riccardo76
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sabato 23 aprile 2011
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un autoritratto celebrativo e compiaciuto
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Gli autori la definiscono una "autobiografia non autorizzata", utilizzando un accostamento di parole apparentemente paradossale; eppure tale definizione esprime al meglio la caratteristica principale di Silvio Forever, un documentario costruito esclusivamente su filmati reali dove Berlusconi parla di sé,della propria vita e del proprio successo, in prima persona. Nei casi in cui l'audio non era disponibile, la voce del Premier è stata doppiata dal bravissimo Neri Marcoré. Questa operazione permette agli autori - Faenza, Macelloni, Stella e Rizzo - di lasciar fare tutto al protagonista, dando l'illusione che essi non siano intervenuti affatto nella costruzione dell'opera.
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Gli autori la definiscono una "autobiografia non autorizzata", utilizzando un accostamento di parole apparentemente paradossale; eppure tale definizione esprime al meglio la caratteristica principale di Silvio Forever, un documentario costruito esclusivamente su filmati reali dove Berlusconi parla di sé,della propria vita e del proprio successo, in prima persona. Nei casi in cui l'audio non era disponibile, la voce del Premier è stata doppiata dal bravissimo Neri Marcoré. Questa operazione permette agli autori - Faenza, Macelloni, Stella e Rizzo - di lasciar fare tutto al protagonista, dando l'illusione che essi non siano intervenuti affatto nella costruzione dell'opera. E Silvio fa veramente tutto da solo, si presenta, racconta la sua infanzia, la sua famiglia, la costruzione del suo impero, commentando e giudicandosi senza falsa modestia, anzi, dovremmo dire con un’ostentata autocelebrazione. Quello che colpisce di più in quest’opera è infatti l’esagerato compiacimento del cavaliere nel costruire l’immagine di sé come un campione su tutti i fronti: generosità, onestà, bellezza, prestanza fisica, intelligenza, tenacia, capacità e perfino savoir faire con le donne. E’ evidente che una tale operazione non può far altro che far scaturire la risata nel pubblico, in quanto una tale presunzione di perfezione non può essere presa sul serio, tanto da far apparire il documentario come una velata parodia. In questo senso è emblematica la scena iniziale, dove mamma Rosa Bossi, con sincero orgoglio materno, ci presenta il figlio come una persona serissima, disinteressata dal denaro e dalle donne: “ non vedrete mai mio figlio in foto con donne”. E’ chiaro che con un simile inizio non si può non pensare al “film” nei termini di una satira. Occasioni simili non mancano nel resto dell’opera, come la scena del mausoleo, o quella estrapolata da Tenebre di Dario Argento, in cui vediamo una giovanissima Veronica Lario fatta a pezzi da una scure, dopo uno spezzone di un’intervista in cui Berlusconi celebrava le virtù moglie e il profondo amore per lei.
Talvolta il riso provocato allo spettatore è reso amaro dalle riflessioni che la scena comporta, come quella in cui il cavaliere, lamentandosi del fatto di essere perseguitato dalla magistratura, afferma di aver speso una cifra esorbitante per pagare... “i giudici”, correggendosi immediatamente con: “avvocati”( Lapsus freudiano?), o come quando il premier cerca di difendere Dell’Utri dalla accusa di Mafia.
Non mancano tuttavia risate genuine, dovute all’innegabile senso dell’humor del cavaliere, sempre però alternate ai lati più oscuri della sua vita, a partire dal decreto di Craxi salva-Berlusconi al recentissimo Rubigate.Tuttavia, tali aspetti vengono appena accennati, mai approfonditi, tanto da far apprezzare questa pellicola anche ai sostenitori del presidente del consiglio. E’ forse questo l’aspetto più sorprendente di questa operazione: l’essere riusciti a trovare un equilibrio, in modo tale da potersi rivolgere sia ai sostenitori che agli antiberlusconiani, nonostante l’evidente ironia di fondo.
