Qualunquemente

Esce proprio al momento giusto: quello dell?italia dei furbi e dei pataccari, come lo è il nostro Cetto, candidato sindaco di un ipotetico paesino di un'ipotetica ragione simil Calabria in un posto di confine ai confini di legge e realtà diviso tra vivere e sopravvivere. Per comico è comico, ridere fa ridere e sorridere ma il personaggio inventato da Albanese anni fa paga un dazio molto forte: la realtà supera la fantasia e parodia, riducendola  amera fotocopia. Nonostante un sovrautilizzo del grottesco e del cafonal trash il film funziona e avrebbe meritato qualcosa in più ma ha dovuto cedere il passo a Zalone e alla sua fortunatissima seconda commedia. In ottima forma il regista, Albanese accentra su di se e del suo imperatore coatto tutta l'attenzione me è pure discretamente spalleggiato dalle parti minori o di contorno. Discorso a parte merita Sergio Rubini: è davvero bravissimo nel ruolo del finto milanese, col suo istrionismo tiene testa sia ad Albanese che a La Qualunque. Vuol essere uno spaccato della nostra dissestata nazione e non solo del paesino del meridione, vuole essere un atto di critica verso entrambe le fazioni politiche esistenti in Italia. Surreale, come detto grottesco e tragicomico. E anche per riflettere.