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La cosa più brutta per un regista che vuol fare un quadro della realtà è sapere quanto sia irreale.
La radice credo sia su due aspetti essenzialmente:
1) quando un ateo o un non-cattolico vuole insegnare ad un cattolico (un cattolico vero, non un "modernista" o "cattolico adulto" o "catto-comunista") cosa vul dire essere cattolici, cadendo inevitabilmente nell'irreale e nel ridicolo;
2) nella paura di Moretti che ri-propone ancora una volta (già nel film "La Messa è Finita") la sua incapacità di accettare il fardello della fede con le sue conseguenze; se al caro Moretti non gli riesce, perchè allora non deve riuscire ad altri? In pratica: Moretti cade nel personale, e invece di descrivere la relatà della fede nella Chiesa, descrive la relatà sua interiore; autogiustificandola.... E' un caso da psicananlisi....
In questo senso il regista descrive una realtà estremaamte falsata della Chiesa, inclusa nelle sue sfere più critiche. Anche Don Milani con tutto ciò che subì dalla sua Chiesa, non avrebbe mai mancato di disubbidire ai suoi doveri pastorali. Moretti si sarebbe dovuto documentare di più, almeno sulle vite cristiane-cattoliche, e avrebbe visto ciò che in questo film ha preferito ignorare: la Fede.
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recensioni di critica, pubblico e dizionari.
