Anno | 2004 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Daniele Gaglianone |
Attori | Mauro Cordella, Fabrizio Nicastro, Marinella Ollino, Stefano Cassetti, Gino Lana . |
Uscita | venerdì 5 novembre 2004 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,50 su 10 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 21 febbraio 2013
Sbarcato alla Fandango, il giovane talento torinese Daniele Gaglianone, ci offre una storia dura e a forte impatto emotivo, costruita con uno stile personale. In Italia al Box Office Nemmeno il destino ha incassato 62,8 mila euro .
CONSIGLIATO NÌ
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Vuoto, solitudine, spaesamento, comportamenti antisociali: i tre protagonisti di questa seconda opera di Daniele Gaglianone (I nostri anni) vivono una dimensione di degrado prima che sociale, affettivo. Sopravvivono in una città desolata e postindustriale senza una meta, senza un appoggio, ognuno con un fardello pesante di ricordi e di incubi ben presenti e reali. Poi uno sparisce, se ne va... un altro si suicida e Alessandro, il sopravvissuto, cerca di ricomporre i pezzi della sua breve quanto travagliata esistenza.
Gaglianone sovrappone i piani narrativi, incrocia le storie e cerca di esprimere, attraverso uno stile spesso convulso di intricate trame visive e sonore, il travaglio dei protagonisti e l'intrigo emozionale che li agita.
Il fulcro di Nemmeno il destino sono i tre giovani protagonisti, Toni, Ferdi e Ale. Vivono nella periferia vista come spazio della marginalità, in una città dominata da cantieri che divorano gli spazi naturali, da fabbriche abbandonate che diventano simboli di un vuoto produttivo, di uno sfacelo urbano e socio-culturale che travolge anche l’istituzione familiare. I tre ragazzi sono sempre fuori luogo, spaesati, a scuola, a casa, alle feste, perciò si spostano di continuo, s’immergono nell’andare a zonzo, una delle forme (di negazione dell’azione) del cinema moderno. Non possono far nulla per cambiare le cose, possono solo cercare di salvare se stessi dal mondo in cui vivono e che tende a inghiottirli. Raggiungono la felicità solo nella natura, lontani dalla società, dalle regole, da adulti che vivono nelle ferite del passato. Il film segue i percorsi di formazione dei tre ragazzi. Toni scompare presto, sceglie la fuga, obbedisce alla necessità di andare via. Ferdi è senza madre e non sa confrontarsi con il padre; L’urlo e il furore di Faulkner è il libro che prende in biblioteca, attratto da un titolo in cui sente risuonare la rivolta rabbiosa contro un destino avverso: quando si avvede che questa rivolta è impossibile, sceglie la resa. Dopo la scomparsa di Toni e Ferdi, Ale diventa il protagonista. È senza padre, ha una madre mentalmente disturbata con cui non riesce a rapportarsi. Trova una famiglia nell’anziano bidello Angelo e nella moglie, che hanno perso un figlio. Quando i due vengono sfrattati, Ale perde la casa come spazio del nucleo familiare, e sceglie la ribellione, incendiando l’appartamento. Alla rivolta segue la rinascita nel centro di recupero, nella montagna, nella natura. Si arriva infine alla riconciliazione tra Ale e la madre in un giardino che è un piccolo Eden: questo finale in b/n, immerso in una dimensione atemporale, rappresenta un sogno di pacificazione col presente e col passato, la speranza di un’apertura al futuro. Il film si fonda su un tempo fatto di salti, ellissi, lampi epifanici, e segue la logica dell’accumulazione e del frammento, su cui si strutturano flussi di coscienza che sono il riflesso dei mondi interiori dei personaggi.
