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Ultimo aggiornamento giovedì 28 febbraio 2019
La vera storia di Lee Israel che, per contrastare la povertà, decise di contraffare lettere di persone celebri già decedute. Il film ha ottenuto 3 candidature a Premi Oscar, 2 candidature a Golden Globes, 3 candidature a BAFTA, ha vinto un premio ai Razzie Awards, 3 candidature a Critics Choice Award, 2 candidature a SAG Awards, ha vinto 2 Spirit Awards, ha vinto un premio ai Writers Guild Awards, In Italia al Box Office Copia Originale ha incassato 461 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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New York, 1991. Lee Israel ha un grande talento e un pessimo carattere. L'alcolismo e la misantropia, le alienano qualsiasi possibilità di carriera. Licenziata per un bicchiere e un insulto di troppo, deve trovare un altro modo, e deve trovarlo presto, per sbarcare il lunario e curare il suo adorato gatto. Due lettere di Fanny Brice, rinvenute per caso in un libro della biblioteca e vendute a 75 dollari, le forniscono l'idea che cercava. Biografa talentuosa, mette a frutto la sua conoscenza della materia e il suo talento di scrittrice. Seduta alla macchina da scrivere compone finte lettere di grandi autori scomparsi. Affiancata da Jack Hock, spirito libero col vizio del sesso, Lee riesce nell'impresa. Almeno fino a quando l'FBI non si mette sulle sue tracce.
Copia originale non è una commedia ma si sorride sovente, è ambientato al debutto degli anni Novanta a New York ma le canzoni sono dei classici di un passato remoto (Jeri Southern, Peggy Lee, Dinah Washington), è dominato dall'insegna luminosa del "The New Yorker" ma la sua protagonista è una scrittrice nell'ombra.
Tutto è spostato nel film di Marielle Heller e tutto contribuisce a ricostruire l'illusione alla base del sorprendente processo di falsificazione di Lee Israel. Ma a guardarlo più da vicino e andando oltre la frode seriale, Copia originale racconta la vita di una donna che non trova il suo posto in un mondo che cambia, in una città dove chiudono le librerie e aprono gli Starbucks, dove aumentano gli spazi di coworking e si riducono quelli in cui respirare (e leggere) in pace, dove la decimazione della comunità gay avanza con quella della cultura artistica.
Autrice di diverse biografie popolari apparse nella Best Sellers List del "New York Times", Lee Israel è in caduta libera come la sua carriera. Ed è a questo punto della china che decide di fingersi qualcun'altra rimanendo incredibilmente se stessa. Perché le personalità celebri che 'interpreta' così bene nelle sue lettere condividono con lei il carattere sferzante e l'ingegno sfacciato. Scrittrice di inchiostro e bile, whisky e sangue, Lee Israel è una misantropa fuori norma e una compagnia non sempre piacevole. Una persona che non interessa alla gente e a cui d'altra parte non interessa la gente, a meno di non essere un gatto o Dorothy Parker.
La brillante creatività verbale, essenziale per la sua arte, diventa uno scudo che impone la riservatezza anche a prezzo della solitudine. Una solitudine testarda, che rifiuta qualsiasi possibilità di intimità e uno spirito affine e gentile come Anna, fan dei suoi libri e libraia a cui vende le sue lettere.
Copia originale, adattamento del romanzo (autobiografico) di Lee Israel ("Can you ever forgive me?"), svolge la sua formazione da falsaria autodidatta, sottolineando il suo genio nell'imitare gli stili precisi delle celebrità (Dorothy Parker, Louise Brooks, Margaret Mitchell, Noël Coward, Edna Ferber, Lillian Hellman e ancora) a cui aggiunge, per qualche dollaro in più, un surplus d'anima. D'altronde serve un'innegabile verve e padronanza della materia per ingannare così spesso e così a lungo specialisti e storici dell'arte. Alla sua morte, nel 2014, Lee Israel era più conosciuta per la sua carriera criminale che per quella giornalistica e letteraria. Marielle Heller la coglie al debutto degli anni Novanta, disegnando un ritratto caustico e malinconico di un'autrice che sognava un po' di riconoscenza da un ambiente che non le aveva mai dato davvero una chance. In questo senso, Copia originale è un grande film sulla fragilità dell'atto di scrivere. Una riflessione su un'arte impulsiva, arbitraria, capricciosa che spezza le vene delle mani e interroga un talento che qualche volta non c'è e qualche altra non viene riconosciuto.