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[+] errata corrige: mi è sparito un "della"
(di riccardo76)
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[+] come sempre, equilibrato ed intelligente
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[+] sempre onorato, caro weach!
(di riccardo76)
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goldy
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mercoledì 30 marzo 2011
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scoraggiata
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Perchè giornalisti di valia come Stella e Rizzo abbiano firmato la sceneggiatura di questo film rimane per me incomprensibile. Una riproposta di apparizioni televisive tutte stranote cvaratterizzate da una piattezza mortificante di cui non si sentiva l'esigenza di una rilettura critica è quanto di meno interessante si potesse immaginare. Soldi buttati e 85 minuti persi.
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(di kinder83)
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[+] in realtà la pellicola è anche una velata satira
(di riccardo76)
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rumenopuzzo
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giovedì 9 giugno 2011
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doppiamente controcorrente
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Esprimere un giudizio su questo film in quanto tale non ha senso,sicuramente lo ha di piu esprimerlo in quanto documentario e il parere in questo caso non sarebbe di certo eccelso.Tuttavia bisogna spendere due parole sul coraggio di affrontare Silvio sul suo stesso campo di battaglia e da questo punto di vista la scelta appare piu che vincente.Ci si abbassa ai toni trionfalistici e beffardi di una figura schiava del protagonismo senza commettere l errore di sfruttare la miriade di incongruenze macroscopiche del personaggio,ma semplicemente contrapponendo uno specchio tra un cabarettista e il suo pubblico, concentrando l attenzione sui suoi stessi pregi.Cosi mentre la platea si stura le orecchie pensando di non aver sentito bene alcune affermazioni, rimanendone comunque stupiti per la capacita di essere controcorrente del protagonista,lo specchio agisce adattandosi alla situazione e proponendo al pubblico il contrario di cio che si attendeva; prima si aspettava un portiere ed e sceso in campo un attacante infallibile,poi si pensava a due punte ma si e scelto due portieri.
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Esprimere un giudizio su questo film in quanto tale non ha senso,sicuramente lo ha di piu esprimerlo in quanto documentario e il parere in questo caso non sarebbe di certo eccelso.Tuttavia bisogna spendere due parole sul coraggio di affrontare Silvio sul suo stesso campo di battaglia e da questo punto di vista la scelta appare piu che vincente.Ci si abbassa ai toni trionfalistici e beffardi di una figura schiava del protagonismo senza commettere l errore di sfruttare la miriade di incongruenze macroscopiche del personaggio,ma semplicemente contrapponendo uno specchio tra un cabarettista e il suo pubblico, concentrando l attenzione sui suoi stessi pregi.Cosi mentre la platea si stura le orecchie pensando di non aver sentito bene alcune affermazioni, rimanendone comunque stupiti per la capacita di essere controcorrente del protagonista,lo specchio agisce adattandosi alla situazione e proponendo al pubblico il contrario di cio che si attendeva; prima si aspettava un portiere ed e sceso in campo un attacante infallibile,poi si pensava a due punte ma si e scelto due portieri.Coraggiosi ed incompresi
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emilio zampieri
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lunedì 4 aprile 2011
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fa tutto silvio!
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Diciamo la verità. Rizzo e Stella si sono presi il merito di un lavoro che non hanno fatto. Sì, perché non c’è una parola della sceneggiatura che non sia stata pronunciata o scritta dall’attuale premier italiano, come recita la prima schermata del film. Ed è questa la cosa più interessante del documentario, scherzi a parte. Dalla viva voce di Berlusconi o attraverso l’apprezzabile performance mimetica di Neri Marcorè, lo spettatore diventa “ospite” del protagonista, che si improvvisa narratore e biografo. Ciò che emerge prepotentemente è l’incredibile egocentrismo dell’uomo. Berlusconi crede in Berlusconi, lo ama con tutto il cuore, e addirittura lo venera.
