davide di finizio
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sabato 12 giugno 2010
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rebecca, ovvero il grande cinema
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Un'anonima ragazza inglese sposa il vedovo Maxim De Winter, proprietario della sontuosa dimora di Menderley. Ma l'idillio iniziale si trasforma gradualmente in incubo, quando tra i due allegri sposini s'insinua l'ombra di Rebecca, la prima moglie di Max, defunta eppure viva e onnipresente nella memoria di Menderley. Tutto sembra parlare di lei: la casa, la servitù, l'inquietante signora Danvers, e persino il tormentato De Winter, relegando la giovane consorte in un ossessivo complesso d'inferiorità da cui non riesce ad uscire, in una climax di estrema tensione che trova il suo culmine quando la governante cerca di indurre la ragazza al suicidio.
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Un'anonima ragazza inglese sposa il vedovo Maxim De Winter, proprietario della sontuosa dimora di Menderley. Ma l'idillio iniziale si trasforma gradualmente in incubo, quando tra i due allegri sposini s'insinua l'ombra di Rebecca, la prima moglie di Max, defunta eppure viva e onnipresente nella memoria di Menderley. Tutto sembra parlare di lei: la casa, la servitù, l'inquietante signora Danvers, e persino il tormentato De Winter, relegando la giovane consorte in un ossessivo complesso d'inferiorità da cui non riesce ad uscire, in una climax di estrema tensione che trova il suo culmine quando la governante cerca di indurre la ragazza al suicidio. Poi, un inatteso cambiamento di rotta: ritrovato il panfilo su cui scomparve Rebecca, la storia scivola nel giallo e Maxim è sospettato d'omicidio, soprattutto per l'influenza di Jack Favell, cugino e amante della prima signora De Winter. Quest'ultimo, in combutta con la Danvers, è in possesso di una lettera compromettente con cui prova prima a ricattare, poi ad accusare Maxim. Ma i colpi di scena non mancano.
Dal romanzo di Daphne De Maurier, Hitchcock riesce a trasformare una storia melodrammatica in uno dei suoi film più inquietanti, in cui ogni banale dettaglio diventa tassello di suspense ossessiva ed esasperante. Del resto, cosa aspettarsi da un regista che affermò che, se avesse fatto Cenerentola, gli spettatori avrebbero cercato il cadavere in carrozza? Signori, questo è Cinema. Questo è Hitchcock.
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paola di giuseppe
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lunedì 20 settembre 2010
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"un film dalla forma pura e concisa"
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La delicata,bionda e giovane Joan Fontaine si innamora perdutamente di Maxim de Winter (e,pare, anche lui di lei)gentiluomo assorto,misterioso e bello come solo sir Laurence Olivier poteva essere all’epoca,quella volta che a Montecarlo lo incontra per caso,mentre è lì come dama di compagnia a pagamento di una ricca signora americana.
Ne diventa la seconda moglie e tornati in Cornovaglia,nel castello di Manderley,"segreto e silenzioso"scrive Du Maurier,su cui passa una nube come"una mano scura davanti a un volto", inizia l’ossessione.
L’immagine di Rebecca,prima moglie defunta per incidente in circostanze misteriose,è incombente ma non appare mai,nessun flash back,si sa che era molto bella e aveva i capelli lunghi e scuri,ma tocca allo spettatore costruirsene un'immagine.
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La delicata,bionda e giovane Joan Fontaine si innamora perdutamente di Maxim de Winter (e,pare, anche lui di lei)gentiluomo assorto,misterioso e bello come solo sir Laurence Olivier poteva essere all’epoca,quella volta che a Montecarlo lo incontra per caso,mentre è lì come dama di compagnia a pagamento di una ricca signora americana.
Ne diventa la seconda moglie e tornati in Cornovaglia,nel castello di Manderley,"segreto e silenzioso"scrive Du Maurier,su cui passa una nube come"una mano scura davanti a un volto", inizia l’ossessione.
L’immagine di Rebecca,prima moglie defunta per incidente in circostanze misteriose,è incombente ma non appare mai,nessun flash back,si sa che era molto bella e aveva i capelli lunghi e scuri,ma tocca allo spettatore costruirsene un'immagine.
C’è solo il suo nome,così incisivo,duro nei suoni come una staffilata,e tutto parla di lei,a partire dalla signora Danvers,la governante,una sublime Judith Anderson,a ragione considerata da molti tra le migliori “vilainesses” dell’era del cinema,di quella bruttezza che non è deformità ma composizione in forma fisica di pensieri malati.