Un bell'esempio di come può essere fertile la relazione tra un romanzo e un film. Da "Nemmeno il destino" di Gianfranco Bettin (Feltrinelli) il regista Daniele Gaglianone (quello del brillantissimo esordio con I nostri anni dove, nell'oggi, due vecchi e malandati ex partigiani rintracciano un vecchio e malandato ex aguzzino delle brigate nere e decidono di giustiziarlo) ha preso selettivamente quello [...] Vai alla recensione »
Una periferia squallida di una città italiana del Nord. Dei ragazzi attorno ai quindici anni. A scuola vanno contro voglia, la vita la vivono male perché alle spalle hanno famiglie cui non sanno e non possono chiedere aiuto. Alessandro, ad esempio, non ha mai conosciuto suo padre e in casa ha una madre premurosa ma via via sempre più afflitta da squilibri mentali.
Gaglianone si è fatto notare per il suo esordio I nostri anni, autore di numerosi lavori come Alla ricerca di Piero Gobetti, Lancia di Chivasso, Antonio Gransci gli anni torinesi, ed è stato assistente di Gianni Amelio in Così ridevano. Liberamente tratto dal romanzo di Gianfranco Bettin è una storia di periferia, spazio fisico e mentale dove si trovano i due protagonisti, compagni di scuola, nella [...] Vai alla recensione »
“Le giornate degli autori”, che si svolgono parallele (e antagoniste) a quelle della Mostra, che hanno trovato nello spazio della «Villa degli autori» un luogo alternativo di reale incontro e scambio fra registi, pubblico e critica (cosa che non si può dire dell’ufficialità asettica e ingenerosa delle conferenze stampa), hanno presentato, accreditandosene il merito, il secondo lungometraggio dì Daniele [...] Vai alla recensione »
Dopo Vento di terra di Marra, ancora un film per mostrare ciò che il nostro cinema spesso tace o censura. Storie di periferia, ma soprattutto immagini e ritmi adeguati ai sogni, l’energia, la rabbia che abita quelle vite ai margini. Gaglianone mira alto e magari sbanda per eccesso di spunti, narrativi e formali. Ma in tanta pseudo-tv spacciata per cinema Nemmeno il destino , dal romanzo di Gianfranco [...] Vai alla recensione »
«Nemmeno il destino», titolo del film di Daniele Gaglianone, è un verso della vecchia canzone italiana «Nessuno» (Nessuno, ti giuro, nessuno, nemmeno il destino ci può separare...) cantata al festival di Sanremo 1959 da Betty Curtis e Wilma De Angelis, resa poi famosa in versione urlata e terzinata da Mina: ma per il regista rappresenta forse soprattutto la forza di memoria e struggimento delle canzoni, [...] Vai alla recensione »
Ferdi e Alessandro sono due adolescenti della periferia torinese (una Torino stravolta a sbiancata, tutta rumori e cantieri senza centro). Vanno a scuola ma preferiscono scappare in riva al fiume. Una voglia di fuga li spinge, per lo più frustrata (mentre il loro amico Toni ce l'ha fatta e se è andato). Fuga dalla scuola, da famiglie disastrate: la madre di Alessandro continuamente rivive il dramma [...] Vai alla recensione »
Un film per dire e mostrare tutto ciò che il resto del cinema italiano trascura, omette, censura. Un film dalla parte degli esclusi, e non sarebbe certo il primo, che però cerca le immagini, i ritmi per rendere visibili gli ”invisibili” e con essi i sogni, l'energia, la rabbia che sostiene e insieme deforma quelle vite messe da parte. Tratto dal romanzo di Gianfranco Bettin (appena riscritto, Feltrinelli) [...] Vai alla recensione »
Ha la forza, l’intensità e l’urgenza di un cinema ( raro) ispirato e sincero, l’opera seconda di Daniele Gaglianone, che, pur non possedendo la stessa compattezza del precedente I nostri anni, prosegue una personale riflessione sulla memoria e, come recita la dedica del film, sulle «cose perdute per sempre». Partendo dall’omonimo romanzo di Gianfranco Bettin, Gaglianone racconta l’esistenza di Alessandro [...] Vai alla recensione »