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Diciamo la verità. Rizzo e Stella si sono presi il merito di un lavoro che non hanno fatto. Sì, perché non c’è una parola della sceneggiatura che non sia stata pronunciata o scritta dall’attuale premier italiano, come recita la prima schermata del film. Ed è questa la cosa più interessante del documentario, scherzi a parte. Dalla viva voce di Berlusconi o attraverso l’apprezzabile performance mimetica di Neri Marcorè, lo spettatore diventa “ospite” del protagonista, che si improvvisa narratore e biografo. Ciò che emerge prepotentemente è l’incredibile egocentrismo dell’uomo. Berlusconi crede in Berlusconi, lo ama con tutto il cuore, e addirittura lo venera. È spettacolo per se stesso, oltre che per gli altri. Un personaggio straordinario e unico.
Nemmeno Faenza osa disturbare il travolgente Silvio. Tutti sono al suo servizio, e operano all’ombra per farne risaltare un po’ tutti i tratti. Il film non offre molto che non si possa già trovare in rete, a dire la verità, e non si tratta di un lavoro memorabile, ma poco più, forse, di un buon artigianato. Però vale la pena passare un’ora e mezza al cinema ad osservare questo eccellente factotum che, in un modo o nell’altro, ci mancherà assai quando non ci sarà più. Quest’uomo che il mondo non ci invidia, al quale in molti chiediamo che si levi di torno una volta per tutte. Uno, però, che sa ancora ammaliare tanta gente. Lasciamo stare qualsiasi altro giudizio, per amor di carità, e fermiamoci alle parole di Montanelli: “Il più grande piazzista del mondo”.
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giacomogabrielli
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mercoledì 6 aprile 2011
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nel segno del cavaliere ***
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Interessante documentario interamente sorretto da filmati d'archivio con protagonista il Berlusca. Dalla dura infanzia alla creazione dell'impero mediatico, dalla scesa in campo al caso Ruby. Questo documentario, co-diretto dal regista de I VICERE', sorprende per certi versi -anche se in realtà non presenta nulla di nuovo per altri: beh, Silvio lo conosciamo bene... E' straordinario come non ci sia per tutta la durata del film alcun intervento di giornalisti, testimoni o amici del Premier: tutto è composto dalla grafica e da filmati d'archivio che ricostruiscono perfettamente, passo per passo, l'incredibile vita dell'uomo più ricco d'Italia.
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Interessante documentario interamente sorretto da filmati d'archivio con protagonista il Berlusca. Dalla dura infanzia alla creazione dell'impero mediatico, dalla scesa in campo al caso Ruby. Questo documentario, co-diretto dal regista de I VICERE', sorprende per certi versi -anche se in realtà non presenta nulla di nuovo per altri: beh, Silvio lo conosciamo bene... E' straordinario come non ci sia per tutta la durata del film alcun intervento di giornalisti, testimoni o amici del Premier: tutto è composto dalla grafica e da filmati d'archivio che ricostruiscono perfettamente, passo per passo, l'incredibile vita dell'uomo più ricco d'Italia. Perlopiù non presenta materiale col quale si possa etichettare il film come "di parte", poichè è un'opera che lascia spazio ai commenti del pubblico e che semplicenente racconta come stanno le cose, perdipiù con la sola voce di Silvio. Dai vizi alle virtù, dai successi ai paradossi. Un documentario comunque senza peli sulla lingua -non provocatorio come VIDEOCRACY- che ha recuperato storie, aneddoti e alcune battute che hanno reso "celebre" il Cavaliere, sicuramente inedite a molti spettatori. Un concentrato di video ed interviste che funzionano e che scateneranno di nuovo l'interesse di molti a scavare ancor più a fondo per scoprire cosa davvero c'è sotto l'astuzia e la potenza del nostro attuale Presidente del Consiglio. A volte fa sorridere per la gioia e a volte per le assurdità e le incongruenze che hanno attraversato la vita qi colui che è ormai divenuto una leggenda. Un'ora e venti sorrette interamente da colui che ormai potrà ormai vantare, tra gli altri, il merito di essere il comico e attore italiano più popolare al mondo. NEL SEGNO DEL CAVALIERE ***
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[+] pardon
(di giacomogabrielli)
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nicos88
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giovedì 7 aprile 2011
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silvio forever, esperimento riuscito?
