Oltre che viaggio attraverso la “Infima lacuna”, Mirabile Visione: Inferno è anche e soprattutto una potente radiografia dei mali che affliggono il mondo di oggi. Alla radice dei quali sono le colpe e le umane debolezze, di cui il capolavoro dantesco è una straordinaria allegoria. Prodotto e distribuito da Starway Multimedia, l’ultimo lavoro di Matteo Gagliardi sarà proiettato il 15 marzo presso il Senato della Repubblica, mentre fioccano le richieste dalle scuole di tutta Italia. Meritati gli applausi della numerosa platea, che giovedì 2 marzo ha partecipato alla proiezione jesina, presso la Multisala Giometti di Jesi, presente il regista. Abbassate le luci e sceso il silenzio, le tavole del Doré italiano, il pittore Francesco Scaramuzza, prendono magicamente vita.
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Oltre che viaggio attraverso la “Infima lacuna”, Mirabile Visione: Inferno è anche e soprattutto una potente radiografia dei mali che affliggono il mondo di oggi. Alla radice dei quali sono le colpe e le umane debolezze, di cui il capolavoro dantesco è una straordinaria allegoria. Prodotto e distribuito da Starway Multimedia, l’ultimo lavoro di Matteo Gagliardi sarà proiettato il 15 marzo presso il Senato della Repubblica, mentre fioccano le richieste dalle scuole di tutta Italia. Meritati gli applausi della numerosa platea, che giovedì 2 marzo ha partecipato alla proiezione jesina, presso la Multisala Giometti di Jesi, presente il regista. Abbassate le luci e sceso il silenzio, le tavole del Doré italiano, il pittore Francesco Scaramuzza, prendono magicamente vita. Senza accorgersene, il pubblico è risucchiato da questa potente trasposizione cinematografica dell’opera del sommo. Una sapiente narrazione, scandita dall’alternarsi delle voci di due superbi interpreti: Luigi Diberti, nei panni del sacerdote, e Benedetta Buccellato, in quelli dell’insegnante, fanno il resto. Non tanto sullo sfondo, quanto piuttosto in un equilibrato amalgama, immagini e suoni amplificano le riflessioni dei protagonisti e parlano, con immediatezza, a chiunque, annullando le siderali distanze tra l’epoca del ghibellin fuggiasco e la nostra. Il messaggio implicito è evidente e disarmante: Dante non è solo, e già non sarebbe poco, universale, e non è nemmeno attuale. «Dante è già domani». Il poeta torna a riveder le stelle, scorrono i titoli di coda e lo spettatore se ne va, scosso dalla sensazione che si prova di fronte ad un’opera d’arte. Che non si osserva, poiché è lo spettatore ad esserne penetrato.
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