piernelweb
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sabato 16 giugno 2007
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il buio della sera
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Asettico film del regista finlandese Kaurismäki incentrato sul tema della solitudine e dell'emarginazione sociale. Se la buona fotografia ben si adatta a materializzare la disperata desolazione del protagonista, la regia distaccata e impersonale e soprattutto la mediocre recitazione e la debolezza dei dialoghi rendono del tutto inconsistente il lirismo e l'analisi introspettiva ricercata dall'autore. Classico esempio di cinema impegnato e ben congegnato nelle intenzioni non tradotto in un film all'altezza delle premesse per la scarsa attenzione rivolta al realismo e alla densità del racconto. Il vuoto esistenziale di Koistinen non desta emozioni ma solo indifferenza in chi guarda. Cinema povero.
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Asettico film del regista finlandese Kaurismäki incentrato sul tema della solitudine e dell'emarginazione sociale. Se la buona fotografia ben si adatta a materializzare la disperata desolazione del protagonista, la regia distaccata e impersonale e soprattutto la mediocre recitazione e la debolezza dei dialoghi rendono del tutto inconsistente il lirismo e l'analisi introspettiva ricercata dall'autore. Classico esempio di cinema impegnato e ben congegnato nelle intenzioni non tradotto in un film all'altezza delle premesse per la scarsa attenzione rivolta al realismo e alla densità del racconto. Il vuoto esistenziale di Koistinen non desta emozioni ma solo indifferenza in chi guarda. Cinema povero. In tutti i sensi.
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brobby22
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giovedì 15 marzo 2007
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no!
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Non mi è piaciuto granchè...il protagonista non solo è un uomo solo ma manca decisamente di una qualsiasi personalità.
Forse non avrò capito niente del film...mi direte...però è giusto anche accettare gli altri commenti.
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lucia
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domenica 25 febbraio 2007
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luci della sera
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Film poetico e, direi, pittorico sulla solitudine e la difficoltà del contatto.
La solitudine del protagonista, e però anche degli altri (della stessa donna che lo inganna, oltre che di quella che lo ama senza essere corrisposta e quasi senza nemmeno essere notata), è rappresentata nella impossibilità di dialogo e di contatto, ma anche visivamente in inquadrature che per taglio e colori richiamano fortemente quelli del pittore americano Hopper.
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volpe
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sabato 24 febbraio 2007
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la solitudine del nord del mondo
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Kaurismaki mi ricorda le letture dei libri dei nuovi scrittori Finlandesi e Nordici in genere, come Arto Passsilinna o Lars Gustafsson .
Spesso i personaggi sono uomini solitari che hanno rari incontri , e per il resto meditano la loro solitudine invernale .
Rispetto a questi scrittori , che spesso hanno una loro peculiari comicità o ironia, Kaurismaki sceglie un 'ambientazione metropolitana, che si sostituiasce ai bei boschi di abete e alle pianure sconfinate della Lapponia.La solitudine è bella viverla se si è soli veramente, in mezzo alla natura .
Invece il personaggio sia per mestiere ma anche per condizione sociale , si trova chiuso e nello stesso tempo scluso da una società che tende a trasformarsi in un sorta di cassa forte o prigione , in cui per entrarci bisonga far leva su quel poco di umano che rimane , il guardiano di questo carcere .
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Kaurismaki mi ricorda le letture dei libri dei nuovi scrittori Finlandesi e Nordici in genere, come Arto Passsilinna o Lars Gustafsson .
Spesso i personaggi sono uomini solitari che hanno rari incontri , e per il resto meditano la loro solitudine invernale .
Rispetto a questi scrittori , che spesso hanno una loro peculiari comicità o ironia, Kaurismaki sceglie un 'ambientazione metropolitana, che si sostituiasce ai bei boschi di abete e alle pianure sconfinate della Lapponia.La solitudine è bella viverla se si è soli veramente, in mezzo alla natura .
Invece il personaggio sia per mestiere ma anche per condizione sociale , si trova chiuso e nello stesso tempo scluso da una società che tende a trasformarsi in un sorta di cassa forte o prigione , in cui per entrarci bisonga far leva su quel poco di umano che rimane , il guardiano di questo carcere .
Non manca tuttavia l'ironia : la non curanza del personaggio al suo ruolo e la voglia di amare , quindi uscire da se , e da questo intrappolamento, hanno la meglio.
