Titolo originale | Seom |
Anno | 2000 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 86 minuti |
Regia di | Kim Ki-Duk |
Attori | Jung Suh, Yoo-Suk Kim, Sung.Hee Park, Cho Jae-hyun, Hang-Sun Jang . |
Tag | Da vedere 2000 |
MYmonetro | 3,90 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 19 aprile 2021
Un'isola, un grande prato d'acqua su cui riposano tante piccole case galleggianti, come tende per occasionali campeggiatori. Un ragazzo appena fuggito...
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Un'isola, un grande prato d'acqua su cui riposano tante piccole case galleggianti, come tende per occasionali campeggiatori. Un ragazzo appena fuggito da un orribile delitto è lì per togliersi la vita. La custode/barcaiola (una Caronte al femminile) di questo strano parco acquatico fa di notte la prostituta fra una casetta e l'altra. Ma poi conosce lui, smette. Li attrae la disperazione reciproca, il bisogno di cercare e trovare qualcosa. L'acqua che li divide è il liquido dal quale tutti pescano, nel quale tutti depositano i propri escrementi, è il simbolo della vita ma anche lo spazio che separa le esistenze l'una dall'altra. In due differenti momenti di disperazione cercano il suicidio con un gruppo d'ami: lui mettendoselo in bocca, lei nel pube. Ma come se fossero pesci finiscono per "pescarsi", incontrarsi, amarsi. Si dovranno liberare da alcuni fardelli, prima: lui del poliziotto che è venuto a cercarlo fin lì, lei della prostituta che si è innamorata di lui. Le loro due "isole" di solitudine diventano una sola (solitudine?), anche se questo non impedirà comunque il consumarsi di un (possibile) dramma finale. Le due sequenze degli ami, insieme ad altre in cui i due protagonisti squartano dei pesci e delle rane vive sono di violenza espressiva inusitata. Si tratta peraltro di sequenze narrativamente utili, soprattutto all'interno di un paesaggio umano e geografico così silente. In piena linea con molto cinema orientale (da Tsai Ming Liang - Taiwan - a Wong Kar Wai - Hong Kong), dove a parlare, a volte ad "esplodere", sono i vuoti. Ma quei quattro pugni nello stomaco sono così necessari, all'interno di una storia già di per sè intensa, forte, "umana"? O saranno soltanto un deterrente alla distribuzione in Europa di un film peraltro così bello?
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Penso che l' isola rappresenti il kim ki duk più forte è crudele. è un' angosciante riflessione sull' impossibilità dell' uomo di amare senza ricorrere alla violenza. Come dice giustamente Andrea Bellavita,kim ki duk è per antonomasia il regista della ferita. Molti suoi personaggi, protagonisti e non, non parlano sicuramente per delle ferite che hanno subito oltre che nel fisico, anche e soprattutto [...] Vai alla recensione »
In uno specchio d’acqua che non si capisce cosa sia, sono ancorate chiatte galleggianti che ospitano piccole case per 1, 2 persone. Molti vanno li a passare la giornata, o periodi più lunghi, accompagnati con la sua barca dalla custode. Pescano, dormono, hanno rapporti sessuali con prostitute, a volte con la custode stessa. Una quotidianeità fatta di essenziale, fin troppo cruda. [...] Vai alla recensione »
L'isola (saom) è stato il primo film di Kim Ki Duk che ho visto, e mi ha lasciata alquanto sconcertata, ma in senso positivo. Amore e violenza, violenza e amore. L'amore è rappresentato dall'amo, che addesca gli ignari protagonisti e li lacera dall'interno. Questo perché l'amore non può esistere senza gelosia, impulsi sessuali e la conseguente [...] Vai alla recensione »
" L’isola" ("Seom"/"The Isle") è il film più importante per la carierà di Ki-duk, anticipandola, in questo lungometraggio che riassume i futuri suoi grandi sucessi; da "Ferro3" a "Primavera, Estate, Autunno...e ancora Primavera" fino ad arrivare a "L'arco". Nel "L'isola" troviamo un Ki-duk già [...] Vai alla recensione »
Un film d'amore estremamente viscerale questo di Kim Ki Duk, come tutto il suo cinema del resto. Un film per stomaci forti e menti aperte, uno di quelli che lasciano un segno indelebile già dopo la prima visione.
Simbolismo astratto di altissimo livello che narra la storia di una donna del lago (un po' sacerdotessa, un po' prostituta, un po' fantasma) che affitta casette colorate galleggianti per chi vuole pescare, amare, sfuggire alle proprie colpe e isolarsi da tutti. E se i personaggi minori parlano, anche in modo loquace e volgare, i due protagonisti parlano pochissimo o sono muti: la donna [...] Vai alla recensione »
In una comunità di pescatori c'è una giovane donna che fa da traghettatrice, tra uomini alle prese con la pesca e qualche vizio carnale per sconfiggere la solitudine. La giovane si innamora di uno di loro e difende con forza questa sua passione. Nell'esordio K. Kim mette subito le cose in chiaro: il suo cinema è fatto d'intenso simbolismo, talvolta violento fino [...] Vai alla recensione »