Titolo originale | Love Is All There Is |
Anno | 1996 |
Genere | Commedia |
Produzione | USA |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Joseph Bologna, Renée Taylor |
Attori | Angelina Jolie, Lainie Kazan, Joseph Bologna, Barbara Carrera, Renée Taylor, William Hickey Dick Van Patten, Abe Vigoda, Connie Stevens, Paul Sorvino, Nathaniel Marston, Joy Behar, Vera Lockwood, Sal Richards, Annie Meisels. |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 15 marzo 2011
Al Box Office Usa È solo l'amore che conta ha incassato 32,9 mila dollari .
CONSIGLIATO NÌ
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Mike e Sadie Cappamezza sono due italoamericani del Bronx di origini meridionali che gestiscono un ristorante tipico e hanno un figlio adolescente, Rosario, nei confronti del quale nutrono grandi aspettative. Loro rivali nella ristorazione sono i sedicenti aristocratici Conte e Contessa Malacici provenienti dalla Toscana. Anch'essi hanno un'erede: la giovane e bella Gina. Accade che, in occasione della recita scolastica di "Romeo e Giulietta" la giunonica Giulietta si faccia male in scena e sia necessario sostituirla in tempi rapidissimi. Si offre Gina che sa già la parte a memoria. Si troverà davanti come Romeo un ragazzo che l'accende subito di passione non teatrale: Rosario. Le due famiglie non apprezzeranno.
Siamo nel 1996 e Angelina Jolie, ventunenne, si presta senza difficoltà a un ruolo che le richiede tre anni in meno. La sua discesa dalle scale come entrata in scena ricorda, fatte le debite proporzioni per quanto riguarda i registi, l'ingresso (anteriore di pochi anni) di una altrettanto splendida Michelle Pfeiffer in Scarface. Intendiamoci, la Jolie aveva già fatto la sua comparsa sullo schermo ma qui si ritaglia un ruolo di fanciulla morigerata (è ancora vergine) ma al contempo desiderosa di conoscere i piaceri del sesso sempre però nell'ambito di un amore 'per sempre'.
La duplicazione della vicenda dei due amanti veronesi (la messa in scena teatrale e le due famiglie in contrasto) non ha nulla di originale ed è solo un'ulteriore dimostrazione che Shakespeare sopporta tutte le imitazioni e parodie. Ciò che colpisce però maggiormente, in un film che vede in azione un grande caratterista come Paul Sorvino impegnato fronteggiare un altro caratterista da noi meno famoso come Joseph Bologna, è la stereotipizzazione dell'"italiano" al di fuori di qualsiasi punto di riferimento riconoscibile.
Perché se i Cappamezza possono essere ricondotti all'immagine dell'italoamericano immigrato dal sud Italia tutto famiglia, superstizione e pacchianeria sono i Malacici a lasciare dei dubbi sulla sceneggiatura. In quanto toscani 'debbono' vantare origini che risalgono all'antichità e manifestare modi raffinati che, però, risultano essere in definitiva altrettanto volgari di quelli che intendono contrastare. Per intenderci: non ce n'è uno che si salvi. A parte i giovani che, però (ed è questa la morale meno esplicita ma più mirata), sono di fatto già 'americani'.