“Turchia, esterno notte” … Un convoglio di tre veicoli con una decina di uomini procede lungo una strada polverosa e un temporale incombente, che sembra presagire avvenimenti tragici. In varie tappe il convoglio si ferma, ne scendono l’assassino che deve indicare dove è stato sepolto il corpo di un uomo ucciso, la guardia che lo custodisce in manette, il procuratore che gli altri adulano per una vaga somiglianza con Clark Gable, il suo segretario/cancelliere che scriverà il rapporto del sopralluogo, il focoso commissario della “Polis” Nagy definito, dal procuratore, “tanto fumo e poco arrosto”, un pover uomo col figlio malato che vorrebbe cambiar vita, l’assorto e molto umano medico legale, gli autisti, i due aiutanti coi badili che dovrebbero scavare nel punto della sepoltura, il militare pedante in tuta mimetica esperto di chilometri e distanze … ma nella notte il luogo esatto è difficile da ritrovare.
Il viaggio e le sue tappe ci aiutano a conoscere ogni componente del convoglio, ognuno con la propria piccola storia e dramma, le confessioni di sé che pian piano emergono da queste “anime stanche”. Apprendiamo che quello è un luogo dove ognuno risolve le proprie questioni come può, dove tutti hanno un’arma; apprendiamo pure, dal commissario Nagy, che “un uomo inutile è anche innocuo” e, dal procuratore e dal medico, che qualcuno può togliersi la vita per punire un’altra persona e, ancora, che “ogni cosa ha un motivo e se scritta nel destino, accade”. E’ una notte particolare, di esami che ognuno si fa, con il paesaggio illuminato dai fari delle auto e la vegetazione che ondeggia sotto un vento rabbioso. In una sosta per la cena l’interessante e a volte buffa combriccola è ospite del sindaco di quel paese: in questa riunione c’è perfino il riferimento all’entrata della Turchia in Europa e i piccoli mercanteggi che un sindaco fa per sé e il suo povero paesino. Alla luce del lume vediamo il volto della figlia minore del sindaco, è come l’apparizione bella e silenziosa della purezza e della semplicità, contrapposta ai visi enigmatici di quel gruppo di adulti appesantiti dalle loro storie.
La mattina arriverà e rischiarerà ogni cosa, il luogo della sepoltura finalmente identificato, la soluzione dei misteri che stavano dietro quanto avvenuto, la chiarezza che ognuno sembra trovare dentro di sé. E’ un film tremendamente bello e interessante: tremendi sono i drammi personali e i segreti che sembrano doversi rivelare, interessanti sono i ritratti “indulgenti” di ogni personaggio, le piccole storie di burocrazia raccontate dal sindaco e dall’addetto all’esame autoptico, esame che nulla ha di macabro e con discorsi perfino godibili, belli i visi di coloro che sono formalmente la donna e il bambino dell’uomo ucciso che, chissà, il medico immagina come sua famiglia e approdo (“Tutti pagano per i loro peccati ma i bambini pagano per quelli dei grandi”). Due ore e mezza spese benissimo, anche per il piccolo spaccato di Turchia fornitoci, in compagnia dei personaggi e di un film premio speciale della giuria a Cannes 2011.
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