| Anno | 2025 |
| Genere | Horror, Thriller, |
| Produzione | USA |
| Durata | 72 minuti |
| Regia di | Ben Leonberg |
| Attori | Shane Jensen, Arielle Friedman, Larry Fessenden, Stuart Rudin, Hunter Goetz . |
| Tag | Da vedere 2025 |
| Distribuzione | Midnight Factory |
| MYmonetro | 2,92 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 15 ottobre 2025
Un'opera prima low budget e indipendente, nata come esperimento da un cortometraggio firmato dallo stesso regista. Al Box Office Usa Good Boy ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 6,5 milioni di dollari e 2,3 milioni di dollari nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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Dopo aver subito un lutto in famiglia, la stabilità mentale del giovane Todd torna a scricchiolare. In città può contare ormai solo sulla sorella Vera. Nonostante l'apprensione per la sua salute, il fratello fugge e si trasferisce a tempo indeterminato, insieme al cane Indy, in un'isolata casa di campagna. Un tempo ci viveva il nonno, ma è stato abbandonato perché infestato da un fantasma maligno. Se ne accorge ben presto solo il toller che prova a difendere il padrone rincorrendolo ogni giorno tra gli angoli di casa e il giardino. Mentre premonizioni, apparizioni e assalti si intensificano, Todd taglia i rapporti con la sorella, diventando sempre più fragile e vulnerabile, cosicché l'unico che può trovare una soluzione agli assalti soprannaturali è il cagnolino.
L'apprezzato cortista Ben Lonenberg debutta al lungometraggio con un horror indipendente ad altezza di cane: protagonista è Indy, il suo animale domestico. Più concettuale che narrativo, più iterativo che drammatizzante, Good Boy ridimensiona brividi e terrore dilagante per catturare la psiche dell'animale.
Basso budget ed alte ambizioni per un film prodotto in famiglia dal regista con la moglie Kari Fischer (tre anni di gestazione tra scrittura, riprese e montaggio), Good Boy si candida ad essere un piccolo caso cinematografico dell'anno: presentato in sordina al concorso del SXSW - South by Southwest ha strappato subito applausi di critica e pubblico. Festival e copie, così, sono subito moltiplicati: in America è appena uscito con una distribuzione allargata, facendo segnare nei primi fine settimana numeri da record, considerato film e contesto di sfruttamento. Un exploit che ha spinto la casa di produzione a chiedere all'Academy, senza troppa ironia, di rendere il cane Indy candidabile agli Oscar. Al debutto su grande schermo, il cineasta americano confonde lo steccato tra realtà e immaginazione, tra autobiografia e rappresentazione, calca sull'iterazione dell'identico - i presagi e le manifestazioni spettrali da fronteggiare - più che sul crescendo e sulla causalità drammatica; dibatte e relativizza la cognizione di sguardo come anticamera di conoscenza (se il volto degli umani è quasi sempre oscurato, i primi piani e i dettagli sul cane abbondano) ed eleva a potenza l'intelligenza canina: più che animali da compagnia, qui sono esseri perspicaci, intuitivi, fedeli, con una ricca interiorità, in grado ribaltare i ruoli sociali, di salvaguardare l'uomo. Nessuna sorpresa, allora, se Indy diventi sin da subito presagio, bussola, coscienza, dinamicità e ritmo del film.
La snella sceneggiatura a quattro mani (lo stesso regista scrive il film con Alex Cannon) si fa apprezzare per la capacità di evitare lo sbalordimento gratuito, così come la regia ponderata, pronta a significare i dettagli e a indagare con rigore gli ambienti del villino e la campagna circostante. Tuttavia, nella cinepresa di Lonemberg si affastellano sin da subito tutti i cliché del genere senza che il decentramento, anzi l'abbassamento di sguardo ridoni loro linfa espressiva: la campagna come luogo minaccioso; il villino infestato con tanto di immancabile scantinato; il contagio a trasmissione famigliare; il cimitero famigliare lì nei pressi; diluvi evocativi; il crescendo di possessioni; il Male come organismo parassitario; sdoppiamenti di identità; possessioni fisiche; muri sonori e la prevedibile passione splatter, al solito più esornativa che espressiva.
Che cosa direbbe Alfred Hitchcock assistendo all'incredibile interpretazione di Indy, il cane protagonista assoluto di Good Boy, con il quale si apre Alice nella città? È celebre un adagio nel mondo del cinema, ripreso anche dal grande regista inglese, secondo cui sarebbe meglio non lavorare mai né con gli animali né con i bambini (anche se poi Gli uccelli smentirebbe l'una e l'altra regola d'oro, [...] Vai alla recensione »
Good Boy è un haunted house dal punto di vista di Indy, un Nova Scotia Duck Tolling Retriever che sorveglia il padrone Todd mentre la malattia e un'infestazione di memorie corrodono la vecchia casa del nonno. L'idea di Ben Leonberg - semplice e radicale insieme: abbassare la cinepresa all'altezza delle ginocchia e affidare lo sguardo al cane di casa - potrebbe sembrare un espediente da "pitch", invece [...] Vai alla recensione »
Perché i cani a volte osservano il vuoto? Chi ha avuto la fortuna di convivere con uno di loro certamente se lo sarà chiesto. Chi invece ci vive tuttora senz'altro sta per farlo. È vero: talvolta i cani osservano il vuoto. Ma se quel vuoto fosse un altrove? Se fosse una dimensione ultraterrena, spaventosamente in dialogo con quella degli uomini e solo in parte dei fantasmi? Ben Leonberg, ponendosi [...] Vai alla recensione »