montefalcone antonio
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venerdì 8 marzo 2024
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il malessere sociale riflesso nel mondo scolastico
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“The Teacher’s Lounge”, attraverso le ambiguità del microcosmo (insegnanti, alunni, genitori) di una scuola tedesca, ci mostra una complessa e tremenda radiografia sociale (tedesca, europea) in cui un precario ed apparente equilibrio si spezza implacabilmente; e il diritto alla privacy, la responsabilità educativa, la dignità delle persone, ma soprattutto l’idealismo, l’empatia, la comprensione umana e la ricerca della verità finiscono per diventare le più grandi sconfitte.
Tutti i personaggi coinvolti, in vario ordine e grado, sono le vittime, destabilizzate e inadeguate, di una situazione sotterraneamente già tesa e frustrante, nonché di una crisi (rinvenibile anche a livello sociale) delle relazioni interpersonali, caratterizzata da comportamenti ambigui, ambivalenti, e atteggiamenti moralmente discutibili (anche se spesso umanamente comprensibili, come nel caso del film).
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“The Teacher’s Lounge”, attraverso le ambiguità del microcosmo (insegnanti, alunni, genitori) di una scuola tedesca, ci mostra una complessa e tremenda radiografia sociale (tedesca, europea) in cui un precario ed apparente equilibrio si spezza implacabilmente; e il diritto alla privacy, la responsabilità educativa, la dignità delle persone, ma soprattutto l’idealismo, l’empatia, la comprensione umana e la ricerca della verità finiscono per diventare le più grandi sconfitte.
Tutti i personaggi coinvolti, in vario ordine e grado, sono le vittime, destabilizzate e inadeguate, di una situazione sotterraneamente già tesa e frustrante, nonché di una crisi (rinvenibile anche a livello sociale) delle relazioni interpersonali, caratterizzata da comportamenti ambigui, ambivalenti, e atteggiamenti moralmente discutibili (anche se spesso umanamente comprensibili, come nel caso del film).
La democrazia e il rispetto lasciano subito il posto ad una conflittualità (che disattiva gradualmente il buon senso, il pensiero razionale) e ad una guerra aperta (fatta di strategie meschine e ingannevoli).
Pian piano cadono tutte le parvenze perbenistiche e di umanità: gli insegnanti svelanoegoismo e scarsa capacità di educare gli alunni; i genitori arrivano a tutto ciò che è controverso pur di salvare la buona immagine dei figli; i giovani replicano in modo inquietante il comportamento degli adulti.
La sceneggiatura ci presenta un agghiacciante meccanismo narrativo al contempo diabolico e Kafkiano di azioni e reazioni, inserite in tre livelli di lettura: quella più immediata, l’ambiente scolastico e i guasti del sistema educativo e formativo; il secondo, più allegorico, di denuncia storico-politica; il terzo, più connotativo, che registra le cadute di un punto di vista o di un’idealità sempre contraddette dalle dinamiche complesse e imprevedibili degli eventi.
Innocenti e manipolatori si confonderanno dentro questo distruttivo meccanismo nel quale anche la più nobile delle intenzioni può essere macchiata dalle imperfezioni umane e dal caos, da quelle situazioni e condizioni cioè che si mettono involontariamente in moto e rovinano tutto/i.
Il fallimento è purtroppo sempre dietro l’angolo, malgrado il personale impegno che si mette per costruire una ricercata armonia generale, e nonostante il sogno che si nutriva per questa concordia tra tutte le parti in gioco. Un sogno di umanità e di tutto ciò che è nobile e costruttivo, che si frantuma contro una realtà purtroppo dissonante, problematica, sgradita.
Sono tanti i punti di forza di quest’opera filmica. Messinscena tensiva, tra thriller e documentario, e atmosfere da incubo. Tematiche e narrazione, interessanti e originali. Cast compatto e convincente. Regia, montaggio e musica ognuno nel proprio stile funzionale, molto efficaci.
