Chicken Little - Amici per le penne

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Un film di Mark Dindal. Titolo originale Chicken Little. Animazione, Ratings: Kids, durata 77 min. - USA 2005. - Walt Disney uscita venerdì 2 dicembre 2005. MYMONETRO Chicken Little - Amici per le penne * * - - - valutazione media: 2,47 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Federica Lamberti Zanardi

Il Venerdì di Repubblica

«Beh certo, prima di cominciare a lavorare su Chicken Little, mi sono vaccinato contro l’influenza aviaria». Mark Dindal, il giovane regista dell’ultimo film Disney, scherza sulla fatalità di aver scelto come protagonista un pollo, proprio in questo momento in cui la psicosi dell’infezione ha messo in cattiva luce i pennuti. Per fortuna ai bambini questo sembra non interessare granché: in solo due settimane di programmazione nei cinema americani Chicken Little ha infatti già incassato più di ottanta milioni di dollari. Un bel sospiro di sollievo per i dirigenti della società di produzione creata dal grande Walt. Questo film era il banco di prova dopo il divorzio dalla Pixar, lo studio di effetti speciali con cui da dieci anni lavorava in tandem e che aveva creato successi come Toy Story e Alla ricerca di Nemo. Da un anno il contratto di collaborazione scaduto e proprio in questi giorni stanno decidendo se continuare a lavorare insieme o seguire ognuno la propria strada.
Chicken Little. Amici per le penne (dal 2 dicembre nei cinema italiani) è quindi il primo film realizzato totalmente al computer e in tre dimensioni prodotto in proprio dalla Disney. Un gioiello di tecnologia su cui hanno lavorato più di centocinquanta animatori, formati apposta per l’impresa, che però rispetta tutti i canoni classici dell’animazione vecchio stile: un’atmosfera anni Cinquanta, una certa morbidezza del tratto grafico e una storia piena di buoni sentimenti con personaggi animali molto, molto «umani».
Il protagonista è un pulcino. O meglio un polletto adolescente: Chicken Little, che all’inizio della storia ha una vaga somiglianza, per sfortuna e imbranataggine, con il nostro italianissimo Calimero. «Cinque anni fa, quando abbiamo cominciato a pensare a questo film avevamo in mente una protagonista femminile. Poi invece abbiamo deciso che era meglio un maschio» racconta il regista. «I ragazzini durante l’adolescenza hanno più problemi se sono troppo gracili e se il loro corpo non si sviluppa alla velocità di quello degli altri amici».
Chicken Little, infatti, è piuttosto mingherlino e subisce le angherie dei compagni di scuola più muscolosi. Chi sono? Animali di tutti i generi. Immaginate, infatti, una città dove i pipistrelli fanno gli oculisti, i tori hanno un negozio di porcellane e i topi di formaggio, le pecore fanno i barbieri, i pinguini vendono smocking. Avete immaginato? Bene, allora siete a Quercia Ghiandosa, la città dove le ghiande sono gigantesche e fanno gola perfino agli abitanti di altri mondi e un piccolo pollo scatena il panico sostenendo che un pezzo di cielo gli è caduto in testa e la fine del mondo è vicina.
«Quando ero bambino mi sono nutrito di cartoni animati della Disney» racconta Mark Dindal, che ha già diretto Le follie dell’Imperatore. «Qui ho voluto ricreare un’atmosfera e un’ambientazione che mi riportasse indietro nel tempo. Volevo ricreare la semplicità delle favole che leggevo da piccolo dove ogni cosa aveva un’anima e anche una ghianda caduta dal cielo poteva cambiare il mondo». Comincia proprio così l’odissea di Chicken Little: un giorno, sotto una quercia, viene colpito da qualcosa che lui, piccolo pollo sprovveduto, giura essere un pezzo di cielo.
Naturalmente nessuno gli crede, nemmeno suo padre, e da quel momento diventa lo zimbello di tutta la contea. Per riconquistare la fiducia e la stima del genitore muscoloso e aitante, che vanta un passato da sportivo (la mamma è defunta da tempo), il pennuto si mette perfino a giocare a baseball. «Il rapporto fra padre e figlio è uno degli elementi fondamentali del film», spiega il produttore Randy Fullmer. «Come tutti gli adolescenti, anche il pulcino entra in conflitto con la figura paterna».
Accanto a lui, a sostenerlo e aiutarlo, c’è un gruppo di amici fedeli: Aldo Cotechino, un suino grassissimo con due zampette minuscole su cui si muove con la leggerezza di una piuma («Ci siamo ispirati a Oliver Hardy», ride il regista). Alba Papera, una pennuta piuttosto bruttina ma dal cuore d’oro. E Pesce Fuor d’Acqua, uno studente che fa parte di un programma di scambio perché viene dal fondo dell’oceano. Questo assortito gruppetto salverà la città dagli alieni che, in pieno stile Guerra dei mondi, stanno per invadere il pianeta. O almeno così sembra.
Il film è infatti pieno zeppo (forse anche un po’ troppo) di citazioni cinematografiche: da ET, con il piccolo e rossiccio alieno perduto sulla Terra in attesa dei genitori, a Signs, di M. Night Shyamalan, sui cerchi di grano, alla già citata Guerra dei mondi: gli alieni dalle lunghe zampe metalliche sono davvero identici a quelli spielberghiani. Perfino nel modo in cui inceneriscono il sindaco di Quercia Ghiandosa, Rino Tacchino, doppiato nella versione italiana dal sindaco di Roma Walter Veltroni.
«Mi sono divertito moltissimo questa estate a trascorrere un’ora e mezzo in sala di doppiaggio», racconta Veltroni. «È stata un’esperienza diversa dal solito che ho accettato perché il mio compenso andrà a favore di un’associazione di bambini down».
La voce di Chicken Little è, invece, quella di Gabriele Cirilli, il comico di Zelig, mentre il dj Albertino doppia lo squillante e frenetico speaker radiofonico Pino Porcospino. Nella colonna sonora una serie di classici anni Settanta, Stayin’ Alive, We Are The Champions, Ain’t No Mountain High Enough di Diana Ross, quasi sempre cantati (e pure ballati) dall’ingombrante ma agilissimo Aldo Cotechino.
Una nota malinconica: il film è dedicato a Joe Grant, uno dei disegnatori più famosi della Walt Disney, l’uomo che insegnò a volare a Dumbo, scomparso all’età di 97 anni lo scorso maggio. Grant aveva dato il suo contributo anche a questo film, perché voleva fosse come un vero classico d’altri tempi. E forse il suo tocco si fa sentire davvero.
Da Il Venerdì di Repubblica, 25 novembre 2005


di Federica Lamberti Zanardi, 25 novembre 2005

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