National Gallery 200

Film 2024 | Arte, 90 min.

Anno2024
GenereArte,
ProduzioneGran Bretagna
Durata90 minuti
Regia diPhil Grabsky, Ali Ray
Uscitamartedì 22 ottobre 2024
TagDa vedere 2024
DistribuzioneNexo Digital
MYmonetro Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni.

Regia di Phil Grabsky, Ali Ray. Un film Da vedere 2024 Genere Arte, - Gran Bretagna, 2024, durata 90 minuti. Uscita cinema martedì 22 ottobre 2024 distribuito da Nexo Digital. Valutazione: 4 Stelle, sulla base di 2 recensioni.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 16 ottobre 2024

In occasione del bicentenario della fondazione, il cinema celebra i 200 anni della National Gallery. In Italia al Box Office National Gallery 200 ha incassato nelle prime 6 settimane di programmazione 40,4 mila euro e 38,9 mila euro nel primo weekend.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO
ASSOLUTAMENTE SÌ
Il dietro le quinte della National Gallery di Londra, raccontato in chiave originale e inedita.
Recensione di Rossella Farinotti
martedì 15 ottobre 2024
Recensione di Rossella Farinotti
martedì 15 ottobre 2024

Il "dietro le quinte" è spesso tra gli aspetti più interessanti di una realtà. Se si tratta, oltretutto, di narrare un luogo composto da diversi elementi, prima di tutto umani, e poi di opere d'arte che hanno e continuano ad avere una storia, allora il racconto si fa articolato e interessante. Conoscere, osservare, capire come funziona un museo attraverso le sue più diverse prospettive è una chiave importantissima per leggerne la storia e i suoi contenuti. Se poi questo museo è la National Gallery di Londra, uno dei luoghi più importanti al mondo per guardare e conoscere la storia dell'arte, allora le narrazioni, i protagonisti, gli aneddoti sono svariati e davvero straordinari da sapere.

Questo museo pubblico inglese, il primo nella storia in Europa ad aprire gratuitamente per la fruizione di tutti, accoglie gli spettatori del film facendo scoprire alcuni capolavori della sua collezione - acquisita negli anni, tra denaro pubblico e donazioni private -, sia noti (come Leonardo, Bellini, Bruegel, Tiziano), sia più di "nicchia", seppur si parli sempre di grande storia dell'arte antica e moderna (Salvator Rosa, Bartolomé Bermejo, Louis-Léopold Boilly...).

Il racconto del museo procede attraverso una chiave originale e inedita: le storie di chi quotidianamente il museo lo vive, sia dal punto di vista professionale, come i venditori, gli educatori, i guardiani, gli installatori, gli storici, i curatori, che i visitatori appassionati che, sin da quando erano bambini, hanno visitato la National Gallery come luogo per la crescita, per il passaggio del tempo e per la famiglia. Il museo, infatti, è di tutti e parla a tutti. Lo scopo educativo, unito a quello dell'intrattenimento e di luogo per la comunità, è il filo conduttore che lega e spinge i capolavori della National Gallery a essere non solo osservati, ma amati e interpretati sotto i più diversi aspetti e livelli di lettura.

Il documentario si apre con una carrellata di immagini che riprendono i saloni della National Gallery: luoghi intimi, ancora sfarzosi, ma più accoglienti che in passato, dove le opere osservano e vengono osservate. Sono loro del resto le vere protagoniste che, dalla data della sua fondazione nel 1824, hanno via via composto una raccolta che testimonia secoli di storia. I primi aneddoti vengono narrati con passione da Joshua Pell, addetto vendite del museo e artista. Joshua si è recato per la prima volta al museo a undici anni con il suo papà, un operaio inglese che aveva intuito che quel luogo appartenesse a tutti gli inglesi.

Dunque un sogno di un bambino che si avvera. L'opera preferita di Joshua, sin da bambino, è "L'adorazione dei magi" (1564) di Pieter Bruegel il vecchio, un dipinto ancora oggi contemporaneo, dove il contesto evoca periodi e contesti duri in cui vivere, con una modernità dei soggetti che parla direttamente anche al pubblico di oggi. Poi c'è lo straordinario Allan Allison: guardiano delle sale della Gallery da più di dieci anni.

Le sue letture delle opere sono colte e dirette. Grazie alle sue origini africane Allan coglie le grandi differenze del periodo colonialista, dove personaggi di colore erano rarissimi e, se rappresentati nei dipinti, venivano raffigurati come schiavi. La sua opera preferita è "Cena di Emmaus" di Caravaggio (1601). Un dipinto che "gli parla", per la sua profonda intimità che raccoglie tutti.

National Gallery 200 procede dunque per storie del passato e selezioni di dipinti preferiti, stratificati grazie alla provenienza e agli sguardi dei protagonisti coinvolti. Helena Fitzgerald (sviluppo commerciale) ama le ballerine Degas sin da bambina, da quando la nonna Anna, anch'essa testimone appassionata nel film, la portava al museo, che era un luogo tranquillo, non così frequentato come oggi; lo storico Jonathan Conlin, che appare più volte, bilancia gli episodi personali con dettagli tecnici e storici del museo.

