Desperate Housewives - I segreti di Wisteria Lane

Film 2004 | Drammatico

Regia di Larry Shaw, David Grossman (I), Arlene Sanford, David Warren (II). Una serie con Teri Hatcher, Felicity Huffman, Marcia Cross, Eva Longoria, Ricardo Chavira. Cast completo Titolo originale: Desperate Housewives. Genere Drammatico - USA, 2004,

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Ultimo aggiornamento martedì 19 aprile 2011

Un quartiere di casalinghe disperate, dove tutto è possibile e i segreti non si possono tenere nascosti. La serie ha ottenuto 7 candidature e vinto 3 Golden Globes, 9 candidature e vinto un premio ai Emmy Awards, 8 candidature e vinto 4 SAG Awards,

Consigliato assolutamente no!
n.d.
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CRITICA
PUBBLICO 3,24
CONSIGLIATO N.D.

“Ho trascorso la mia giornata come tutte le altre, lustrando in silenzio la routine della mia vita, affinché brillasse di perfezione”. Finito di lucidare, però, Mary Alice Young sceglie di spararsi un colpo, mandando in frantumi l’immagine perfetta così faticosamente costruita. Perché nel quartiere dove viveva insieme alle sue amiche, vige una regola non scritta: “Non devono pensare che non siamo felici”. Inizia così la serieevento degli ultimi anni, chiamata (ed evocata) dai media per rimpiazzare il vuoto lasciato da Sex and the City nel 2004. In realtà, come ha finemente notato Guia Soncini: “Sex and the City, naturalmente, non c’entra niente. Non che la balzana idea sia originale, quelli che ne hanno straparlato hanno copiato da deliranti interpretazioni americane. […] A voler proprio fare dei paragoni, in DH c’è qualcosa di Six feet under (il prologo), qualcosa di Melrose Place (un paio di attori, e le doppiezze del quartiere), molto di Peyton Place e di Twin Peaks (gli inconfessabili segreti della linda e ordinata provincia americana) e poi ci sono dettagli, atmosfere, attimi che o li cogliete oppure è inutile spiegarveli”. Il primo dettaglio imperdibile è il prologo, con la voce fuori campo di Mary Alice (Brenda Strong) che dopo esser passata a miglior vita diventa l’osservatrice e l’animaguida di tutte le vicende ambientate a Wisteria Lane, dove risiede un pokerissimo di casalinghe disperate a ragion veduta: la divorziata in astinenza Susan Mayer (Teri Hatcher), mamma imbranata con figlia a carico più saggia di lei; l’ex manager Lynette Scavo (Felicity Huffman), la quale ha sacrificato la propria carriera per accudire quel trio di pesti rompiballe che sono i suoi figli (più poppante sputapappa di 18 mesi): tra una crisi isterica e l’altra, è perennemente in dubbio sull’utilizzo delle maniere forti, che invece non lesina al marito; la perfettina ultraWASP Bree Van De Camp (Marcia Cross), una capace di interrompere un rapporto sessuale se la salsa sta per cadere sul pavimento e che, giustamente, subisce l’ammutinamento dei figli e il tradimento del marito; l’ex modella viziata Gabrielle Solis (Eva Longoria), abituata ad avere tutto quello che vuole – un marito ricchissimo, una casamagione, macchine lussuose – compreso un giardiniere minorenne come amante; la divorziata mangiauomini Edie Britt (Nicollette Sheridan), per la quale il sesso è una forma di socializzazione. Fanno da corollario alle loro “disperazioni”: il nuovo vicino bellimbusto Mike Delfino (James Denton), che in realtà nasconde, tra i tanti scheletri nell’armadio, un passato da galeotto con tanto di pistola e dollaroni (lo scoprirà a sue spese la dirimpettaia Susan); Rex Van De Camp (Steven Culp), il consorte di Bree con inclinazioni sadomaso che chiede il divorzio dalla moglie (ma costei cova vendetta, tremenda vendetta); i figli tormentati della coppia, la quindicenne Danielle (Joy Lauren) e il diciassettenne Andrew (Shawn Pyfrom), leader pentita del club delle vergini della scuola la prima, sociopatico cannaiolo con tendenze gay il secondo ; il rude e gelosissimo Carlos (Ricardo Antonio Chivara), il quale a furia di regali costosi compra, se non la fedeltà di Gabrielle, almeno la sua riconoscenza; Paul Young (Mark Moses), il misterioso vedovo di Mary Alice che nasconde