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Silvio Forever è un film che parla a tutti, infatti scontenta tutti. Lascerà l’amaro in bocca ai detrattori di Berlusconi, che lo considereranno troppo “morbido” e farà imbufalire i supporters, perché porterà alla luce qualche verità nascosta.
Il film parla a tutti e parla di tutto. Ci sono i Pretori che spengono i ripetitori Fininvest e i telespettatori imbufaliti che scendono in piazza minacciando l’evasione dal canone Rai. C’è Berlusconi che nega tangenti a Craxi, assieme al ricordo della sentenza che invece lo ha ritenuto colpevole. C’è la caduta del suo primo governo ricondotta giustamente alla sfiducia della Lega Nord e non all’invito a comparire della Procura di Milano, durante il vertice ONU del ’94.
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Silvio Forever è un film che parla a tutti, infatti scontenta tutti. Lascerà l’amaro in bocca ai detrattori di Berlusconi, che lo considereranno troppo “morbido” e farà imbufalire i supporters, perché porterà alla luce qualche verità nascosta.
Il film parla a tutti e parla di tutto. Ci sono i Pretori che spengono i ripetitori Fininvest e i telespettatori imbufaliti che scendono in piazza minacciando l’evasione dal canone Rai. C’è Berlusconi che nega tangenti a Craxi, assieme al ricordo della sentenza che invece lo ha ritenuto colpevole. C’è la caduta del suo primo governo ricondotta giustamente alla sfiducia della Lega Nord e non all’invito a comparire della Procura di Milano, durante il vertice ONU del ’94. C’è il Premier che nega ogni possibilità di futuri Governi con Bossi e le prime pagine della Padania con titoli come “Berlusconi Mafioso”.
Non mancano infine, le promesse elettorali raramente mantenute, quindi gli annunci della “Napoli pulita” accompagnati dalle immagini delle permanenti discariche a cielo aperto.
La peculiarità del film sta in questo: far parlare soltanto i filmati, la cronaca per rivolgersi ad un pubblico il più ampio possibile. Senza mediazioni giornalistiche, pleonastiche per una volta.
Non illudiamoci però, che non ci siano le mani di Rizzo e Stella dietro alla scelta di quest’immagine o di quest’altra, dietro il montaggio sequenziale di una scena anziché di un’altra. Nonostante ciò, penso che la pellicola voglia essere un esperimento innovativo.
Per la prima volta da quando si racconta il personaggio Berlusconi, sembra emergere la volontà degli autori di istituire un rapporto diretto tra fatti e spettatori. Lo stesso rapporto diretto e senza intermediari, che Berlusconi usa da una vita con i suoi elettori. “Io parlo alla pancia degli italiani” è la frase ricorrente nel film.
Bisogna però chiedersi: è “pericolosa” questa pratica comune al linguaggio politico di Berlusconi e al filo conduttore del film, cioè il racconto senza filtri? Può essere “pericolosa” perché rischia di far scaturire due opposti sentimenti, che non portano lontano: immedesimazione quindi invidia, oppure spregio quindi odio. Eppure è importante che il giudizio sia lasciato allo spettatore.
Per questo Silvio Forever è un film che va capito, anche se bisogna avere gli strumenti necessari per farlo. Infatti è semplicistico affermare che “le immagini parlano da sé”; non sempre è così, ma questa volta se ne può approfittare per fare una sorta di esperimento.
Qui sta il valore del lavoro di Rizzo e Stella, nell’ambiguità lasciata volutamente aperta, nel rifiuto intenzionale di imprimere giudizi (necessari in altri contesti). Qualcuno lo riterrà un atteggiamento pilatesco. Qualcun altro, si spera in tanti, comprenderà la novità contenuta nel film: insinuare dubbi, partendo da semplici fatti. Non è qui che risiede la fonte di una sospirata e attesa crescita culturale?
