ettore
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domenica 8 marzo 2009
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non c'è posto per i perdenti
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Non ritengo si possa dar seguito al dibattito sulla "resurrezione" di Mickey Rourke. Autobiografico o meno, questo film riporta una intensissima interpretazione, che non può lasciare indifferenti. Riporta una delle tante storie vere, che parlano di uomini e donne "ai margini". Parla di un mondo di ex-vincenti, ora "scartati" della società, dimenticati e fragili, incapaci di trovare un posto dove vivere decorosamente. Rifiutati, soli, disperati. Impossibile non avvertire, per tutto il tempo del film, quell'opprimente disperazione che vela gli occhi di ogni protagonista del film. Impossibile non commuoversi in molte scene che parlano di una disperata ricerca di amore. Rourke sublime, straziante, superbo come un vecchio leone e fragile nei vestiti laceri, nel corpo pesantemente segnato dalla Vita.
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Non ritengo si possa dar seguito al dibattito sulla "resurrezione" di Mickey Rourke. Autobiografico o meno, questo film riporta una intensissima interpretazione, che non può lasciare indifferenti. Riporta una delle tante storie vere, che parlano di uomini e donne "ai margini". Parla di un mondo di ex-vincenti, ora "scartati" della società, dimenticati e fragili, incapaci di trovare un posto dove vivere decorosamente. Rifiutati, soli, disperati. Impossibile non avvertire, per tutto il tempo del film, quell'opprimente disperazione che vela gli occhi di ogni protagonista del film. Impossibile non commuoversi in molte scene che parlano di una disperata ricerca di amore. Rourke sublime, straziante, superbo come un vecchio leone e fragile nei vestiti laceri, nel corpo pesantemente segnato dalla Vita. Impossibile non pensare a tutto il mondo di "diseredati" che non avrà mai una opportunità, il mondo di uomini caduti per i quali "il sistema" non avrà pietà. Perchè solo finchè vinci sei interessante. Perchè in questo mondo feroce non c'è posto per i perdenti.
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[+] tanto di cappello!!!
(di ta-ti)
[ - ] tanto di cappello!!!
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xoting
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domenica 8 marzo 2009
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duro come la stessa vita
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Quel mondo patinato in cui i duri tutti muscoli sembrano rocce immortali è, in effetti, una baracca in una anonima e degradata periferia americana. Il nostro ormai anziano wrestler non è immune da questa crudezza e per sopravvivere nel suo stesso mito è costretto a imbottirsi di farmaci e mostrare il sangue ad ogni incontro. Le mosse sono concordate ma il dolore è vero e senza di questo il pubblico non si diverte e ti boccia subito. Il boato della folla che ti incita e le luci del ring agiscono come una droga, ma finita quella e spente le luci il cuore può presentare il conto e sei fuori da tutto e da tutti. Il nostro eroe che sa lanciarsi dagli elastici e schienare avversari energumeni si trova adesso a misurarsi con difficoltà umane molto più dure: la figlia per troppo tempo dimenticata che non ti vuole più vedere, un tentativo di costruire una vita affettiva partendo da relazioni sociali mercenarie con una spogliarellista, un datore di lavoro (proprietario di supermercato) assolutamente impermeabile ai muscoli che lo tratta come uno schiavo.
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Quel mondo patinato in cui i duri tutti muscoli sembrano rocce immortali è, in effetti, una baracca in una anonima e degradata periferia americana. Il nostro ormai anziano wrestler non è immune da questa crudezza e per sopravvivere nel suo stesso mito è costretto a imbottirsi di farmaci e mostrare il sangue ad ogni incontro. Le mosse sono concordate ma il dolore è vero e senza di questo il pubblico non si diverte e ti boccia subito. Il boato della folla che ti incita e le luci del ring agiscono come una droga, ma finita quella e spente le luci il cuore può presentare il conto e sei fuori da tutto e da tutti. Il nostro eroe che sa lanciarsi dagli elastici e schienare avversari energumeni si trova adesso a misurarsi con difficoltà umane molto più dure: la figlia per troppo tempo dimenticata che non ti vuole più vedere, un tentativo di costruire una vita affettiva partendo da relazioni sociali mercenarie con una spogliarellista, un datore di lavoro (proprietario di supermercato) assolutamente impermeabile ai muscoli che lo tratta come uno schiavo. Non ha competenze ne risorse oltre quelle dei pugni ma tenta, abbandonati i combattimenti, a ricominciare una vita “normale”. Lo colpiranno di più le vecchiette al banco dei salumi di quanto non lo avevano fatto i colleghi avversari di combattimento. Non riuscirà a resistere e l’unica strada che gli è consentita è quella di tornare sul ring prigione dalla quale ormai non si esce. Parallela la storia della donna che lui vorrebbe frequentare ma che lavora in un locale a luci rosse in abiti succinti. Ha un figlio e tanta voglia di normalità ma anche lei, dalla sua prigione lavoro, non ne può uscire. In lui però vede l’umanità che ha scalfito il muro fatto di finti sorrisi da bordello.