segreti inconfessabili più che altro sotto terra; suo figlio Zach (Cody Casch), un mezzo psicopatico che svela alcuni misteri tenuti a tacere dal padre e per questo entra in conflitto con lui; Julie (Andrea Bowen), la quattordicenne figlia consigliera e complice di Susan (almeno fino a quando non si mette con Zach); Tom (Doug Savant), il marito “sperminator” di Lynette spesso assente per lavoro (non è lui, del resto, a portare i pantaloni in casa Scavo); John (Jesse Metcalfe), il giardiniere diciassettenne dei Solis che dopo aver tagliato il prato si dedica a “diserbare” i desideri di Gabrielle; l’impicciona vicina Martha Huber (Christine Estabrook), destinata a fare una pessima fine per poi essere rimpiazzata dall’acuta sorella Felicia Tilman (Harriet Sansom Harris); l’altrettanto curiosa Juanita Solis (Lupe Ontiveros), l’insopportabile madre di Carlos, che scopre la relazione della nuora con il giardiniere ma viene stirata dall’auto guidata da Andrew Van De Camp prima che possa rivelarlo (si risveglia dopo 5 mesi di coma ma ruzzola giù dalle scale finendo tra i più); le tre pesti e mezzo dei coniugi Scavo, ovvero Porter (Shane Kinsman), Preston (Brent Kinsman), Parker (Zane Huett) e la piccola Penny (Dylan e Jordan Cline); il farmacista feticista George Williams (Roger Bart), invaghito di Bree fino all’ossessione; i Taylor, ovvero Dierdre (Jolie Jenkins), la madre biologica di Zach uccisa da Mary Alice; la sorella Kendra (Heather Stephens), la zia di Zach scambiata da Susan per una ex di Mike; il capofamiglia Noah (Bob Gunton), il quale sarebbe il Padrino di una famiglia mafiosa che vedeva Mike Delfino, fidanzato di Dierdre, nel ruolo del braccio destro (quest’ultimo sarebbe quindi il padre biologico di Zach); Betty Applewhite (Alfre Woodard), la prima casalinga afroamericana di Wisteria Lane – è entrata in scena nell’ultima puntata del primo ciclo dopo le critiche di razzismo mosse ai produttori della serie – mamma single con forti valori religiosi e un figlio a carico, Matthew (Mehcad Brooks), il quale è schiacciato dalla sua educazione un tantino oppressiva. Mary Alice narra e chiosa le vicende dall’aldilà, ma al contrario di William Holden/Joe Gillis in Viale del tramonto (1950), la persona defunta non racconta solo quello che è successo prima della dipartita ma accompagna le vicende delle sue ex amiche anche dopo, quando queste “cercano un futuro migliore se mai riusciranno a dimenticare il passato”. Come ne I segreti di Twin Peaks (1990), dove scoprire chi avesse ucciso Laura Palmer era solo un pretesto per sollevare il velo delle ipocrisie di provincia (e in fondo ammettere che tutti erano – siamo? un po’ colpevoli), così a Wisteria Lane non interessa tanto capire perché Mary Alice si sia uccisa; quest’ultima appare in realtà la più lungimirante e la più oggettiva di tutti, con le sue acute osservazioni in apertura e chiusura degli episodi. “La voce fuori campo che accompagna le avventure parla di dramma allegorico – ha scritto Aldo Grasso sul “Corriere della Sera” – sottolinea con ironia i modi in cui si manifesta la disperazione, suggerisce le evidenze attraverso cui gli autori manifestano il proprio punto di vista. Tutti i modi di raccontare sono leciti, ma c’è più vibrazione in una storia le cui immagini non vogliono soltanto dire quello che mostrano ma rimandano ad altro, a un mondo nascosto, ad alcuni significati inesauribili. Nella serie, a differenza della nostra fiction, ogni personaggio ha almeno una doppia personalità, se non una doppia vita, per raccontare la quale si attinge a piene mani dalla grande letteratura, dal grande cinema, dal teatro. […] Sia chiara una cosa: un telefilm che ha per protagoniste cinque casalinghe non parla necessariamente di casalinghitudine, così come I Soprano non parla necessariamente di mafia. Le avventure di Edie, Lynette, Bree, Gabrielle e Susan raccontano, ancora una volta, lo smarrimento che ci assale quando sospiriamo al ricordo delle nostre ambizioni, delle nostre infatuazioni, della velenosa quiete cui non volevamo credere e che oggi, invece, ci avvolge. […] Desperate