Le opposte reazioni testimoniano che in Italia semplicemente, non siamo abituati ad un lavoro di questo tipo. Ci piace terribilmente la rassicurazione delle “nostre” verità. Ma perché abbiamo paura del dubbio, dell’altra verità? Ci piace rifletterci in ciò che vogliamo sentirci dire, senza pensare minimamente di poterci sbagliare. E’ un atteggiamento terribilmente immaturo, sintomo di un’arretratezza civile, politica e sociale che in passato ci ha già portato allo sfacelo. Perciò Silvio Forever vuole essere un semplice esperimento, un esplicito invito al dubbio e alla riflessione personale.
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sinonimo
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domenica 1 luglio 2012
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cinico al punto giusto
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Non si può dire che sia un film istruttivo: ciò che il film dice già noi lo sappiamo. O almeno dovrebbero saperlo quelli che leggono anche distrattamente i giornali.
Il film ha il merito e l’obbligo della sintesi. Sui tempi direi che ha un giusto compromesso tra accuse e difesa.
Se a prima vista il ritratto di Berlusconi può apparire quasi benevolo (essendo un piacione un po’ come lo sono tutti gli italiani allora quante colpe può avere? Le colpe le abbiamo noi che l’abbiamo eletto? Le colpe sono nell’essere attratti dalla bella vita e dal confessarlo pubblicamente? Cos’è, una colpa la confessione?) il film invece insiste su un comportamento amorale e contagioso con un cinismo quasi prossimo alla resa
L’atteggiamento non accusatorio del film non deve essere preso come assoluzione, piuttosto come motivo di ragionamento (attitudine peraltro evidente in tutti gli articoli di Stella e di Rizzo, forse più nel primo che nel secondo).
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Non si può dire che sia un film istruttivo: ciò che il film dice già noi lo sappiamo. O almeno dovrebbero saperlo quelli che leggono anche distrattamente i giornali.
Il film ha il merito e l’obbligo della sintesi. Sui tempi direi che ha un giusto compromesso tra accuse e difesa.
Se a prima vista il ritratto di Berlusconi può apparire quasi benevolo (essendo un piacione un po’ come lo sono tutti gli italiani allora quante colpe può avere? Le colpe le abbiamo noi che l’abbiamo eletto? Le colpe sono nell’essere attratti dalla bella vita e dal confessarlo pubblicamente? Cos’è, una colpa la confessione?) il film invece insiste su un comportamento amorale e contagioso con un cinismo quasi prossimo alla resa
L’atteggiamento non accusatorio del film non deve essere preso come assoluzione, piuttosto come motivo di ragionamento (attitudine peraltro evidente in tutti gli articoli di Stella e di Rizzo, forse più nel primo che nel secondo).
Per quanto il film fa sentire e vedere, la domanda finale che lo spettatore si deve porre non è: Berlusconi è innocente o colpevole, ma piuttosto: possibile che da 20 anni ad oggi io abbia accettato questo turpiloquio morale ed etico e che nessuna opposizione abbia fatto davvero l’opposizione?
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renato volpone
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giovedì 31 marzo 2011
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purchè se ne parli
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Una biografia del Cavaliere accettabile sia da chi è dalla sua parte che da chi non lo è. Una gradevole rivisitazione di un periodo storico che ci ricorda cose che forse ci eravamo dimenticati. Non è polemico, ma spiritoso. La figura del Presidente del Consiglio ne esce come era entrata, senza infamia e senza lode, solo ci dà da pensare. Che piacere rivedere Gregoretti, Montanelli e, perchè no, mamma Rosa.
