
Anno | 2025 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia, Belgio |
Regia di | Léonor Serraille |
Attori | Andranic Manet, Pascal Reneric, Théo Delezenne . |
Tag | Da vedere 2025 |
MYmonetro | 3,25 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 15 febbraio 2025
Un giovane ragazzo è pronto per un viaggio alla scoperta di sé.
CONSIGLIATO SÌ
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Ari vive a Lille e fa l'insegnante di scuola materna. Un giorno in classe si accascia a terra, e per via di questo episodio sarà costretto a prendersi una pausa dal lavoro e a rimettere in esame il suo percorso di vita. Nei ventisette anni precedenti c'è stata la perdita della madre, un rapporto con il padre non sempre roseo, qualche amicizia e soprattutto un'ex compagna, Irene, con la quale la storia è finita in seguito a un'interruzione di gravidanza.
Intima e umanista, la terza regia di Léonor Serraille si stringe stretta attorno a un giovane che affronta la prima fase dell'età adulta in preda a un certo sbandamento.
L'autrice francese disegna un ritratto sfaccettato, dalla scrittura delicata e intrisa di sentimento, che riesce ad elevarsi dal singolo individuo per toccare un coro di voci collettive.
Attorno al protagonista c'è infatti una generazione scossa, annichilita da presagi apocalittici e poco interessata ai traguardi della società tradizionale. Serraille ne scopre i membri uno a uno, come pianeti separati e alla deriva, attraverso varie visite e incontri che Ari mette in fila nel tentativo di riscoprirsi. Il suo è un viaggio per la città di Lille, silenziosa ma partecipe testimone di una piccola odissea in mezzo a tante altre.
Un paesaggio urbano che dialoga con gli occhi azzurri di Andranic Manet, in un ruolo sostanzioso che sarà forse centrale in una carriera già ricca. Al personaggio di Ari porta in dono un residuo di sentimento e di tematiche dal bellissimo Le roman de Jim, altra opera che sa parlare di emozioni complesse in modo limpido e pacato. Ma lo avevamo visto in precedenza anche in piccoli cult come Riparare i viventi e Mes provinciales, quest'ultimo il classico spaccato di gioventù d'oltralpe romanzata che Ari invece si rifiuta di essere, non cercando nei suoi personaggi degli archetipi quanto delle unicità bizzarre.
E se l'unico è anche effimero, la regia di Serraille sa di reale e di immediato, con una caratterizzazione modellata sugli interpreti e sull'improvvisazione, l'uso della pellicola in 16mm e uno stile di ripresa agile: un modo di arrivare dritta alla sostanza delle cose attraverso la semplicità.
Del resto Serraille è nota soprattutto per il suo esordio del 2017, Montparnasse - Femminile singolare, che le valse la Caméra d'Or a Cannes e che in originale era semplicemente Jeune femme, giovane donna. Impossibile non notare i paralleli con il giovane uomo di Ari, anche lui simbolo e rappresentante di una fase ibrida fatta di inciampi, mancanze, e di tutte quelle cose che non si sanno (ancora) fare. Sono passati degli anni e si è invertito il genere, ma nel frattempo la regista ha addirittura accentuato quella ricerca di purezza esistenziale che si presenta allo spettatore senza artificio e senza difese.
Portrait de jeune homme: nome proprio Ari, 27 anni sparsi per le strade di Lione: lo si direbbe un poco adatto, in realtà è la versione malinconica della Jeune femme con cui Léonor Serraille aveva esordito in onor di Caméra d'Or a Cannes 2017 - bella opera prima (in Italia uscita come Montparnasse - Femminile singolare), tutta energia cinetica e cinematografica instillata nel corpo della protagonista, [...] Vai alla recensione »
È evidente che a Léonor Serraille interessa raccontare personaggi che faticano a trovare un centro, un equilibrio sicuro. Era così in Jeune femme (Montparnasse femminile singolare) e, seppur in maniera differente, in Un petite frère (Due fratelli) E questo Ari è un altro protagonista strambo, proprio come Paula nel film di esordio. Un concentrato di insicurezze e fragilità, che vive in uno stato perenne [...] Vai alla recensione »
Non è facile trovare il proprio posto nel mondo. Così come non è facile ricostruire la propria vita da zero, nel momento in cui tutto sembra andato perduto. Ne sa qualcosa il giovane Ari (impersonato da Andranic Manet), protagonista del lungometraggio Ari, appunto, ultima fatica della regista Léonor Serraille, presentato in anteprima mondiale in corsa per l'Orso d'Oro alla 75° edizione del Festival [...] Vai alla recensione »