Dal punto di vista strettamento cinematografico non mi permetto di dire nulla, come spettatore infatti la mia è solo una esperienza "onirica" come diceva Pasolini
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lucio
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giovedì 22 febbraio 2007
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le ombre della solitudine
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Caro Aki , ti scrivo dopo aver visto il film per dirti alcune cose che mi stanno a cuore . Io vivo in Italia . In questa terra feconda gli alberi , al posto delle foglie , hanno tante monete d'oro come ai tempi di Pinocchio . Basta entrare in un bosco , di tanto in tanto , raccoglierle con cura , metterle in banca e vivere felici e contenti . Qui il lavoro è garantito e c'è la piena occupazione . I precari non esistono . La felicità si compra in farmacia anche senza ricetta medica . Non si è mai soli , in Italia . Basta uscire la sera per incontrare carri allegorici e gente che se la gode alla grande . I bar , la sera , sono pieni di uomini e donne che brindano alla vita in una estasi di bollicine .
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Caro Aki , ti scrivo dopo aver visto il film per dirti alcune cose che mi stanno a cuore . Io vivo in Italia . In questa terra feconda gli alberi , al posto delle foglie , hanno tante monete d'oro come ai tempi di Pinocchio . Basta entrare in un bosco , di tanto in tanto , raccoglierle con cura , metterle in banca e vivere felici e contenti . Qui il lavoro è garantito e c'è la piena occupazione . I precari non esistono . La felicità si compra in farmacia anche senza ricetta medica . Non si è mai soli , in Italia . Basta uscire la sera per incontrare carri allegorici e gente che se la gode alla grande . I bar , la sera , sono pieni di uomini e donne che brindano alla vita in una estasi di bollicine . I pensionati , in Italia , non sanno come spendere la loro esagerata pensione . Vedo invece che da te , in Finlandia , tutto è diverso . Koistinen vive da misantropo . Non parla con nessuno . Ha una casa gelida e un lavoro monotono che non gli permette lussi di nessun genere .
Non ha donne Koistinen . Un giorno ne incontra una bionda e bellissima . Lui se ne innamora , ma lei lo frega coinvolgendolo in un giro losco che lo porterà in prigione .
Mentre le immagini ( splendide ) scorrono mi accorgo che tutti fumano e bevono come pazzi . Ricchi e poveri , delinquenti e gente onesta , tengono sempre la cicca in bocca e un bicchiere in mano . Due droghe leggere ne fanno una pesante . Forse questo significa , caro Aki , che in Finlandia la solitudine regna sovrana in ogni strato sociale ? Quale è dunque il tuo messaggio ? Vuoi dire che siamo soli al mondo ? Se la risposta è sì , allora venite tutti da noi . Il paese dei balocchi è tutta un'altra cosa ...
Fuor di metafora , debbo dire di aver visto un magnifico lungometraggio . Aspetto con ansia il tuo prossimo lavoro .
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piolo
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venerdì 2 febbraio 2007
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bello
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bello. triste. ricorda molto dancer in the dark, tipo, dai denuncialo!! e invece non lo fai mai!
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maurizio crispi
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venerdì 2 febbraio 2007
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solitudini metropolitane e vuoto di parola
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Chi s'accosta a questo film pensando di imbattersi in un'opera di cinema-intrattenimento rimarrà certamente deluso. Nel film di Kaurismaki i dialoghi sono ridotti all'osso, il cast di attori è essenziale, c'è pochissima azione. Eppure, il film si sviluppa come un canto incisivo e melanconico sulla solitudine nelle metropoli contemporanee dell'occidente. Il protagonista (la guardia giurata) vorrebbe trovare un suo posto nella vita, farsi strada, conquistare un piccolo pezzetto di "felicità" che, confusamente, egli sente spetti anche a lui; uomo di poche parole e dai pensieri essenziali, incapace di esprimere in forma articolata ed intelligibile, sentimenti, stati, d'animo e passioni, in questa modesta e "minimale" (tuttavia dignitosa) ricerca interiore finisce con l'essere un emarginato nell'ambiente di lavoro ed inviso ai suoi colleghi che lo deridono (una derisione che in alcuni momenti diventa persecuzione bell’e buona).
