luigi chierico
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mercoledì 4 maggio 2016
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una storia drammatca come tante
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Un giovane in preda all’alcool investe una bambina di sette anni, arrestato va in carcere per pochi anni: omicidio colposo. Un incidente stradale tanto spesso letto sui giornali e di cui ha parlato in telegiornale che oramai non fa più notizia, è ordinaria amministrazione. Non è così per chi invece è travolto da una tale terribile tragedia, non c’è lutto maggiore che possa colpire i genitori. Il cinema ci ha fatto vedere tanti buoni film su questo argomento sino al recente “The door in the Floor”, ma qui non ci sono Ted Cole e Marion a raccontare la loro storia, e nemmeno Georgie e Frank Elgin, gli indimenticabili Grace Kelly e Bing Crosby nel capolavoro da Oscar “La ragazza di campagna”, ma Freddy Gale e sua moglie Mary.
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Un giovane in preda all’alcool investe una bambina di sette anni, arrestato va in carcere per pochi anni: omicidio colposo. Un incidente stradale tanto spesso letto sui giornali e di cui ha parlato in telegiornale che oramai non fa più notizia, è ordinaria amministrazione. Non è così per chi invece è travolto da una tale terribile tragedia, non c’è lutto maggiore che possa colpire i genitori. Il cinema ci ha fatto vedere tanti buoni film su questo argomento sino al recente “The door in the Floor”, ma qui non ci sono Ted Cole e Marion a raccontare la loro storia, e nemmeno Georgie e Frank Elgin, gli indimenticabili Grace Kelly e Bing Crosby nel capolavoro da Oscar “La ragazza di campagna”, ma Freddy Gale e sua moglie Mary. Ad interpretare questi ruoli il bravo regista Sean Penn ha voluto il grandissimo Jack Nicholson, che non ha deluso, ed Anjelica Huston,rispettivamente nella parte di Freddy Gale e la moglie Mary. Come spesso accade allorché in una famiglia si abbatte una sciagura del genere non basta il dolore per la perdita del figlio o figlia, ma segue un ciclone a distruggere anche l’amore e l’armonia famigliare. La coppia non regge dinanzi ad un disastro del genere, va in frantumi. Vi sono accuse da parte di ciascuno dei due coniugi, rimorsi e giuramenti di vendetta, di far giustizia, la propria, perché quella proclamata dalla legge è stata insufficiente, la punizione è stata inflitta da uomini che non hanno provato una tale atroce esperienza. Occorre viverle queste tragedie per poterle capire, noi possiamo vederlo ed apprezzarlo un Amleto anche se recitato da Lawrence Oliver(vedi film), ma non saremo mai il Principe di Danimarca preso dal dubbio to be or not to be. Quella che era la bella famiglia Gale, tenuta saldamente unita dalla propria figlia,si disperde e diventa squallida. C’è gente che trova consolazione andando al cimitero e chi invece attende il responsabile per ucciderlo. Un film intenso affidato alla grande interpretazione di Jack Nicholson, un vero istrione, dai cento volti, le sue espressioni sono note per tanti altri film drammatici che in questo ottimo spettacolo sfoggia in continuazione. I suoi rapporti sociali hanno raggiunto un degrado totale che mal si addice a chi invece vive nel dolore della perdita di una figlia e nell’attesa di poter ucciderne il responsabile. Un sogno premonitore allarmerà il giustiziere che ha avuto tre giorni per conoscere la verità che è proprio nel sogno, un sogno che si trasforma in realtà lasciando lo spettatore attonito in un finale che porta a meditare, e molto, su come fronteggiare il dolore per la morte di una figlia di sette anni. Sulla realizzazione del film nulla da dire, c’è spettacolo, musica, ballo, tensione altissima, fotografia buona, umorismo,amore. Quel che più dà un senso a tutto il drammatico racconto è la storia sconvolgente, ricordata dettagliatamente da Jhon Booth, un bravissimo David Morse, il suo stile nell’affrontare la morte liberatrice di rimorso ed un ricordo da cui non riesce a liberarsi neanche tra le braccia della sua donna, tutto in tre giorni,in una corsa incredibile, pistola in pugno, per finire in ginocchio, nella polvere, dinanzi alla tomba di Emily.chibar22@libero.it
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paolp78
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venerdì 7 ottobre 2022
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doloroso e liberatorio
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Sean Penn, più noto nelle vesti di interprete che in quelle di regista, firma qui la sua seconda opera di cui è anche sceneggiatore.
È un film coraggioso che affronta tematiche forti con molto impegno e forte carica emotiva; nella pellicola si parla di espiazione, redenzione, rielaborazione del lutto, vendetta, ossessione, perdono, sofferenza. Penn, che compie quasi un’opera psicoterapeutica, è bravo a mostrare le ripercussioni emotive che un tragico evento produce non solo nelle vite dei familiari delle vittime, che ne vengono sconvolte, ma anche in quelle dei colpevoli che in certi casi vengono dilaniati dai sensi di colpa che li tormentano.
Di buon effetto l’ambientazione e le atmosfere.
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Sean Penn, più noto nelle vesti di interprete che in quelle di regista, firma qui la sua seconda opera di cui è anche sceneggiatore.
È un film coraggioso che affronta tematiche forti con molto impegno e forte carica emotiva; nella pellicola si parla di espiazione, redenzione, rielaborazione del lutto, vendetta, ossessione, perdono, sofferenza. Penn, che compie quasi un’opera psicoterapeutica, è bravo a mostrare le ripercussioni emotive che un tragico evento produce non solo nelle vite dei familiari delle vittime, che ne vengono sconvolte, ma anche in quelle dei colpevoli che in certi casi vengono dilaniati dai sensi di colpa che li tormentano.
Di buon effetto l’ambientazione e le atmosfere.
In questo caso Penn convince più nella scrittura che dietro la macchina da presa, dove pur senza sfigurare, tuttavia non lascia il segno (farà sicuramente meglio in seguito, con alcune successive prove da regista).
L’ottimo cast vede un istrionico Jack Nicholson nella parte del protagonista; nell’altro ruolo chiave troviamo David Morse, che aveva già recitato nell’opera prima di Penn. Ci sono poi le bravissime Anjelica Huston e Robin Wright, entrambe autrici di performance convincenti ed intense, e Piper Laurie in una piccola parte, che però colpisce in quanto molto significativa. Si segnala infine la partecipazione di John Savage a cui è affidato un toccante monologo iniziale.
Meglio la prima parte del film, più scorrevole ed interessante, caratterizzata da un’ottima introduzione e presentazione dei personaggi; nella seconda parte invece l’opera fatica un po’, perdendo spinta e non aggiungendo molto a quanto già egregiamente espresso nell’ottimo inizio.
Buona invece la conclusione, dove la pellicola si riprende grazie ad un bel finale catartico.
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denzel for ever
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sabato 8 ottobre 2011
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un po noioso..ma ottimo nicholson
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nn t di ke.....troppo lento a tratti annoia profondamente.....lo salva solo Nicholson e qualke inquadratura
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