La sua ferocia è ineguagliabile ed è pari alla sua devozione per Rebecca,sentimento che rasenta il fanatismo e che ha fatto ipotizzare scenari di passione inconfessabili negli anni ’40 e certo sublimati in ossessione quasi feticistica per la sua memoria.
La seconda moglie,invece,non avrà mai un nome,solo questo ruolo romantico e disperato.
La vicenda si dipana con intreccio tripartito, una semplice e tenera storia d'amore all’inizio,l’apice nel secondo atto in gradazione isterica e claustrofobica,a cui collabora la musica di Franz Waxman e della Czecho-Slovak Radio Symphony Orchestra di Bratislava,e comprende il duello con il fantasma mentale di Rebecca e la rivelazione della verità ,l’indagine poliziesca nella terza sezione e la conclusione.
Dal romanzo del ‘38 di Daphne du Maurier, Rebecca segnò l’esordio a Hollywood del regista e gli valse 9 nomination e 2 premi Oscar (miglior film e fotografia),eppure su Rebecca risponderà in seguito a Truffaut,che gli chiedeva se ne fosse soddisfatto:“Non è un "film di Hitchcock".E' una specie di racconto e la stessa storia è del XIX secolo.Era una storia di vecchio tipo,piuttosto demodè.In quel periodo c'erano molte donne scrittrici:non è che sia contrario a questo,ma "Rebecca" è una storia che manca di umorismo”.
Non potendo cambiare lo script nè caratterizzarlo con i suoi consueti tocchi di humor,si divertì allora a distribuire piccoli elementi di tensione in più in un intreccio di suspense già parecchio esasperante,che trasforma il melodramma gotico di Daphne De Maurier in un film inquietante e ossessivo come pochi,uno dei più belli e meno conosciuti dal grande pubblico,che nulla ha da invidiare ai capolavori successivi.
Angolazioni di ripresa, editing, musica, zoomate improvvise sul volto dei protagonisti, soggettive di immagini distorte, il repertorio hitchcockiano c’è tutto, con un valore aggiunto.
Prendere la storia di Du Maurier gli ha permesso di mescolare stili e generi e il risultato è eccellente,se dobbiamo prestar fede anche a quello che dice Truffaut:” I suoi film sono belli e atemporali. Se oggi si vede un suo film girato nel 1940, non sembra un’opera datata. Sembrerà un film dalla forma pura e concisa. Era pungente quando uscì e lo è tuttora”.
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leonardo96
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domenica 8 luglio 2012
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tra fiamme e cenere il fantasma di rebecca
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Uno dei primi veri film di Alfred Hitchcock, il cui ingegno e cura dei particolari iniziano a maturare.
A Montecarlo il ricco Massimo De Winter incontra una giovane e insignificante ragazza, se ne innamora, la sposa e la conduce a vivere nell’antico castello di famiglia nella costa inglese.
L’iniziale felicità è bruscamente interrotta dalla scoperta di una prima moglie, Rebecca, morta misteriosamente anni prima; la spettrale presenza di Rebecca aleggia fra le mura del castello ed è evidenziata dalla sinistra governante, la signora Danvers, ossessionata dal ricordo della donna.
Quando nelle vicinanze viene ritrovato il panfilo di Rebecca con un cadavere, niente è più come prima… passato e presente, corrotti dal ricordo e dall’amore, sono ossessioni per la nuova signora De Winter.
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Uno dei primi veri film di Alfred Hitchcock, il cui ingegno e cura dei particolari iniziano a maturare.
A Montecarlo il ricco Massimo De Winter incontra una giovane e insignificante ragazza, se ne innamora, la sposa e la conduce a vivere nell’antico castello di famiglia nella costa inglese.
L’iniziale felicità è bruscamente interrotta dalla scoperta di una prima moglie, Rebecca, morta misteriosamente anni prima; la spettrale presenza di Rebecca aleggia fra le mura del castello ed è evidenziata dalla sinistra governante, la signora Danvers, ossessionata dal ricordo della donna.
Quando nelle vicinanze viene ritrovato il panfilo di Rebecca con un cadavere, niente è più come prima… passato e presente, corrotti dal ricordo e dall’amore, sono ossessioni per la nuova signora De Winter.
