marco
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martedì 17 gennaio 2006
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perchè?
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Il voto adatto è 3 e mezzo.
Non capisco perchè criticare questo film quando si sa chi è il regista e qual'è la sua poetica. E' come andare a vedere un film di Vanzina e pretendere un capolavoro drammatico! Il film è molto buono, ottimo nella prima parte e solo un pò troppo lungo nella seconda. Attori, recitazione e fotografia molto buoni, come è buono il montaggio. La colonna sonora a me è sembrata una delle cose migliori, chi si aspetta john williams è fuori gioco. La storia d'amore è struggente, la poesia delle immagini molto intensa.
Al cinema servono anche questi film, che non sono per tutti, daccordo, ma siccome un film è "lento" non deve essere per forza brutto. Eppure oggi si cercano solo cose veloci, film d'azione o aborti come saw2 perchè non si riesce più a godere dei momenti per pensare.
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Il voto adatto è 3 e mezzo.
Non capisco perchè criticare questo film quando si sa chi è il regista e qual'è la sua poetica. E' come andare a vedere un film di Vanzina e pretendere un capolavoro drammatico! Il film è molto buono, ottimo nella prima parte e solo un pò troppo lungo nella seconda. Attori, recitazione e fotografia molto buoni, come è buono il montaggio. La colonna sonora a me è sembrata una delle cose migliori, chi si aspetta john williams è fuori gioco. La storia d'amore è struggente, la poesia delle immagini molto intensa.
Al cinema servono anche questi film, che non sono per tutti, daccordo, ma siccome un film è "lento" non deve essere per forza brutto. Eppure oggi si cercano solo cose veloci, film d'azione o aborti come saw2 perchè non si riesce più a godere dei momenti per pensare. Per fortuna il cinema è anche questo.
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don biffero
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mercoledì 18 gennaio 2006
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e' sempre malick
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Per gustare un film di Terrence Malick bisogna essere preparati: capisco chi, basandosi magari sul trailer, piuttosto fuorviante, arriva al cinema e si becca una stufata colossale... ma chissa' che abbiate il coraggio di andare a rivederlo, stavolta disposti ad accettare l'impostazione diversa dalla media... forse avreste una bella sorpresa!
Questo e' il regista che piu' di ogni altro mi sa regalare emozione e pensiero, senza MAI - davvero! - stancarmi. Rispetto ai suoi film precedenti questo non raggiunge la perfezione artistica e tecnica de "La sottile linea rossa", e forse e' un pelo inferiore a "La rabbia giovane", ma e' pur sempre un capolavoro, e credo che quasi nessuno dei fans di Malick sia rimasto deluso.
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Per gustare un film di Terrence Malick bisogna essere preparati: capisco chi, basandosi magari sul trailer, piuttosto fuorviante, arriva al cinema e si becca una stufata colossale... ma chissa' che abbiate il coraggio di andare a rivederlo, stavolta disposti ad accettare l'impostazione diversa dalla media... forse avreste una bella sorpresa!
Questo e' il regista che piu' di ogni altro mi sa regalare emozione e pensiero, senza MAI - davvero! - stancarmi. Rispetto ai suoi film precedenti questo non raggiunge la perfezione artistica e tecnica de "La sottile linea rossa", e forse e' un pelo inferiore a "La rabbia giovane", ma e' pur sempre un capolavoro, e credo che quasi nessuno dei fans di Malick sia rimasto deluso.
Al di la' del solito incredibile modo di comporre le immagini (e tutte con camera a mano e luce naturale! Altro che Peter Jackson!), ho trovato stupenda, anche grazie all'ottima attrice, la contrapposizione tra la Pocahontas indiana e la Pocahontas civile, svuotata della sua essenza orginaria, ma ancora in grado di scegliere senza rimpianti la strada migliore (e forse il vero amore, quello scelto da entrambi e nel quale la liberta' lasciata all'altro nasce dalla reciproca fiducia). Altrettanto belle le scene ricorsive nelle quali i protagonisti fanno il loro ingresso di volta in volta nella tenda del capo indiano, nella sala reale di Londra e nel fortino inglese. Forse un po' insistenti le musiche e monologhi interiori un po' piu' scontati del solito.
Il voto vero che assegnerei (ma non posso) e' di quattro stelle e mezza, perche' questo film ha il difetto di non aggiungere nulla di nuovo rispetto agli altri tre, che erano invece stati una continua evoluzione.
Comunque: GRAZIE TERRENCE!
