Parthenope

 Ricordo bene cosa disse Paolo Sorrentino 10 anni fa al dolby theater di Los Angeles, quando ritirò l'oscar per il miglior film straniero, "La grande bellezza". Il regista napoletano passo in rassegna, ringraziandole, le fonti ispirative del suo lavoro: registi come Fellini e Scorsese, misicisti come i Talking Heads ed infine il genio calcistico di Diego Armando Maradona. 10 anni dopo, al giro di boa del suo decimo lungometraggio, l'artista non sembra aver cambiato idea se ci addentriamo nei meandri del suo ultimo "Parthenope" e dei suoi lussureggianti 136'. Proprio così, l'autore de "Il Divo" e "Youth" resta eccessivo, debordante, visionario, sacrilego ma inesorabilmente legato alle sue radici ed al coacervo di contraddizioni che il capoluogo campano racchiude. Miseria e nobiltà (alla Eduardo Scarpetta) si alternano sullo schermo, tensione al sublime e cadute nel baratro scandiscono l'esistenza della incantevole "Parthenope", bella scaltra e geniale, che seguiamo dall'anno della nascita, 1950, al 2023. Così, la bellezza disarmante e apparentemente ingenua dell'esordiente Celeste della Porta, diventa metafora dell'intera città: "sono stata triste e frivola, determinata e svogliata.Come Napoli", dirà la studentessa modello,  futura insegnante universitaria di Antropologia.  Non esiste una  trama logica nei film di Sorrentino, ma un insieme di suggestioni e immagini folgoranti rese palpabile della giovane antropologa alla ricerca dell'amore assoluto. Lo cercherà non solo nel piacere fisico ma nella poesia, nella sete di conoscenza e di sapere. In persone improbabili come lo scrittore decadente incaricato da Gary Oldman, l'insegnante e mentore Devoto Marotta/Silvio Orlando, il corrotto ed esibizionista cardinale Tesorone, che ha il corpo e l'anima di Beppe Lanzetta. Fellini fa capolino quando Parthenope si avventura nella notte e nel degrado del rione Sanità, insieme al giovane camorrista, con i panieri blu che calano dai balconi come enormi lucciole. Mentre sa tanto di Scorsese il rito della 'fusione' , cui la giovane assiste, fra due famiglie camorriste, con due giovani rampolli costretti ad un amplesso pubblico. Sullo schermo non manca nessuno dei grandi protagonisti dell'immaginario popolare partenopeo, dal comandante Achille Lauro (sensazionale lo scambio di battute sull'età fra la protagonista e l'armatore), all'attrice Greta Cool, che sembra tanto Sofia Loren, quando sferza i presenti altolocati con un'invettiva contro i napoletani. Dal rito del sacro, col sangue di San Gennaro che si scioglie solo durante il rapporto fra Parthenope e il Cardinale, al profano tifo calcistico che, sotto l'egida del 'divino' Maradona, regala momenti di toccante intensità nel finale coi festeggiamenti del 3° scudetto azzurro. Non sono mancate nemmeno le polemiche dopo la presentazione della pellicola in concorso a Cannes 2024, legate all'amplesso in Curia arcivescovile o alle offese ai napoletani, pronunciate dalla perfetta Luisa Ranieri/Greta Cool/Sofia Loren...."Era già tutto previsto" canta a più riprese la voce intensa di Riccardo Cocciante!