paolp78
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venerdì 7 ottobre 2022
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doloroso e liberatorio
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Sean Penn, più noto nelle vesti di interprete che in quelle di regista, firma qui la sua seconda opera di cui è anche sceneggiatore.
È un film coraggioso che affronta tematiche forti con molto impegno e forte carica emotiva; nella pellicola si parla di espiazione, redenzione, rielaborazione del lutto, vendetta, ossessione, perdono, sofferenza. Penn, che compie quasi un’opera psicoterapeutica, è bravo a mostrare le ripercussioni emotive che un tragico evento produce non solo nelle vite dei familiari delle vittime, che ne vengono sconvolte, ma anche in quelle dei colpevoli che in certi casi vengono dilaniati dai sensi di colpa che li tormentano.
Di buon effetto l’ambientazione e le atmosfere.
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Sean Penn, più noto nelle vesti di interprete che in quelle di regista, firma qui la sua seconda opera di cui è anche sceneggiatore.
È un film coraggioso che affronta tematiche forti con molto impegno e forte carica emotiva; nella pellicola si parla di espiazione, redenzione, rielaborazione del lutto, vendetta, ossessione, perdono, sofferenza. Penn, che compie quasi un’opera psicoterapeutica, è bravo a mostrare le ripercussioni emotive che un tragico evento produce non solo nelle vite dei familiari delle vittime, che ne vengono sconvolte, ma anche in quelle dei colpevoli che in certi casi vengono dilaniati dai sensi di colpa che li tormentano.
Di buon effetto l’ambientazione e le atmosfere.
In questo caso Penn convince più nella scrittura che dietro la macchina da presa, dove pur senza sfigurare, tuttavia non lascia il segno (farà sicuramente meglio in seguito, con alcune successive prove da regista).
L’ottimo cast vede un istrionico Jack Nicholson nella parte del protagonista; nell’altro ruolo chiave troviamo David Morse, che aveva già recitato nell’opera prima di Penn. Ci sono poi le bravissime Anjelica Huston e Robin Wright, entrambe autrici di performance convincenti ed intense, e Piper Laurie in una piccola parte, che però colpisce in quanto molto significativa. Si segnala infine la partecipazione di John Savage a cui è affidato un toccante monologo iniziale.
Meglio la prima parte del film, più scorrevole ed interessante, caratterizzata da un’ottima introduzione e presentazione dei personaggi; nella seconda parte invece l’opera fatica un po’, perdendo spinta e non aggiungendo molto a quanto già egregiamente espresso nell’ottimo inizio.
Buona invece la conclusione, dove la pellicola si riprende grazie ad un bel finale catartico.
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piero
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venerdì 1 febbraio 2019
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melodramma inutile
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tanti buoni attori per un film insufficiente
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totybottalla
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sabato 18 novembre 2017
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tema drammatico un pò troppo apparecchiato!
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Freddy e Mary sono due coniugi che perdono la figlia di 7 anni (investita da un uomo ubriaco al volante) e la loro unione complice e serena...La storia del film non riesce mai a coinvolgerci in un'emozione palpabile, il dolore di un padre devastato sembra troppo sceneggiato e io aggiungerei male, la vendetta si ferma sulla soglia per esigenze di copione, 3 giorni in quasi due ore di pellicola che scorrono annoianti, Nicholson, quasi sempre grande, sembra indeciso così come Morse e la Wright meglio la Huston che mostra un dolore sofferto e composto piuttosto credibile, regia di Penn (bravissimo attore) rivedibile. Saluti.
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iron79
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domenica 31 luglio 2016
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consigliato
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uno strepitoso Nicholson dà il meglio di sè per interpretare un padre egoista che prova solo desiderio di vendetta. La storia di una tragedia vista dagli occhi dei protagonisti, narrata egregiamente e con degli attori che vi accompagneranno con stile dall'inizio alla fine. Guardatelo, non ve ne pentirete!