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paolo
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lunedì 16 gennaio 2006
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dolce,angosciante,il sogno di malick
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Mentre lo vedevo ho provato una sensazione che andava dallo stupore delle prime immagini, quasi un sogno in cui venivo assorbito e mi catapultava in un mondo veramente nuovo e fantastico gia`visitato solo in qualche mio sogno,ad un angoscia via via crescente per la consapevolezza che il sogno non si sarebbe realizzato completamente, e i due protagonisti (grandi grandissimi entrambi a mio parere)
non si sarebbero uniti definitivamente e quel movimento fra campi puri ed infiniti sarebbe rimasto come una coreografia incompiuta proprio nel momento piu` alto in cui tutto avrebbe potuto avverarsi, angoscia quindi ma poi di nuovo la dolcezza di questo mondo da sogno appena percepito con le riprese del grande regista, eppure cosi` forte tanto da lasciarti dentro,al di la` delle superficiali visioni di chi al cinema vuole solo azioni incalzanti e trame sempre banali ed alla fine ha esultato per la presunta pesantezza dell`opera, ebbene tanto che la poesia di quel mondo la sento a distanza di 2 giorni ancora dentro di me.
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riccardo
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sabato 4 febbraio 2006
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ci siamo!!
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Suoni,colori,silenzio,pace,poesia:sono questi gli elementi che caratterizzano il film di Terrence Malick,dove il rapporto tra uomo e natura è al culmine della sua grandezza.Il silenzio e la pace sono parte degli stessi abitanti di quella "lontana" India,dove l'invidia,la rivalità e l'odio sono sconosciuti e l'omicidio è del tutto disprezzato.Il suono delle foglie sfiorate dal vento,il rumore dell'acqua marina che con delicatezza si espande sulla sabbia e la melodia dello scorrere del fiume sulle pietre e i canti degli uccelli sono gli unici elementi a rompere il silenzio.Il sole illumina i prati e si riflette nelle acque;la luna e le stelle splendono nell'oscurità portando silenzio e tranquillità:quel luogo che gode di tutta la grazia divina,è un paradiso.
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Suoni,colori,silenzio,pace,poesia:sono questi gli elementi che caratterizzano il film di Terrence Malick,dove il rapporto tra uomo e natura è al culmine della sua grandezza.Il silenzio e la pace sono parte degli stessi abitanti di quella "lontana" India,dove l'invidia,la rivalità e l'odio sono sconosciuti e l'omicidio è del tutto disprezzato.Il suono delle foglie sfiorate dal vento,il rumore dell'acqua marina che con delicatezza si espande sulla sabbia e la melodia dello scorrere del fiume sulle pietre e i canti degli uccelli sono gli unici elementi a rompere il silenzio.Il sole illumina i prati e si riflette nelle acque;la luna e le stelle splendono nell'oscurità portando silenzio e tranquillità:quel luogo che gode di tutta la grazia divina,è un paradiso.Poi arrivano i coloni inglesi e tutto cambia:il fumo dei cannoni e dei fucili si unisce alle nuvole velando il cielo e la terra;la natura(fino allora lasciata crescere selvaticamente e in libertà) è continuamente "mutata"dall'uomo per far spazio a costruzioni nettamente contrastanti con l'ambiente;i suoni melodici del creato vengono sostituiti dai "battiti" assordanti dei tamburi e dagli spari. Ma in questa atmosfera caotica nasce la nota storia d'amore tra la bella principessa Pocahontas(Q'Orianka Kilcher) e il capitano inglese John Smith(Colin Farrell) :qui a entrare in scena non sono i soliti dialoghi d'amore(invece quasi del tutto assenti)ma i sentimenti e i pensieri "noblili" dei due personaggi,dominati dall'irrefrenabile voglia di un amore impossibile e da bellissime frasi poetiche e romantiche("Tu scorri attraverso me come un fiume").Intorno a loro,però,continua la guerra tra gli abitanti della terra e gli occupatori stranieri che prima credono di essere più potenti ma ben presto dovranno fare i conti con la realtà,proprio quando si ritrovano prigionieri nelle proprie "mura" e circondati dai nemici("intrappolati come una vespa nella bottiglia")e lo "stupore" è la loro unica sensazione. Abbiamo, infine,un altro mutamento del racconto,quello in cui Pocahontas arrivando in Inghilterra scopre un mondo totalmente diverso da quello che ha appena abbandonato con tanta nostalgia:la natura selvatica in cui era abituata a correre a piedi nudi e libera scompare dai suoi occhi facendo posto a una nuova terra dove l'opera umana e perciò l'architettura occupano quasi completamente il territorio e gli unici elementi naturali (gli alberi e il prato nei giardini della residenza in cui dimora)sono anch'essi "storpiati" e mutati dall'uomo. I vestiti pregiati che indossa le stanno stretti,la opprimono,ma nonostante tutto continua a fingere;lei vorrebbe solo prendere per mano il figlioletto e tornare a correre per quelle foreste incontaminate(o,almeno,come lei vuole ricordarle),camminare a piedi nudi sull'erba e sentirne la morbidezza;attraversare le acque gelide e pure sentendone tutto il piacere e la bellezza;lei,che adesso si mostra nobile,educata e controllata nelle azioni,è in realtà ancora uno "spirito libero".Un gran bel film che,nonostante la durata,non annoia ma attira l'attenzione dello spettatore fino alla fine grazie alla splendida fotografia e alle bellissime musiche.
