.
 
Il lavoro è intelligente perché non è l’ennesimo film pregiudizialmente contro l’ometto, sarebbe stato come sparare sulla Croce Rossa, si tratta solo di materiale d’archivio messo in fila, ognuno ne trarrà i giudizi che vuole; vi sono tante testimonianze pro e tante contro, non tutte ovviamente sennò il filmato avrebbe dovuto durare almeno 24 ore, non una e mezza. Altre 24 ore in sua compagnia? Letali, tossiche.
 
Un uomo indubbiamente fattosi da sé, pieno d’iniziativa, instancabile. C’è chi da venditore di noccioline arriva a diventare presidente degli Stati Uniti, senza essere perseguitato da giudici, noi abbiamo uno che da mungitore di vacche e intrattenitore nelle crociere è passato a realizzare un piano che egli stesso, o forse altri?, hanno previsto per il nostro Paese. E’ la dimostrazione vivente che da noi, come in America, ognuno può realizzare il sogno che vuole, con quali mezzi e oliando quali meccanismi – e con quale olio –  è inutile disquisirne. Uno showman inarrestabile, più si parla di lui e più gongola. Come si può desiderare di “vincere” sempre, ogni battaglia piccola o grande, ogni corteggiamento? Forse c’è qualcosa di patologico in una mente così ma … “la parola d’ordine è una sola, vincere, e vinceremo!”, disse un suo precursore. Meno male che di campioni così ne nasce uno ogni secolo, noi ne abbiamo avuti tre in un secolo solo (Benito, Bettino e Silvio).
 
I meriti sono indubitabili. Ha movimentato la vita al “paese che ama”, ci ha intrattenuti, ha creato molti posti di lavoro, ha arricchito suoi seguaci e gente avversa, che ha scritto libri e fatto film sul fenomeno. Con che prezzi per il 99% del paese … ce ne rendiamo già conto e chissà per quanto ancora. Le testimonianze accostate in modo neutrale nel film – pure se manca almeno un cenno a come lui col “tutore” Previti si impadronì dei molti beni della minorenne contessina Casati Stampa, eppure villa San Martino è inquadrata più volte – diventano perfino esilaranti oltreché rivelatrici del modo d’essere di Silvio. C’è mamma Rosa che parla della generosità del figlio, del suo tirarsi su le maniche e lavorare infaticabilmente, della sua morigeratezza; i figli, si sa, sò piezze ‘e core”. Ci sono Fini Casini e Bossi – il quale nel frattempo ha dimenticato di chiedere risposta alle 11 domande che gli pose nel 1994 – che saltano con lui al grido di “chi non salta comunista è!”. C’è la rivelazione ormai nota fatta a Montanelli, scendeva in politica per curare i suoi interessi o, come l’interessato stesso dice, se facendo il profitto di uno si fa quello di molti altri non c’è conflitto di interessi. Dichiarazioni come “La verità è quella che dice lui”, di Montanelli, che disse pure “Non delude mai, quando ti aspetti che dica una scempiaggine, la dice; ha l’allergia alla verità, una voluttuaria e voluttuosa propensione alle menzogne”. O Dario Fo il quale in una recita dice che se il nostro uomo racconta una balla, è una balla vera. C’è Silvio che comunica alla Boccassini in un processo che egli vuole gli si pongano le domande solo a Palazzo Chigi … come volevasi dimostrare (salvo poi avvalersi della facoltà di non rispondere come fece col procuratore Ingroia).
 
Le parole della canzone “Meno male che Silvio c’è”, mostrate in coda al film, sono davvero pervase da buoni sentimenti, è l’amore che vince sull’odio e meno male che Silvio c’è, così l’italiano medio può non sentirsi proprio il peggiore. C’è poco da ridere: guardando il film ci specchiamo.

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angelo umana lunedì 28 marzo 2011
8 macchine di scorta
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Silvio è accompagnato da 8 macchine di scorta, così dice nel film, Cameron va in giro in bicicletta e casco. Più che un Silvio in attacco mi sembra giocare in difesa.

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