Rough Cut

Su-ta (Kang Ji-hwan) è un divo del cinema arrogante e aggressivo, che finisce sempre per interpretare ruoli da gangster. La sua tendenza a venire alle mani anche nella vita reale probabilmente è di aiuto alla sua fama, ma quando lui ferisce gravemente un altro attore sul set del suo nuovo film, scoppia la polemica e la produzione viene sospesa. Stranamente, nessuno degli attori disponibili vuole ricoprire il ruolo, ora vacante, da avversario. Nel frattempo, Gang-pae (So Ji-sub) è la vera bomba. Nonostante la sua giovane età, è diventato il numero 2 sul ring della criminalità organizzata. Combattente dalla bravura innata, viene spesso chiamato a risolvere i problemi più spinosi della banda. Nel tempo libero, tuttavia, va spesso al cinema di nascosto a guardarsi un film (Green Fish è uno dei suoi preferiti), e quando si imbatte in Suta in un locale di divertimenti gli confessa di aver sempre desiderato di fare l'attore. La conversazione tra Su-ta e Gang-pae (i cui nomi sono un buffo gioco di parole su star e gangster) è tutt'altro che amichevole: il machismo di Su-ta e la freddezza di Gang-pae sono come il giorno e la notte. Tuttavia Su-ta, disperato, alla fine torna da Gang-pae e gli chiede di recitare con lui nel film. Gang-pae accetta, ma a una sola condizione: invece di combattere per finta, davanti alla macchina da presa si batteranno davvero. Simulazione e realtà... Recitazione e vita reale...
Rough Cut (il titolo originale coreano significa "Un film è un film") mette continuamente in discussione la natura di questa dicotomia. Sono le due facce della stessa medaglia, oppure ognuno appartiene a un universo completamente a sè stante? Anche se forse non lo analizza in un modo rigoroso, questo film permette a un divertente esercizio intellettuale di completare quella che è, a conti fatti, una vicenda accattivante e ben raccontata.
Hun Jang, regista al suo primo film, è uno dei numerosi cineasti che hanno imparato il mestiere lavorando con Kim Ki-duk (quando fai 15 film in 12 anni, come Kim, alla fine hai un sacco di ex allievi). Inoltre Kim figura al primo posto nella lista di quattro sceneggiatori nei credits di Rough Cut. Tuttavia, a parte qualche elemento della trama, e un ovvio riferimento a Bad Guy, questo film è molto diverso sia nella struttura che nello stile da qualsiasi altro lavoro di Kim Ki-duk. Hun Jang, a quanto pare, ha un vero talento per conto suo.
L'aspetto del film più degno di nota è forse il ruolo di Gang-pae. So Ji-sub, che ha recitato con Lim Soo-jung nella serie televisiva di culto Sorry, I Love You, è una vera star, e il film mette in risalto tutto il suo fascino. Diventa minaccioso senza neppure alzare la voce, ed emotivamente sensibile senza ricorrere ai soliti tic melodrammatici. Non solo: il suo comportamento leggermente imprevedibile genera una suspence autentica. Kang Jihwan è perfetto nel ruolo di Su-ta, mentre invece, purtroppo, Hong Su-hyun nella parte piuttosto scialba dell'attrice Mi-na non apporta al film niente di più che un bel viso. Tuttavia, una sceneggiatura capace di non prendersi troppo sul serio offre buone occasioni per emergere agli attori non protagonisti. Bong (Goh Chang-seok), il regista a cui è stato affidato il non invidiabile compito di portare a termine questo film-nel-film, è un personaggio particolarmente piacevole.
Come spesso succede, l'evoluzione della storia si fa un po' confusa a tre quarti del film, che così perde temporaneamente il suo slancio. Personalmente non ho trovato molto interessanti i dettagli sui conflitti interni della banda di gangster, che danno origine alle dovute complicazioni prima del culmine del film. Ad ogni modo, Rough Cut termina con un pugno nello stomaco, e l'immagine finale rimarrà a lungo impressa nella memoria.

Scheda a cura di FEFF 2009