steffa
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venerdì 19 luglio 2024
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autocelebrativo
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il film punta manifestamente molto in alto , ma in soldoni lascia il tempo che trova , molto forzato ed artefatto, poco spontaneo e genuino , Eva Green alza di molto l'asticella , altrimenti sarebbe un film davvero mediocre
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poldo
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lunedì 3 gennaio 2022
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boiata
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Una boiata pazzesca!!! Solo Eva Green nuda si salva.
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poldo
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lunedì 3 gennaio 2022
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palla gigantesca
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Film orrendo come la maggior parte dei film di Bertolucci. L'unica cosa positiva è vedere nuda quella bella cavallina di Eva Green, poi la noia assoluta.
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elgatoloco
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giovedì 1 aprile 2021
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il 68 e il cinema
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IN questo"The Dreamers"(Bernado Bertolucci, sceneggiatura e racconto originale di Gilbert Adair, "THe Holy Innocents", 2003)racconta di uno studente USA che arrva a Parigi nel 1968 per studiare il francese, ma, avendo qualche inizilae difficolta a "socializzare"si rintava nei cinema(Cinémathèque, sopratuttto)da cinéphile appassionato; qui conosce due gemielli suoi coetanei(ventenni), uno maschio, l'altro donna, presso cui vivrà, entrando da amico-anche conflittuale-nei loro segreti, che sono anche scopertamente sessuali. Dopo un drammatico ritorno a casa dei geniitori, che li scoprono nudi nello stesso letto in posizione inequivocabile, i ragazzi pianificano un suicidio con il gas, ma li salva il"Dans la rue!", ossia l'invito a scenderea nella "realtà"da parte degli studenti ribelli.
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IN questo"The Dreamers"(Bernado Bertolucci, sceneggiatura e racconto originale di Gilbert Adair, "THe Holy Innocents", 2003)racconta di uno studente USA che arrva a Parigi nel 1968 per studiare il francese, ma, avendo qualche inizilae difficolta a "socializzare"si rintava nei cinema(Cinémathèque, sopratuttto)da cinéphile appassionato; qui conosce due gemielli suoi coetanei(ventenni), uno maschio, l'altro donna, presso cui vivrà, entrando da amico-anche conflittuale-nei loro segreti, che sono anche scopertamente sessuali. Dopo un drammatico ritorno a casa dei geniitori, che li scoprono nudi nello stesso letto in posizione inequivocabile, i ragazzi pianificano un suicidio con il gas, ma li salva il"Dans la rue!", ossia l'invito a scenderea nella "realtà"da parte degli studenti ribelli. Interessante , il tentativo di rileggere il Sessantotto attraverso il cinema, ossia l'escapismo fantasmatico, la"non realtà"che si sa porre, però, come"realtà alternativa". Ma, se il trmaite di comunicazione tra i due "rivoluzionari"francesi(in particolare Théo, che cita Mao e lo emblematizza in ogni modo- bella e opportuna la citazione integrale del famoso"La rivvoluzione non è un pranzo di gala, non è un'opera letteraria, un disegno, un ricamo..."giustamente in francese,e l'americano"Impolitico"(anche se critica l'gggre3ssione imperailsita-invasione al/del Vietnam)è il cinema, lo è anche poi, a fortiori, il rapporto erotico, tra l'altro come ménage à trois, dove i due fratelli gemelli lo coltivano in maniea incestuosa, coinvolgendo però anche l'amico. Film intelligentemente senza soluzione vede anche il contrasto tra i due mschi sulla grandezza di Hendrix versus Eric Clapton, di CHaplin versus Buster Keaton, in una dialettica dell'irrisolto che risulta complessivamente intelligente quanto azzeccata, pur se il fil non atinge né il livello esistenziale di"The Last Tango in Paris"(Ultimo Tango a Parigi)né la pregnanza storico.politica di"Novecento", volendo però Bertolucci"ritrarsi"da una mischia che l'avrebbe visto coinvolto troppo direttamente... Efficaci le musiche, che vanno dai Doors a Charles Trenet, da François Hardy a Janis Joplin, con il protagonista Michael Pitt che canta"Hey Joe". Pitt, si diceva, insieme a Eva Green e Louis Garrel, formano un trio"maudit", ma anche, in realtà, "castissimo", che forse non si rivedrà mai più se non nel fantasma filmico, appunto. El Gato
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rob8
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venerdì 27 luglio 2018
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omaggio alla nouvelle vague
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Bernardo Bertolucci torna nella Parigi del suo ultimo tango e di nuovo propone una rilfessione sulle passioni e sui sensi.