La National Gallery, dalla sua fondazione grazie a George Beaumont, pittore e politico, ha avuto come scopo quello di luogo per la fruizione pubblica, per mostrare la collezione di proprietà nazionale, con un grande rigore e, spesso coraggio. Durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale i capolavori vengono nascosti nelle cave di ardesia, ma il direttore di allora, per non cedere alla chiusura di un luogo di riferimento della città, crea il progetto "One picture show": mostrare un'opera alla volta all'interno del museo, con un concerto come accompagnamento.

Oggi la National Gallery custodisce 2400 dipinti dal tredicesimo secolo all'Ottocento. Una collezione composta da donazioni private e tasse, tra cui l'Art Fund per salvaguardare le opere appartenenti al pubblico.

E ancora le testimonianze di Michael Palin (scrittore); John Wilson (guida per i non udenti) che sceglie l'opera di Pietro Longhi "Il rinoceronte" (1751) per l'empatia con il soggetto che da sempre lo ha colpito e incluso in questo luogo speciale. Saffron Bowdler sceglie un dipinto di Tiziano; Kasper Princis (responsabile della logistica del museo installatore) recupera dai magazzini, dal "sottobosco" della National Gallery, un'opera non molto conosciuta, "Uccelli, farfalle e una rana tra piante e funghi" (1668) di Melchiorre Dondecuter; Tracy Jones (responsabile comunicazione) adora "Streghe e Incantesimi" (1640/49) di Salvator Rosa; la storica dell'arte Rosy Akalawu Ellman sceglie "L'esecuzione" di Lady Jane Grey (1833), per la sua forza ed essenza femminista; Claudia Winkelman (presentatrice radio) racconta la "Vergine delle rocce" (1483/86) di Leonardo, anche lei sceglie un pezzo che ha amato sin da bambina; Stacey Smith (servizi sociali) racconta "Gli ambasciatori" (1533) di Hans Holbein il Giovane; a Gracie Divall (responsabile mostre) si deve il coordinamento e il prestito di alcune opere all'esterno del museo, tra cui luoghi particolari dove l'arte è entrata per la prima volta, ad esempio le carceri. Lei sceglie il simbolico "Autoritratto come Santa Caterina di Alessandria" (1615/1617) di Artemisia Gentileschi.

Magicamente sbuca un appassionato Terry Gilliam (regista) che fa notare come il "piedone" della sigla dei Monty Python, una sua invenzione, derivi dal piede di Eros tratto dall'"Allegoria del trionfo di Venere" del Bronzino, un'opera molto contemporanea che tratta tematiche forti ancora oggi. La principessa Eugenia di York, che lavora alla galleria Hauser and Wirth, sceglie "La Madonna della cesta" (1525) di Correggio; il direttore Gabriele Finaldi racconta "San Michele trionfa sul demonio" (1468) di Bartolomé Bermejo, acquistato negli Anni Novanta come prima importante opera spagnola medievale della collezione; Alan Crookham (archivista) cita cenni storici della Galleria; Fiona Alderton (educatrice e narratrice) sceglie "L'autoritratto con cappello di paglia" (1886/87) di Élisabeth Vigée Le Brun, nota pittrice della corte francese. Robert Raynard (operatore di sala) racconta la "Ragazza alla finestra" (1799) di Luis Leopold Boilly, il primo dipinto visto al suo primo giorno di lavoro. Infine Jaqueline Wilson (scrittrice per l'infanzia) sceglie Canaletto e "Gli ombrelli" (1881/86) di Renoir e Peter Murphy, assiduo visitatore a cui il museo ha dato gli strumenti per rimettersi in piedi dopo un lungo periodo tragico, chiude il cerchio con "La Madonna del prato" (1506) di Bellini. "Mi sento a casa", dice. E la vicinanza con il passato rende questo luogo gratuito un posto dove le storie si fondono per sempre.

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Prisoner
Serie TV, Drammatico, Poliziesco - Danimarca, Norvegia, Svezia, Islanda, Finlandia, 2023, 6x60’

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RECENSIONI DELLA CRITICA
martedì 22 ottobre 2024
Sara Colombini
Film TV

Fondata nel 1824, la National Gallery di Londra compie 200 anni. Il documentario National Gallery 200 racconta la sua storia e intervista sia le persone che, lì dentro, lavorano quotidianamente (dalla guida all'agente di sicurezza al direttore), sia alcuni visitatori famosi che, dai quadri della galleria, sono rimasti colpiti, come Terry Gilliam, Eugenia di York, Michael Palin o Jacqueline Wilson. Vai alla recensione »

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martedì 10 settembre 2024
 

In occasione del bicentenario della fondazione, il cinema celebra i 200 anni della National Gallery. Solo il 22 e 23 ottobre al cinema. Guarda il trailer »

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