Ma Copia originale è anche e soprattutto un film su Melissa McCarthy, confinata nelle commedie sregolate hollywoodiane, dove ha imposto lo stile scatologico e regressivo in cui eccelle. Attrice comica senza misura e misure (conformi), incarna superbamente e mestamente il suo primo ruolo drammatico. Dopo aver 'stirato' le meches bionde di Donald Trump al SNL (la caricatura di Sean Spicer, portavoce della Casa Bianca dimesso), inciampa in una donna sovente sgradevole che riesce tuttavia a rendere empatica e profondamente umana. La sua Lee Israel si rivela un'antieroina irresistibile, quella vera un'occasione per sperimentare una gravità nuova, che frena gli istinti comici sfrenati e spinge sulle nuance drammatiche.
Da qualche parte tra attitudine irrispettosa e affermazione aforistica, si compone il profilo tragicomico di un'artista che ha rigettato per prima il mondo per paura di esserne respinta. È solo davanti a Jack Hock, il migliore e solo amico di Lee, che la guardia si abbassa. A interpretarlo è Richard E. Grant, ricordandoci che attore incredibile sia con una partitura all'altezza del suo valore. Gay gaudente e (auto)distruttivo, Jack forma con Lee un tandem etilico orgogliosamente disperato. Se lei si crede (a ragione) Dorothy Parker, lui si prende per Oscar Wilde in una geografia urbana di librerie preziose e di gay bar ospitali del West Village. Copia originale abita lì, in quei luoghi di resistenza e tolleranza, riuscendo in quello che a pochi biopic riesce: rendere un personaggio difficile una gioia da incontrare.
Il film "Copia originale", della regista Marielle Heller, ispirato a una storia vera del 1991, ci procura anzitutto una piacevole full immersion nelle atmosfere di una New York che pare retrodatata, dai colori autunnali e vicina agli stilemi di Woody Allen: strade alberate, qualche stralcio del Central Park, diversi autobus, ma soprattutto molti interni: librerie antiquarie, bibliotech [...] Vai alla recensione »
All’inizio vediamo una, cinica, sporca e maleducata donna sulla cinquantina impegnata, mentre corregge bozze, a bere e a scatenare improperi verso il proprio superiore e le sue colleghe; poi, quasi istantaneamente, la stessa viene licenziata e con più debiti di Paperino (un po’ le assomiglia anche caratterialmente anche se i tre nipotini sono sostituiti da un’anziana gatta) [...] Vai alla recensione »
Copia originale è un film molto interessante e ha ricevuto ben tre nomination agli Oscar (migliore attrice protagonista, miglior attore non protagonista e miglior sceneggiatura non originale) Un genere molto inflazionato negli ultimi decenni, quello dei biopic, raramente però ci si imbatte in prodotti dalla profondità di Copia originale.
La scrittrice Lee Israel ha da poco perso il suo lavoro come correttrice di bozze presso il New Yorker e per sbarcare il lunario inizia, assistita da Jack Hock, un pusher senza fissa dimora, a creare finta corrispondenza di artisti famosi da rivendere a esperti antiquari. Quando tutto pare andare per il meglio una prima segnalazione giunta all'FBI inizia a generare i primi sospetti riguardo le lettere [...] Vai alla recensione »
La storia di Lee Israel - un’eccezionale Melissa McCarthy - underdog per scelta, sociopatica e innamorata della bottiglia, ci viene raccontata con la bellissima New York di trent’anni fa sullo sfondo, che con le sue mille luci e colori, i marciapiedi da cui brillano le insegne di meravigliosi locali, salotti e pub, amplifica da un lato l’incanto della Grande Mela e dall’altro [...] Vai alla recensione »
Coinvolgente interpretazione di Melissa McCarthy, nel film la scrittrice biografa Lee Israel che, in un momento di crisi creativa e conseguente grave difficoltà economica, agli inizi degli anni ’90, divenne una falsaria di lettere autografe di celebri scrittori, attività che esercitò per un certo periodo con successo, abile com’era nell’immedesimarsi nella personalit&a [...] Vai alla recensione »
Ben girato e ben recitato, talmente ben recitato che dal televisore par che venga fuori anche il tanfo della trasandatezza e degli ambienti sudici! Qualsiasi film inviti alla riflessione è a mio avviso un buon film....anche se da guardare con la mascherina!
