Una prova significativa e apprezzabile di sguardo femminile anche sulla modalità di esposizione del corpo. In anteprima alla Festa del Cinema di Roma e prossimamente al cinema.
di Marianna Cappi
Angelina Jolie è Maxine Walker, regista americana neodivorziata, proveniente dal cinema di genere e alle prese per la prima volta con un lavoro per il settore della moda, ma anche con un’inaspettata diagnosi medica che la costringe a riconsiderare ogni scelta; Anyier Anei è Ada, una giovanissima modella nata in Sud Sudan e cresciuta in Kenia, scappata dalla guerra, che si ritrova a Parigi di nascosto dal padre; Ella Rumpf, infine, è Angèle, truccatrice esperta col sogno di pubblicare un giorno le cose che scrive nel pochissimo tempo libero. Tre attrici, tre personaggi, tre donne, riunite nell’unità di tempo e di luogo di una Fashion Week parigina.
C’è una forte intenzione programmatica rispetto all’oggetto/soggetto del film, e cioè l’universo femminile osservato in alcuni suoi pianeti, distanti tra loro ma collegati in un’ideale galassia di genere. C’è all’opera anche una prova significativa e apprezzabile di femail gaze: un’attenzione alla modalità di esposizione del corpo, che dà significato alla scelta dell’ambientazione nel mondo delle sfilate.