Ma questa volta ambienta la storia di un triangolo amoroso tra uno studente americano, una ragazza francese e suo fratello nel pieno delle rivolte studentesche del maggio ’68. E lo fa servendosi della materia che conosce meglio: il cinema.
Le citazioni e gli omaggi alla stagione della Nouvelle Vague si fanno infatti qui espliciti per rievocare la temperie culturale di quei giorni, che già avevano visto il regista coinvolto stilisticamente con la sua opera seconda, “Prima della rivoluzione”.
Ma quarant’anni dopo, Bertolucci ormai sa com’è andata dopo la rivoluzione e il personaggio nel quale egli latamente si identifica, il ragazzo americano, finisce per ritrarsi sia dalle trasgressioni erotiche che dagli empiti di rivolta.
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Bernardo Bertolucci torna nella Parigi del suo ultimo tango e di nuovo propone una rilfessione sulle passioni e sui sensi.
Ma questa volta ambienta la storia di un triangolo amoroso tra uno studente americano, una ragazza francese e suo fratello nel pieno delle rivolte studentesche del maggio ’68. E lo fa servendosi della materia che conosce meglio: il cinema.
Le citazioni e gli omaggi alla stagione della Nouvelle Vague si fanno infatti qui espliciti per rievocare la temperie culturale di quei giorni, che già avevano visto il regista coinvolto stilisticamente con la sua opera seconda, “Prima della rivoluzione”.
Ma quarant’anni dopo, Bertolucci ormai sa com’è andata dopo la rivoluzione e il personaggio nel quale egli latamente si identifica, il ragazzo americano, finisce per ritrarsi sia dalle trasgressioni erotiche che dagli empiti di rivolta.
Pur anche nella professione simbolica sui titoli di coda di un significativo Je ne regrette rien.
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ediesedgwick
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martedì 27 marzo 2018
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bertolucci, tanta roba
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Uno dei primi film che ho visto del cineastissimo Bernardo Bertolucci. Credo vivamente, forse dopo aver visionato questa pellicola ancora di più, in un imprinting dei registi a proposito della loro passione e opere prime in generale: primi che vedi, ossia, è probabile che ti rimangano impressi quali classici e/o intoccabili esempi della poetica dell'autore in causa. Al di là di questo, bellissimo film sui bollenti spiriti della Parigi primaverile e cinematografica del '68, fotografato da dio anche nello smitizzare, sfatare un certo racemo di sessantottini, da un capo all'altro degli aspetti dell'estrema maturazione personale (bertoluccian) ed estrema immaturità rilevata (basti vedere i tre che entrano bellamente nel corteo di protesta alla fine, salace invenzione di scarto della sottoveste borghesuccia) le mille citazioni, i rintocchi artistici (la Venere di Milo) e la rifrazione psico-sessuale dei personaggi (la genialata dello specchio a tre ante sulla vasca, dove tutti e tre sono a nudo e si interescano in prospettiva rispetto alla volta della macchina da presa) i deliziosi intarsi musicali seventies, i genitori esacerbati e inadeguati al mondo che sboccia attorno a loro dalle mani dei figli (la stupenda scena in cui rincasano allibiti, e staccano un altro assegno).
