La grande guerra |
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Un film di Mario Monicelli.
Con Vittorio Gassman, Alberto Sordi, Bernard Blier, Folco Lulli, Silvana Mangano.
continua»
Guerra,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 129 min.
- Italia 1959.
MYMONETRO
La grande guerra
valutazione media:
4,84
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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giovanni busacca...di mara baraldoFeedback: 405 | altri commenti e recensioni di mara baraldo |
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sabato 6 giugno 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Che dire, UN CAPOLAVORO! Se il cinema è una forma d'arte, "La grande guerra" ne è la sua espressione piu' sublime. Un perfetto mix di buoni sentimenti, ironia, comicità, storia, eroismo; il tutto diretto con maestria e rara sensibilità. Tutti gli attori, dai protagoniti(splendidi Gassman e Sordi) alle comparse, con le loro toccanti e semplici storie, che si incontrano e si intrecciano grazie e per colpa della prima guerra mondiale, commuovono e coinvolgono lo spettatore di ieri, oggi e domani; gli fanno capire che cosa terribile è la guerra, ma fanno capire anche che in fondo la guerra è fatta dagli uomini, con tutti i suoi limiti: meschinità, viltà, ma anche i suoi meriti: coraggio, generosità, partecipazione. Vorrei soffermarmi sulla figura di Giovanni Busacca interpretato dal magnifico Vittorio Gassman. Giovanni Busacca, spesso accusato insieme al suo amico Oreste Jacovacci di codardia. No, non è vero, Giovanni non è un vile, è solo vittima suo malgrado di eventi piu' grandi di lui; catapultato dalla prigione, direttamente in prima linea, con un fucile in mano, contro un nemico, a combattere una guerra di cui probabilmente non conosce nè il motivo, nè il fine, una guerra che non sente e per la quale gli chiedono la vita, unico bene rimastogli. E' chiaro che in quel contesto l'unico suo pensiero è di salvare la pelle, scappando di fronte al pericolo, pagando pur di non affrontare missioni pericolose. Quando viene catturato dagli austriaci ed è costretto a rivelare il luogo esatto in cui si sta costruendo il ponte di barche, Giovanni quasi cede; il generale però lo deride, lo tratta con sufficienza, dice che non ha coraggio nè fegato, in quell'istante ferito e umiliato nel suo orgoglio, nel suo amor proprio, si risveglia l'Uomo: " e mi te disi un bel nient! Facia de merda!" Giovanni, figlio di N.N., avanzo di galera, ignorante e rozzo, scarto della società, si riscatta, ma va incontro alla morte, non per salvare i suoi compagni, non per proteggere un segreto militare, nè tantomeno per amor di patria, ma per difendere un bene piu' prezioso della sua stessa vita: la sua dignità.
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