The Pusher

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Un film di Matthew Vaughn. Con Daniel Craig, Colm Meaney, Kenneth Cranham, George Harris, Jamie Foreman.
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Titolo originale Layer Cake. Thriller, durata 105 min. - Gran Bretagna 2004. uscita venerdì 10 giugno 2005. MYMONETRO The Pusher * * 1/2 - - valutazione media: 2,54 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Ad ogni azione corrisponde una reazione Valutazione 4 stelle su cinque

di andrejuve


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martedì 19 aprile 2016

“The Pusher” è un film del 2004 diretto da Matthew Vaughn. Il protagonista, del quale non si conosce l’identità, è uno dei migliori spacciatori all’interno della città di Amsterdam. E’ affiancato da un laureato in chimica e scienze, e dalle sua fida guardia del corpo di nome Morty. I quattro hanno creato un team efficiente ed affidabile, capace di ricavare ingenti guadagni e di creare una rete di conoscenze che permette loro di porre in essere importanti accordi e di concludere affari con persone dalla elevata disponibilità economica. Il protagonista è una persona fidata e attenta a rispettare quelle piccole ma importanti regole fondamentali e utili per non rischiare di essere scoperti e soprattutto di subire ripercussioni da parte di James Lionel Price, detto Jimmy, uno dei più importanti narcotrafficanti della città. Jimmy, affiancato dal suo uomo di fiducia Gene McGuire, è un uomo potente, presuntuoso e arrogante ed è colui che acquista le sostanze stupefacenti per trarre poi un guadagno dal ricavato delle vendite. Jimmy sa di potersi fidare del protagonista, il quale è sempre puntuale e preciso nei pagamenti. Il protagonista, dopo anni di traffici illeciti che lo hanno portato a racimolare un ingente guadagno, è deciso ad abbandonare questa “attività” al fine di condurre una vita tranquilla, lussuosa e di rendita. Ma Jimmy, prima di concedergli il congedo, chiede al protagonista di svolgere due ultimi lavori: acquistare delle pastiglie di ecstasy dal megalomane e ingenuo trafficante soprannominato il Duca e ritrovare Charlotte, figlia di un grande amico di Jimmy di nome Eddie Temple. Per il ritrovamento della ragazza il protagonista si affida due suoi fidati amici abili nello scovare e ritrovare persone considerate disperse o smarrite. Nel frattempo viene organizzato un incontro con il Duca, il quale vuole trarre il maggiore profitto possibile dalla vendita di questa merce rara e il protagonista allora, diffidente nei confronti di quest’ultimo, decide di comprare un campione di pastiglie di ecstasy per valutare se alcuni acquirenti fossero interessati a questa tipologia di droga. Il problema è che il Duca è un uomo inaffidabile e tende a rendere pubblica ogni sua azione al fine di ottenere successo e aumentare la sua popolarità, Non si rende conto che esponendosi in questo modo rischia ripercussioni negative, e infatti si scopre subito che l’ecstasy che possiede è stata rubata ad un gruppo di nazionalisti serbi che hanno giurato vendetta al Duca. I serbi però hanno saputo dei contatti tra il Duca e la banda del protagonista e allora sono convinti che anche quest’ultima sia coinvolta nel furto delle sostanze stupefacenti. Il gruppo di serbi ingaggia un serial killer di nome Dragan il quale ha il compito di trovare e uccidere il Duca e chiunque abbia avuto contatti con lui. La situazione di per sé già difficoltosa si complica ulteriormente quando  il ragazzo di Charlotte, anche lui tossicodipendente, viene ritrovato morto per overdose in un appartamento. Della ragazza però non si hanno tracce. Gestire queste problematiche sarà quasi impossibile per il protagonista e gli eventi che si susseguiranno saranno solo che sfavorevoli, problematici e di difficile gestione.
La pellicola, a differenza di altre, non pone l’attenzione nei confronti degli effetti negativi della droga e della sua capacità di rovinare il fisico e la psiche umana, ma si concentra sulle figure di coloro che gestiscono il traffico di sostanze stupefacenti. Non c’è spazio per moralismi o sentimentalismi perché la realtà che viene descritta è spietata, cinica, cruda e violenta. Nel mondo del narcotraffico l’interesse preminente è quello relativo al guadagno economico da raggiungere attraverso qualsiasi modalità e a qualsiasi scopo. Il ricorso all’illegalità per molti appare come l’unica strada percorribile al fine di perseguire i propri scopi personali. Questo perché questi esseri meschini e codardi non hanno il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, cercando di aggirare tutte le complesse sfide che la vita propone e che devono essere affrontate. All’interno di questo inquietante quadro che viene delineato prevale un forte senso di egoismo e spietatezza senza limiti. Il disinteresse e il disprezzo verso le altre persone sono delle componenti tipiche della criminalità e