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La prima cosa bella |
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Un film di Paolo Virzì.
Con Valerio Mastandrea, Micaela Ramazzotti, Stefania Sandrelli, Claudia Pandolfi, Marco Messeri.
continua»
Commedia,
durata 116 min.
- Italia 2010.
- Medusa
uscita venerdì 15 gennaio 2010.
MYMONETRO
La prima cosa bella   
valutazione media:
3,55
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un po' emozionante ma non convince
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| lunedì 25 gennaio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Straordinaria l'interpretazione della Sandrelli, carica di umanità, è di una bellezza intramontabile, che trascende la vita biologica. Ma verrebbe da chiedere cosa sarebbe questo film senza questo architrave. Il personaggio del figlio è inverosimile; professore di lettere, poeta non maturato, tossicodipendente in potenza, bambino che ha subito il blocco della sua vita affettiva a causa della personalità straripante e naturalmente seduttiva alla Bocca di Rosa, della madre. La trama è intensa, ma non parla del Novecento, se non nell'ambientazione, né dei rapporti familiari, data l'eccezionalità della storia (chi di noi è figlio di una Claudia Pandolfi-Stefania Sandrelli, per giunta scioccato dalle conseguenze della sua bellezza ?).
L'idea della canzone anni '70 di Nicola di Bari, La prima cosa bella, come colonna sonora del film, cantata anche dai personaggi del film, fa atmosfera, ci parla del nostro passato, lo ravviva con la malinconia di un motivo perduto, superato, si lega alla vicenda umana di una donna che sta per spegnersi con la chiusa sulla tonica iniziale, nonostante la sua inestinguibile voglia di vivere.
Da sola però non riesce a donare autenticità alla storia parallela della figlia, che imputa al fratello la colpa di essere scappato e reprime i suoi veri sentimenti per non cadere nello stesso errore della madre. Davvero non dissimula la distonia del personaggio del terzo fratello, che prima si sottrae alla verità di essere anch'egli il figlio e poi il giorno del funerale la accetta completamente senza alcuna gradualità.
Insomma alla riuscita di alcune trovate non corrisponde il valore unitario del film, che emoziona a tratti ma non convince fino in fondo.
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