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[+] epica epopea
(di gakki)
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kino
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mercoledì 8 febbraio 2006
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grandioso malick
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Dopo i noti cartoni della Walt Disney ecco (finalmente) giungere, nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, la storia (più o meno romanzata) della principessa indiana “Pocahontas" che, all’inizio del 1600, accolse i primi coloni inglesi nel Nuovo Mondo.
Ha curato la regia il bravissimo Terrene Malick, assicurando così al film non solo una sostanzioso spessore ma anche (ne sono particolarmente convinto) un ottimo successo di pubblico e di critica.
La vicenda ha il suo avvio nel 1607 quando alcune navi inglesi giungono sulle coste della Virginia. A bordo il capitano John Smith, con l'incarico di esplorare la regione per consentire all’ambizioso Monarca inglese Giacomo I di allargare sul “nuovo mondo” le proprie mire espansionistiche.
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Dopo i noti cartoni della Walt Disney ecco (finalmente) giungere, nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, la storia (più o meno romanzata) della principessa indiana “Pocahontas" che, all’inizio del 1600, accolse i primi coloni inglesi nel Nuovo Mondo.
Ha curato la regia il bravissimo Terrene Malick, assicurando così al film non solo una sostanzioso spessore ma anche (ne sono particolarmente convinto) un ottimo successo di pubblico e di critica.
La vicenda ha il suo avvio nel 1607 quando alcune navi inglesi giungono sulle coste della Virginia. A bordo il capitano John Smith, con l'incarico di esplorare la regione per consentire all’ambizioso Monarca inglese Giacomo I di allargare sul “nuovo mondo” le proprie mire espansionistiche. Smith durante una perlustrazione, resa difficile a causa della natura particolarmente incontaminata, viene fatto prigioniero dalla tribù Powhatan. Pochahontas, figlia del Re indiano si adopera per risparmiargli la vita e (fatalmente) se ne innamora.
Successivamente Smith torna in patria, la principessa viene adottata dalla comunità inglese, è battezzata (col nome di Rebecca) e sposa un bravissimo colono John Rolfe dal quale ha un erede. Condotta in Inghilterra viene ricevuta a corte con tutti gli onori… dopo aver incontrato il suo amore e aver capito che oltre la passione bisogna vivere nella fedeltà al marito e al figlio muore (a ventidue anni) durante il viaggio di ritorno in America.
Malick mi pare sia riuscito a confezionare un film grandioso dove i dialoghi sono essenziali e abbastanza rari, la fotografia è eccezionale, ma soprattutto i silenzi lunghi, intensi profondi primeggiano in tutto il film. In “The new world” a parlare non sono le parole ma i sentimenti, le sensibilità, la purezza della natura incontaminata, l’altissima statura morale dei cosiddetti selvaggi, l’amore grandioso e al contempo semplice della principessa e del suo popolo. Un eloquentissimo silenzio d’oro pervade ogni cosa come la “Sottile linea rossa” dell’altro insuperato capolavoro firmato Malick.
Questo film ha il potere di incantarmi: l'erba alta ora sfiorata ora battuta con violenza dal vento, i mari dello stesso colore del cielo e i fiumi dello stesso colore del mare; i saettanti passaggi di stormi d’anatre fra le bianche nuvole, la bellezza primordiale e il linguaggio degli indiani e… la voce fuori campo perenne (quasi un sussurro d’anima) che fa da coro (come nelle tragedie greche), pensiero, poesia, sentimento, emozione e coscienza.