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Uno dei primi film che ho visto del cineastissimo Bernardo Bertolucci. Credo vivamente, forse dopo aver visionato questa pellicola ancora di più, in un imprinting dei registi a proposito della loro passione e opere prime in generale: primi che vedi, ossia, è probabile che ti rimangano impressi quali classici e/o intoccabili esempi della poetica dell'autore in causa. Al di là di questo, bellissimo film sui bollenti spiriti della Parigi primaverile e cinematografica del '68, fotografato da dio anche nello smitizzare, sfatare un certo racemo di sessantottini, da un capo all'altro degli aspetti dell'estrema maturazione personale (bertoluccian) ed estrema immaturità rilevata (basti vedere i tre che entrano bellamente nel corteo di protesta alla fine, salace invenzione di scarto della sottoveste borghesuccia) le mille citazioni, i rintocchi artistici (la Venere di Milo) e la rifrazione psico-sessuale dei personaggi (la genialata dello specchio a tre ante sulla vasca, dove tutti e tre sono a nudo e si interescano in prospettiva rispetto alla volta della macchina da presa) i deliziosi intarsi musicali seventies, i genitori esacerbati e inadeguati al mondo che sboccia attorno a loro dalle mani dei figli (la stupenda scena in cui rincasano allibiti, e staccano un altro assegno). Perfetta la condensazione dell'ambiente circostante, universitario, sociale, così come l'esibizionismo sessuale, tutto fortunatamente affatto didascalico ed impegnativo, ottimo davvero. Il padre dei siamesi spirituali è un poeta che non ha più vece, se non quella di ruolo esautorato come per Dio che non esiste a cui andrebbe a supplire, per Theo. Oltre tutto si susseguono una miriade sono scene cult che valgono la piena attenzione verso Bertolucci ancora ora, esempio del consumo sensuale, della tavola dis-imbandita, della sfida e umiliazione, le riprese umilianti, il cinema come reato di un voyeur, in cui tutto passa sulle bocche di tre sconosciuti aggemellati dalla sperimentazione erotica, film forbito, vero cinema fino all'osso, fino all'ultimo. Una poesia che nel suo scollamento, per davvero, per una volta riflette in pieno quello spirito di affrontazione dei personaggi, giovanile, informale, disinibito e non (a guardare bene), irrispettosamente appassionato e plasmato da cineteca, nello spreco, disimbarazzo, ma sempre con qualcosa di più, un quid che fa la differenza, uno spunto in chiave di riflesso sociologico che lo rende avanzato, pienamente amabile, non solo provocatorio. Il significato principe è già inscritto in un particolare di una scena che può non sembrare così significativa ma lo è, invece, simbolicamente, quella in cui Isabelle non è veramente legata al cancello, ma solo per finta, da lì nasce la pubescenza del quadretto con l'incomodo della realtà esterna, come a dire che i sessantottini sono ologrammi, che i maoisti sono tutti comparse, un singolo adito del film della storia, tutti con il medesimo libretto rosso tra le mani, tutti uguali con gli stessi motti sulle labbra, stesse istruzioni, slogan e anelito al largo di un presumibile valore storiologico.
Voto: 7.5 / 10
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parsifal
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martedì 2 maggio 2017
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sogno e realtà
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Tratto dal racconto " Holy Innocence " di Gilbert Adair, con cui Bertolucci firma la sceneggiatura, il film è ambientato a Parigi , nel 1968, anno in cui presero piede le rivolte studentesche alla Sorbona dando vita al Maggio Francese, periodo storico che cambiò in maniera determinante l'era moderna. IL Giovane Matthew ( M.Pitt) si trasferisce dagli USA nella capitale francese con l'intenzione di studiare il francese. Inizia a frequentare la Cinemateque Francaise, istituzione di tutto rispetto, il tempio dei cinefili francesi e di tutta Europa. Durante l'occupazione, per protesta contro l'allontanamento di H. Langlois ( che si intravede , grazie a dei filmati d'epoca) conosce Isabelle ( Eva Green) affascinante e gentile, che lo presenta a sua volta a Theo ( Louis Garrel) il suo gemello, molto spavaldo e pieno di sè .
