Titolo originale | Mon oncle d'Amerique |
Anno | 1980 |
Genere | Commedia |
Produzione | Francia |
Durata | 125 minuti |
Regia di | Alain Resnais |
Attori | Roger Pierre, Nicole Garcia, Gérard Depardieu, Nelly Borgeaud, Pierre Arditi, Gérard Darrieu Marie Dubois, Philippe Laudenbach, Henri Laborit, Catherine Frot. |
Tag | Da vedere 1980 |
MYmonetro | 3,53 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Tre vite che sembrano parallele, ma in vari momenti s'intersecano. Quella di un intellettuale, pezzo grosso della tv, con un brillante avvenire politico. Quella di una ragazza di campagna che diventa attrice e poi stilista di moda. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Cannes, Il film è stato premiato al Festival di Venezia,
CONSIGLIATO SÌ
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Tre vite che sembrano parallele, ma in vari momenti s'intersecano. Quella di un intellettuale, pezzo grosso della tv, con un brillante avvenire politico. Quella di una ragazza di campagna che diventa attrice e poi stilista di moda. E infine quella di un dirigente industriale, che non riesce a stare al passo con le nuove tecnologie. La donna è, in successivi momenti, amante del primo e principale del secondo. Il commento è affidato a un noto medico-biologo, che si serve dei tre casi per illustrare le sue teorie anche filosofiche (con la caduta delle persone in stato di angoscia, il primo passo verso la malattia e la morte).
Tre vite, tre ambizioni, tre progetti di vita..., Jean, René, Janine: due uomini e una donna. Tre generazioni, tre ambienti diversi, tre diverse aree geografiche di provenienza. Le loro vite avrebbero potuto intraprendere delle strade parallele senza mai incrociarsi... ma un giorno. Jean è nato nel 1929. È cresciuto in un ambiente oggi scomparso, quello della piccola borghesia provinciale fra le due guerre. Vuole "riuscire", diventare "qualcuno": in politica o in letteratura poco importa. Per raggiungere lo scopo non c'è che una soluzione: andare a Parigi. Sposatosi molto giovane con una donna provinciale e possessiva, Jean intraprende la carriera politica, non rinunciando a qualche velleità letteraria. Janine appartiene invece a una famiglia operaia. È nata a Parigi nel 1948 e vuole "cambiare vita" (il padre comunista l'ha educata alla militanza). Dopo qualche opposizione familiare, Janine riesce a diventare attrice.
René viene da una famiglia contadina, conservatrice e cattolica. Contro il volere del padre, studia contabilità (di nascosto, la notte). Ancora contro il volere del padre, si sposa, abbandona l'agricoltura e fa carriera in un'industria. A seguito di una ristrutturazione imposta da un gruppo multinazionale, la tranquillità di René viene bruscamente minacciata; è costretto a passare a un'altra attività, di maggior responsabilità e anche più "esposta". Nonostante l'opposizione della moglie - che all'ignoto preferirebbe la tranquilla mediocrità della loro passata posizione - René affronta la nuova situazione. Nel corso del film, le tre storie si intrecciano con la "storia" di Laborit: le sue teorie periodicamente si sovrappongono alle vicende personali dei tre, indicando una visione del mondo a partire dalla quale esse dovrebbero essere interpretate. Laborit ci spiega cosa accade alle nostre cellule, ai nostri neuroni, non solo quando abbiamo fame o sete, ma anche quando siamo felici o disperati. Jean e Janine si conoscono, per un po' vivono insieme e, poi, si dividono. Con una menzogna, infatti, la moglie di Jean - che racconta di avere un male incurabile e di dover presto morire - convince Jeanine a "restituirle" il marito. Quando Janine scopre il trucco, ormai non c'è più nulla da fare. Jean, che nel frattempo è diventato senatore, sceglie decisamente la tranquillità borghese della moglie, che meglio si adatta alle ragioni del "successo".
Janine - che nel frattempo ha abbandonato il teatro, per passare a lavorare con io stesso gruppo dal quale dipende René - tenta inutilmente di riconquistare Jean. Mentre vive dentro di sé il suo dramma personale, incontra René. Questi - che non ha dato buona prova nel suo nuovo incarico - viene trattato da Janine e da un alto dirigente del gruppo multinazionale come un "fallito". Tenta allora il suicidio, ma è salvato da un intervento occasionale della stessa Janine.
A questo punto, le "storie" tornano a separarsi, e il film si perde di nuovo nella stessa frammentarietà dalla quale era emerso all'inizio. Un film faro. Alain Resnais è un autore intelligentemente universale, un mago meticoloso dotato di un lirismo temperato, che si affida alle emozioni. Mon oncle d'Amérique è un film straordinario, un autentico piacere dello spirito.
Gilbert Salachas
La storiella dello zio d’america, declinata in diversi modi, dal motto scherzoso alla frase proverbiale, dai tre protagonisti, è il filo conduttore che attraversa e lega le loro tre vite, che, sebbene scorrano parallelamente, si incrociano, tuttavia, a tratti, per poi dividersi e prendere ognuna la propria strada. Come in un esperimento i personaggi sono raffrontati a cavie [...] Vai alla recensione »
Tre vite parallele che si sfiorano e incontrano(nel senso meno deflagrante del termine) legate dal filo conduttore scientificamente calcolato, e un pò pedante, delle teorie dello scienzato H.Laborit, sorta di deus ex machina dei destini dei personaggi. Resnais, al suo ottavo film molto elogiato, prova ancora a mischiare le carte di una narrazione controcorrente, e narrativamente sperimentale, [...] Vai alla recensione »
Dice Henri Laborit, scienziato francese: «Quando vidi Hiroshima mon amour capii che un regista come Alain Resnais sapeva rendere visibili i meccanismi segreti della memoria». Non solo, aggiungiamo noi; alla rappresentazione della memoria sovrapponeva quella memoria suppletiva, quella necessità ulteriore di rapporti che è il cinema (almeno il cinema di Alain Resnais).