Insomma, una pellicola di grande qualità, di forte impatto emotivo e molto riflessiva (per la raffica travolgente di irrisolvibili dilemmi morali, ma non solo…).
Meritata la nomination come miglior Film Internazionale ai premi Oscar. Voto (in decimi): 8
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gabriella
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sabato 2 marzo 2024
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scuola maestra di vita?
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In un momento in cui la scuola sta attraversando un periodo difficile, in cui l’autorità degli insegnanti è ostaggio di genitori e studenti, il regista berlinese Ilker Catak , ambienta il suo film proprio all’interno di una scuola, puntando i riflettori su un sistema che rimane bloccato e assediato,Una serie di furti in una scuola media a danno degli insegnanti, mette scompiglio nell'istituto e Carla Novak , giovane e motivata insegnante di matematica e scienze motorie al suo primo impiego, decide d'indagare per suo conto tendendo un tranello, lasciare incustodito il cappotto con il portafoglio nella tasca ,davanti al pc con webcam accesa, e la trappola scatta.
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In un momento in cui la scuola sta attraversando un periodo difficile, in cui l’autorità degli insegnanti è ostaggio di genitori e studenti, il regista berlinese Ilker Catak , ambienta il suo film proprio all’interno di una scuola, puntando i riflettori su un sistema che rimane bloccato e assediato,Una serie di furti in una scuola media a danno degli insegnanti, mette scompiglio nell'istituto e Carla Novak , giovane e motivata insegnante di matematica e scienze motorie al suo primo impiego, decide d'indagare per suo conto tendendo un tranello, lasciare incustodito il cappotto con il portafoglio nella tasca ,davanti al pc con webcam accesa, e la trappola scatta. L’ inquadratura però non mostra un volto, ma la manica di una camicia , un particolare comunque sufficiente per riconoscere nel colpevole una delle segretarie, la quale nega ,anzi si appella alla violazione della privacy. Inizia così un effetto domino, un ambiente che dovrebbe essere luogo di formazione, di educazione, diventa un campo minato, tutti si scagliano gli uni contro gli altri a difesa della sua verità, emergono sospetti, pregiudizi, tensioni razziali, ma nessuno affronta il problema, si alimentano le ostilità, innescando una miscela esplosiva che deflagra. La giovane insegnante sarà quella a farne le spese maggiori, il suo intento di fare chiarezza per amore di giustizia e correttezza verrà equivocato, la sua riservatezza e i suoi metodi tolleranti e comprensivi, verranno vanificati dal delirio collettivo, così si fa presto a passare da vittima a carnefice. Difficile reggere a tanta pressione, tutto sfugge al controllo di Carla che in una delle scene più significative del film invita la classe a unirsi con lei in un urlo , espressione di libertà e ribellione di un sistema che non vuole rinnovarsi ma rimane ripiegato su sé stesso., Leonie Benesch è un’interprete eccellente, esprime ansia, inquietudine, mentre la macchina da presa la segue ovunque, serrando l’immagine sul suo volto smarrito e confuso, la colonna sonora incalza minacciosa, disorienta lo spettatore che a un certo punto si chiede chi abbia ragione, si viene sopraffatti da una valanga emotiva e contraddittoria più facile risolvere il cubo di Rubik che districarsi nelle dinamiche che si vengono a creare. E’ un Thriller nervoso, serrato, che pone molti interrogativi, compreso quello etico, qual è la cosa giusta, quella che tiene conto di ogni singolo individuo senza escludere nessuno, com’è possibile un’idea coesa, condivisa, in una società divisa, in una sala professori dove vengono prima gli interessi personali che non l’allievo? Rimane uno stridente clima di sconfitta e malessere sociale che non si fa carico di nessuna responsabilità, la rabbia e la rivendicazione sono più forti del dialogo, adulti che brancolano nelle loro posizioni, che dovrebbero essere guida e sostegno per i ragazzi che hanno bisogno di chiarezza , ma che trovano nella ribellione la sola via d’uscita.