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Chi s'accosta a questo film pensando di imbattersi in un'opera di cinema-intrattenimento rimarrà certamente deluso. Nel film di Kaurismaki i dialoghi sono ridotti all'osso, il cast di attori è essenziale, c'è pochissima azione. Eppure, il film si sviluppa come un canto incisivo e melanconico sulla solitudine nelle metropoli contemporanee dell'occidente. Il protagonista (la guardia giurata) vorrebbe trovare un suo posto nella vita, farsi strada, conquistare un piccolo pezzetto di "felicità" che, confusamente, egli sente spetti anche a lui; uomo di poche parole e dai pensieri essenziali, incapace di esprimere in forma articolata ed intelligibile, sentimenti, stati, d'animo e passioni, in questa modesta e "minimale" (tuttavia dignitosa) ricerca interiore finisce con l'essere un emarginato nell'ambiente di lavoro ed inviso ai suoi colleghi che lo deridono (una derisione che in alcuni momenti diventa persecuzione bell’e buona). Nella sua solitudine, il nostro non ha mai imparato a "leggere" i comportamenti degli altri e a decifrarne secondi fini e doppiezze. Viene così incastrato in un gioco sporco, in cui diviene inconsapevole complice di un furto ai danni di una gioielleria del Centro commerciale in cui fa la Guardia Giurata. Al "delitto" fa seguito il "castigo" (in verità immeritato). I veri colpevoli della sporca macchinazione la fanno franca. Seguono la riabilitazione e il difficile reinserimento in società: queste diverse fasi avvengono sempre nel più totale vuoto di parola. Non si può mai capire cosa il nostro pensi e senta, se non intuendolo da "azioni" estreme e purtroppo sempre perdenti. Solo alla fine, ma sempre nel vuoto di parola, avviene un gesto di solidarietà, una mano abbandona il suo rattrappimento per toccarne un'altra: forse è l'inizio di una nuova vita, una vita di due solitudini che, senza spendere alcuna parola, s’uniscono l'una con l'altra per formarne una a due che forse sarà meno pesante e un po' più aperta alla speranza. Un ottimismo minimalista pervade, dunque, la conclusione: ma nulla viene detto esplicitamente. E' magistrale il modo in cui il regista ha trattato questa materia fatta di silenzi, di non detti, di vuoto di parola, in ambientazioni prevalentemente notturne o appena pervase dalle prime luci dell'alba con scenari squallidi di cantieri e di strutture portuali, come se il mondo si muovesse in una dimensione in cui il bello, il piacere della natura, la luce piena del giorno e il calore del sole sono stati cancellati per sempre. La vicenda viene narrata con un'attenzione esasperata ai volti dei personaggi e alle sequenze dei loro gesti, il più delle volte muti. Gli sguardi hanno una funzione essenziale, ma è come se gli occhi dessero la possibilità di guardare dentro ad uno spazio opaco in cui i sentimenti sono stati smarriti o non sono mai stati costruiti perché manca perfino il linguaggio interiore per poterli nominare, definire e in definitiva portarli all'esistenza. L'impossibilità di "dire", di utilizzare il linguaggio interiore per esprimere a se stessi gli accadimenti fa sì che manchi in linea di massima l'empatia e la capacità di decifrare le motivazioni altrui. Ma, alla fine, malgrado la povertà del linguaggio interiore, qualcosa di positivo riesce ad attecchire, pur rimanendo confinata al pre-verbale. E' un film che, per alcuni versi, farebbe pensare ad alcuni grandi capovalori del cinema muto.
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silvana
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giovedì 1 febbraio 2007
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solitudine!
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Un film di troppi inspiegabili silenzi e di tante efferate malvagità.....un gelido accanimento su un uomo semplice che accetta la solitudine, afferma e percorre il suo cammino di vita con dignità e discrezione,soltanto la delicata presenza della donna del chiosco GRILLI offre uno spiraglio di luce in una totale assenza di comunicazione. La regia è come sempre sapiente: le immagini rafforzano i significati filmici,la musica con le diverse accentuazioni sonore irrompe e spezza il circostante mondo monocorde.
[+] presenze sensibili.
(di alberto)
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[+] la slitudine del nord del pianeta
(di volpe)
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marino
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mercoledì 17 gennaio 2007
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tristezza poetica.....
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Tristezza poetica è la sensazione che lascia allo spettatore la visione di questo ottimo film dal sapore antico...Ho vissuto sicuramente più di altri, in prima persona, la depressa vita di Kostinen in quanto, attualmente, faccio lo stesso lavoro... Stesso genere di esistenza, solitaria ed emarginata da tanti, colleghi compresi, esasperata oltretutto dai quartieri in cui è ambientato il film, freddi e squallidi come ogni periferia di città del mondo...Non avevo mai visto prima films di Kaurismaki e, nonostante la bellezza di certe inquadrature e il realismo di certe atmosfere, la poesia di certe inquadrature e l'umanità dei suoi personaggi, penso che difficilmente completerò la sua nota "trilogia" visto il disorientamento lasciato in me e nella maggior parte del pubblico presente in sala.
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Tristezza poetica è la sensazione che lascia allo spettatore la visione di questo ottimo film dal sapore antico...Ho vissuto sicuramente più di altri, in prima persona, la depressa vita di Kostinen in quanto, attualmente, faccio lo stesso lavoro... Stesso genere di esistenza, solitaria ed emarginata da tanti, colleghi compresi, esasperata oltretutto dai quartieri in cui è ambientato il film, freddi e squallidi come ogni periferia di città del mondo...Non avevo mai visto prima films di Kaurismaki e, nonostante la bellezza di certe inquadrature e il realismo di certe atmosfere, la poesia di certe inquadrature e l'umanità dei suoi personaggi, penso che difficilmente completerò la sua nota "trilogia" visto il disorientamento lasciato in me e nella maggior parte del pubblico presente in sala.....
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