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Tratto dal racconto " Holy Innocence " di Gilbert Adair, con cui Bertolucci firma la sceneggiatura, il film è ambientato a Parigi , nel 1968, anno in cui presero piede le rivolte studentesche alla Sorbona dando vita al Maggio Francese, periodo storico che cambiò in maniera determinante l'era moderna. IL Giovane Matthew ( M.Pitt) si trasferisce dagli USA nella capitale francese con l'intenzione di studiare il francese. Inizia a frequentare la Cinemateque Francaise, istituzione di tutto rispetto, il tempio dei cinefili francesi e di tutta Europa. Durante l'occupazione, per protesta contro l'allontanamento di H. Langlois ( che si intravede , grazie a dei filmati d'epoca) conosce Isabelle ( Eva Green) affascinante e gentile, che lo presenta a sua volta a Theo ( Louis Garrel) il suo gemello, molto spavaldo e pieno di sè .I due avevano notato il giovane , timido e solitario , e mossi da curiosità , erano intenzionati a conoscerlo. Lo invitano a cena a casa loro e lo presentano ai genitori. IL padre ( Robin Renucci) è un affermato poeta , immerso nelle sue elucubrazioni, ma al tempo stesso curioso ed estroverso e la mamma ( A. Canchellor), è l'anima pragmatica della coppia. Dopo una scena in cui il conflitto padre- figlio prende il sopravvento, Matthew viene invitato a restare. Accetterà e resterà anche nei giorni successivi, a causa dell'allontanamento dei genitori. Inizia così una discesa nell'inconscio dei tre giovani, fatta di cultura letteraria, contestazione politica ( alla quale sono fisicamente estranei , ma ideologicamente vicini) vini d'annata bevuti durante le lunghe dissertazioni tra loro. Matthew inizia a percepire il legame moltoi particolare che unisce i due gemelli, fondato su un persistente e non dichiarato desiderio di uno verso l'altra che andrà estrinsecandosi più volte in modi assai bizzari. Entrano in campo le citazioni cinematografiche, che vengono formulate in ogni circostanza, poichè parte integrante dell' immaginario dei protagonisti. Matthew tenta di far capire ad Isabelle che l'attrazione per il fratello è una pulsione malsana, ma verrà smentito dalla crisi di nervi in cui lei cadrà , dopo aver senti attraverso la parete della stanza da letto , i gemiti del fratello che si intrattiene con una collega di università. Presa dalla disperazione, Isabelle, ad insaputa dei due ragazzi, tenta di mettere in atto un suicidio collettivo, usando il gas domestico. Ma la cosa si arenerà , perchè l'impeto dei manifestanti che passano sotto la'abitazione dei giovani, li trascinerà in strada e li dividerà definitivamente. Matthew sceglierà la non- violenza ed i gemelli , coprendosi il volto, impugneranno le bottiglie molotov, marciando contro le forze dell' ordine. Criticato ed osannato, amato ed odiato, va visto poichè è un film che narra , a suo modo, l'incanto della gioventù, che giammai ritornerà.
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nerazzurro
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sabato 19 settembre 2015
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i sogni di 3 ragazzi e la dura realtà della vita
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The dreamers ci offre grande cinema. I protagonisti sono incredibilmente grandiosi Pitt,Garrel e la magnifica Eva Green ci offrono dei personaggi che difficilmente si dimenticano. Eccede probabilmente con con i contenuti erotici e forse faranno un pò storcere il naso. Togliendo questo e un film che davvero sorprende e affascina per come e stato diretto in todo. Grande Bertolucci.
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ignazio rigna ligani
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sabato 7 settembre 2013
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la perfezione cinematografica
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Capolavoro di Bertolucci. Descrizione approfondita della situazione mondiale di fine anni sessanta: citazioni storiche, artistiche, cinematografiche, musicali e culturali. Tutto reso più bello dalla straordinaria regia di Bertolucci e dalla straordinaria interpretazione dei tre attori protagonisti: Micheal Pitt, Louis Garrel e soprattutto la sublime Eva Green.
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dario
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domenica 1 settembre 2013
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di plastica
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Il credito dato a Bertolucci è un mistero. Il suo cinema è di plastica. La narrazione inevitabilmente involuta, molta la presunzione e difficile lo svolgimento della storia. Il regista ha bisogno di fuochi d'artificio e di tanto sesso da guardoni. Come tutti egli ha problemi di appagamento erotico, ma più di altri li accentua, provando a risolverli con una sorta di masturbazione a cielo aperto. Molto modesto, più del solito, in questo film, l' insieme: mal mixato, superficiale, povero di idee. Il famoso '68 è visto dal buco della serratura, non è per niente capito, nè si mostra interessa a capirlo. E' un pretesto per esibire un virtuosismo fine a se stesso.
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Il credito dato a Bertolucci è un mistero. Il suo cinema è di plastica. La narrazione inevitabilmente involuta, molta la presunzione e difficile lo svolgimento della storia. Il regista ha bisogno di fuochi d'artificio e di tanto sesso da guardoni. Come tutti egli ha problemi di appagamento erotico, ma più di altri li accentua, provando a risolverli con una sorta di masturbazione a cielo aperto. Molto modesto, più del solito, in questo film, l' insieme: mal mixato, superficiale, povero di idee. Il famoso '68 è visto dal buco della serratura, non è per niente capito, nè si mostra interessa a capirlo. E' un pretesto per esibire un virtuosismo fine a se stesso. Gli interpreti ci mettono impegno, ma devono fare i conti con una sceneggiatura insensata. Di mestiere, di buon mestiere, la fotografia.
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