Bellissimo film attoriale! Due grandissimi personaggi, due grandissimi attori... Melissa McCarthy, Richard Grant.... Una New York vista e rivista mille volte al cinema, ma sempre intrigantissima. Sono personaggi e attori come questi che ci fanno capire appieno la crudezza e la durezza dell'american life. Regia sempre attenta, e finalmente si riesce a vedere un film senza buchi di sceneggiatura. [...] Vai alla recensione »
Lee Israel, (Melissa McCarthy), esperta biografa di scrittori, collabora con una rivista letteraria a New York tra gli anni ’70 e ‘90; la donna risponde sgarbatamente a due giovani che in una biblioteca le rimproverano di bere disturbando il loro lavoro di documentazione e manda a quel paese chi si unisce alla loro protesta: il guaio è che si tratta del direttore della sua rivista [...] Vai alla recensione »
Recensioni ottime, candidature agli Oscar per le interpretazioni. Non ti aspetti il capolavoro ma ti aspetti un discreto film. Non è brutto, ma decisamente sopravvalutato. Le candidature dei due protagonisti, nettamente migliore Richard E. Grant, penso siano state fatte solo per numero che per vera speranza di vittoria. La storia, se pur vera, a volte è quasi noiosa e a maggior ragione, [...] Vai alla recensione »
Due i protagonisti di questo film: la scrittirice di biografie che nessuno legge più che si consola bevendo e cerca di sbarcare il lunario con molta difficoltà, impreca con tutti e non paga i suoi debiti. Laltro, un omosessuale incontrato in un pub, compagno di bevute, dalla vita dissoluta, che forse vorrebbe aiutarla ma non ne è capace tanto che lascia morire la gatta della scrittrice [...] Vai alla recensione »
72 1024x768 Il film di Marielle Heller pesca in una storia vera degli anni 90: la scrittrice di biografie di personaggi famosi, immagino stuzzichevoli per un certo tipo di essere umano, animato da una curiosità forse un po’ morbosa e maliziosa, Lee Israel (Melissa McCarty), ha esaurito la sua vena creativa o l’interesse dei lettori per quel tipo di argomento, [...] Vai alla recensione »
Che male c'è se una scrittrice di mezza età, brutta, dall'igiene approssimativa, accumulatrice compulsiva, al verde, mal vestita, che ama più i gatti che le persone, che tiene tutti a distanza (persino una sua pretendente libraia assai carina e gentile), che cerca di passare il più possibile inosservata, rifiutando lo star system e il marketing letterario, che insulta la sua agente, che non riesce [...] Vai alla recensione »
Con il profilo della giornalista Dorothy Kilgallen entrò nella Best Seller List del New York Times, ma sarebbe stata l'eccezione: il successo e Lee Israel (1939-2014) non si frequentarono spesso. Biografa per necessità, rosicona in servizio permanente effettivo ("Tre milioni di dollari a Tom Clancy? Solo perché è un maschio bianco che manco sa di essere un coglione"), caratteraccio d'ordinanza, igiene [...] Vai alla recensione »
Sarcastica, astiosa, misantropa. Così pare fosse la scrittrice Lee Israel, nata a New York nel 1939 e là morta settantacinque anni dopo. E sarcastica, astiosa e misantropa è la Lee Israel (Melissa McCarthy) di Copia originale (Can You Ever Forgive Me?, Usa, 2018, 106'). Ripercorrendo la sua autobiografia (Potrai mai perdonarmi? Memorie di una falsificatrice letteraria), Marielle Heller e gli sceneggiatori [...] Vai alla recensione »
Melissa McCarthy è candidata all'Oscar come migliore attrice per Copia originale, la vera storia di Lee Israel, una solitaria e amareggiata scrittrice di biografie di celebrità che decide di diventare falsaria per pagare i conti quando il lavoro scarseggia. L'Academy in precedenza aveva nominato McCarthy come attrice non protagonista per Le amiche della sposa del 2011, il tipo di commedia chiassosa [...] Vai alla recensione »
Copia originale **** Può essere che non troviate i falsari interessanti, nel dubbio evitatelo. Aggravante: si parla di biografie, di scrittori e delle loro lettere, abilmente imitate da una scontrosa signora che si chiamava Lee Israel. Al cinema non vengono mai benissimo, chi scrive a macchina non fa spettacolo. Ma se i falsi vi interessano almeno un po', e assieme ai falsi vi interessano i motivi [...] Vai alla recensione »
Siamo un po' assediati dal marchio "storia vera" impresso sui titoli, invitati anche dal cinema a credere più convinti all'umano pathos delle narrazioni mentre siamo immersi in realtà sfuggenti, fake o "liquide". Qui troviamo la sopravvivenza metropolitana tra miseria e letteratura di Lee Israel, 50enne biografa di decaduta nomea, squattrinata, sgradevole e un po' alcolica condannata nei primi '90 [...] Vai alla recensione »
Nel 2007 la Alfred A. Knopf pubblicò a cura di Barry Day The Letters of Noel Coward. Peccato che due succose letterine dell'importante epistolario non fossero autentiche: le aveva sapientemente vergate Lee Israel, giornalista e memorialista di discreta fama che, caduta in disgrazia dopo il flop di una sua biografia su Estée Lauder, aveva deciso di convertirsi in falsaria per pagare le bollette.