La vera protagonista del film è la durezza della vita raccontata senza nascondersi dietro un dito di falso perbenismo. E’ un viaggio racconto nelle realtà che sappiamo esistere e che però osserviamo troppo superficialmente per esserne coinvolti. Rourke è molto credibile. La tecnica di ripresa da quasi documentario e la voce di Pannofino contribuiscono a fare di questo film un esperienza da provare, dura e viscerale come la vita stessa che non regala niente e non fa sconti, mai!
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[+] secondo me la voce di pannofino toglie.
(di ornella)
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[+] ottima recensione
(di matteo m.)
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noxaro
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domenica 8 marzo 2009
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sinceramente non so perchè lo criticate cosi tanto
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L'interpretazione di Mickey Rourke è degna di tutto rispetto; inoltre criticare il film dicendo che si sviluppa con manie di protagonismo è una esagerazione visto che nessuno ha mai detto che incentrare un film su un unico personaggio sia un aspetto negativo. Le storielle di contorno non si possono definire come spazzatura messa la cosi per sport, sono parti della vita del wrestler, sarebbe preoccupante se non ci fossero! Già l'impostazione di un film su un unico personaggio comporta una restrizione delle trame possibili tra personaggi, se poi si costruisce un film solo su una traccia principale senza un po'di "ornature" si produrrebbe un film troppo scarno. Ho dato 4 stelle a questo film oltre che per l'interpretazione di Mickey anche per il finale capolavoro che lascia lo spettatore letteralmente col fiato in gola, al culmine di una scena che sembrerebbe il Climax si conclude invece il film con un simbolico tuffo del Wrestler verso la morte .
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L'interpretazione di Mickey Rourke è degna di tutto rispetto; inoltre criticare il film dicendo che si sviluppa con manie di protagonismo è una esagerazione visto che nessuno ha mai detto che incentrare un film su un unico personaggio sia un aspetto negativo. Le storielle di contorno non si possono definire come spazzatura messa la cosi per sport, sono parti della vita del wrestler, sarebbe preoccupante se non ci fossero! Già l'impostazione di un film su un unico personaggio comporta una restrizione delle trame possibili tra personaggi, se poi si costruisce un film solo su una traccia principale senza un po'di "ornature" si produrrebbe un film troppo scarno. Ho dato 4 stelle a questo film oltre che per l'interpretazione di Mickey anche per il finale capolavoro che lascia lo spettatore letteralmente col fiato in gola, al culmine di una scena che sembrerebbe il Climax si conclude invece il film con un simbolico tuffo del Wrestler verso la morte .
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the game ram jam
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mercoledì 11 marzo 2009
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fantastico
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Scrivere elogi su questo film sarebbe inutile..voglio solo dire che questo film lo si riassume in una parola: EMOZIONANTE!Ho sentito emozioni vere...sorrisi, tristezza, tensione, angoscia.
Non m'interessa quello che pensano gli altri a proposito del film ma ringrazio chi è finalmente ha realizzato un film trasmettendo emozioni, dal regista al Boss a un eccelso Mickey Rourke(a te l'oscar del cuore!)
