Cinquanta sfumature di grigio

La prima cosa che mi viene da chiedere a coloro che postano una recensione, è: "avete letto i libri?!" Perché è davvero facile bocciare un film senza aver mai letto un libro, che tra le altre cose è anche un best seller. Non per dire, ma forse, la scelta del regista cougar Sam Taylor è stata un po' azzardata secondo me. Nel libro le tensioni e pulsazioni sessuali sono quasi percepibili, mentre nel film, quasi ridicole. Ah...e volevo consigliarvi di non trascinare il vostro povero fidanzato, potrebbe decisamente diventare diabetico in 125 min di film. Tornando alle interpretazioni, che per tutta la durata del film mi sono sembrate ingessate, ed estremamente calcolate, nonché scontate, una Dakota che poraccia sempre sull'orlo di una crisi di nervi, divisa tra piacere e dolore, quasi sempre in agonia e priva di naturalezza. Beh, dopo tutto anche se figlia d'arte, la dolcissima Dakota riesce comunque a percepire più le ansie di Ana che (in questo caso inesistenti) della sua deea interiore. Invece il nostro caro Jamie, che a quanto pare è perseguitato nella vita reale dal "fallimento" del cognome Grey (Jamie ha interpretato anche Dorian Grey) si cimenta in questo personaggio che più che pervertito sembra tormentato. E qua ci viene da chiedere se non era meglio introdurre anche qualche scena dallo psicologo, dove il nostro Christian Grey, affronta meglio il suo passato, che purtroppo traspare nel film, in maniera più ridicola che curiosa. Purtroppo il film pecca di presunzione, l'eliminazione di alcuni passaggi del libro, trastullano le battute romantiche sovrapposte a dibattiti sessuali diretti, quasi ridicole, e imbarazzanti, senza la possibilità di poter accendere l'immaginazione di colui che guarda cercando di trovare ancora un legame col libro.