mauro@lanari
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lunedì 22 gennaio 2018
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l'apocalittico testamento di soderbergh
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La 1a stagione era parsa un remake di House, con la cocain'al posto del Vicodin, Cornelia Robertson al posto di Lisa Cuddy, Algernon Edwards al posto d'Eric Foreman, ecc., un Method and Madness ritraslato dall'internistic'alla sal'operatoria (cf. la pellicola Gray's Anatomy del '96) e retrodatato all'epoca d'un The Elephant Man d'oltreatlantico. Invece nella 2a stagione Soderbergh ha recuperat'i suoi temi più recenti, shiftando episodio dop'episodio dalla chirurgia alla neurochirurgia per finire alla talking cure psicoanalitica nel trattamento delle dipendenze (cf. il Traffic del 2000).
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La 1a stagione era parsa un remake di House, con la cocain'al posto del Vicodin, Cornelia Robertson al posto di Lisa Cuddy, Algernon Edwards al posto d'Eric Foreman, ecc., un Method and Madness ritraslato dall'internistic'alla sal'operatoria (cf. la pellicola Gray's Anatomy del '96) e retrodatato all'epoca d'un The Elephant Man d'oltreatlantico. Invece nella 2a stagione Soderbergh ha recuperat'i suoi temi più recenti, shiftando episodio dop'episodio dalla chirurgia alla neurochirurgia per finire alla talking cure psicoanalitica nel trattamento delle dipendenze (cf. il Traffic del 2000). Però mai come stavolta con un nichilistico senso di disfatta dell'intero gener'umano: This Is All We Are sono l'ultime parole del protagonista della serie, che muore suicida com'era già capitat'al suo mentore nella 1a puntata. Liquidata la pretesa salvifica della religione, anche la scienza non se la pass'affatto bene, e il passaggio dall'organico al mentale porterà ulteriori feroci fallimenti presagiti dal laconico "Come si sente?" "Faccio dei brutti sogni". Ed è feroce pur'il rilancio dall'autinganno alla decezione consapevole, intenzionale, deliberata, transito ch'era già avvenut'in sede filmografica da Bubble (2005) e The Informant! (2009) a Side Effects del 2013, l'anno prima di cominciare The Knick. Il "circo di Thackery" è una rilettura del '900 partendo dal suo inizio e col punto di vista non del 1° Freud (Die Traumdeutung) bensì del 2° (Jenseits des Lustprinzips), il quale s'inserisce nel pessimism'ottocentesco dell'ultimo Hegel, di Schopenhauer e di Leopardi, e l'esito è un apocalittico disvelamento delle maschere sociali, psichiche, estetiche, artistiche (il metalivello dell'uso maligno delle neonate cineprese). Senonché lo stile di Soderbergh gli preclude tanto la potenza visionaria d'un inferno alla Bosch quanto la potenza di sintesi d'un Kubrick ch'in 2001 aveva espresso tutto ciò con un'ellissi, val'a dire ridicolizzand'il processo d'ominazione asportandolo con un taglio di montaggio così da negargli audiovisivamente ogni rilevanza.
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gaiart
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domenica 19 ottobre 2014
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cocaina e medicina: una convivenza possibile?
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The Knick
di
Steven Soderbergh
La bruttezza è mediocre. La mostruosità è grandiosa.
Diceva Victor Hugo! Da questo assunto sono forse partiti Jack Amiel e Michael Begler, ideatori e scrittori di The Knick, trascinando vorticosamente nel copioso sangue della loro narrazione anche Steven Soderbergh e il camaleontico Clive Owen.
E si perché, The Knick, la sorprendente serie televisiva di dieci puntate, in onda su Sky Atlantic dall’11 novembre 2014, (a cui si accosteranno altre 10 puntate nell’anno nuovo), lascia col fiato sospeso per dieci interminabili ore, il malcapitato spettatore che decide, cosciente o meno, di entrare nel più rinomato ospedale della New York di fine 800.