dell’illegalità. La pietà e il rimorso per le azioni compiute non smuovono le coscienze degli animi, lasciando spazio alla malvagità e alla crudeltà. Il protagonista appare l’unico capace di utilizzare il raziocinio e di agire in funzione del benessere personale e della propria salvezza. Sembra anche sporadicamente mosso da un sentimento di rimorso e pentimento per tutto quello che ha compiuto nell’arco della sua esistenza, ma in find ei conti è il primo ad essere coinvolto in questo circolo vizioso. Lui vuole abbandonare questa dimensione per tentare di trovare un compromesso con la sua coscienza. In realtà sa benissimo che dovrà perennemente convivere con le spregevoli azioni compiute. Soprattutto dovrà affrontare inevitabilmente le conseguenze delle sue scelte e della sua decisione di aver intrapreso una strada tanto alettante e proficua quanto pericolosa, violenta e disgustosa. Ma forse è proprio questo quello che cerca, perché la sua vita è costellata e caratterizzata dal pericolo e dall’adrenalina, e non conosce o non vuole vivere un’esistenza basata su valori e principi di correttezza, legalità e onestà. Quello che nell’immaginario comune è considerato anormale e inconcepibile, per determinati soggetti costituisce il vero e unico modo per ottenere una posizione di spicco all’interno di una società malata che ormai è rassegnata e accetta qualsiasi tipo di ingiustizia, tendendo paradossalmente ad idolatrare coloro che sfidano e oltraggiano la legge. I soggetti che si susseguono vengono descritti e delineati come degli esseri eroici e inscalfibili ma in realtà dietro questa apparente maschera impregnata di sicurezza si nasconde una forte debolezza e una grande fragilità. Sono paragonabili a dei burattini che sottostanno agli ordini di coloro che ritengono di essere legittimati ad ottenere tutto ciò che desiderano e di poter imporre la loro volontà nei confronti di chiunque. E’ proprio la smania di potere che spinge l’uomo a superare ogni limite accettando di subire conseguenze devastanti, pregiudizievoli, terribili e ingestibili. Spesso tali conseguenze vengono subite da parte di coloro che apparivano insospettabili e incapaci di compiere determinate azioni. Infatti all’interno di organizzazioni criminali, come nella vita, ogni uomo è circondato da persone ipocrite, false, abili nell’ingannare e nel sorprendere negativamente il prossimo abusando della fiducia altrui. Quasi sempre colui che pensa di conoscere coloro che gli stanno accanto è il primo ad essere ingannato e coltellato alle spalle. Purtroppo è fondamentale mantenere e coltivare un senso di diffidenza e sfiducia costanti. Questo è il lato inquietante e terribile del rapporto, volto al raggiungimento di un senso di civiltà e di  solidarietà che appaiono utopiche, che intercorre tra gli esseri umani. Non può essere nutrita alcuna forma di commiserazione nei confronti dei personaggi descritti all’interno del film. Non c’è una linea di demarcazione tra buoni e cattivi perché tutti i protagonisti sono dei perdenti. L’intento del regista a mio avviso è proprio quello di trasmettere allo spettatore un senso di sdegno e di rigetto nei confronti di tutto quello che accade. Ma tutto questo viene fatto con distacco e senza effettuare particolari approfondimenti psicologici, ricorrendo semplicemente al realismo e in alcuni momenti alla ridicolizzazione dei personaggi. Il tutto viene raccontato attraverso l’utilizzo di una tecnica narrativa che riesce ad intrattenere grazie al ricorso dosato e intelligente alle scene d’azione e soprattutto all’utilizzo di flashback e di sequenze parallele che sorprendono e coinvolgono. Ho apprezzato molto la descrizione fumettistica dei personaggi, dipinti come degli esseri esilaranti, assurdi e paradossali. La trama è molto intricata e complessa ma, a parte qualche piccola zona d’ombra, è ricca di colpi di scena e di suspence. L’introduzione precedente ai titoli di testa è una delle più sorprendenti e ricorda molto lo stile pulp. Un bel film che, descrivendo il mondo della droga dal punto di vista di chi ne trae un guadagno, pone una riflessione sulla natura dell’uomo senza cadere in retorica e senza ricorrere ad analisi approfondite, ma semplicemente descrivendo quello che accade con un tono drammatico ma allo stesso tempo ironico, grazie ai dialoghi esilaranti e surreali. Ottime le prove di Daniel Craig, nei panni del protagonista senza nome, perfetto per il ruolo di questo schivo e astuto personaggio, di Colm Meaney, in quelli di Gene McGuire, di Kenneth Cranham, nella parte di James Lionel Price, di George Harris, nel ruolo di Morty, di  Jamie Foreman, in quello del Duca e infine di Michael Gambon, convincente nella breve ma incisiva interpretazione di Eddie Temple. Un film che consiglio di vedere perché riesce a mescolare il thriller con l’azione e, a tratti, con la commedia. Una piacevole sorpresa.

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