Ispiratosi ad un romanzo di Daphne du Maurier, Hitchcock ricrea fedelmente la stessa tensione e la stessa atmosfera evanescente ed enigmatica.
Laurence Olivier è impeccabile nel personaggio British, scostato e risoluto, del signor De Winter; Joan Fontaine, nominata all’Oscar come miglior attrice, ci presenta una ragazza insicura, sfiduciata, ingenua, profondamente innamorata, tormentata dal ricordo della prima moglie; Oscar ingiustamente mancato per Judith Anderson, che dal buon vecchio teatro australiano ci regala un’interpretazione eccellente, magnifica e minacciosa della governante.
Il senso di colpa, il mistero, la paura, il sogno, le figure femminili (chiavi di lettura per il mondo della psicoanalisi), l’amore tra passato e presente, il mare, il ricordo… ecco molte delle tematiche che Hitchcock affronta in questo dramma fiabesco.
Alcune scene memorabili, come il ballo in maschera e il castello in fiamme, arricchiscono il film come tante gemme in uno scrigno.
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siper
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sabato 16 ottobre 2010
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senza tempo
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Una delle tante perle cinematografiche nate dal genio di Alfred Hitchcock è, senza dubbio, “Rebecca ,la prima moglie”. Pellicola del 1940, insignita, non a caso, di due premi Oscar nello stesso anno. La trama vede per protagonisti l’elegantissimo e fresco vedovo Max de Winter (Laurence Olivier) e la sua seconda moglie ( Joan Fontaine). Essendo una ragazza semplice,senza alcun titolo nobiliare, destò grande clamore il matrimonio con il ricchissimo Max proprietario dello stupendo castello di Menderley. Qui la nuova signora de Winter fu costretta a confrontarsi continuamente con il ricordo sempre vivo della prima moglie di Max, Rebecca, la quale era una splendida donna amata da tutti, ma scomparsa in circostanze misteriose.
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Una delle tante perle cinematografiche nate dal genio di Alfred Hitchcock è, senza dubbio, “Rebecca ,la prima moglie”. Pellicola del 1940, insignita, non a caso, di due premi Oscar nello stesso anno. La trama vede per protagonisti l’elegantissimo e fresco vedovo Max de Winter (Laurence Olivier) e la sua seconda moglie ( Joan Fontaine). Essendo una ragazza semplice,senza alcun titolo nobiliare, destò grande clamore il matrimonio con il ricchissimo Max proprietario dello stupendo castello di Menderley. Qui la nuova signora de Winter fu costretta a confrontarsi continuamente con il ricordo sempre vivo della prima moglie di Max, Rebecca, la quale era una splendida donna amata da tutti, ma scomparsa in circostanze misteriose. In particolar modo dovrà fronteggiare l’odio(dapprima velato poi esasperato) nei suoi confronti da parte della governante di Menderley, la signora Danvers (Judith Anderson). Quest’ultima cercherà in tutti i modi di mettere in cattiva luce la nuova padrona di casa. Parallelamente il signor Favell (George Sanders) , amante della defunta Rebecca, cercherà di incolpare Max della morte della prima moglie. Questa trama intricata da vita ad un costante clima di suspance tipico di Hitchcock. Il regista è poi semplicemente straordinario nella creazione dei caratteri ben definiti dei personaggi che smaschera poco a poco, riuscendo a rendere reale e credivile anche il personaggio di Rebecca, nonostante non appaia mai. Notevole è anche l’importanza che assume la location, Menderley diventa parte integrante della trama quasi come se prendesse vita. La trama viene poi snocciolata con assoluta originalità rendendo il film appassionante e mai banale. Ci sono anche spunti psicologici come il complesso di inferiorità che attanaglia inizialmente la signora de Winter fino ad arrivare alla follia esasperata della governante, artefice di un finale all’altezza del resto del film. Da segnalare, anche, la grande prova della bellissima Joan Fontain, perfetta per il ruolo. L’aspetto più sorprendente è, però, l’incredibile capacità di questo film di essere sempre attuale, non si ha mai la percezione di una trama datata o superata, segno distintivo di un capolavoro.