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angelo umana
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domenica 27 marzo 2011
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ottimo cattivo venditore ma lungi dalla politica
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Come si può essere il maggior perseguitato dai giudici e il miglior presidente del consiglio degli ultimi 150 anni? Deve esserci qualcosa che non quadra. Sarà che ci sono troppe persone gelose del suo successo. Il lavoro fatto dai registi Faenza e Macelloni, nel film scritto da G.A. Stella e S. Rizzo, è onesto e intelligente, obiettivo, un documentario: hanno messo insieme filmati d’epoca e recenti, dichiarazioni autentiche del nostro “eroe” e di chi lo ha conosciuto (quando la registrazione non era originale è stato Neri Parenti a imitarne la voce riportando fedelmente il testo). Silvio sarà davvero for ever, perché ha creato tanti cloni e perché è un carattere che attecchisce bene alle nostre latitudini.
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Come si può essere il maggior perseguitato dai giudici e il miglior presidente del consiglio degli ultimi 150 anni? Deve esserci qualcosa che non quadra. Sarà che ci sono troppe persone gelose del suo successo. Il lavoro fatto dai registi Faenza e Macelloni, nel film scritto da G.A. Stella e S. Rizzo, è onesto e intelligente, obiettivo, un documentario: hanno messo insieme filmati d’epoca e recenti, dichiarazioni autentiche del nostro “eroe” e di chi lo ha conosciuto (quando la registrazione non era originale è stato Neri Parenti a imitarne la voce riportando fedelmente il testo). Silvio sarà davvero for ever, perché ha creato tanti cloni e perché è un carattere che attecchisce bene alle nostre latitudini.
Il lavoro è intelligente perché non è l’ennesimo film pregiudizialmente contro l’ometto, sarebbe stato come sparare sulla Croce Rossa, si tratta solo di materiale d’archivio messo in fila, ognuno ne trarrà i giudizi che vuole; vi sono tante testimonianze pro e tante contro, non tutte ovviamente sennò il filmato avrebbe dovuto durare almeno 24 ore, non una e mezza. Altre 24 ore in sua compagnia? Letali, tossiche.
Un uomo indubbiamente fattosi da sé, pieno d’iniziativa, instancabile. C’è chi da venditore di noccioline arriva a diventare presidente degli Stati Uniti, senza essere perseguitato da giudici, noi abbiamo uno che da mungitore di vacche e intrattenitore nelle crociere è passato a realizzare un piano che egli stesso, o forse altri?, hanno previsto per il nostro Paese. E’ la dimostrazione vivente che da noi, come in America, ognuno può realizzare il sogno che vuole, con quali mezzi e oliando quali meccanismi – e con quale olio – è inutile disquisirne. Uno showman inarrestabile, più si parla di lui e più gongola. Come si può desiderare di “vincere” sempre, ogni battaglia piccola o grande, ogni corteggiamento? Forse c’è qualcosa di patologico in una mente così ma … “la parola d’ordine è una sola, vincere, e vinceremo!”, disse un suo precursore. Meno male che di campioni così ne nasce uno ogni secolo, noi ne abbiamo avuti tre in un secolo solo (Benito, Bettino e Silvio).
I meriti sono indubitabili. Ha movimentato la vita al “paese che ama”, ci ha intrattenuti, ha creato molti posti di lavoro, ha arricchito suoi seguaci e gente avversa, che ha scritto libri e fatto film sul fenomeno. Con che prezzi per il 99% del paese … ce ne rendiamo già conto e chissà per quanto ancora. Le testimonianze accostate in modo neutrale nel film – pure se manca almeno un cenno a come lui col “tutore” Previti si impadronì dei molti beni della minorenne contessina Casati Stampa, eppure villa San Martino è inquadrata più volte – diventano perfino esilaranti oltreché rivelatrici del modo d’essere di Silvio. C’è mamma Rosa che parla della generosità del figlio, del suo tirarsi su le maniche e lavorare infaticabilmente, della sua morigeratezza; i figli, si sa, sò piezze ‘e core”. Ci sono Fini Casini e Bossi – il quale nel frattempo ha dimenticato di chiedere risposta alle 11 domande che gli pose nel 1994 – che saltano con lui al grido di “chi non salta comunista è!”. C’è la rivelazione ormai nota fatta a Montanelli, scendeva in politica per curare i suoi interessi o, come l’interessato stesso dice, se facendo il profitto di uno si fa quello di molti altri non c’è conflitto di interessi. Dichiarazioni come “La verità è quella che dice lui”, di Montanelli, che disse pure “Non delude mai, quando ti aspetti che dica una scempiaggine, la dice; ha l’allergia alla verità, una voluttuaria e voluttuosa propensione alle menzogne”. O Dario Fo il quale in una recita dice che se il nostro uomo racconta una balla, è una balla vera. C’è Silvio che comunica alla Boccassini in un processo che egli vuole gli si pongano le domande solo a Palazzo Chigi … come volevasi dimostrare (salvo poi avvalersi della facoltà di non rispondere come fece col procuratore Ingroia).