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tozkino
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martedì 2 aprile 2024
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la vita è più complicato del cubo
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Interessante, profondo e, per certi versi, drammatico: il lavoro del giovane regista tedesco Ilker Çatak, titolato in italiano La sala professori (Das Lehrerzimmer), era candidato al 73º Festival internazionale del cinema di Berlino, dove fu presentato in anteprima mondiale lo scorso anno. Ha poi ottenuto una prestigiosa candidatura all'Oscar come miglior film in lingua straniera, insieme al film di Garrone Io Capitano e a La zona di interesse, che poi l’Oscar lo ha, meritatamente vinto. Il lavoro di Çatak scava nel profondo e raggiunge un vertice drammatico davvero alto, sembra una semplice lettura del mondo scolastico non solo tedesco in qualche modo sembra un film sul mondo della scuola e su alcune dinamiche legate all’educazione morale e culturale delle nuove generazioni, invece non si ferma a questo livello, pur importante, va molto più a fondo.
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Interessante, profondo e, per certi versi, drammatico: il lavoro del giovane regista tedesco Ilker Çatak, titolato in italiano La sala professori (Das Lehrerzimmer), era candidato al 73º Festival internazionale del cinema di Berlino, dove fu presentato in anteprima mondiale lo scorso anno. Ha poi ottenuto una prestigiosa candidatura all'Oscar come miglior film in lingua straniera, insieme al film di Garrone Io Capitano e a La zona di interesse, che poi l’Oscar lo ha, meritatamente vinto. Il lavoro di Çatak scava nel profondo e raggiunge un vertice drammatico davvero alto, sembra una semplice lettura del mondo scolastico non solo tedesco in qualche modo sembra un film sul mondo della scuola e su alcune dinamiche legate all’educazione morale e culturale delle nuove generazioni, invece non si ferma a questo livello, pur importante, va molto più a fondo. Sul mondo della scuola ci sono decine di titoli, tanti film che hanno ottenuto anche grandissimi successi come L'attimo fuggente (1989), per me uno dei migliori film in assoluto e non solo per questa tematica. La Sala Professori però non un filmino sul mondo della scuola: questa sembra il punto di partenza, forse anche solo un pretesto, una scusa per allargare il discorso e riflettere (e far riflettere lo spettatore) sulle basi della stessa società civile, sui suoi valori e sulle negatività, sulle virtù e sui vizi, aspetti positivi e mediocri di una società come la nostra che, spesso, fa fatica ad accogliere e non riesce a compiere passi veri nel processo di integrazione di tutti; una comunità umana che pare giusta (fino alla follia) con alcuni e ingiusta quando si tratta di altre persone. Pone parecchi interrogativi questo film: le nostre comunità come vivono l’integrazione? Perché spesso crediamo sia meglio anestetizzare i problemi invece di andare alla ricerca di soluzioni eque, giuste, morali e inclusive? Il lavoro del giovane regista tedesco è un’analisi spietata su un vasto campionario di umanità e sui valori che fondano o distruggono la convivenza tra simili, tra umani: la nostra società è malata. Come riconoscere la sua malattia e come tentare di guarirla e di salvarla? Ecco il film però dà ricette, non propone soluzioni, non conosce rimedi facili. Eppure stimola la riflessione, presenta i problemi, propone analisi e chiede opinioni, lo fa in modo drammatico, complesso, aggrovigliato e bruciante. Il racconto di Ilker Çatak, ha numerosi momenti catartici, ti interpella in prima persona. Una parabola di vita un film sul mondo della scuola come pochi. La linea narrativa è semplice: Quando uno dei suoi studenti viene sospettato di furto, la professoressa di matematica e scienza Carla Nowak, di provenienza polacca, decide di andare a fondo della questione. Usa la sua forza, il suo carisma, l’essere apparentemente accolta da tutti, ma anche lei commette errori e leggerezze anche gravi: intrappolata tra i suoi ideali e l’algido, e solo apparentemente democratico, sistema scolastico all’avanguardia, assapora il gusto amaro della contestazione e della violenta repressione, le conseguenze delle sue azioni provocano inquietudine e crisi, dolori lancinanti nella sua anima e nella sua sensibilità di donna e di insegnante. Sente di aver fallito: rischiando di spezzarsi. La vita è ancora più complicata del cubo di Rubik. Assolutamente da vedere.
