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Charles Dickens sapeva che avrebbero inventato il cinema

Il 7 febbraio di 200 anni fa nasceva il grande scrittore inglese.
di Pino Farinotti

In foto il ritratto dello scrittore Charles Dickens (Portsmouth, 7 febbraio 1812 – Gadshill, 9 giugno 1870).

martedì 7 febbraio 2012 - Celebrities

Scrivo spesso di "educazione sentimentale". Faccio nomi di scrittori che l'hanno dettata. Negli anni vulnerabili, per dirla alla Fitzgerald, abbiamo letto certi autori, classici e post-classici, diciamo così. Non c'è dubbio che parte del nostro sentimento, della cultura e del carattere, lo dobbiamo a loro. Cito solo i primi giganti e primi motori, da Omero a Dante, Shakespeare, Cervantes, fra i non molti a seguire nelle epoche. Mi limito al generale, alle grandi letterature: i russi, i tedeschi, i francesi, gli americani. Quegli scrittori, diciamo negli ultimi due secoli, chiamiamola era moderna, hanno descritto la vita, il mondo e l'uomo, come un vangelo laico. C'è tutto. Decisivi furono i britannici dell'epoca vittoriana. Autori come Stevenson, Kipling, Maugham, Conrad, Forster raccontarono i sentimenti fondamentali reperiti nei loro viaggi infiniti, in quel tempo, quando la fantasia di tutti, senza il supporto delle immagini ferme o in movimento, viaggiava quasi soltanto sui romanzi e sui racconti. Va detto che quegli britannici erano davvero privilegiati, si muovevano in quasi tutto il mondo come padroni di casa. Tutta gente, per inciso, straordinariamente filmabile. Furono proprio costoro, quasi tutti, ad ammettere che da Charles Dickens avevano molto imparato.

Se stesso
Charles ha raccontato tanto di se stesso. Si poneva spesso come modello delle proprie storie e lo dichiarava. Oliver (Twist), David (Kopperfield), Nicola (Nickleby), fra gli altri: le loro vicende erano il riflesso della vicenda di Charles. L'ispirazione funzionava. Disse di essere dotato di una grande memoria che definiremmo fotografica. Partiva dalle immagini che si prefigurava e poi narrava. È un'affermazione di cinema. Dunque non è improprio dire che Dickens scriveva per il cinema, senza saperlo, un merito in più. Adesso King, Clancy, Grisham, scrivono sapendo che i loro libri diventeranno film.
Il cinema ha davvero sposato Charles Dickens. Se consulti un dizionario di autori letterari che hanno dato opere al cinema, la macchia dei suoi titoli occupa buona parte della pagina. Poco più avanti, alla voce Dumas ecco un'altra grande macchia. Due grandi "cineasti" davvero ante litteram, quasi contemporanei. Li dividevano dieci anni alla nascita (Dumas era nato nel 1802) ma li univa il 1870, anno della loro morte. Dumas era lo scrittore dell'avventura, ma Dickens lo era di tutto, appunto.

Nacque da famiglia agiata, divenne povero, finì in prigione col padre, lavorò in una fabbrica di scarpe, dovette arrabattarsi, si innamorò, corrisposto e non. Poi, i momenti decisivi: l'assunzione in un quotidiano che gli diede un minimo di sicurezza economica, il passaggio a una testata più importante, il Morning Chronicle, le prime pubblicazioni. Non mancò una mossa canonica del successo: sposò Catherine Hogarth, figlia del proprietario del giornale. Da lì è tutta una conquista. E poi i viaggi, anche grandi viaggi e tutti i temi assunti: il sociale, i ricchi e i poveri, l'amore, i buoni e i cattivi, la meta raggiunta ma sempre a fronte di lotta e dolore. La giustizia che alla fine si afferma. Dicevo di "educazione sentimentale", importante e garante.

Cinque
Dickens è uno degli autori più letti in tutte le epoche. Diciamo che è nei primi cinque. Ebbe un picco di vendite anomalo persino per lui nel 1939, l'anno di Via col vento.
Il libro prediletto da Margaret Mitchell, l'autrice del romanzo, era David Copperfield. Nel film c'è un episodio in cui Rossella viene aggredita da due neri in un ghetto. Alcuni sudisti, fra cui Ashley e Franco, mariti di Melania e Rossella, organizzano una spedizione punitiva. Se verranno scoperti saranno impiccati. Le donne, in casa, aspettano, la tensione è quasi mortale. Occorre applicarsi a qualcosa. Melania ha in mano il romanzo di Dickens. Comincia a leggere: La mia nascita. Per cominciare la mia vita dall'inizio devo registrare che sono nato... La lettura viene interrotta dall'irrompere di un capitano nordista con la sua scorta. Alla domanda degli uomini, Melania racconta una bugia. "Aspetteremo fuori" dice l'ufficiale. La donna riprende la lettura: Capitolo sesto. Il mio compleanno fu memorabile, non mi dilungo su ciò che successe a scuola finché non si giunse al mio compleanno in marzo. Se si eccettua che Stilford era sempre più bello, non ricordo altro. Doveva lasciarci verso la metà dell'anno, se non prima, ed era più animoso e indipendente di prima secondo me, e perciò più avvincente del solito, ma oltre a questo non rammento niente. Le parole di Dickens, in una situazione così sospesa e opprimente diventano fisiche, diventano attori. Grandi attori. Anche Paul Newman in Makintosh man in prigione legge un passaggio del "Circolo Pickwick", che fu il primo romanzo dello scrittore. Era il 1836.

Rai
Nel 1968 la Rai ne produsse un'apprezzabile versione televisiva. Il "Circolo" racconta il viaggio di quattro amici attraverso l'Inghilterra. Chiacchiere e umorismo. Qualcosa di desueto nella letteratura di allora. Nei tre anni successivi si applicò a una delle sue opere fondamentali, Oliver Twist, che sarebbe diventato un titolo classico del cinema, di quelli rifatti ogni decennio secondo le legittime evoluzioni sociali e umane. Sono almeno cinque gli "Oliver", compreso un musicale, diretto da Carol Reed che nel '68 vinse ben sei Oscar, tutti i più importanti.
Dal libro Le due città del 1859, il regista Jack Conway trasse un colosso dell'epoca, era il 1935. Dickens affrontava i contenuti della rivoluzione francese, mostrando, come molti inglesi del resto, ... scarsa simpatia per Robespierre e gli altri. Nicola Nickleby è un altro titolo assunto dalla nostra televisione, come del resto il "Copperfield". Erano gli anni Cinquanta e Sessanta, quelli eroici della Rai, che compì davvero un'azione culturale importante irradiando grandi romanzi, molti dei quali di Dickens. Altri titoli della memoria della letteratura, e del cinema, sono Grandi speranze e Tempi difficili. Tutte "sicurezze", tutta roba che rimane dentro di noi. Charles Dickens oggi compie duecento anni. È vivo più che mai. Non è da tutti.

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