Housewives è la grandezza casalinga della tv”. Sulla stessa linea Stefania Carini su “Telefilm Magazine”: “Tutta la potenza del serial è racchiusa nel contrasto fra le immagini che vediamo e le parole che ascoltiamo. È la perfezione delle facciate delle case, inondate da un sole luminoso, e l’interno di quelle stesse case, in cui avvengono cose che è meglio celare. È la voce della morta che dice “mio marito aveva altre cose in mente, cose non in superficie”, è la macchina da presa che intanto si immerge nella piscina, è quello stesso marito che poco dopo, nella notte, in quella stessa piscina senza acqua, scava una buca e riporta alla luce un segreto di famiglia. Il mondo di Wisteria Lane è ricoperto da uno smalto lucido sotto il quale si nascondono bugie, misteri e forse la verità. Basta scalfirlo un po’, neanche poi così tanto, per trovare una profonda inquietudine e una disperata infelicità”. “È Cogne, ma in America”, ha chiosato Guia Soncini su “Il Foglio”. Carlo Freccero su “Il Giornale”, invece, ha osservato: “L’ambientazione è contemporanea ma la storia potrebbe benissimo svolgersi negli anni ’50’60, gli anni del melodramma, di Scandalo al sole, dei Peccatori di Peyton Place. Ed è come se l’America riprendesse le fila del suo discorso da lì. Con Bush sono tornati di attualità temi tipici degli anni ’50: famiglia, patria, religione, valori tradizionali. Con una differenza. Il melodramma negli anni che precedono la contestazione ha nel sentimento, nell’amore, la sua chiave di autenticità e di riscatto. Il dramma nasce dall’obbedienza alle convenzioni, dall’ipocrisia che impedisce di raggiungere la felicità e di realizzare i propri impulsi naturalmente buoni e idealizzati. Desperate Housewives arriva dopo American Beauty e dopo Twin Peaks. Sotto la crosta di perbenismo non ci sono veri sentimenti, ma piuttosto delitti inconfessabili”. La chiosa di Isabella Angius su “Il Riformista” – “Sta di fatto che l’America newyorkese della libertà romantica ha ceduto il posto al mancato American dream della famiglia perfetta, dal sapore repubblicano alla Desperate Housewives, forse nuova versione di Dynasty”– fa il paio con quella di Susan Reimer sul “Baltimore Sun”: “Con questa serie abbiamo dato ai musulmani una ragione in più per odiarci”. Per il “New York Daily News” le protagoniste “sono eccitanti e tremende come nessuno”; il “New York Post” ha evidenziato che “sembra una trama del 1961, con tutte le donne nullafacenti e dipendenti, solo apparentemente, dagli uomini. La recitazione è ai massimi livelli, la suspense pure”; per “Variety” si tratta di “un matrimonio riuscito tra la dark-comedy e la soapopera”. Il 15 novembre 2004 la serie è balzata alle cronache per uno spot trasmesso dall’ABC prima di un atteso match di football americano: nel promo, si vedeva il giocatore dei Philadelphia Eagles Terrell Owens che si attardava negli spogliatoi, mentre Nicollette Sheridan, coperta solo da un asciugamano, tentava di convincerlo a darle un po’di attenzione; fallito ogni altro mezzo, la donna lasciava cadere anche l’asciugamano, avvinghiadosi nuda al giocatore che rinunciava a raggiungere i compagni già in campo. L’idea del network di promuovere il telefilm tra il pubblico sportivo in maniera così “spinta” ha suscitato una valanga di proteste, tanto che l’ABC ha dovuto scusarsi ufficialmente e la squadra a cui apparteneva Owens ha preso le distanze (“Dopo aver visto lo spot ci siamo pentiti di aver collaborato”). Il 2 maggio del 2005 il telefilm è stato addirittura citato da Laura Bush in un discorso ufficiale che ha fatto clamore durante il quale la First Lady ha raccontato una tipica serata tra lei e il marito George W. Bush: “Alle nove in punto ‘Mister Vita Eccitante’ è già addormentato profondamente e io guardo alla tv Desperate Housewives insieme a Lynne Cheney. Signore e Signori, io sono una casalinga disperata!”