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summer
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sabato 14 marzo 2009
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semplicemente magistrale
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A mio modo di vedere non solo è il film migliore mai realizzato da aronofsky, ma anche una grandiosa parabola dalla portata emotiva IMMANE ed estremamente commovente sulla sconfitta e sul vecchio detto "chi semina vento raccoglie tempesta". Le lacrime mi affioravano già nei momenti con Evan Rachel Wood, ma sul finale l'intensità non potrebbe raggiungere vette più alte (come in una canzone dei Sigur Ros) e, complice la canzone di Springsteen, sono scoppiato a piangere. Come non mi capitava dai tempi di Dead Man Walking. Gli occhi mi si sono bagnati anche in alcuni dei momenti migliori di "MILK", ma qui è tutt'altra caratura. Assolutamente scandaloso il fatto che nessun premio abbia omaggiato l'incommensurabile Rourke, a cui l'ha soffiato persino Orlando.
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A mio modo di vedere non solo è il film migliore mai realizzato da aronofsky, ma anche una grandiosa parabola dalla portata emotiva IMMANE ed estremamente commovente sulla sconfitta e sul vecchio detto "chi semina vento raccoglie tempesta". Le lacrime mi affioravano già nei momenti con Evan Rachel Wood, ma sul finale l'intensità non potrebbe raggiungere vette più alte (come in una canzone dei Sigur Ros) e, complice la canzone di Springsteen, sono scoppiato a piangere. Come non mi capitava dai tempi di Dead Man Walking. Gli occhi mi si sono bagnati anche in alcuni dei momenti migliori di "MILK", ma qui è tutt'altra caratura. Assolutamente scandaloso il fatto che nessun premio abbia omaggiato l'incommensurabile Rourke, a cui l'ha soffiato persino Orlando...non è neppure lo stesso pianeta.
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[+] grande film, grande interpretazione
(di macio)
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fabrizio cirnigliaro
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mercoledì 20 maggio 2009
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mickey il guerriero
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Negli ultimi anni i film che hanno vinto il festival di Venezia non hanno avuto molto fortuna, non sarà certamente così per The Wrestler. La storia potrebbe sembrare banale, priva di originalità.Randy “The Ram“ Robinson(Mickey Rourke) era una stella del Wrestling negli anni ’80, venti anni dopo sbarca il lunario con incontri in palestre delle periferia e lavorando come magazziniere nei week end. Vive in un sobborgo, una sorta di Trailer Park ed è un nostalgico degli anni ’80, lo testimoniano la sua capigliatura, il pupazzo del suo personaggio al culmine della carriera sul cruscotto dell’auto, la vecchia console, molto vintage, con cui gioca insieme ad un ragazzino al videogioco del wrestling e soprattutto la musica che ascolta e che lo esalta, i Quiet Riot , gli Scorpions, i primi Guns’n Roses.
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Negli ultimi anni i film che hanno vinto il festival di Venezia non hanno avuto molto fortuna, non sarà certamente così per The Wrestler. La storia potrebbe sembrare banale, priva di originalità.Randy “The Ram“ Robinson(Mickey Rourke) era una stella del Wrestling negli anni ’80, venti anni dopo sbarca il lunario con incontri in palestre delle periferia e lavorando come magazziniere nei week end. Vive in un sobborgo, una sorta di Trailer Park ed è un nostalgico degli anni ’80, lo testimoniano la sua capigliatura, il pupazzo del suo personaggio al culmine della carriera sul cruscotto dell’auto, la vecchia console, molto vintage, con cui gioca insieme ad un ragazzino al videogioco del wrestling e soprattutto la musica che ascolta e che lo esalta, i Quiet Riot , gli Scorpions, i primi Guns’n Roses. Infatti odia Kurt Cobain, colpevole di essere la “checca che ha rovinato tutto negli anni ’90 ”. E’ un uomo “fuori posto”, quando a causa di un infarto che lo colpisce nello spogliatoio dopo un incontro viene costretto dal medico ad abbandonare il wrestling, si ritrova ad essere totalmente solo. Inizia a corteggiare allora due donne, Cassidy (una sempre più splendida Marisa Tomei) spogliarellista non più apprezzata come un tempo e con 2 figli a carico, e Stephanie (Evan Rachel Wood) la figlia abbandonata tanti anni prima, tentando con quest’ultima una difficile riconciliazione. Darren Aronofsky, giovane regista autore già di 2 capolavori Pi e Requiem for a Dream, decide di abbandonare il suo stile, visionario e innovativo, per dedicarsi totalmente a Mickey Rourke, seguendolo passo dopo passo con la telecamera a mano , sin dalla prima inquadratura, svelandoci gradualmente il suo volto, le sue paure, la sua fragilità.