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ennepi54
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martedì 26 marzo 2024
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la sala professori
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La sala professori (Das Lehererzimmer) è un film drammatico tedesco del 2023 diretto da ?lker Çatak. È stato candidato al 73º Festival internazionale del cinema di Berlino. Brevemente il film si incentra sulla figura di una giovane professoressa, Carla Nowak, a cui viene affidata una seconda media inferiore. Nella scuola avvengono dei furti, la cui responsabilità è attribuita agli alunni. Ma alla professoressa non va il modo di come viene affrontato il problema perché da lei considerato controproducente e foriero di peggiori conseguenze nei loro confronti. Ella quindi pensa di “stanare” il vero responsabile facendo in modo che il proprio notebook possa registrare una parte dell’aula docenti.
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La sala professori (Das Lehererzimmer) è un film drammatico tedesco del 2023 diretto da ?lker Çatak. È stato candidato al 73º Festival internazionale del cinema di Berlino. Brevemente il film si incentra sulla figura di una giovane professoressa, Carla Nowak, a cui viene affidata una seconda media inferiore. Nella scuola avvengono dei furti, la cui responsabilità è attribuita agli alunni. Ma alla professoressa non va il modo di come viene affrontato il problema perché da lei considerato controproducente e foriero di peggiori conseguenze nei loro confronti. Ella quindi pensa di “stanare” il vero responsabile facendo in modo che il proprio notebook possa registrare una parte dell’aula docenti. E in effetti il pc registra il maglione della persona che sottrae un portafoglio. Il capo di vestiario porta ad una persona, adulta, ben riconoscibile per i disegni che lo caratterizzano e non ad un ragazzo come da tutti creduto. Il film presenta più piani di lettura: su quello strettamente pragmatico l’idea di posizionare una videocamera motu proprio e, peggio ancora, di invitare l’indiziato/a ad un passo indietro sono atti che legalmente non dovrebbero essere compiuti. Tuttavia è il “gradino” che permette al regista di portare avanti il proprio discorso. Il film insomma non è un poliziesco e non è pensato per esserlo, quindi l’incongruenza di partenza è un falso problema. Nella realtà della struttura filmica subentrano immediatamente i veri piani di sviluppo della questione: i genitori e gli alunni via via che la trama si sviluppa non esitano a dare di sé una interpretazione del fatto che li possa escludere del tutto da quanto accaduto e anzi ribaltando sull’insegnante tutta e intera la responsabilità delle tensioni che il fatto provoca. È una sorta di trionfo del political correct e di un modo meschino ed egoista di intendere le proprie responsabilità sempre e solo all’interno di un’ottica giustificazionista della propria immagine e di sé. Gli alunni iniziano a “dare addosso” ad un proprio compagno di classe in modo sempre più pesante perché quest’ultimo è direttamente coinvolto su quanto accade ma è quello stesso alunno che mostra nelle sequenze iniziali la propria maturità e bravura nella soluzione di un problema di non facile soluzione. L’invidia non esiste solo nei libri. I genitori a parole mostrano di essere preoccupati per la situazione dei propri figli e per i loro voti ma non esitano a scaricare sulle spalle dell’insegnante gli insuccessi dei figli stessi. Nella trama è ragguardevole il momento in cui l’insegnante si presta ad essere intervistata dai “redattori” del giornalino della scuola, impegno concordato prima di quello che sarebbe accaduto ma anticipato dai ragazzi con l’intento deliberato di cercare di mettere in difficoltà l’insegnante. Subito dopo di fronte ad alcune domande la professoressa sceglie di non accettare di interloquire per non far circolare voci, illazioni, che possono prestarsi a manipolazioni. In quella che, secondo me, è la scena clou, una giovane “redattrice” ricorda all’insegnante causa la sua scelta di restare in silenzio, il motto latino posto nella sala della redazione: VERITAS OMNIA VINCULA VINCIT. Ora, certamente la verità è di per sé rivoluzionaria, ma in quel momento di quale verità si sta