. Nel maggio 2005 la realtà ha superato la fantasia quando Cody Casch è stato arrestato per possesso illegale di marijuana. L’ideatore Marc Cherry ha svelato a “Telefilm Magazine” il segreto del successo: “Molti mi chiedono come sia possibile che una serie che racconta così bene il mondo delle donne sia stata pensata e scritta da un uomo. Be’, forse il fatto che io sia gay mi ha aiutato in questo. Sono sempre stato affascinato dall’universo femminile e ho sempre avuto tantissime amiche, una circostanza che non capita spesso agli uomini eterosessuali”. Cherry è anche autore e produttore esecutivo, in quest’ultima veste al fianco di Charles Pratt jr., Michael Edelstein, Tom Spezialy e Kevin Murphy. Il serial si è aggiudicato 2 Golden Globes, 2 Emmy Awards, un Golden Satellite Award, un Art Directors Guild, 2 Screen Actors Guild Awards e un People’s Choice Award. In Italia, in occasione del terzo Telefilm Festival, il telefilm è stato votato dai critici televisivi quale “miglior serie della stagione 20042005”. Il tema musicale è composto da Danny Elfman (e si sente); la restante colonna sonora è curata tra gli altri da Peter Gordon, Robb Navrides, Pieter A. Schlosser, Steve Jablonsky, Steve Bartek. Due curiosità: Brenda Strong aveva prestato il proprio volto e la propria voce fuori campo a un’altra defunta in un telefilm: in Everwood (2002) ha dato breve vita a Julia Brown, la moglie del protagonista che muore in un incidente stradale nella puntata-pilota; originariamente, Mary Alice Young doveva essere interpretata da Sheryl Lee, alias la ripescata morta ammazzata Laura Palmer ne I segreti di Twin Peaks (1990). Sempre nella puntatazero, il giardiniere John Rowland aveva il volto di Kyle Searles, mentre il ruolo di Rex Van De Kamp è andato a Michael Reilly Burke. Succoso il gioco delle coincidenze e degli intrecci all’interno del cast: Sheridan, Savant e Cross avevano già calcato lo stesso set nella soapopera California (1979); gli ultimi due si sono rivisti anche in Melrose Place (1992), dove era sceneggiatore e produttore esecutivo Charles Pratt jr.; nel film Transamerica contemporaneo a DH ma girato poco prima dell’avvio del serial Felicity Huffman interpreta una transgender che si chiama Sabrina Osbourne detta “Bree” (come la Van De Kamp); sempre il nome di Bree è stato ripescato da Le cinque signore Buchanan (1994), una sorta di Desperate Housewives ante litteram firmata dallo stesso Cherry; originariamente la parte di Susan Mayer era stata proposta a Sela Ward, la quale ha rifiutato per l’improvvisa perdita della madre: l’attrice si è rifatta partecipando a un altro telefilm con la parola “House” presente nel titolo, ovvero Dr. House – Medical Division (2004). Tra le guest-stars si fanno notare Richard Roundtree, Ryan O’Neal, Marlee Matlin, Bob Newhart. E se mai si volesse girare una versione italiana della serie, Aldo Grasso ha individuato sul “Corsera” la candidata ideale: “C’è una sola persona che incarna le quattro protagoniste, e c’è una sola, fulgente vicina di casa che si fa in quattro per noi. Il nostro DH si chiama Verissimo e a interpretare la splendida parte della casalinga disperata c’è da una vita Cristina Parodi. Cristina è soprattutto Bree Van De Kamp, la moglie perfetta, l’impeccabile, cotonata, padrona di casa (ha scritto persino libri di galateo), tutta casa e lavoro, sempre inappuntabile mentre prepara la colazione per i figli, cura i fiori nel fine settimana, ritira gli abiti in tintoria, scrive i testi del suo programma, si sottopone mite al trucco e alla sartoria. Ma appena Cristina ha sentore che troppa perfezione possa nuocerle e le attiri quell’odioso nomignolo di “frigidaire” ecco chiamare l’amico direttore per un servizio osé. Così Bree, davanti al fotografo, diventa Gabrielle Solis, tutta una promessa di sesso, notti a luci rosse. Ma se poi c’è da presentare la serata impegnativa, magari alla presenza di alti prelati, allora Cristina si trasforma in Lynette Scavo, la manager che preferisce ritirarsi a casa a occuparsi dei tre figli “rinunciando” a una carriera di grande prestigio. Come se non bastasse, Cristina trova anche il tempo per vestire i panni di Susan Mayer, l’incendiaria, la tenera indifesa, l’infelice piantata dal marito che ha altro per la testa. Grazie, disperata, suburbana, nostra casalinga Cristina”.

