maso
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martedì 17 giugno 2008
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volgare e inutile
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Il motivo per cui alcuni recensori hanno dato ben 3 stelle a questo film sta nel fato che il regista si chiama Bertolucci,che oltre ad essere italiano(e qui si sprecano le lodi alla cara patria),puo vantare di alcuni film degni di nota nel nostro passato recente.
Per il resto questo film pseudo-erotico e finto intellettuale non trasmette assolutamente niente allo spettatore che inerme assiste ad uno spettacolo piu pornografico che erotico,a tratti grottesco e in alcune scene davvero volgare.
Bertolucci volev impressionare?beh,c'è riuscito...ma una volta passata l'impressione di vedere il pube peloso di eva green(tra l'altro non un bello spettacolo)..il film lo si dimentica con sollievo e facilità estrema.
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liuk
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mercoledì 23 aprile 2008
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lezioso
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Bertolucci decide di cimentarsi di nuovo in un racconto pseudo erotico tra quattro mura: era necessario o utile? direi di no. Il contorno sessantottino non è ben sviluppato e tanto meno la trama. Ottimi invece i personaggi, sviluppati nei minimi dettagli anche se l'aria di incesto tra fratelli che aleggia, pur non essendo mai mostrato direttamente, è piuttosto fuori luogo. Nel complesso do un 5 a questa pellicola che, sinceramente, si salva solo per la bellezza della Green.
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marian
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domenica 20 aprile 2008
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la libertà in quattro mura
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Tre ragazzi si rifugiano in quell'ambiente casalingo che rappresenta il loro scudo contro le rivolte sociali e politiche di quel momento, sprofondati nell'arte e nella libertà di pensiero.
Tutto ciò che succede al di fuori di quella casa non gli appartiene.
Un film vero e pulito. Provare ad immedesimarsi nella storia dei protagonisti ti fa sentire quel profumo di freschezza e di purezza a cui non vorresti mai rinunciare.
Tipico film che ai titoli di coda ti da un senso di vuoto per qualcosa che non hai.
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(di nadia)
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marcok
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mercoledì 26 marzo 2008
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e' una guerra dei sensi nel '68 parigino
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Ambientato nei caldi colori di fine anni ’60, The Dreamers, scaraventa chi lo guarda in un’ acquerello di proteste , sentimenti, pazzia, amore e rivolta, incorniciato con stile e consapevolezza narrativa da un regista, Bernardo Bertolucci, decisamente a suo agio nel salotto del cinema del Bel Paese.
Allora: una volta aperta la custodia del dvd e tolta la verginità alle prime scene d’introduzione ai sapori della recente Parigi 1968, ci si inoltra in un caleidoscopio di azioni tremanti, partorite dall’incontro tra due gemelli di sessi opposti e un ragazzo americano arrivato a Parigi per studiare in una scuola cinematografica. I tre, condividono l’estroversa ma in alcuni casi istruttiva passione per il cinema, e questo sarà il collante fondamentale per la loro relazione d’amicizia intrapresa nell’intera durata del film.
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Ambientato nei caldi colori di fine anni ’60, The Dreamers, scaraventa chi lo guarda in un’ acquerello di proteste , sentimenti, pazzia, amore e rivolta, incorniciato con stile e consapevolezza narrativa da un regista, Bernardo Bertolucci, decisamente a suo agio nel salotto del cinema del Bel Paese.
Allora: una volta aperta la custodia del dvd e tolta la verginità alle prime scene d’introduzione ai sapori della recente Parigi 1968, ci si inoltra in un caleidoscopio di azioni tremanti, partorite dall’incontro tra due gemelli di sessi opposti e un ragazzo americano arrivato a Parigi per studiare in una scuola cinematografica. I tre, condividono l’estroversa ma in alcuni casi istruttiva passione per il cinema, e questo sarà il collante fondamentale per la loro relazione d’amicizia intrapresa nell’intera durata del film.
Comincia così l’odissea di avventure esotiche ed erotiche tra i ragazzi che genereranno un’esplosione di giochi maniacali, sadiche punizioni e idee intellettuali materialmente irrealizzabili.
In un contesto quasi di sospensione temporale, mentre le strade parigine si gonfiano di persone che incitano alla rivolta politica e sociale che tanto investì la Francia in quegli anni, i nostri tre protagonisti si regalano una prigione casalinga che li terrà isolati dal resto del mondo per l’intero periodo in cui i genitori dei gemelli staranno lontani da casa.