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il cinefilo
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lunedì 5 luglio 2010
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uno dei grandi film di alfred hitchcock
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TRAMA: A Monte Carlo una timida dama di compagnia(Joan Fontaine)si innamora del ricco Massimo De Winter(Laurence Olivier)e successivamente i due si sposano e vanno a vivere nella villa Manderley dove però il ricordo della bellissima padrona defunta chiamata Rebecca è ancora molto forte,specialmente nel ambigua governante,la signora Danvers(Judith Anderson)e la storia prenderà dei risvolti inaspettati...RECENSIONE: Si tratta del primo film realizzato negli Stati Uniti dal grande regista inglese ed è un affascinante dramma tipicamente"Hitchcochiano"che fonde in maniera intelligente tre generi:la commedia rosa,il melodramma e il giallo e dove la coppia Olivier-Fontaine si potrebbe definire praticamente perfetta.
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TRAMA: A Monte Carlo una timida dama di compagnia(Joan Fontaine)si innamora del ricco Massimo De Winter(Laurence Olivier)e successivamente i due si sposano e vanno a vivere nella villa Manderley dove però il ricordo della bellissima padrona defunta chiamata Rebecca è ancora molto forte,specialmente nel ambigua governante,la signora Danvers(Judith Anderson)e la storia prenderà dei risvolti inaspettati...RECENSIONE: Si tratta del primo film realizzato negli Stati Uniti dal grande regista inglese ed è un affascinante dramma tipicamente"Hitchcochiano"che fonde in maniera intelligente tre generi:la commedia rosa,il melodramma e il giallo e dove la coppia Olivier-Fontaine si potrebbe definire praticamente perfetta.
La sequenza iniziale di 2-3 minuti,palesemente fiabesca,è magnifica e propende ad aprire il film come se fosse una sorta di "C'era una volta..."e prosegue con tutta una serie di caratterizzazioni dei personaggi in cui lo stile del "maestro" è piacevolmente inconfondibile.
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emmylemmon xd
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domenica 14 luglio 2013
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paranoia e ossessione
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Una giovane dama di compagnia dal nome sconosciuto (Joan Fontaine) s'innamora perdutamente dell'aristocratico Massimo de Winter (Laurence Olivier), scosso dalla morte della moglie Rebecca, annegata in una baia; i due si sposano e vanno a vivere nella splendida tenuta di Massimo, Manderley... Ben presto la ragazza si renderà conto che il ricordo di Rebecca è presente in tutti coloro che l'hanno conosciuta, soprattutto nell'inquietante governante di casa, la sig.ra Danvers (Judith Anderson)... Finale sconvolgente. "Rebecca la prima moglie", tratto dall'omonimo romanzo di Daphne Du Maurieur, è il primo film americano diretto da Alfred Hitchcock, che firma una delle sua opere più importanti e senz'altro più belle.
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Una giovane dama di compagnia dal nome sconosciuto (Joan Fontaine) s'innamora perdutamente dell'aristocratico Massimo de Winter (Laurence Olivier), scosso dalla morte della moglie Rebecca, annegata in una baia; i due si sposano e vanno a vivere nella splendida tenuta di Massimo, Manderley... Ben presto la ragazza si renderà conto che il ricordo di Rebecca è presente in tutti coloro che l'hanno conosciuta, soprattutto nell'inquietante governante di casa, la sig.ra Danvers (Judith Anderson)... Finale sconvolgente. "Rebecca la prima moglie", tratto dall'omonimo romanzo di Daphne Du Maurieur, è il primo film americano diretto da Alfred Hitchcock, che firma una delle sua opere più importanti e senz'altro più belle. E' un thriller psicologico, che si concentra soprattutto sulle ossessioni e le paure della protagonista, la quale si trova completamente oscurata dal fantasma di Rebecca, incapace di liberarsi dalle sue stesse paranoie, vittima di un suo stesso conflitto di gelosia e insicurezza. Un film che ha come temi l'inganno, il ricordo e la follia, splendidamente interpretato da tre attori superbi, candidati all'Oscar: Joan Fontaine,allora ventiduenne, è perfetta nei panni della ragazza timida e insicura, ma è l'agghiacciante Judith Anderson a dominare la scena, rendendo il personaggio della sig.ra Danvers uno dei più inquietanti della storia del cinema, grazie al suo volto freddo e cupo, che la fanno sembrare quasi un essere "non umano"; molto bravo anche Olivier. Candidato a 11 premi Oscar e vincitore di due tra cui Miglior Film ( che però venne dato al produttore David O. Selznick), "Rebecca la prima moglie" è un film tetro, malinconico, affascinante, ricco di suspence e pathos, uno dei film più belli della storia del cinema.
