memoria
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venerdì 14 marzo 2008
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la storia si ripete
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Questa era una vecchia rencensione di Pianosequenza. Non vi ricorda l'anteprima della Rabbia? "E' stato un privilegio unico ed irripetibile far parte di quella schiera di eletti che venerdì sera ha assistito al concretizzarsi di ciò che fin d'ora si può definire come evento mediatico del 2005; evento preceduto da un battage promozionale senza pari nella storia dei media.Non parlavamo d'altro negli ultimi tempi: anche nell'intimo della nostra alcova Pianosequenza ci toglieva il sonno e occupava le lunghe conversazioni notturne. Il giorno dopo in redazione ognuno portava come in una seduta gruppoanalitica, i discorsi sfilacciati da riannodare collettivamente, in un febbrile atto preparatorio alla catarsi che ci avrebbe visti protagonisti soltanto a film nelle sale.
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Questa era una vecchia rencensione di Pianosequenza. Non vi ricorda l'anteprima della Rabbia? "E' stato un privilegio unico ed irripetibile far parte di quella schiera di eletti che venerdì sera ha assistito al concretizzarsi di ciò che fin d'ora si può definire come evento mediatico del 2005; evento preceduto da un battage promozionale senza pari nella storia dei media.Non parlavamo d'altro negli ultimi tempi: anche nell'intimo della nostra alcova Pianosequenza ci toglieva il sonno e occupava le lunghe conversazioni notturne. Il giorno dopo in redazione ognuno portava come in una seduta gruppoanalitica, i discorsi sfilacciati da riannodare collettivamente, in un febbrile atto preparatorio alla catarsi che ci avrebbe visti protagonisti soltanto a film nelle sale. Ma cosa è successo al nostro evento, chi ha sostituito le pizze, non è questo il film, non possiamo crederci, è un attentato. Louis, è tua questa roba?
Davanti agli occhi scorrono immagini sgranate e buie di gente che si incontra quasi per caso e, come si fa normalmente con tutti, declama ampollosamente qualche pastiche pseudofilosofico utile per i party, quando non si vuole far capire che non si è ubriachi. Et voila, c'est tout. Aggiungiamo ancora la scena erotica meno erotica del mondo, inserita per giustificare la locandina con il culo di Simona Nasi, locandina che a sua volta giustificherà il 90% degli incassi, finita la riserva di amici, parenti, trampolieri e donne cannone.
Quello che mi sfugge in modo viscido e ittico è perchè sia necessario oggi, nel 2005, concentrarsi in modo monomaniacale sulla questione dell'unico, lungo pianosequenza perdendo di vista il cinema, ossia tutto. Nei materiali reperibili in rete Louis Nero cita, infangandoli, i nomi di Hitchcock e di Godard, tira in ballo Dogma 95 autoinfangandosi e strombazza ai quattro venti la portata della sua "invenzione" come se fossimo davanti alla fabbricazione in serie della macchina del moto perpetuo, adotta metodi di promozione "non convenzionali", infine ottiene non si sa come una distribuzione su tutto il territorio nazionale. Nelle multisala, dico. Per cosa? Per sottoporre gli spettatori ad un trattamento Ludovico lungo ben 123 minuti, che a quanto ne so rappresenta ora l'atto di masturbazione orale più lungo della storia dell'homo sapiens. Altro che le costole di D'Annunzio. Nero gioca con la camera, la gira e la rigira instancabilmente e segue i suoi goffi personaggi durante le due ore in cui ci lancia un messaggio chiaro e preciso: lui ha letto Catullo e Feuerbach, forse anche Descartes. Ma cambiamo un attimo angolazione e cerchiamo di trovare un possibile riutilizzo per questo imbarazzante video. Volevate "Un Posto al Sole" per intellettuali adolescenti? Volevate un "Cuori Rubati" a misura di sospiroso bohemien? Bene, ora ce l'avete. Altro suggerimento per il riciclo: spacciatelo per la vostra tesina di maturità se per caso state frequentando una scuola sufficientemente creativa, pop ed indulgente. Il risultato stupirà la commissione d'esame e farà emettere alcuni ooh di ammirazione. Il candidato ha seguito il programma didattico in modo proficuo, durante tutto l'anno scolastico. Il candidato avrebbe fatto meglio a lasciare i contes moraux a Rohmer e i contes philosophiques a Voltaire"
La storia si ripete.
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(di demolin)
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andy
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giovedì 13 marzo 2008
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quanto é forte l'urlo di un autore?
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La rabbia è un film che nasce già con il suo destino scritto addosso, e proprio per la sua natura è costretto a fare una sceltissima selezione del pubblico che lo può non tanto apprezzare quanto comprendere. Parafrasando le parole del regista Louis Nero “quello è un film realizzato semplicemente e soprattutto per soddisfare un bisogno personale.”, difatti quando riuscirete a vedere questo film vi renderete conto immediatamente di quanto sia vera questa affermazione. Innanzitutto, questo è un film che deborda e cola dai normali canoni di giudizio perciò tentare di classificarlo sarebbe fare un dispetto non solo al regista, il quale ha sensibilmente penato per realizzarlo ma anche allo spirito che rappresenta, in un qualche modo ribelle e contrario al trend per quasi definizione.