Episodi: 22 (22/45 min.)
Regia di Larry Shaw, David Grossman (I), Bethany Rooney, David Warren (II), Jay Torres.

Nuove avventure disperate per le casalinghe americane

Recensione di Giancarlo Zappoli

Continuano le avventure delle casalinghe disperate: Lynette dovrà combattere contro il cancro e sopportare l'invadente madre che intanto si è trasferita da lei; Edie, scoperte delle verità inquietanti sull'amante Carlos Solis, usa la cosa a suo favore, ricattandolo sentimentalmente; Gabrielle instaura una relazione clandestina con l'ex marito, con il quale pianifica di fuggire; Bree porta avanti una finta gravidanza mentre Susan vive una storia serena con il neo-marito Mike e scopre di essere in dolce attesa.
1° episodio Edie non aveva alcuna intenzione di suicidarsi (come avevamo creduto). Aveva calcolato tutto perché Carlos giungesse giusto in tempo ma i calcoli, si sa, a volte non funzionano. Così lei si ritrova in ospedale e Gabrielle a fianco di un marito non proprio affettuoso e costretta a rinviare la fuga con il suo ex.
Un mese dopo ritroviamo loe nostre eroine in situazioni complicate. Susan non è poi così convinta della felicità del suo neomarito Mike. Lynette cerca di tenere nascosto il suo tumore alle amiche. Bree continua a fingere una gravidanza inesistentee Gabrielle brucia di gelosia.
Ma... un nuovo arrivo manda tutte in fibrillazione: è tornata Katherine Mayfair che abitava lì 10 anni fa. Ha un marito ginecologo e una figlia che non ricorda più nulla della sua infanzia nel quartiere. La curiosità delle signore di Wisteria Lane è al massimo mentre noi scopriamo che anche questa nuova coppia ha dei cadaveri nell'armadio.
L'inizio della quarta stagione con l'episodio "Now You Know" alterna situazioni sull'orlo del grottesco (in particolare con Bree intenta a far compere e impegnata con un forchettone...in pancia) al dramma di Lynette. Gabrielle si barcamena tra due uomini (tanto c'è abituata) e Susan è sempre dominata dall'incertezza (questa volta il tema è: menopausa precoce o...maternità?).
A completare il quadro i nuovi arrivati con l'immancabile alone di mistero. Un decollo di stagione in cui non mancano elementi contrastanti. Il buongiorno si vede dal mattino. Ci aspettano episodi interessanti o siamo ormai nella routine? Al Forum l'ardua sentenza!
Episodi: 23
Regia di Larry Shaw, David Grossman (I), Wendey Stanzler.

La terza stagione è incentrata sul personaggio di Orson Hodge, che diventa il nuovo marito di Bree, il cui burrascoso passato tornerà a tormentarlo e tenterà di nascondere il suo segreto a Bree. Sin dai primi episodi si evidenzia il sospetto che Orson possa essere l'assassino della moglie, Alma Hodge, che ritornerà, in carne ed ossa, solo dopo la prima decina di episodi, intenzionata a concepire un figlio per riconquistare l'amore, inesistente, di Orson per lei. Ad aiutarla in tutto ciò, anzi, probabilmente la mente creatrice di questo piano, è Gloria Hodge, la madre di Orson al quale rimprovera di essere la causa della morte del padre.
Episodi: 24
Regia di Larry Shaw, David Grossman (I), Arlene Sanford, Robert Duncan McNeill, Stephen Cragg, Randy Zisk, Pam Thomas, Tom Cherones, Wendey Stanzler.

Quanto vogliamo veramente sapere dei nostri vicini?