Le parole della canzone “Meno male che Silvio c’è”, mostrate in coda al film, sono davvero pervase da buoni sentimenti, è l’amore che vince sull’odio e meno male che Silvio c’è, così l’italiano medio può non sentirsi proprio il peggiore. C’è poco da ridere: guardando il film ci specchiamo.
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[+] 8 macchine di scorta
(di angelo umana)
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thebigeye
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martedì 22 marzo 2011
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150 d'italia nel segno di silvio, l'onnipresente
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Dal 25 marzo anche nelle sale l'icona dell'Italia. L'uomo simbolo per eccellenza, onniscente, onnipresente, onnipotente: Silvio Berlusconi. Un prisma dalle infinite facce, all'occorrenza sempre in prima fila. Fondatore di Fininvest, proprietario di Mediaset e Telecinco, presidente del club calcistico A.C Milan e soprattutto Premier del Bel Paese. Si fa fatica a citare tutti i comparti gestiti dal Cavaliere, ma per esserne meglio informati basta vedere Silvio Forever. L'autobiografia non autorizzata prodotta da LuckyRED e diretta da Roberto Faenza e Filippo Macelloni è tratta dal libro "la casta" di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo. Il film mostra le tante apparizioni del Berlusca e rende onore alle sue continue gag, battute, al suo sarcasmo, al suo modo unico di trattare temi delicati sempre con tono comico e ridanciano.
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Dal 25 marzo anche nelle sale l'icona dell'Italia. L'uomo simbolo per eccellenza, onniscente, onnipresente, onnipotente: Silvio Berlusconi. Un prisma dalle infinite facce, all'occorrenza sempre in prima fila. Fondatore di Fininvest, proprietario di Mediaset e Telecinco, presidente del club calcistico A.C Milan e soprattutto Premier del Bel Paese. Si fa fatica a citare tutti i comparti gestiti dal Cavaliere, ma per esserne meglio informati basta vedere Silvio Forever. L'autobiografia non autorizzata prodotta da LuckyRED e diretta da Roberto Faenza e Filippo Macelloni è tratta dal libro "la casta" di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo. Il film mostra le tante apparizioni del Berlusca e rende onore alle sue continue gag, battute, al suo sarcasmo, al suo modo unico di trattare temi delicati sempre con tono comico e ridanciano. Solo lui può farlo, sdrammatizzare e rassicurare col sorriso tutti i telespettatori. Un uomo pieno di risorse che dà lavoro a migliaia di italiani, da chi lo adora a chi lo odia, da chi lo emula a chi lo vorrebbe distruggere. Nell'anniversario dei 150 anni dell'Unità d'Italia non c'è personaggio che tenga alla sua forza di collante, è come un mastice a presa rapida, sulla bocca di tutti quotidianamente. Tycoon televisivo, showman della politica, la storia di una vita piena di imprevisti, indagini, incidenti probatori, gaffe agli incontri di vertice del parlamento europeo. Tutto ciò che muove la penisola porta il suo nome. Dai suoi "cribbio" ai suoi "mi consenta" l'inarrestabile ascesa del superleader, l'uomo che non deve chiedere mai.
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