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La rabbia è un film che nasce già con il suo destino scritto addosso, e proprio per la sua natura è costretto a fare una sceltissima selezione del pubblico che lo può non tanto apprezzare quanto comprendere. Parafrasando le parole del regista Louis Nero “quello è un film realizzato semplicemente e soprattutto per soddisfare un bisogno personale.”, difatti quando riuscirete a vedere questo film vi renderete conto immediatamente di quanto sia vera questa affermazione. Innanzitutto, questo è un film che deborda e cola dai normali canoni di giudizio perciò tentare di classificarlo sarebbe fare un dispetto non solo al regista, il quale ha sensibilmente penato per realizzarlo ma anche allo spirito che rappresenta, in un qualche modo ribelle e contrario al trend per quasi definizione. Ma ci proveremo lo stesso, pur tenendo a mente queste onerose premesse.
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gid
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giovedì 13 marzo 2008
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obbiettività
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Che fare, allora? Se dentro di voi pulsa anche la benché minima vena artistica, cercate di guardare questo film con la mente molto aperta, dato che è intriso di dottissime citazioni cinematografiche, pittoriche e letterarie (da Fellini fino a Magritte, con un eccellente lavoro dello scenografo Vincenzo Fiorito); altrimenti verrebbe da dire di evitarlo. Ma ciò non solo è impossibile, sarebbe anche un nuovo tradimento al film e a ciò che rappresenta. Perciò, la soluzione migliore è andare a vederlo come obbligo morale se davvero amate il cinema e volete che quello nostrano si riscatti, e se proprio siete in sala e non vi piace affatto uscite pure: ma la cosa importante è che lo abbiate supportato con la vostra presenza.
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Che fare, allora? Se dentro di voi pulsa anche la benché minima vena artistica, cercate di guardare questo film con la mente molto aperta, dato che è intriso di dottissime citazioni cinematografiche, pittoriche e letterarie (da Fellini fino a Magritte, con un eccellente lavoro dello scenografo Vincenzo Fiorito); altrimenti verrebbe da dire di evitarlo. Ma ciò non solo è impossibile, sarebbe anche un nuovo tradimento al film e a ciò che rappresenta. Perciò, la soluzione migliore è andare a vederlo come obbligo morale se davvero amate il cinema e volete che quello nostrano si riscatti, e se proprio siete in sala e non vi piace affatto uscite pure: ma la cosa importante è che lo abbiate supportato con la vostra presenza. E come nota di chiusura, tenete d’occhio il regista Louis Nero: egli non solo è dotato di un talento unico nella sua giovane generazione e promette un’illustre carriera, ma può davvero essere considerato un visionario, e per un regista italiano contemporaneo, è una vera rarità.
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(di zabadin)
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3ccani
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giovedì 13 marzo 2008
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una crisi che dura vent'anni
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Questo film è un cumulo di banalità. Fa venire rabbia vera, oltre che male alla testa. Una perdita di tempo
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andrea
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giovedì 13 marzo 2008
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la rabbia, grottesca sopportazione!
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A proprosito di critica, non mi sembra che le quotazioni di Nero siano poi tanto diverse da quelle del pubblico. Evidentemente sono critici che vedono solo i film di Vanzina o Muccino. Manuali di cinema a parte, che lo trattano ancora peggio. Ma siamo solo degli "sciocchi", tutti quanti tranne Nero.
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ilprof
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giovedì 13 marzo 2008
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sotto la lente
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E intanto con questo tira e molla Nero fa i soldi. Il film evidentemente divide, però non è corretto fare il tifo. Certo Nero deve saper accettare il fatto che le sue opere non piacciono al pubblico. Deve anche avere la capacità di comprendere che è il "suo" pubblico quello che tradisce. Nel forum si leggono frasi contro le critiche negative tipo: pubblico medio italiano, chi è il pubblico vero, quello che guarda film di Vanzina? Ma a conti fatti lo spettatore che paga per i vari "Vacanze di Natale" non paga certo per vedere un film come "La rabbia". Fatevi un esame di coscienza...
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maurizio cabona
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giovedì 13 marzo 2008
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un critico reale ma spietato davvero
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...Ma nella Rabbia il tono è o, appunto, rabbioso o, ahinoi, oracolare. Soltanto Tinto Brass prende in giro se stesso. Louis Nero ne prenda esempio: fredda, la sua Rabbia sarebbe condivisibile.
da IL GIORNALE (29 febbraio 2008)
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quattro
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giovedì 13 marzo 2008
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nero ma non dormi mai?
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Certo che per lavorare questo regista lavora di certo. Oltre a produrre una vagonata di robaccia si aggiorna tempestivamente le sue pagine. Guardate che c'è modo di risalire all'Id di chi lascia la recensione. Cmq il film non è peggio dei Vanzina, non c'è nulla che si possa paragonare all'orripilante lavoro denigratorio di Nero. Lui, odiando da sempre la settima arte vuole distruggerla definitivamente. Rovinando carriere dal principio o chiudendo capitoli di quelle in declino. Nero sei il mio mito. La tua anarchia mi fa invidia...
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caprara
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mercoledì 12 marzo 2008
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un critico vero e spietato
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Luis Nero, già detective dei linguaggi schizofrenici dell'arte, realizza con «La rabbia» un film tanto inattuale da essere moderno, tanto narcisista da essere terapeutico, tanto furibondo da essere angelico. Dotato di un audace immaginario tra Fellini e Resnais - lo sberleffo all'industria della celluloide si svolge nei meandri di uno spettrale microcosmo labirintico - Nero ha il fegato d'arruolare pesi massimi come Franco Nero, la Dunaway, Albertazzi e Brass: se la litania del cineasta immolato alla legge dei quattrini non esce dallo stereotipo, il criptico estremismo della messinscena comunica un pathos assolutamente degno di rispetto.
Da Il Mattino, 1 marzo 2008
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sandrin
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mercoledì 12 marzo 2008
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la rabbia
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Meglio un film difficile come quello di Nero, che le cavolata di Vanzina e Muccino
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(di anonimo634259)
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