Ed è grazie ad Aronofsky che Mickey riesce finalmente a spiccare in volo fornendo una interpretazione da Oscar che vale da sola, per lui, un’intera carriera, per noi, il prezzo del biglietto.The Wrestler non è la solita pellicola celebrativa dedicata a uno sport, non è neanche la classica favola sulle “seconde occasioni” e le rivincite dei “loser”.
Il film racconta l’altra America e manda a tappeto l’illusione del sogno americano e delle seconde possibilità, temi tanto decantati in pellicole come Rocky.
Quello che vediamo nel film è il wrestling di serie B, dove i lottatori mettono in scena dei combattimenti molto violenti, non adatti a chi ha lo stomaco debole, resi ancora più reali grazia alla regia di Aronofsky, con inquadrature quasi amatoriali, che non ricordano niente affatto gli incontri di Wrestling trasmessi in TV.
In uno degli incontri Randy “The Ram” combatte fuori dal ring, tra la folla. Un suo fan gli passa la protesi della sua gamba, pregandolo di colpire con questa l’avversario.
Ma è proprio tra quelle persone che The Ram si sente a casa propria , lottando per il suo pubblico, la sua vera e unica famiglia.
Per le musiche Aronofsky va sul sicuro e si affida nuovamente a Clint Mansell, già autore delle colonne sonore per tutti i lavori precedenti del regista, che questa volta sacrifica un po’ del suo talento per lasciare spazio a tante Hit “metal” degli anni ’80.
Il finale dei film e fra i più belli visti negli ultimi anni, il nero che piomba improvvisamente nell’ultima scena viene gradualmente riempito dalla voce e dalla chitarra di Bruce Springsteen che ha scritto appositamente per il film una bellissima ballata. La voce del Boss riesce a commuovere ed emozionare quasi quanto il volto del Guerriero Mickey.
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des_demona
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domenica 15 marzo 2009
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la ballata di randy robinson
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Avete mai visto un uomo con una gamba sola provare a danzare per sentirsi libero?
La poesia di Bruce Springsteen e quella di Darren Aronofsky si coadiuvano a vicenda per narrare una sola, struggente ballata: la storia dell’alba e del tramonto di Randy Robinson, l’ariete del wrestling anni ’80.
La mazzata - quella reale - arriva dopo un incontro ai limiti del sopportabile: il vecchio Randy, affaticato dal pessimo tenore di vita e dagli estrogeni, finisce quasi per farsi esplodere il cuore. Ed è a quel punto, quando gli vengono tolti l’amore e il sudore della folla acclamante, che decide di riconquistare se stesso, il Randy soppiantato da “The Ram”. Ma qualcosa non va come dovrebbe: nonostante l’aiuto di Pam (Marisa Tomei), una stripper sua amica che accusa inevitabilmente l’avanzare del tempo, e la riconciliazione con la figlia Stephanie (Evan Rachel Wood), l’ariete ricasca nel baratro; una fogna alla quale sembra essersi abituato e, forse, anche affezionato.
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Avete mai visto un uomo con una gamba sola provare a danzare per sentirsi libero?
La poesia di Bruce Springsteen e quella di Darren Aronofsky si coadiuvano a vicenda per narrare una sola, struggente ballata: la storia dell’alba e del tramonto di Randy Robinson, l’ariete del wrestling anni ’80.
La mazzata - quella reale - arriva dopo un incontro ai limiti del sopportabile: il vecchio Randy, affaticato dal pessimo tenore di vita e dagli estrogeni, finisce quasi per farsi esplodere il cuore. Ed è a quel punto, quando gli vengono tolti l’amore e il sudore della folla acclamante, che decide di riconquistare se stesso, il Randy soppiantato da “The Ram”. Ma qualcosa non va come dovrebbe: nonostante l’aiuto di Pam (Marisa Tomei), una stripper sua amica che accusa inevitabilmente l’avanzare del tempo, e la riconciliazione con la figlia Stephanie (Evan Rachel Wood), l’ariete ricasca nel baratro; una fogna alla quale sembra essersi abituato e, forse, anche affezionato.