parlando? Di una verità frutto del conformismo e della volontà di mistificare qualsiasi cosa per contrabbandare la propria immagine e la propria integrità. Viene voglia di pensare a tutte quelle occasioni in cui nelle scuole si trova spazio per improvvisate palestre di allenamento dialettico all’unico scopo di imparare a dire niente pensando di dire tutto o, peggio, di fare in modo di essere “sempre dalla parte della ragione o almeno della maggioranza”. Anche i docenti non escono bene dal quadro che il regista offre, perché l’insegnante Nowak intuisce di essere malconsiderata per partito preso da molti solo una collega le esterna la propria vicinanza. Il film illumina alcune delle contraddizioni in cui la scuola oggi si dibatte. Come conciliare rispetto degli altri, necessità e obbligo dello studio e formazione culturale della persona? Come garantire una preparazione che possa aiutare il discente nella sua necessaria esigenza di dotarsi di mezzi culturali che possano preservare la sua autonomia e la sua consapevolezza? Non sono domande semplici e altrettanto non lo sono le risposte. Il lavoro dell’insegnante ben lungi dagli stereotipi negativi, specie in Italia, è in realtà un lavoro di grande responsabilità e non facile. Il film di Catak ci illustra un modo di intendere la scuola apparentemente “nella norma” che cade in una contraddizione verticale nel momento in cui invece che al già detto, allo scontato, e al tran tran di ogni giorno bisogna fare appello alla propria moralità e al proprio senso del dovere.
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robert1948
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giovedì 7 marzo 2024
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la scuola e la privacy
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Il film scorre che è una bellezza. E' quasi un thriller. Non giudica, ma fa riflettere. Tanto.
Il rispetto della privacy va rispettato in qualsivoglia situazione ? Se il Presidente della FIGC dovesse essere pescato con le mani nella marmellata avranno ragione gli autori del dossieraggio ? Avrà ragione la sinistra sulla liberta di stampa o l'estrema destra sull'assoluto rispetto della privacy. Il film non ha bisogno di una recensione alla Caprara. Denso di citazioni filmologiche e orpelli letterari. Ha una narrazione unitaria e non rapsodica, come direbbe lo stesso Caprara.
Il racconto della trama recensisce di per sé il film che è una rappresentazione della scuola - ahinoi!- ridondante della società in cui viviamo.
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Il film scorre che è una bellezza. E' quasi un thriller. Non giudica, ma fa riflettere. Tanto.
Il rispetto della privacy va rispettato in qualsivoglia situazione ? Se il Presidente della FIGC dovesse essere pescato con le mani nella marmellata avranno ragione gli autori del dossieraggio ? Avrà ragione la sinistra sulla liberta di stampa o l'estrema destra sull'assoluto rispetto della privacy. Il film non ha bisogno di una recensione alla Caprara. Denso di citazioni filmologiche e orpelli letterari. Ha una narrazione unitaria e non rapsodica, come direbbe lo stesso Caprara.
Il racconto della trama recensisce di per sé il film che è una rappresentazione della scuola - ahinoi!- ridondante della società in cui viviamo. In Germania, in Italia, in Spagna.............
In una scuola media della Germania si verificano dei furti ed i sospetti ricadono su di una classe, di II, multietnica
La Preside convoca un consiglio di classe ed invita i ragazzi rappresentanti, pur premettendo che non ne hanno l'obbligo, di indicare un eventuale indiziato. Uno dei due indica il nome di un ragazzo turco. Successivamente, viepiù, la Preside fa irruzione nella classe e , con la solita premessa che nessuno ne ha l'obbligo, invita i ragazzi a depositare sui banchi i loro portafogli. Si scopre allora che il ragazzino turco è in possesso di una insolita somma che, però giustifica con un regalo da fare al cugino per l'acquisto di un videogioco. I genitori del ragazzo confermano il tutto ed alla loro domanda sul perché i sospetti potessero essere caduti sul loro figlio, paventando evidentemente del razzismo, la Preside replica che la sua è una scuola a tolleranza zero e che pertanto si sentiva autorizzata ad indagare su tutto.