Recensione di Giancarlo Zappoli

Per comprendere il successo di questa serie, ormai nota in tutto il mondo, basta leggere i credits. Episodio 1. Sceneggiatore: Marc Cherry. Episodio 23 (ultimo della stagione). Sceneggiatori: John Pardee, Joey Murphy, Marc Cherry, Tom Spezialy, Kevin Murphy. Se nel pilot era sufficiente il 'papà' delle casalinghe nell'ultimo episodio a disseminare i cliffhangers (cioè gli agganci narrati destinati a provocare l'attesa della seconda stagione) ci si sono messi in cinque. Perché le vicende delle signore residenti nell'immaginaria Wisteria Lane (pensate a quale patologia psichica vi rimanda il nome e siete già sulla buona strada) hanno suscitato l'attenzione di un'audience forse addirittura inattesa dagli stessi autori e produttori. Bree, con la sua maniacale conduzione familiare; Lynette, con il lavoro lasciato alle spalle e la cura di troppi figli tutti troppo su di giri; Susan, con la figlia adolescente, un marito altrove e il bisogno un po' scombinato di ritrovare una stabilità; Gabrielle, con il marito troppo ricco per essere pulito e con un amante altrettanto 'troppo' in quanto giovane; con in aggiunta l'esuberante Edie tutta curve e seduttività. Non che gli uomini siano da meno, per quanto in secondo piano. Molti di loro hanno segreti non di poco conto e spesso non confessabili. Su tutti poi aleggia la fantasmatica voce di Mary Alice, suicidatasi dopo poche inquadrature del pilot e pronta a fare da narratrice dall'aldilà.
Se già la sigla di apertura rappresenta un viaggio nel tempo che testimonia (attraverso la rivisitazione di famose opere d'arte) la perennità di alcune condizioni esistenziali sono i dati di ascolto made in Usa a fornire per primi l'identificazione con uno, o più, dei personaggi da parte del grande pubblico. Fin dalla messa in onda del pilot (grazie a un'accorta campagna promozionale) il 3 ottobre 2004 davanti ai teleschermi si trovavano 21 milioni di spettatori e nel giro di un mese (per quanto il target fosse stato identificato in donne dai 18 ai 49 anni) i sondaggi Nielsen riscontravano un 40% di spettatori maschi. Se si considera poi che la signora Bush (all'epoca moglie di un Presidente ben saldo al potere) ha dichiarato "Alle nove di sera mio marito già dorme e a me non resta che guardare Desperate Housewives. Ebbene sì, sono una casalinga disperata come Lynne Cherry", il gioco è fatto. Anche per alcune delle attrici. Eva Longoria (Gabrielle) si è temporaneamente trasferita in The Sentinel al fianco di Michael Douglas mentre Felicity Huffmann (Lynette) ha potuto correre verso l'Oscar grazie al personaggio del transessuale interpretato in Transamerica. Ognuna delle 'casalinghe' ha incarnato in modo diverso la risposta alla domanda chiave della prima stagione: "Quanto vogliamo veramente sapere dei nostri vicini?" Tutto, ma un po' alla volta. Come serial comanda.
Episodi: 24
Regia di Larry Shaw, David Grossman (I), Arlene Sanford, Robert Duncan McNeill, Stephen Cragg, Randy Zisk, Pam Thomas, Tom Cherones, Wendey Stanzler.

Episodio 1

Recensione di Giancarlo Zappoli

"Nell'aprile del 2002 ero assolutamente 'disperato'. Ero al verde, non riuscivo ad ottenere nemmeno un colloquio per una sceneggiatura ed ero seriamente preoccupato per il mio futuro. Avevo appena compiuto 40 anni. (...) per fortuna il ricordo dell'incertezza e della paura di quegli anni non mi abbandonerà per il resto dei miei giorni. E di questo ringrazio Dio. Come altrimenti potrei scrivere la seconda serie di Desperate Housewives?" Così si è espresso Marc Cherry del quale ben possiamo comprendere la condizione di stupefatto 'automiracolato'.
Fatta questa doverosa premessa veniamo al primo episodio in cui la sceneggiatura risponde alle attese fatte maturare nel corso della prima stagione. Susan, che si è trovata davanti Zach con la pistola spianata, non capisce il comportamento di Mike. Lynette decide di tornare al lavoro. Gabriella se la deve vedere con Carlos e una 'sorpresa' indesiderata mentre Bree non solo deve provvedere alle esequie di Rex ma anche fronteggiare una suocera piuttosto invadente.
Il ritmo del primo episodio della seconda stagione è notevole anche perché deve far 'ripartire' tutte le vicende e alimentare da subito nuovi sospetti. Il primo dei quali (destinato senza dubbio a ulteriori sviluppi) è fornito dalla famiglia di colore (madre e figlio) che si è 'provvisoriamente' trasferita in Wisteria Lane. Avremo modo di tornare a farvi riferimento. Nell'episodio emerge il carattere di passaggio (o no? Non si sa mai!) della suocera di Bree e i maschi (giardiniere compreso) appaiono tutti piuttosto in difficoltà quando non all'altro mondo. Che la rivincita delle donne sia iniziata?

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