Malick è un genio nell’uso della telecamera: mai approssimativo o veloce, ti prende per mano, d’improvviso si ferma, quasi volesse adagiarsi… riflette prima di parlare… peccato solo che il film sia (forse) un po’ lungo. Eppure l'opera vale, ha spessore, ti scava dentro, ti chiama verso i segreti dell’anima. Non una parola volgare, una scena oseè.. un film pulito nonostante la storia (la violenza dei coloni inglesi, il loro disprezzo per i “selvaggi”); un film che sa tratteggiare la dolcezza dei sentimenti, la profonda cultura antropologica degli indiani a tentare di far muro contro gli inglesi veramente incivili. Ma è Lei, la principessa che più affascina: mi pare tanto una metafora straordinaria del vero progresso: capisce tutto, è umana e pulita, cambia le regole senza arrivare agli estremi, si integra con le nuove quando è arrivato il momento. In Inghilterra ritrova il grande amore, il tormentato Smith, il cuore sarebbe dalla sua parte, ma lei rimane da questa parte, dove c'è un marito affidabile e innamorato, dove c'è un figlio.
KINO
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odiofarinotti
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mercoledì 24 gennaio 2007
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quando avevamo l'anima...
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Terrence Mallick è la Poesia. Chi dice il contrario usa le scorciatoie del cervello. O forse era troppo preso dalla scollatura della sua ragazza, per seguire il film.
Le lacrime scendevano da sole durante la visione di tutto il film. L'anima si sente cullata e trasportata in quel mondo lontano, ci si sente compenetrati dall'armonia. Amo il suo modo di raccontare, i dialoghi interiori, la profondità. Uno dei più bei film mai visti. Il vento tra i fili d'erba, il paradiso perduto, i giochi infantili,la purezza, il ritorno alle nostre origini, la curiosità degli indigeni, la corruzione del nostro mondo. La nostra innata fame di conoscenza. I silenzi pieni di profondità...L'amore... è una delle più belle storie d'amore mai raccontate.
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Terrence Mallick è la Poesia. Chi dice il contrario usa le scorciatoie del cervello. O forse era troppo preso dalla scollatura della sua ragazza, per seguire il film.
Le lacrime scendevano da sole durante la visione di tutto il film. L'anima si sente cullata e trasportata in quel mondo lontano, ci si sente compenetrati dall'armonia. Amo il suo modo di raccontare, i dialoghi interiori, la profondità. Uno dei più bei film mai visti. Il vento tra i fili d'erba, il paradiso perduto, i giochi infantili,la purezza, il ritorno alle nostre origini, la curiosità degli indigeni, la corruzione del nostro mondo. La nostra innata fame di conoscenza. I silenzi pieni di profondità...L'amore... è una delle più belle storie d'amore mai raccontate. Due mondi a confronto. La purezza e la corruzione. Ogni cosa aveva un anima per quella gente, il fiume, l'albero, il vento...
Una storia da vivere tutta. Da avere assolutamente nella propria videoteca personale.
Immenso capolavoro, come la Sottile Linea Rossa. Aspetto con ansia il suo prossimo film.
Grazie Terrence, quando esce un tuo film, il mondo non è piu lo stesso il giorno dopo.
Farinotti, al posto di recensire film vai a coltivare patate!
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(di xxx)
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mario scafidi
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venerdì 13 ottobre 2006
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perchè il mondo ha i colori?
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Il Nuovo Mondo è spirito di rinnovamento, progresso ed etica ispirati da chi ancora sembra essere rimasto indietro nel percorso della Storia. Un mondo lontano mille miglia dalla mentalità e dal costume dei Paesi progrediti, che ha da insegnare cosa davvero sia la modernità ed il progresso: il puro pensiero. "Perchè il mondo ha i colori?". Non c'è risposta da parte di chi non è abituato a pensare, a chiedersi cosa sia la vera essenza della vità al di là delle sovrastrutture, a chi neanche immagina la possibilità di formulare una domanda di questo tipo.
The New World del maestro Terrence Malick non è un film ecologista e buonista, perchè non vuole esserlo. E' un racconto semplice di puro spirito ed intelletto, vasto ed illimitato come la terra incontaminata dei Nativi, dove i dialoghi sono pochi, ma si parla molto attraverso lo scambio muto dei pensieri, dove la comunicazione non sta in ciò che si dice ma in ciò che si prova.