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isin89
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venerdì 17 luglio 2015
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hitchcock incantato nella valle dei ricordi
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Giunto con Rebecca-La Prima Moglie alla sua prima produzione americana, Alfred Hitchcock si dedica alla realizzazione di un intenso dramma coniugale senza però rinunciare alla componente thriller e alla suspense che caratterizzavano la maggiorparte delle sue opere. Basandosi sull'omonimo romanzo di Daphne du Maurier, il regista londinese dà alla luce un film dai toni quasi fiabeschi, incantati e surreali giocando ampiamente sul tema del sogno, del mistero e dell'immaginazione.
Joan Fontaine interpreta la bella protagonista della storia, una giovane e ingenua dama di compagnia presa in sposa dal ricco aristocratico inglese Maxim de Winter, vedovo della sua prima moglie Rebecca.
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Giunto con Rebecca-La Prima Moglie alla sua prima produzione americana, Alfred Hitchcock si dedica alla realizzazione di un intenso dramma coniugale senza però rinunciare alla componente thriller e alla suspense che caratterizzavano la maggiorparte delle sue opere. Basandosi sull'omonimo romanzo di Daphne du Maurier, il regista londinese dà alla luce un film dai toni quasi fiabeschi, incantati e surreali giocando ampiamente sul tema del sogno, del mistero e dell'immaginazione.
Joan Fontaine interpreta la bella protagonista della storia, una giovane e ingenua dama di compagnia presa in sposa dal ricco aristocratico inglese Maxim de Winter, vedovo della sua prima moglie Rebecca. La disparità e l'enorme divario sociale che intercorre tra la coppia è oggetto di disagio e sconforto per la giovane signora che si sente oppressa di continuo dal suo nuovo tenore di vita e dal pensiero di non essere all'altezza della sua posizione nei confronti del marito. A peggiorare la situazione si aggiunge la presenza diabolica della governante di famiglia, la signora Danvers, che nutre ancora un'ossessiva ammirazione nei confronti della padrona precedente. Le informazioni circa la morte di quest'ultima sono rimaste avvolte in un alone di mistero tanto che persino le testimonianze del nobile Maxim risultano alquanto confuse e poco chiare. A pagarne le conseguenze maggiori è la giovane moglie costretta a sopportare il peso insistente del fantasma di Rebecca, riportata in vita dai continui ricordi del marito e della corte e dagli opprimenti discorsi pronunciati dalla Danvers al fine di esasperarla. Pur non mostrandocela mai Hitchcock riesce a far rivivere Rebecca materializzandola attraverso gli occhi e i ricordi di chi la conobbe, permettendoci in questo modo di avvertirne la presenza per tutto il film. Lei diviene così il vero protagonista della storia dal momento che gli avvenimenti che si susseguono ruotano tutti attorno alla sua persona. La giovane protagonista che non ne regge il confronto e si abbandona disperata ai suoi tormenti interiori, Maxim, che in origine sembrava ancora scosso per la terribile perdita, è in realtà tormentato dai sensi di colpa per la sua morte e la Danvers, infine, non accetta che qualcun altro abbia occupato il posto della nobile signora scomparsa. Rebecca si trasforma in un'entità mefistofelica, un'essenza maligna che alberga nei pensieri dei protagonisti e che finirà per trasformare radicalmente le loro vite.
Il tema del sogno occupa una posizione di rilievo nella storia tanto che fin dalla prima inquadratura in soggettiva all'interno del giardino di Manderley, la protagonista afferma di stare sognando e di aver già vissuto in precedenza quelle visioni. Nel momento in cui lei si sveglia il film ha inizio e veniamo trasportati nel passato vivendo attraverso i suoi ricordi i movimentati periodi della vita a Manderley. Tutto quello che vediamo, quindi, non è altro che un lunghissimo flashback. Hitchcock gioca inoltre sul tema degli inganni tenendo celata fino alla fine la verità riguardo la morte di Rebecca. Veniamo tratti in inganno dagli strani e dubbi comportamenti di Maxim riguardo il suo ossessivo legame con la prima moglie. Per quasi tutto il film si mostra sofferente e addolorato nei confronti della morte della signora e scopriamo solo in un secondo momento che a turbarlo sono in realtà i sensi di colpa per il suo presunto omicidio. Lo stesso vale per Rebecca. Ciò che ci viene mostrato è il ritratto di una splendida creatura, perfetta e devota, adorata da tutti in tutto il suo splendore. Scopriremo in seguito che si trattava in realtà di un'abile ingannatrice, una vipera spietata oltre che una maligna traditrice. Quasi a dire che nessuno è quel che sembra e ogni cosa può trarre in inganno.
