Anno | 2014 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Regia di | Steven Soderbergh |
Attori | Clive Owen, André Holland, Juliet Rylance, Eve Hewson, Michael Angarano Grainger Hines, Collin Meath, Eric Johnson, Cara Seymour. |
Tag | Da vedere 2014 |
MYmonetro | 3,28 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 18 ottobre 2014
Le vicende personali e lavorative di un gruppo di innovativi chirurghi, infermieri del personale dell'Ospedale Knickerbocker. La serie è stato premiato a AFI Awards,
CONSIGLIATO SÌ
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Dopo aver fallito per la dodicesima volta nel tentativo di salvare una donna gravida in presenza di un caso di placenta previa, il dottor J. M. Christiansen si spara un colpo in testa e la direzione del Knickbocker Hospital di New York passa nelle mani del suo amico e collega John Thackery, chirurgo talentuoso e ardito, e essere umano dai modi diretti per non dire arroganti, dipendente da oppio e cocaina. È attorno al personaggio di Thackery, un po' Gregory House e un po' Frankestein (il moderno Prometeo), interpretato da un Clive Owen a dir poco intenso, che si direbbe inghiottito anima e corpo dal tragico braccio di ferro tra ottimismo della ragione e limite della conoscenza, che si dipana questo medical drama sui generis, per la regia di Steven Soderbergh.
I ricatti economici, la corruzione, le debolezze personali, il maschilismo e soprattutto un razzismo furioso (di cui fa le spese la figura di Algernon Edward, il vice di Thackery) sono alcune tra le malattie che impestano The Knick, molto più della tisi. È il 1900, un'epoca a cavallo tra il futuro che le straordinarie ricerche scientifiche (per lo più europee) lasciano intravedere e la brutalità del pensiero e delle tecniche del passato, ancora maggiormente diffuse (le suore dell'ospedale, in questo, sono delle campionesse di barbarie). Il chirurgo Clive Owen monta questo cavallo con l'ostinazione e la fede di un personaggio western, sporco e sudato, reduce da un massacro. Le scene prettamente operatorie sono truci come poche, in nome della verosimiglianza della ricostruzione storica ma non solo: in nome, più che altro, della crudeltà della società che la serie mira a ritrarre.
L'affresco storico è accurato e visivamente affascinante, anche dove brutale, ma è la colonna sonora, potente e contemporanea, che contribuisce a mantenere vigile un punto di vista esterno, utile ad illuminare ancora di più, col senno di poi, la lotta dei protagonisti in camice bianco. La metafora delle luci dell'ospedale minacciate di venir spente dai debiti, che inaugura e chiude l'episodio pilota, non parla solo della logica commerciale che -allora come ora- entra col suo piede pesante nel regno, già complesso al suo interno, della speculazione filosofica, da un lato, e della battaglia quotidiana tra la vita e la morte, dall'altro, ma sottolinea anche il binomio che sta sotto al tutto: da una parte la luce della speranza e del progresso, dall'altro le ombre dei vizi pubblici e privati. In mezzo, Thackery stesso, luminare dal cuore di tenebra.
La 1a stagione era parsa un remake di House, con la cocain'al posto del Vicodin, Cornelia Robertson al posto di Lisa Cuddy, Algernon Edwards al posto d'Eric Foreman, ecc., un Method and Madness ritraslato dall'internistic'alla sal'operatoria (cf. la pellicola Gray's Anatomy del '96) e retrodatato all'epoca d'un The Elephant Man d'oltreatlantico.
The Knick di Steven Soderbergh La bruttezza è mediocre. La mostruosità è grandiosa. Diceva Victor Hugo! Da questo assunto sono forse partiti Jack Amiel e Michael Begler, ideatori e scrittori di The Knick, trascinando vorticosamente nel copioso sangue della loro narrazione anche Steven Soderbergh e il camaleontico Clive Owen.