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Il Nuovo Mondo è spirito di rinnovamento, progresso ed etica ispirati da chi ancora sembra essere rimasto indietro nel percorso della Storia. Un mondo lontano mille miglia dalla mentalità e dal costume dei Paesi progrediti, che ha da insegnare cosa davvero sia la modernità ed il progresso: il puro pensiero. "Perchè il mondo ha i colori?". Non c'è risposta da parte di chi non è abituato a pensare, a chiedersi cosa sia la vera essenza della vità al di là delle sovrastrutture, a chi neanche immagina la possibilità di formulare una domanda di questo tipo.
The New World del maestro Terrence Malick non è un film ecologista e buonista, perchè non vuole esserlo. E' un racconto semplice di puro spirito ed intelletto, vasto ed illimitato come la terra incontaminata dei Nativi, dove i dialoghi sono pochi, ma si parla molto attraverso lo scambio muto dei pensieri, dove la comunicazione non sta in ciò che si dice ma in ciò che si prova.
Ed è la coerenza etica con il proprio sentimento a dettatre le scelte della protagonista (la giovanissima Q'orianka Kilcher), che non dichiara amore a chi ancora non ha potuto prendere il posto occupato da John Smith, ma solo affetto, riconoscenza e verità.
Appropriata la scelta della coppia Klicher - Bale, meno quella del protagonista Colin Farrell, ancora troppo preso dal voler dare l'impronta del proprio carattere, piuttosto che affidarsi incondizionatamete al personaggio.
Regia, fotografia e colonna sonora semplicemente eccellenti.
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[+] datte all' ippica!
(di serpico)
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emmanuele
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venerdì 1 settembre 2006
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musica, luce, poesia
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Racconta un sogno, un sentimento, la purezza di ciò che poteva essere e non è mai stato.
Soffrire con l'anima per un bene più grande, per un senso di bontà e altruismo, un arduo sacrificio.
L'isola di cui ognuno va alla ricerca è solo composta da natura, semplicità e amore.
Musica, luce, poesia ti rapiscono vorticosamente dentro la pellicola, che descrive l'unico grande dilemma: l'amore;
con una leggenda così antica eppure così moderna.
Una volta assimilata la ritmica del film, e superata la lentezza, per più di due ore ti porta a vivere tra una surreale, angoscia ed emozione, descritte a perfezione dalla cinepresa.
lascia spazio per pensare e per riflettre sul modo in cui viviamo e sui veri sentimenti andati perduti.
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Racconta un sogno, un sentimento, la purezza di ciò che poteva essere e non è mai stato.
Soffrire con l'anima per un bene più grande, per un senso di bontà e altruismo, un arduo sacrificio.
L'isola di cui ognuno va alla ricerca è solo composta da natura, semplicità e amore.
Musica, luce, poesia ti rapiscono vorticosamente dentro la pellicola, che descrive l'unico grande dilemma: l'amore;
con una leggenda così antica eppure così moderna.
Una volta assimilata la ritmica del film, e superata la lentezza, per più di due ore ti porta a vivere tra una surreale, angoscia ed emozione, descritte a perfezione dalla cinepresa.
lascia spazio per pensare e per riflettre sul modo in cui viviamo e sui veri sentimenti andati perduti.
Il film rischia di lasciarsi coinvolgere dal suo sublime virtuosismo, ma rimane entro il limite.
Si conclude con la triste verità dell'incapibilità dell'amore, in tutte le sue forme, poichè così puro e limpido.
Credere ad un sogno che può essere verità per pochi momenti in cui si dimentica di sapere.
Tutto questo grazie ad una angelica Q'Orianka Kilcher (Pochahontas), che riesce a riempire, con tutta la sua espressività, l'apatico Colin Farrel (Smith), surclassato anche dal più sincero Christian Bale (Rolfe).
La pellicola è un susseguirsi di immagini, suoni, momenti e suggestioni, che però non riescono mai a culminare con enfasi;
e che si rivelano fini a se stessi ed alla sola poesia.
Se solo Malick riuscisse a dare un po di rotondità alle sue sperimentazioni sarebbe riconosciuto anche dalle critiche più avverse.
Ma per fortuna rimane qulche d'uno che fa ancora del cinema per ispirazione, non sottomettendosi alla macchina bellica e colonizzatrice dell'industria.
