
Bellocchio entra in un'altra perversione della nostra Storia recente e non risparmia nessuno. Fuori Concorso alla Mostra di Venezia. Prossimamente su HBO MAX.
di Paola Casella
Primi anni Ottanta. Enzo Tortora è un conduttore televisivo molto amato dal pubblico. Fra i suoi fan c’è appunto un carcerato ndranghetista, Giovanni Pandico detto lo Scribacchino perché redige le lettere di Raffaele Cutolo, il boss della camorra rinchiuso come lui a Poggioreale. Pandico scrive ossessivamente a Tortora ma non riceve risposta. Dunque quando il criminale deciderà di diventare “dissociato” si vendicherà facendo, fra molti altri, anche il nome del conduttore, e dando così inizio all’odissea giudiziaria di Tortora durata anni di detenzione in attesa di giudizio e una serie di processi a catena.
Marco Bellocchio affronta la “piccola storia ignobile” che ha segnato la coscienza degli italiani ricostruendola in modo tanto fattuale quanto metaforico, e facendo leva sugli elementi surreali e onirici che hanno caratterizzato l’intera vicenda. Davvero in Portobello ce n’è per tutti, nel resoconto impietoso di una vicenda infame in cui Bellocchio ficca il muso come ha fatto con il caso Moro, il caso Dalser e tante altre perversioni della nostra Storia recente, sapendo che sviscerare il passato significa avere la possibilità di riconoscerne le conseguenze sul presente.