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luigi chierico
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mercoledì 4 maggio 2016
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una storia drammatca come tante
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Un giovane in preda all’alcool investe una bambina di sette anni, arrestato va in carcere per pochi anni: omicidio colposo. Un incidente stradale tanto spesso letto sui giornali e di cui ha parlato in telegiornale che oramai non fa più notizia, è ordinaria amministrazione. Non è così per chi invece è travolto da una tale terribile tragedia, non c’è lutto maggiore che possa colpire i genitori. Il cinema ci ha fatto vedere tanti buoni film su questo argomento sino al recente “The door in the Floor”, ma qui non ci sono Ted Cole e Marion a raccontare la loro storia, e nemmeno Georgie e Frank Elgin, gli indimenticabili Grace Kelly e Bing Crosby nel capolavoro da Oscar “La ragazza di campagna”, ma Freddy Gale e sua moglie Mary.
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Un giovane in preda all’alcool investe una bambina di sette anni, arrestato va in carcere per pochi anni: omicidio colposo. Un incidente stradale tanto spesso letto sui giornali e di cui ha parlato in telegiornale che oramai non fa più notizia, è ordinaria amministrazione. Non è così per chi invece è travolto da una tale terribile tragedia, non c’è lutto maggiore che possa colpire i genitori. Il cinema ci ha fatto vedere tanti buoni film su questo argomento sino al recente “The door in the Floor”, ma qui non ci sono Ted Cole e Marion a raccontare la loro storia, e nemmeno Georgie e Frank Elgin, gli indimenticabili Grace Kelly e Bing Crosby nel capolavoro da Oscar “La ragazza di campagna”, ma Freddy Gale e sua moglie Mary. Ad interpretare questi ruoli il bravo regista Sean Penn ha voluto il grandissimo Jack Nicholson, che non ha deluso, ed Anjelica Huston,rispettivamente nella parte di Freddy Gale e la moglie Mary. Come spesso accade allorché in una famiglia si abbatte una sciagura del genere non basta il dolore per la perdita del figlio o figlia, ma segue un ciclone a distruggere anche l’amore e l’armonia famigliare. La coppia non regge dinanzi ad un disastro del genere, va in frantumi. Vi sono accuse da parte di ciascuno dei due coniugi, rimorsi e giuramenti di vendetta, di far giustizia, la propria, perché quella proclamata dalla legge è stata insufficiente, la punizione è stata inflitta da uomini che non hanno provato una tale atroce esperienza. Occorre viverle queste tragedie per poterle capire, noi possiamo vederlo ed apprezzarlo un Amleto anche se recitato da Lawrence Oliver(vedi film), ma non saremo mai il Principe di Danimarca preso dal dubbio to be or not to be. Quella che era la bella famiglia Gale, tenuta saldamente unita dalla propria figlia,si disperde e diventa squallida. C’è gente che trova consolazione andando al cimitero e chi invece attende il responsabile per ucciderlo. Un film intenso affidato alla grande interpretazione di Jack Nicholson, un vero istrione, dai cento volti, le sue espressioni sono note per tanti altri film drammatici che in questo ottimo spettacolo sfoggia in continuazione. I suoi rapporti sociali hanno raggiunto un degrado totale che mal si addice a chi invece vive nel dolore della perdita di una figlia e nell’attesa di poter ucciderne il responsabile. Un sogno premonitore allarmerà il giustiziere che ha avuto tre giorni per conoscere la verità che è proprio nel sogno, un sogno che si trasforma in realtà lasciando lo spettatore attonito in un finale che porta a meditare, e molto, su come fronteggiare il dolore per la morte di una figlia di sette anni. Sulla realizzazione del film nulla da dire, c’è spettacolo, musica, ballo, tensione altissima, fotografia buona, umorismo,amore. Quel che più dà un senso a tutto il drammatico racconto è la storia sconvolgente, ricordata dettagliatamente da Jhon Booth, un bravissimo David Morse, il suo stile nell’affrontare la morte liberatrice di rimorso ed un ricordo da cui non riesce a liberarsi neanche tra le braccia della sua donna, tutto in tre giorni,in una corsa incredibile, pistola in pugno, per finire in ginocchio, nella polvere, dinanzi alla tomba di Emily.chibar22@libero.it
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strzelecki
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martedì 1 ottobre 2013
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una boiata pazzesca
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SEAN PENN…CINEMA ALTERNATIVO?
Ma non scherziamo.