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[+] ciao
(di benny)
[ - ] ciao
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carlo1950
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sabato 28 gennaio 2006
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ecologia anche dell' animo umano
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Ogni lavoro artistico o che aspira ad esserlo misura il successo di questa aspettativa dal grado di coinvolgimento emotivo che esso sa dare, indipendententemente dalle considerazioni di carattere tecnico o formale che gli si possono attribuire: The new Word, a mio avviso, centra il suo obietivo con un dosaggio sostanzialmente riuscito di naturalezza, approccio storico, profondità di sentimenti, analisi della natura umana, tecnica narrativa e spettacolo.
Luci. immagini, parole fuori campo, visioni della natura e storie di sentimenti che scavano l'animo umano sia nella sua versione più naife (lei) che in quella più complessa e compromessa (i due lui) compongono un quadro che emerge dal realismo degli ambienti in cui la scena si svolge senza moralismi ma con un messaggio etico quasi di natura ecologica.
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Ogni lavoro artistico o che aspira ad esserlo misura il successo di questa aspettativa dal grado di coinvolgimento emotivo che esso sa dare, indipendententemente dalle considerazioni di carattere tecnico o formale che gli si possono attribuire: The new Word, a mio avviso, centra il suo obietivo con un dosaggio sostanzialmente riuscito di naturalezza, approccio storico, profondità di sentimenti, analisi della natura umana, tecnica narrativa e spettacolo.
Luci. immagini, parole fuori campo, visioni della natura e storie di sentimenti che scavano l'animo umano sia nella sua versione più naife (lei) che in quella più complessa e compromessa (i due lui) compongono un quadro che emerge dal realismo degli ambienti in cui la scena si svolge senza moralismi ma con un messaggio etico quasi di natura ecologica.
La lentezza del film è congeniale alla dinamica dei processi che vuole descrivere e solo raramente evoca accenni di noia.
Un bel film.
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veronica c
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venerdì 24 gennaio 2014
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"capolavoro di estetica poetante"
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Malick dipinge un capolavoro di estetica poetante: in The new world dal virtuosismo della fotografia traspare un ideale puro di bellezza, lirico oltremodo.
Il regista riprende la popolare vicenda della principessa indiana Pocahontas, restituendole credibilità e valore storico, pur mantenendone inalterata l’intensità poetica.
Quando il colone inglese John Smith sbarca nella Virginia incontaminata di inizio Seicento è fatto prigioniero da una tribù autoctona e, sul punto di essere ucciso, viene salvato dalla giovane, genuina quanto ingenua, figlia di Capo Powhatan. Tra i due nasce un amore autentico, di occhi limpidi e sguardi complici, di carezze tenere e abbracci integri.
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Malick dipinge un capolavoro di estetica poetante: in The new world dal virtuosismo della fotografia traspare un ideale puro di bellezza, lirico oltremodo.
Il regista riprende la popolare vicenda della principessa indiana Pocahontas, restituendole credibilità e valore storico, pur mantenendone inalterata l’intensità poetica.
Quando il colone inglese John Smith sbarca nella Virginia incontaminata di inizio Seicento è fatto prigioniero da una tribù autoctona e, sul punto di essere ucciso, viene salvato dalla giovane, genuina quanto ingenua, figlia di Capo Powhatan. Tra i due nasce un amore autentico, di occhi limpidi e sguardi complici, di carezze tenere e abbracci integri.
La terra, quella di Virginia, è la terza e indiscussa protagonista; di grandissimo valore estetico e simbolico, essa partorisce figli innocenti, legittimi abitanti di quel paradiso perduto. La macchina da presa che segue mani e corpi tra spighe di grano e fili di erba rappresenta una sorta di topos cinematografico che Malick sa reinterpretare superbamente, in una fusione vincente di uomo e natura, di sensazione e sentimento.
Quando Pocahontas diventa Rebecca, così la chiamano gli inglesi, e sposa John Rolfe, l’innocenza sfuma lasciando spazio ad una maggiore consapevolezza, il sogno d’amore perde tangibilità. Eppure l’interpretazione di Q’orianka Kilcher, bellissima e non meno brava, ci fa capire che l’innata bontà d’animo della principessa si preserva; ella vive con saggezza, affronta ogni scelta con il cuore di chi sa.
Con dolce lentezza il film dimostra che non è sempre necessario un ritmo incalzante per suscitare coinvolgimento emotivo. Il sublime adagio che il regista compone ruba il cuore allo spettatore più attento o, forse, semplicemente all’animo più sensibile.
Anticonvenzionale, indimenticabile.
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