Un salto nel buio che Aronofsky descrive senza fronzoli o patetismi - fatta eccezione per l’unica, immensa figura patetica, il wrestler di Micky Rourke -, in uno stile insolito per lui, distaccato, asciutto, cinicamente documentaristico. La macchina da presa invade l’intimità di ciò che osserva, si incolla letteralmente alla schiena curva e sanguinante del lottatore, nell’apparente indecisione fra il mostrare i disgustosi segni del combattimento oppure il volto stanco e deforme di uomo che si è lasciato pestare dalla vita senza controbattere. Non è solo Micky Rourke che recita se stesso - come si è detto fino alla noia: è la trama comune della vita di tanti uomini e tante donne, come Randy, come Pam, che non accettano di dover scendere dal ring per salvare l’ultima briciola di sincerità rimastagli.
“Sono un pezzo di carne maciullata, e sono solo. Ma me lo merito”, dice il gigante alla bambina, ma è troppo tardi, perché l’assuefazione è tale da impedirgli di smettere. La sua unica fede sono le ossa rotte e i lividi; e, del resto, non c’è molta differenza fra un taglio sul braccio e uno dritto al cuore. Tanto vale tornare a combattere, a far sorridere la gente con il sangue che scorre, saltando un ultima volta nell’oscurità, senza verità ma con un residuo di coraggiosa coerenza pronto a perdersi nei titoli di coda.
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matteo m.
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martedì 10 marzo 2009
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un film impressionante
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Dopo aver visto questo film ho la netta sensazione di aver visto qualcosa che si vede raramente nella vita di una persona,una miscela perfetta di rabbia,di decadenza,di speranza,di lotta e di rinascita anche se comunque provvisoria.
Mickey Rourke è un lottatore wrestler ma è anche una persona con dei sentimenti e una persona che capisce di aver buttato via i suoi anni dimenticando la figlia e imbottendosi di pastiglie e farmaci per far parte di un mondo finto ed illusorio come quello del wrestling; nonostante tutto quella è la sua vita e non ne può fare a meno anche a costo di morire sul ring.
La sua interpretazione rincocilia con il cinema,è una delizia dall'inizio alla fine e la colonna finale di Bruce Springsteen è un'atra chicca prelibata.
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Dopo aver visto questo film ho la netta sensazione di aver visto qualcosa che si vede raramente nella vita di una persona,una miscela perfetta di rabbia,di decadenza,di speranza,di lotta e di rinascita anche se comunque provvisoria.
Mickey Rourke è un lottatore wrestler ma è anche una persona con dei sentimenti e una persona che capisce di aver buttato via i suoi anni dimenticando la figlia e imbottendosi di pastiglie e farmaci per far parte di un mondo finto ed illusorio come quello del wrestling; nonostante tutto quella è la sua vita e non ne può fare a meno anche a costo di morire sul ring.
La sua interpretazione rincocilia con il cinema,è una delizia dall'inizio alla fine e la colonna finale di Bruce Springsteen è un'atra chicca prelibata.Da vedere assolutamente.
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(di xoting)
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andrea
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martedì 17 marzo 2009
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randy "the ram" rourke
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La cosa che più mi ha colpito di questo film è che nessun altro attore,nemmeno il più bravo che ci sia sulla faccia della terra,avrebbe potuto interpretarlo con la stessa autenticità del redivivo Mickey Rourke. Perchè Randy The Ram è Mickey Rourke. L'attore non gli ha dato solo la faccia,ma tutto se stesso. Ha portato la sua vita sullo schermo,in un film che probabilmente è stato scritto su misura per lui,e tramite il quale lui si è in un certo senso "confessato". Tramite il personaggio di Randy,Rourke ci ha mostrato gli anni bui della sua vita,quelli della droga e dell'alcol,delle botte e dei fallimenti professionali e personali. Il talentuoso Aronofsky ha intelligentemente permesso a Rourke di intervenire sul copione,in particolare nei dialoghi con la figlia e nel monologo prima del match finale,rendendo così il film ancora più emozionante e struggente,crepuscolare.
