
Il corpo nudo di un compositore dissidente è il nuovo tassello della grande carriera di Wang Bing. Fuori Concorso.
di Emanuele Sacchi
Un uomo nudo si aggira per un teatro vuoto e inscena una performance che sembra appartenere all’arte contemporanea. Si flette, grida, canta, occasionalmente suona il pianoforte. Il corpo reca i segni dell’età che avanza, ma anche della sofferenza patita lungo un’esistenza di prigionia torture, inflitte per idee non conformi a quelle del regime cinese.
L’uomo “in nero” in questione è Wang Xilin, compositore di musica orchestrale, che a 86 anni si mette letteralmente a nudo di fronte alla macchina da presa del documentarista Wang Bing. Lo sguardo del regista gira intorno al compositore e si sofferma su dettagli del suo corpo, come se si trattasse di una scultura vivente. L’intento politico di Man in Black è evidente, ma lo è anche quello stilistico, possibile indicazione sul prosieguo di carriera di un grande regista, destinato a sorprendere ancora.
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