Mistero e inquietudine avvolgono gli antri del labirintico castello che finisce per diventare elemento centrale del racconto e luogo nel quale si svolgono la maggiorparte delle riprese. Come affermò lo stesso regista, questa è la storia di una casa e di ciò che vive al suo interno. Essa è viva e assume forma propria trasformandosi in un'essenza negativa intrisa dei peccati e dei dolori dei suoi ospiti. Nell'estremo finale assistiamo al suo annientamento sotto il fuoco infernale appiccato dalla Danvers. Le fiamme che avvolgono Manderley suggeriscono l'idea di purificazione e assolvimento da ogni peccato, non solo per la casa stessa ma anche per i due protagonisti che potranno finalmente liberarsi del peso opprimente di Rebecca. Hitchcock dosa alla perfezione la suspense e il brivido tipici del suo stile senza eccedere né esagerare ma mantenendo la componente drammatica della storia a scapito del thriller caratteristico delle sue pellicole più note. Ne emerge un'opera completa, dotata di regia ispirata pregna di originalità e una narrazione pulita e convincente senza intoppi né cadute di stile. Rebecca è una delle creazioni più riuscite (ma non per forza più belle) del maestro del brivido, un film necessario per capire la grandezza e il talento di uno dei più grandi registi della storia.
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elgatoloco
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lunedì 10 agosto 2020
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extra.ordinario, ut semper hitchcock
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Dal romanzo di Daphne Du Maurier, notevole scrittrice britannica, i cui romanzi sono stati spesso spunti per film di sir Alfred Hitchcock, "Rebecca"(1940)rimane un capolavoro assoluto, dove il bianco e nero sottolinea anche proprio a livello di architettura(d'interni, soprattutto) e scenografia la componente assolutamente"fantasmatica"della vicenda, dove il "ritorno del rimosso"(e Hitchcock, con tutti i suoi dubbi sulla "veridicità"della psicanalisi, si è sempre confrontato molto intelligentemente con essa, come dimostrano"Rebecca", "Spellbound", "Psycho", ma anche ogni altro suo film)è al centro: qui un lord britannico, con mansione in Inghilterra, a strapiombo sul mare(siamo in Cornovaglia, si direbbe)porta la giovane-seconda, ovviamente- moglie nella mansione anzidetta, dove inizia, anzi ricomincia la vicenda.
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Dal romanzo di Daphne Du Maurier, notevole scrittrice britannica, i cui romanzi sono stati spesso spunti per film di sir Alfred Hitchcock, "Rebecca"(1940)rimane un capolavoro assoluto, dove il bianco e nero sottolinea anche proprio a livello di architettura(d'interni, soprattutto) e scenografia la componente assolutamente"fantasmatica"della vicenda, dove il "ritorno del rimosso"(e Hitchcock, con tutti i suoi dubbi sulla "veridicità"della psicanalisi, si è sempre confrontato molto intelligentemente con essa, come dimostrano"Rebecca", "Spellbound", "Psycho", ma anche ogni altro suo film)è al centro: qui un lord britannico, con mansione in Inghilterra, a strapiombo sul mare(siamo in Cornovaglia, si direbbe)porta la giovane-seconda, ovviamente- moglie nella mansione anzidetta, dove inizia, anzi ricomincia la vicenda. La "first lady"Rebecca era morta in circostanze mai chiarite, nello yacht di famiglia, ma un amante della signora Rebecca(che di amanti ne aveva molti, e se ne vantava provocatoriamente con il marito, che in realtà la odiava), incolpa il marito quale omicida, mentre...(stop alle rivelazioni, ovviamente). La presenza fantasmatica della first lady, onnipresente nella sua assenza(e la giovane seconda moglie, mai chiamata, significativamente, per nome, anche per accentuare il totale contrasto con l'immanenza"assente"di Rebecca)è reduplicata dalla governante, signora Danvers(una straordinaria Judith Anderson), che ha il culto quasi"saffico"di Rebecca(chiaro che questo tratto venga solo "dato per allusione", sia in ottemperanza del codice Hays.censura USA dell'epoca, durissimo sia perché la poetica hitchockiana non indulge mai inutialmnte su certi aspetti). Straordinario il protagonista maschile, il grande Lawrence Olivier, grande attore e regista shakespeariano, brava Joan Fontaine, la giovane moglie, straordinaria la Anderson(cfr.sopra), giustamente insinuante George Sanders, l'amante di Rebecca, ricattatore del lord. El Gato
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gianleo67
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sabato 24 marzo 2012
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hitchcock gioca la carta dell'atmosfera
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Nel prologo romantico e nostalgico incombe la presenza minacciosa di un destino di tragica ineluttabilità. Il film si sviluppa come un melodramma, prosegue come un thriller e si esaurisce in un epilogo da dramma giudiziario. Più che la sempre straordinaria capacità di governare i generi si riconosce all'autore la raffinata abilità nel cotruire l'atmosfera che definisce e caratterizza le varie psicologie in gioco in bilico tra senso di colpa, morbosa ossessione del culto della personalità e candida devozione muliebre. Peccato che la tensione e l'ambiguita' che attrversano la storia si esaurisca in un finale da dramma giudiziario. Colpo di scena finale per la verità non proprio inatteso.