Né giovane né bella, incline al bicchiere e fornita di un raro caratteraccio, Lee Israel è licenziata dal giornale per cui lavora. Autrice di biografie che nessuno compra, comincia allora a falsificare lettere di personaggi celebri per pagare le bollette. Le cose le vanno bene (è più spiritosa dei suoi modelli) finché qualcuno non è insospettito da dichiarazioni troppo esplicite in una (presunta) [...] Vai alla recensione »
Una storia deliziosa, tragica e insieme ironica, incredibile ma del tutto autentica, visto che è tratta dall'autobiografia di Lee Israel. Scrittrice di fortunate biografie di personaggi hollywoodiani, dopo essere caduta in disgrazia nel mondo letterario e aver perso il lavoro per un bicchiere di troppo e un insulto gratuito al suo capo, si ritrova squattrinata, rintanata nel suo appartamento sporco, [...] Vai alla recensione »
Scrittrice di biografie in disgrazia non ha di meglio da fare per vivere se non falsificare lettere autografe di autori famosissimi e spacciarle per autentiche. Il diavolo però fa le pentole ma non i coperchi. E il giochino viene a galla. Affascinanti atmosfere anni Settanta per un film che ripropone stereotipi come la rapacità degli editori e lo scrittore alcolizzato, drogato e pure gay.
Lee Israel ha la lingua lunga e spesso anche asciutta. Così dalla sua bocca esce di tutto mentre in entrata è soprattutto alcol. Vive male e scrive benissimo. Il suo caratteraccio da misantropa le ha bruciato alle spalle ogni ponte, dopo un libro di successo non è stata più in grado di replicare, anzi ha fallito, su tutto il fronte. Il suo cruccio da novella disoccupata, ha perso l'ennesimo lavoretto [...] Vai alla recensione »
Le mille luci di New York. La malinconica bellezza dei suoi locali e delle sue insegne. I marciapiedi, i pub e i salotti in cui serpeggiano riflessioni sul blocco dello scrittore e sulla struttura narrativa lineare. È a tratti permeato da atmosfere alla Woody Allen Can You Ever Forgive Me? (titolo italiano Copia originale), anche se l'incantesimo romantico non nasconde il lato oscuro della Grande Mela, [...] Vai alla recensione »
C'è un modo semplice e non retorico per supportare la battaglia per la parità sessuale nell'industria del cinema, ed è fare passaparola per i film (ben) scritti, diretti, prodotti e montati da donne che ci consegnano personaggi femminili fuoriserie come la Lee Israel di "Copia originale" (in uscita il 21 febbraio). Tanto più se, come in questo caso, vederli significa fare un grande regalo a se stessi/e. [...] Vai alla recensione »
«Ma dopotutto, che importa se nessuno ti ama?» rifletteva fra sé e sé la quindicenne Minnie nel finale di Diario di una teenager, esordio di Marielle Heller. Alla stessa conclusione è giunta già da molto tempo e con molto più disincanto Lee Israel, biografa misantropa, malissimo in arnese, che, respinta per l'ennesima volta dalla sua agente - per il «fascistoide» Tom Clancy si sborsano milioni, ma [...] Vai alla recensione »