Al termine del film non può che restarci un disperato e ricercato gusto amaro in bocca e una frase in testa: “NOI NON SIAMO COME LORO, NOI SIAMO DIVERSI, NOI SIAMO CONTRO LA VIOLENZA, NOI USIAMO QUESTO, NOI USIAMO IL CERVELLO!”, sparata come una revolverata dall’americano contro quegli amici che credeva fossero come lui li aveva conosciuti, follemente diversi.
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antonio
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sabato 22 marzo 2008
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puah!
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film pieno di retorica intellettuale borghese radical chic. Si salvano solo le scene di nudo e di sesso fra i protagonisti, il resto è spazzatura.
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giorgio
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domenica 16 marzo 2008
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estetismo perfetto, autoreferenziale, d'annunziano
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Una premessa per fugare ogni possibile quivoco: "the dreamers" è un film di maniera: è sostanzialmente un "come eravamo", un ripercorrere da parte di Bertolucci delle suggestioni e delle atmosfere della sua gioventù.
Se devo, però, esprimere un giudizio, mi sento di paragonare questo Bertolucci maturo, quasi anziano, al Visconti anziano di "morte a venezia", "ludwig": esaurita la carica dei messaggi e dell'attualità, come Visconti, Bertolucci, sembra ricnhiudersi in una sorta di estetismo passatista, "a rebour".
Un operazione "a rebour", dove, al contrario del classicismo di Huysmann, si trova il sensualismo dell'arte "alternativa" francese degli anni '60, a sua volta debitrice dei "poeti maledetti" (Baudelaire, Rimbaud.
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Una premessa per fugare ogni possibile quivoco: "the dreamers" è un film di maniera: è sostanzialmente un "come eravamo", un ripercorrere da parte di Bertolucci delle suggestioni e delle atmosfere della sua gioventù.
Se devo, però, esprimere un giudizio, mi sento di paragonare questo Bertolucci maturo, quasi anziano, al Visconti anziano di "morte a venezia", "ludwig": esaurita la carica dei messaggi e dell'attualità, come Visconti, Bertolucci, sembra ricnhiudersi in una sorta di estetismo passatista, "a rebour".
Un operazione "a rebour", dove, al contrario del classicismo di Huysmann, si trova il sensualismo dell'arte "alternativa" francese degli anni '60, a sua volta debitrice dei "poeti maledetti" (Baudelaire, Rimbaud...). Personalmente, sono coninto che tanta involuazione nel perfezionismo estetico e nel vuoto "contenutistico" alla fine incontri il "maitre" del perfezionismo decadente: d'Annunzio (anche lui debitore del sensualismo dei poeti maledetti).
La storia rivela, del resto, analogie impressionanti con uno dei romanzi più letti dal ceto colto, ossia "forse che sì, forse che no": analoga è la storia dell'incesto tra l'eroina Isabella ed il fratello Aldo; analoga è la rappresentazione del disfacimento unamo del terzetto Isabella-Aldo-Vana; analoga è la rappresentazione dell'attivismo come via di fuga (vitalistica) da questa coltre di disfacimento (Paolo Tarsisi che, dopo aver perso le due donne, si butta a capofitto nelle imprese aeree).
Forse che "a rebour" dell'arte del '68 si trova d'Annunzio? Chi lo sa? Forse che si, forse che no....
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sognatrice
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giovedì 13 marzo 2008
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pura poesia
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i due protagonisti sono troppo boniiiii....
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giulia
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mercoledì 27 febbraio 2008
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ma dai!!
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È ridicolo: Isabelle (Eva Green) ha due tette da favola, ma nessuno dei due maschi, con tutto quello che le fanno, si azzarda a palpargliele neanche una volta. Ma dai! E il bello è che se le vedono davanti sempre grosse e nude, ma niente! Su! Lo stesso errore irreale Bertolucci l'aveva fatto con le tette di Maria Schneider in Ultimo tango a Parigi.
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(di ahahahahah)
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giulia
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mercoledì 27 febbraio 2008
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potrei arrabbiarmi
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È ridicolo: Isavelle (Eva Green) ha due tette da favola, e nessuno dei due maschi si azzarda a palpargliele. È molto irreale, perchè con tutto quello che le fanno, le tette non gliele guardano nemmeno. Ma dai! Bertolucci fece lo stesso errore con Ultimo tango, dove la Schneider, (alla quale Brando faceva davvero di tutto), nonostante avesse un paio di tette belle e quasi sempre nude, non le venivano mai toccate. Su!
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