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Nel prologo romantico e nostalgico incombe la presenza minacciosa di un destino di tragica ineluttabilità. Il film si sviluppa come un melodramma, prosegue come un thriller e si esaurisce in un epilogo da dramma giudiziario. Più che la sempre straordinaria capacità di governare i generi si riconosce all'autore la raffinata abilità nel cotruire l'atmosfera che definisce e caratterizza le varie psicologie in gioco in bilico tra senso di colpa, morbosa ossessione del culto della personalità e candida devozione muliebre. Peccato che la tensione e l'ambiguita' che attrversano la storia si esaurisca in un finale da dramma giudiziario. Colpo di scena finale per la verità non proprio inatteso.Tutti bravi gli attori. Bellissima Joan Fontaine.Da recuperare.
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francesco2
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domenica 24 ottobre 2010
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non mi appassiona
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Non voglio scrivere che sia "Brutto", e neanche lo penso. Ma gli elogi ricevuti mi paiono spropositati, un pò perché ho amato molto di più "Gli uccelli" e "La finestra sul cortile", un pò in ogni caso. I personaggi sono convenzionali: di "qua" c'è la moglie, poco plausibile, di "là" il marito forse ambiguo e forse no, ed una governante tagliata con l'accetta, che trova qualche sfumatura più plausibile quando rimpiange Rebecca.
Il resto propone qualche spunto interessante come la stanza che, agli occhi della protagonista, diventa improvvisamente "Bianca" in presenza della stessa governante.
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Non voglio scrivere che sia "Brutto", e neanche lo penso. Ma gli elogi ricevuti mi paiono spropositati, un pò perché ho amato molto di più "Gli uccelli" e "La finestra sul cortile", un pò in ogni caso. I personaggi sono convenzionali: di "qua" c'è la moglie, poco plausibile, di "là" il marito forse ambiguo e forse no, ed una governante tagliata con l'accetta, che trova qualche sfumatura più plausibile quando rimpiange Rebecca.
Il resto propone qualche spunto interessante come la stanza che, agli occhi della protagonista, diventa improvvisamente "Bianca" in presenza della stessa governante. Si potrebbe pensare che, in quel momento, la realtà "S'illumina d'immenso", anche se il colore scelto è il bianco, che nulla spiega riguardo la realtà gotica, modello Tim Burton, che avvolge la protagonista. Ma del resto il "Nero" sarebbe stato troppo prevedibile. Più interessante, piuttosto, è la scena della casupola con un personaggio "strambo" che, senza fare i politicamente corretti per partito preso, ne sa almeno quanto altre figure della vicenda. La protagonista si incammina verso un sentiero pendente, che si trova a pochi passi dalla residenza della coppia, ed è come se in quella dimensione "Piccola e grottesca", che si contrappone (Ma davvero così tanto?) all'eleganza di casa propria, assumesse maggiore coscienza della dimensione misteriosa che la avvolge: l'incidente(Presunto) a Rebecca è avvenuto in "Mare" e non sulla "Terra".
Dunqueun contrasto continuo con dimensioni "Altre", a volte creato ad arte per lei ed a volte no, con un quasi-finale forse sorprendente e forse no, ed un finale anch'esso didascalico, che non aggiunge più di tanto ad un film troppo elogiato.
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