L'insegnante di matematica ed educazione fisica di origini polacche, votata a principi ideali d'insegnamento, è però di tutt'altro avviso rispetto alle procedure avviate dalla Dirigente scolastica. Alcuni professori non convinti dell'innocenza del ragazzino turco, adducendo giustificazioni sul suo basso rendimento scolastico, propongono il trasferimento dello stesso ad altra scuola. Ma l'insegnante si oppone fermamente. Decide, allora, di attuare una sorta di sperimentazione per porre fine agli indebiti sospetti sui ragazzi.
Lascia nella sala dei professori la sua giacca con il portafogli di fronte al suo pc portatile, con lo schermo abbassato ma in funzione.
Scopre, con sua grande sorpresa, che la webcam
aveva inquadrato il braccio di una persona, con camicia variopinta di stelline, nell'atto di rubare soldi nel suo portafoglio. Inequivocabilmente è la camicia della segretaria della scuola. Va da lei con l''intento di recuperare i soldi, ma principalmente per porre fine all'inusitata caccia al ladro che imperversava nella scuola. Promettendole inoltre che l'episodio si sarebbe chiuso al momento tra loro due senza alcuna pubblicità di sorta. Ma la segreteria ha una reazione inconsulta. Nega tutto ritenendo di essere vittima di una scherzo crudele; e continua a negare anche davanti alla Preside affermando che il video di una braccio non poteva costituire una prova. Furiosamente va via non prima però di aver prelevato il figlio Oskar, eccellente studente nella classe del'insegnante di matematica.
Quando un suo collega le fa notare che il suo agire ha comunque leso la privacy e i diritti personali dei colleghi, resasi conto di essere intrappolata in cul-de-sac, pensa di ritrattare il tutto auto-convincendosi che il video poteva non costituire una prova.
Ma la Preside, che ribadisce a più non posso di essere persona a tolleranza zero, comunica che si rivolgerà agli Avvocati che le suggeriranno di mostrare il video alla Polizia e invita tutti ad astenersi da giudizi, accuse e pettegolezzi.
La situazione diventa ancora più insostenibile per la inconsapevole insegnante, quando, in un consiglio di classe, una mamma le contesta l'interrogatorio fatto ai rappresentanti di classe per indicare il colpevole dei furti .per l'enorme pressione psicologica esercitata sui ragazzi .
E lo diventa ancor di più quando irrompe la segretaria, che ne aveva diritto poiché madre di Oskar, componente della classe. Strilla a tutti i genitori che hanno a che fare con un'insegnante che finirà in tribunale per calunnia e diffamazione e che registra video di nascosto.
Nel contempo Oskar, con esplicite minacce, che attuerà coalizzandosi con i compagni di classe che pubblicheranno i fatti sul giornalino della scuola, chiede all'insegnante di chiedere pubblicamente scuse alla madre .
Le ruba il portatile che getta nel fiume e adotta un comportamento violento nei confronti di alcuni compagni di classe.
La Preside vieterà la diffusione del giornalino che lede il buon nome della scuola e indice una riunione per valutare un provvedimento nei confronti di Oskar. A votazione segreta, trasferimento o sospensione di 10 giorni. Sarà sospeso ma si presenterà lo stesso in classe. Né la preside né l'insegnante riusciranno a smuoverlo. La scena finale del film inquadra il ragazzo seduto su di una sedia portato a spalla da due poliziotti. A guisa di un Re.