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La cosa che più mi ha colpito di questo film è che nessun altro attore,nemmeno il più bravo che ci sia sulla faccia della terra,avrebbe potuto interpretarlo con la stessa autenticità del redivivo Mickey Rourke. Perchè Randy The Ram è Mickey Rourke. L'attore non gli ha dato solo la faccia,ma tutto se stesso. Ha portato la sua vita sullo schermo,in un film che probabilmente è stato scritto su misura per lui,e tramite il quale lui si è in un certo senso "confessato". Tramite il personaggio di Randy,Rourke ci ha mostrato gli anni bui della sua vita,quelli della droga e dell'alcol,delle botte e dei fallimenti professionali e personali. Il talentuoso Aronofsky ha intelligentemente permesso a Rourke di intervenire sul copione,in particolare nei dialoghi con la figlia e nel monologo prima del match finale,rendendo così il film ancora più emozionante e struggente,crepuscolare. E anche se la storia non è del tutto originale,nonostante lo stereotipo della spogliarellista-mamma che fa tutto per il suo bambino e che vede in Randy quello che nessun altro riesce a vedere,credo che questo film avrebbe meritato una maggiore considerazione alla notte degli oscar...
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camillo triolo
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domenica 15 marzo 2009
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il corpo e l'anima (pieta' per chi cade)
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A cinquantanove (o cinquantatre) anni, a seconda delle fonti, il “BELLO E DANNATO” del cinema americano ritorna con questo film sugli schermi e lo fa con una forza espressiva inimmaginata riuscendo a toccare le corde dell'anima con rara ed efficace semplicità.
Difficile trovare chi per un verso o per l'altro non possa rivedersi nelle vesti del wrestler, nei suoi fallimenti e nei suoi sogni nella sua voglia di riscatto e nella disillusione crudele.
Il Wrestling come metafora della vita; finzione, illusione, apparenza, ma dolore e sofferenza senza rimedio al tacere delle urla e degli applausi, allo spegnersi delle luci.
L'irrisolvibile conciliazione tra l'essere e l'apparire, tra il voler ESSERE ed il DOVER APPARIRE in cui è proprio l'ESSERE a venir sacrificato senza pietas sull'altare del conformismo edonistico nel clamore effimero del “successo” di un attimo.
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A cinquantanove (o cinquantatre) anni, a seconda delle fonti, il “BELLO E DANNATO” del cinema americano ritorna con questo film sugli schermi e lo fa con una forza espressiva inimmaginata riuscendo a toccare le corde dell'anima con rara ed efficace semplicità.
Difficile trovare chi per un verso o per l'altro non possa rivedersi nelle vesti del wrestler, nei suoi fallimenti e nei suoi sogni nella sua voglia di riscatto e nella disillusione crudele.
Il Wrestling come metafora della vita; finzione, illusione, apparenza, ma dolore e sofferenza senza rimedio al tacere delle urla e degli applausi, allo spegnersi delle luci.
L'irrisolvibile conciliazione tra l'essere e l'apparire, tra il voler ESSERE ed il DOVER APPARIRE in cui è proprio l'ESSERE a venir sacrificato senza pietas sull'altare del conformismo edonistico nel clamore effimero del “successo” di un attimo.
“Sono solo un vecchio pezzo di carne maciullata…” L'anima non interessa a nessuno, a nessuno importa la sua sofferenza, le sue ferite, il suo disperato trascinarsi di speranza in speranza di disillusione in disillusione e per essa non ci sono linimenti per il dolore né pillole miracolose, né chi presti orecchio al suo grido silenzioso “…non merito di restare da solo. Voglio soltanto che tu non mi odi…” . Per “anime maciullate“ solo il caldo dolore di altre “anime maciullate” o l'annullamento in una fine in cui anima e corpo straziati raggiungano la quiete agognata nel silenzio del buio oltre i riflettori dell'arena della vita.
Ben tornato vecchio Rourke, grazie per le emozioni che ci hai dato.
Il film di Darren Aronofsky meritava molto di più di quello che ha avuto, ma se così fosse stato non vivremmo i tempi che viviamo, e la storia del film non ne sarebbe la metafora, crediamo, però, che l'averci toccato così profondamente, sia L'OSCAR più ambito, od almeno così dovrebbe essere.
Con l'auspicio che il volo d'angelo che conclude il film sia oltre che l'apprezzato ritorno di Rourke il ritorno ad un cinema migliore.
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