Sean Penn. è il più americano degli americani, il più moralista dei moralisti, il più melenso dei melensi.
Tanto da risultare insopportabile, come regista.
Questo suo film fa venir voglia di prendere un fucile (metaforico) e di sparare (metaforicamente) all’autore.
Tutti i personaggi sono in crisi e soffrono; ognuno ha la sua parte di ragione e di torto; e tutti parlano, parlano e predicano come in una interminabile seduta di terapia di gruppo (non per nulla la scena iniziale mostra un momento di una terapia di gruppo per persone che hanno subito un lutto).
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SEAN PENN…CINEMA ALTERNATIVO?
Ma non scherziamo.
Sean Penn. è il più americano degli americani, il più moralista dei moralisti, il più melenso dei melensi.
Tanto da risultare insopportabile, come regista.
Questo suo film fa venir voglia di prendere un fucile (metaforico) e di sparare (metaforicamente) all’autore.
Tutti i personaggi sono in crisi e soffrono; ognuno ha la sua parte di ragione e di torto; e tutti parlano, parlano e predicano come in una interminabile seduta di terapia di gruppo (non per nulla la scena iniziale mostra un momento di una terapia di gruppo per persone che hanno subito un lutto).
Il buonismo regna incontrastato e a nulla serve inserire ogni tanto qualche battuta per “épater le bourgeois”
Impera una retorica dozzinale: dialoghi inverosimili, da romanzo rosa; recitazione manierata; volti degli attori che più scontati non si trovano; lacrime a pioggia; “ralenti” stucchevoli; alternanza di scene e ambienti come solo uno studente di cinema potrebbe fare.
Una boiata pazzesca.
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denzel for ever
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sabato 8 ottobre 2011
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un po noioso..ma ottimo nicholson
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nn t di ke.....troppo lento a tratti annoia profondamente.....lo salva solo Nicholson e qualke inquadratura
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dandy
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martedì 4 gennaio 2011
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secondo grade film di penn
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Con una sincerità sfacciata e quasi imbarazzante,Penn(anche sceneggiatore)si immerge negli abissi della negatività,e scandaglia il marcio della vita di una coppia distrutta(i litigi tra Nicholson e la Huston[memorabile],sposati e divorziati anche nella realtà,sono quasi insostenibili)con il marito che aspetta solo di vendicare la figlia uccisa.Ma alla fine non riuscirà a seguire le sue pulsioni di morte.Qui il regista conferma lo stile che già lo aveva contraddistinto nel suo film d'esordio "Lupo solitario",e che lo contraddistinguerà in seguito:azioni più che parole,esitazioni,rallentamenti,divagazioni e lampi improvvisi.Un film non facile,che richiede pazienza,ma unico e personale come solo Penn sa fare.
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Con una sincerità sfacciata e quasi imbarazzante,Penn(anche sceneggiatore)si immerge negli abissi della negatività,e scandaglia il marcio della vita di una coppia distrutta(i litigi tra Nicholson e la Huston[memorabile],sposati e divorziati anche nella realtà,sono quasi insostenibili)con il marito che aspetta solo di vendicare la figlia uccisa.Ma alla fine non riuscirà a seguire le sue pulsioni di morte.Qui il regista conferma lo stile che già lo aveva contraddistinto nel suo film d'esordio "Lupo solitario",e che lo contraddistinguerà in seguito:azioni più che parole,esitazioni,rallentamenti,divagazioni e lampi improvvisi.Un film non facile,che richiede pazienza,ma unico e personale come solo Penn sa fare.E Nicholson è perfetto come non lo era da un pò di tempo.Robin Wright,che interpreta la fidanzata di Booth,è la seconda moglie del regista.Come "Lupo solitario" e "La promessa",ha ottenuto ampi consensi dalla critica,ma è stato ignorato dal pubblico(che apprezzerà solo il futuro"Into the wild").Da rivalutare assolutamente,come tutti i primi film di Penn.
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ivan91
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venerdì 13 agosto 2010
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bello bello bello
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bellismo questo film drammatico l'esordio alla regia di penn è davvero strepitoso!!!
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ivan91
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venerdì 13 agosto 2010
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bello e sopra le righe
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bel film con un ottimo jack nicholson e sean penn
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