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The Knick
di
Steven Soderbergh
La bruttezza è mediocre. La mostruosità è grandiosa.
Diceva Victor Hugo! Da questo assunto sono forse partiti Jack Amiel e Michael Begler, ideatori e scrittori di The Knick, trascinando vorticosamente nel copioso sangue della loro narrazione anche Steven Soderbergh e il camaleontico Clive Owen.
E si perché, The Knick, la sorprendente serie televisiva di dieci puntate, in onda su Sky Atlantic dall’11 novembre 2014, (a cui si accosteranno altre 10 puntate nell’anno nuovo), lascia col fiato sospeso per dieci interminabili ore, il malcapitato spettatore che decide, cosciente o meno, di entrare nel più rinomato ospedale della New York di fine 800. The Knickerbocker, appunto! Ma, occhio a chi soffre di stomaco!
Pance squarciate, sangue a fiotti, nasi saltati: causa sifilide, operazioni chirurgiche sperimentali e indimenticabili, alternate a siringhe di cocaina nellafossa poplitea, nelle venedorsali dei piedi o nelle vene inguinali, sono solo alcune delle visioni “forti” che il regista ci inanella una sull’altra, senza tregua.
Eppure, nonostante lo splatter, la serie è riuscitissima; la fotografia, sempre di Soderbergh, (seppur con pseudonimo Andrews) è splendida, il ritmo è ottimo, i dialoghi geniali, intensi, intelligenti, accompagnati dalla musica psichedelica di Cliff Martinez che, a tratti, ricorda pulsazioni cardiache o carillon rallentati, spesso dissociata dalla scena che accompagna, ma comunque volta alla suspence.
Già dalle prime sorprendenti inquadrature, in una carrozza d’epoca, spetta a degli elegantissimi scarponcini bianchi in primo piano fare da eroi. Indimenticabili, scelti con cura da Ellen Mirojnick, l’eccellente direttrice dei costumi con il plauso di Soderbergh che, come in una sineddoche, la parte per il tutto, descrivono già il carattere arrogante, elegante, sarcastico, eccentrico del personaggio che li indossa John Thackery, mirabilmente sorretto da Clive Owen, nei panni del chirurgo del vero genialoide: William Stewart Halsted.
Infatti, essi presenti sempre, celano, oltre ai piedini incantevoli, ma ahimè bucati e corrosi dalle siringhe di cocaina che il noto medico si spara in vene diverse, più volte al giorno, anche il carattere di Mr. Tackeray, personaggio inquietante, a metà tra Doctor Jekill e Mr Hyde. Un genio che trasformò la medicina in intuito, passione, creatività. Anche se per farlo, abusava abbondantemente di droghe, come oppio e cocaina.
Un period drama antico, ma estremamente moderno, attuale a tal punto che anziché l’ebola di Dallas odierna, narra di febbre tifoidea a New York, oppure di corruzione all’interno dell’ospedale, oggi sostituita dai soprusi di case farmaceutiche e multinazionali spietate, The knick è una riflessione su come si è cambiati dal punto di vista corporeo e scientifico, data l’epoca, quella delle più straordinarie scoperte come la penicillina e i raggi X.
“Quando Soderbergh mi ha dato la sceneggiatura, ho pensato fosse una delle migliori che avessi mai letto e un personaggio tra i più interessanti tra quelli che mi è capitato di interpretare. Ho studiato molto, ho fatto le mie ricerche, ho incontrato un medico che a sua volta mi ha dato altri libri che raccontavano il mondo della medicina a quell’epoca. Ho letto libri sulla New York di inizio Novecento e poi ho fatto di tutto per cercare di imparare ad usare le mani per essere credibile negli interventi chirurgici". Così esordisce Owen alla conferenza stampa del film festival di Roma, conquistando inoltre una sala gremita di gente che lo ama, venuta apposta anche il giorno seguente, per un incontro con il geniale, camaleontico umile, attore inglese.
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