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francesca meneghetti
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sabato 2 marzo 2024
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la scuola dell'entropia
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La scuola: un tema classico nel cinema. Dall’Attimo fuggente di Weir (1989) a The holdovers (2023), passando attraverso La classe, La scuola, L’onda, La notte prima degli esami, abbiamo un ventaglio ampio di prospettive. Difficile inserirsi nel genere e dire qualcosa di nuovo. ?lker Çatak, regista quarantenne berlinese, ma dal cognome turco, pur omaggiando implicitamente alcune delle opere elencate, ci riesce, adottando il registro thriller, dal ritmo sostenuto. Nessun omicidio, per carità, ma dei piccoli furti che accadono a scuola vanno a creare delle crepe in diversi mondi, apparentemente perfetti, che si interfacciano in una media tedesca. C’è il mondo della dirigenza, ferma nel proposito di garantire il rispetto delle regole: tolleranza zero, ma anche democrazia.
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La scuola: un tema classico nel cinema. Dall’Attimo fuggente di Weir (1989) a The holdovers (2023), passando attraverso La classe, La scuola, L’onda, La notte prima degli esami, abbiamo un ventaglio ampio di prospettive. Difficile inserirsi nel genere e dire qualcosa di nuovo. ?lker Çatak, regista quarantenne berlinese, ma dal cognome turco, pur omaggiando implicitamente alcune delle opere elencate, ci riesce, adottando il registro thriller, dal ritmo sostenuto. Nessun omicidio, per carità, ma dei piccoli furti che accadono a scuola vanno a creare delle crepe in diversi mondi, apparentemente perfetti, che si interfacciano in una media tedesca. C’è il mondo della dirigenza, ferma nel proposito di garantire il rispetto delle regole: tolleranza zero, ma anche democrazia. Ci sono gli universi dei docenti, non molto affiatati e alquanto diversi tra loro, come è diverso lo stile dell’insegnamento. Tant’è che la sala professori non è il luogo sereno dei momenti di relax (chiacchiere, battute, qualche discussione appassionata), ma un terreno freddo di attriti. E poi, anche scena del delitto. E c’è il mondo perfetto di Carla Nowak (una bravissima Leonie Benesch), giovane insegnante di matematica ed educazione fisica, preparata, appassionata, intelligente, attenta ai bisogni e ai problemi degli studenti. Quando realizza che un suo allievo, figlio di genitori turchi, è ingiustamente accusato di furto, comincia a guardarsi intorno e a dubitare non dei ragazzi, ma di chi bazzica la sala inseganti, ed escogita un sistema per adescare e smascherare il vero ladro. Anzi la ladra, che protesta con tale veemenza la sua innocenza, tanto da far dubitare delle prove oggettive. A questo punto, come in un castello di carte, viene giù tutto. Una serie di reazioni a catena travolgono tutti i mondi perfetti: le regole, l’etica che pone in alto i valori della verità e dell’onestà, i rapporti di fiducia tra insegnante e studenti, le relazioni di Carla con i colleghi, la dirigente, gli insegnanti. Tutti sono indignati e pronti a trovare un capro espiatorio. Anzi più capi espiatori, perché oltre alla prof viene messo alla gogna anche un ragazzino, il figlio della presunta ladra. Pochi vogliono sforzarsi di capire e di orientarsi in un mondo, quello della scuola, sempre più complesso ed entropico, dove si intrecciano problematiche educative, relazionali, etniche e comunicazioni di tutti i tipi: le norme burocratiche sulla privacy, i regolamenti della scuola, i dialoghi diretto docente-discente, le temutissime, cazzute, chat dei genitori, il giornalismo scolastico, le chiacchiere e i pettegolezzi che creano mostri. Carla, in tutto questo caos, appare giovane e ingenua, ma non è insicura, e anche quando le cadono sul capo le tegole più pesanti, passati i momenti di scoramento, riesce sempre a rialzarsi e a lottare. Non c’è però il lieto fin che lo spettatore desidera quando degli innocenti sono incolpati ingiustamente. Ma questo è in fondo non un limite, anzi: un elemento di originalità. L'ultima scena è un ossimoro per immagini: al tempo stesso il trionfo (quasi in trono) di una vittima, e la sua sconfitta.
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